tag:blogger.com,1999:blog-28683669541422542842024-03-13T11:16:03.668+01:00CriticissimaMenteValentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.comBlogger643125tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-47608290582631592342021-09-15T17:17:00.000+02:002021-09-15T17:17:44.517+02:00Mondocane, quel destino che è il contrario della libertà<p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKtSx_rbz3IoeVHa02IteCETDfLm3iGllB3he3yb33nXArxw070RvwjMU_INQS86sSNecn8jJC4uD_xfHmNPSF5td6fk5M8FFYwPMzTJnUFDjbQ6inOjPBe9CUFdMBRdRWWSFcQgXDvTE/s1024/mondocane+ragazzi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="683" data-original-width="1024" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKtSx_rbz3IoeVHa02IteCETDfLm3iGllB3he3yb33nXArxw070RvwjMU_INQS86sSNecn8jJC4uD_xfHmNPSF5td6fk5M8FFYwPMzTJnUFDjbQ6inOjPBe9CUFdMBRdRWWSFcQgXDvTE/w400-h266/mondocane+ragazzi.jpg" width="400" /></a></div><br /><b><br /></b><p></p><p style="text-align: justify;"><b>Mondocane</b> segna l'esordio alla regia di <i>Alessandro Celli</i>, autore e regista romano molto legato ai ragazzi e alle tematiche sociali. Basti pensare a Braccialetti rossi, di cui è stato aiuto regia, oppure alle serie tv <i>Jams</i>, prodotta da Stand By Me per Rai Gulp, e <i>I Cavalieri di Castelcorvo.</i></p><p style="text-align: justify;">Alessandro Celli si presenta al pubblico come un regista decisamente ambizioso, e il primo lungometraggio, vanta il fascino di un film non per forza impeccabile, ma necessario.</p><p style="text-align: justify;">La storia di Mondocane è terribile, e non lasciatevi ingannare dalle presentazioni più gettonate che ne fanno un film distopico e post apocalittico.</p><p style="text-align: justify;">Non è una dark novel, seppure a livello cinematografico, ma puramente visivo, potrebbe esserlo.</p><p style="text-align: justify;">Quella dell'Ilva, l'acciaieria più grande d'Europa, è una storia VERA. </p><p style="text-align: justify;">La storia di questi bambini sperduti, allevati da una "Testacalda" che si muove a metà tra il Peter Pan di Spielberg e il Bane di Nolan, racconta una Taranto fantasma, divisa per classi sociali, abbandonata al suo destino. Una favola neorealista che intreccia il visionario al romanzo di formazione, dove questi "randagi" sognano di diventare criminali, perché forse è la loro migliore occasione.</p><p style="text-align: justify;">Il film riflette il lato più oscuro dei nostri tempi, e non parlo solamente della denuncia a sfondo ambientalista. Vedi questi ragazzini, disgraziati, esili, sporchi, soli come cani, che camminano sulla spiaggia portando una croce sulle spalle. Un trofeo che gli ha consegnato il loro unico amico, il mare.</p><p style="text-align: justify;">Non sanno nemmeno cos'è, e quei sorrisi appena accennati, quell'innocenza che la vita gli ha strappato via troppo presto, rigano lo schermo con quel fare che è tipico dei bambini.</p><p style="text-align: justify;">Così veri, così malleabili.</p><p style="text-align: justify;">Sono loro, i veri, grandi, protagonisti del film. Giovanissimi e pieni di talento, <i>Dennis Protopapa</i>, <i>Giuliano Soprano</i>, e la bellissima e intensa <i>Ludovica Nasti</i>. Credo che loro abbiano la forza autentica di gridare contro il mondo, oggi più che mai. Mentre cerchiamo ancora a fatica di uscire da una pandemia che ha stravolto le nostre vite, i nostri figli non hanno nemmeno detto la loro, non si sono potuti nemmeno incazzare, non hanno potuto combattere con niente, perché questo mondo è così bastardo.</p><p style="text-align: justify;">Ci sono lockdown che durano da troppo tempo, ci sono nemici più cattivi e mortali di un virus. Questo forse è il messaggio più forte del film.</p><p style="text-align: justify;">Un film che non sempre ti dà la possibilità di capire dove stia andando, perché io ho avuto questa sensazione. Non lo so se vuole essere un <i>docu film</i>, un film denuncia, una storia vera, una "favolaccia" che non vorresti nemmeno sentire, ma devi. Ma sono felice di averla vista, ascoltata. Sono felice che qualcuno me l'abbia raccontata. </p><p style="text-align: justify;">Sono felice di aver visto un <i><b>Alessandro Borghi</b></i> così umile e allo stesso tempo grande, un gigante in mezzo ai bambini che si fa piccolo, che sceglie i toni recitativi più sommessi pur di non togliere la scena ai giovani attori.</p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjuL_eQBCgc9fCiqwBGQHP6iN4OUfaYmc1YP1mFwv8VOuJaxd-BGuOaRBtXoYYziBxu_OBobQzwFrBfgAvV4jRif9c5eyYbndXCPrUP5V-L60huDtF-Mmae0KjZs-0v1C-FnSCPu6c_vc/s850/mondocane+borghi.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="567" data-original-width="850" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgjuL_eQBCgc9fCiqwBGQHP6iN4OUfaYmc1YP1mFwv8VOuJaxd-BGuOaRBtXoYYziBxu_OBobQzwFrBfgAvV4jRif9c5eyYbndXCPrUP5V-L60huDtF-Mmae0KjZs-0v1C-FnSCPu6c_vc/w400-h266/mondocane+borghi.jpg" width="400" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Per concludere, Mondocane è una favola che parla di come muore la speranza, di come siamo colpevoli tutti, di come il destino a volte, fa più male di ogni altra cosa. </p><p style="text-align: justify;">Ma il cinema, quello vero, scardina tutti i piani, a volte.</p><p style="text-align: justify;">Il cinema batte il destino. </p><p style="text-align: justify;">Il cinema, è libertà.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;"><i>P.S. </i></p><p style="text-align: justify;"><i>Mondocane mi ha riportato in sala dopo tanto, troppo e insostenibile tempo. E' stata una grande gioia, quasi come la prima volta.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Al Cinema Adriano di Roma, poco prima che si spegnessero le luci, in quella penombra di cui inalavo gli odori, tutto, ho ricominciato a correre verso lo schermo, a sentirmi una spettatrice. </i></p><p style="text-align: justify;"><i>Viva.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>Piena di entusiasmo. </i></p><p style="text-align: justify;"><i>Piena di me.</i></p>Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com22tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-24965454645823082812021-02-12T23:49:00.001+01:002021-02-12T23:49:24.598+01:00Questo giorno che incombe, Antonella Lattanzi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQfKcBj2BhirPWMQn1TqMjCeOhTZGtnIS9JdCNEH-golQ48dB9pIe4oPdjRMS9QcchhHMJ3bBQ2MSdfXiuOA4lLQFzgBmUL4XgVp5b57CD01aH5FnlMoP2L-GFIwafMRWmSuZfXcAwzJk/s626/questo+giorno+che+incombe.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="626" data-original-width="420" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiQfKcBj2BhirPWMQn1TqMjCeOhTZGtnIS9JdCNEH-golQ48dB9pIe4oPdjRMS9QcchhHMJ3bBQ2MSdfXiuOA4lLQFzgBmUL4XgVp5b57CD01aH5FnlMoP2L-GFIwafMRWmSuZfXcAwzJk/s320/questo+giorno+che+incombe.jpg" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Sono tutti giorni che incombono, uno dopo l'altro, inesorabilmente, quelli che <i>Antonella Lattanzi</i> racconta nel suo ultimo libro, bellissimo, implacabile, <b>Questo giorno che incombe</b>.</p><p style="text-align: justify;">Nella prefazione l'autrice accenna al suo passato, scava dentro la sua vita, la sua anima di bambina e di figlia, facilitando al lettore quel passo indietro che separa i tempi e rende nitidi i ricordi. </p><p style="text-align: justify;">Tutti abbiamo dei ricordi.</p><p style="text-align: justify;">Un esercizio doloroso, ma necessario.</p><p style="text-align: justify;">Si può scrivere per vendetta?</p><p style="text-align: justify;">Per perdonare o condannare qualcuno, per amore o per odio?</p><p style="text-align: justify;">Io credo che si scriva per andare avanti, e si legga, poi, per imparare a non guardare indietro.</p><p style="text-align: justify;">Questo giorno che incombe è la storia di una famiglia che si traferisce a Roma, da Milano. La storia di Francesca, che è la protagonista e colei che parla (con se stessa, con la casa), spesso, che si mette a nudo, che si confessa e si redime. Donna piena di vita e ambiziosa, moglie di Massimo, madre di Angela e Emma.</p><p style="text-align: justify;">Madre.</p><p style="text-align: justify;">"<i>Perché Francesca era una madre. E le madri - glielo aveva insegnato sua madre, ne era certa - le madri amano. Le madri fanno sacrifici. Le madri sanno cosa è giusto e cosa è sbagliato. Le madri ci sono momenti che essere madri gli prende tutto il corpo, e il tempo. Ma sono momenti, solo momenti Francesca, fidati di me. (Quanto spesso parlava tra sé, sempre più spesso ad alta voce? Quanto spesso non ricordava cos' aveva fatto solo un momento prima, o in tutta la giornata? Quanto spesso aveva vuoti di memoria, e si ritrovava in un posto senza ricordare com'era arrivata fin lì?) Le madri sono felici di essere madri.</i></p><p style="text-align: justify;"><i>E tu?</i>"</p><p style="text-align: justify;">Ho preso la matita esattamente qui, a pagina 67. Ed è stato il momento in cui ho capito che questo libro, mi avrebbe scavato dentro, più che dentro, in una profondità in cui mai nessuno avrebbe potuto osare spingersi.</p><p style="text-align: justify;">Perché la Lattanzi non ha scritto semplicemente un bel libro. Un prodotto bello e confezionato in maniera impeccabile. </p><p style="text-align: justify;">No.</p><p style="text-align: justify;">Non è un bel giallo, nemmeno un thriller psicologico di quelli che puoi definire "introspettivi" perché fa tanto <i>chic</i>.</p><p style="text-align: justify;">La Lattanzi ha scritto un libro coraggioso, perché dietro la tragica storia di una bambina scomparsa sotto gli occhi di tutti, in un cortile bello e pieno di sole, tra il mare e la metropoli, esplode il dramma della maternità.</p><p style="text-align: justify;">Ho detto dramma?</p><p style="text-align: justify;">Sì, e lo dico con una naturalezza che qualche anno fa non avevo, sono una madre di tre bambini che amo, ma sono soprattutto una donna. </p><p style="text-align: justify;">Un essere umano.</p><p style="text-align: justify;">Mentre leggevo non ero più io, ero Francesca. Ero terribilmente io?</p><p style="text-align: justify;">Io/Francesca, che passo le mie giornate da sola in casa, mio marito che esce la mattina presto e torna la sera tardi. Del resto lui lavora, ha un lavoro importante, è per questo che siamo venuti a vivere qui, a Roma, in questo bel quartiere. Io invece ho tutto il tempo che voglio, sto a casa, con le bambine, il mio lavoro è scrivere libri per bambini e illustrarli, la mia editor dice che ce la posso fare, che ce la devo fare. In realtà pensa che se non ci riesco sono una fallita. Anche mio marito si meraviglia del fatto che non riesca a fare nulla, io sto a casa, con le nostre meravigliose bambine, perché dovrei essere stanca?</p><p style="text-align: justify;">"<i>Tu sai quanto possono essere lunghe le giornate? Tu sai perché uno ha paura quando è solo?</i>"</p><p style="text-align: justify;">Cazzo, lo so tantissimo. Lo so, lo so!</p><p style="text-align: justify;">Nient'altro che una madre. Mi ci sono sentita così tante volte, e le giornate incombevano tutte, e io mi sentivo sola, stanca, con un unico grande e inconfessabile desiderio. Quello di sospendermi da tutto e tutti.</p><p style="text-align: justify;">Dal mio ruolo di madre, da quel compito eterno.</p><p style="text-align: justify;">Come se io - noi donne, noi madri - una volta diventata quello, quella cosa lì, quel "ruolo", venissi avvolta da una nuvoletta soffiata apposta da Dio, accompagnata dalla voce inoppugnabile di un angelo che ti guarda, sorride, e ti dice: "Ora non puoi più sbagliare, sei una madre".</p><p style="text-align: justify;">Le madri amano, smisuratamente.</p><p style="text-align: justify;">Ma le madri sbagliano, anche. </p><p style="text-align: justify;">Il condominio che ci descrive l'autrice incarna la società, nel pieno rispetto dei luoghi comuni, dei pregiudizi, occhi vitrei e feroci, pronti a distruggerti.</p><p style="text-align: justify;">Una scrittura che non stanca mai, che fa esplodere angoscia e rabbia, pagina dopo pagina. Che ti sbatte in faccia la realtà nuda e cruda, senza fronzoli. </p><p style="text-align: justify;">Che ti fa malissimo, ma ti perdona. Ti perdona se ami ancora, se senti il desiderio ancora crescere in te, se pensi che la tua vita valga qualcosa al di fuori del tuo essere madre, donna, ruolo. Anche se torni dal supermercato e ti accorgi che tutte le cose importanti non le hai comprate, ma le hai dimenticate...</p><p style="text-align: justify;">(Dio quante volte l'ho fatto!)</p><p style="text-align: justify;">Questo libro è una denuncia all'ipocrisia, un atto di coraggio e solidarietà. </p><p style="text-align: justify;">Vorrei averlo scritto io, tantissimo. </p><p style="text-align: justify;">Che bello averlo letto, però.</p><p style="text-align: justify;"><br /></p><p style="text-align: justify;">Il male esiste, intorno a noi e ovunque. </p><p style="text-align: justify;">Fuori le mura della nostra casa, e dentro la nostra anima.</p><p style="text-align: justify;">Ma qualcosa di dolce resta.</p><p style="text-align: justify;">Resta sempre.</p>Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com28tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-54207109539053669412021-01-29T00:25:00.008+01:002021-01-29T00:27:59.863+01:00L'amore che ti meriti, Daria Bignardi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6L4wvt0gw9DUbL6zD_juGvaK8tMDLn_AlMqrxj80ob0iyOgIxyfyinzB0ICIEJZIw9JW-NfylVqLpl-aEgutMlRdSK7mfCaDx51WlPmFI1DwfL3E-UIiTZRtZan69M2gmVhJBM1hEDpc/s445/amore+che+ti+meriti+cop.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="445" data-original-width="298" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi6L4wvt0gw9DUbL6zD_juGvaK8tMDLn_AlMqrxj80ob0iyOgIxyfyinzB0ICIEJZIw9JW-NfylVqLpl-aEgutMlRdSK7mfCaDx51WlPmFI1DwfL3E-UIiTZRtZan69M2gmVhJBM1hEDpc/s320/amore+che+ti+meriti+cop.jpg" /></a></div><br /><p style="text-align: justify;">Parto da una premessa che mi aiuta sempre ad avvalorare la mia teoria sugli incontri con certi libri, per niente premeditati.</p><p style="text-align: justify;">Sono i libri che scelgono te.</p><p style="text-align: justify;">Non è così anche per voi?</p><p style="text-align: justify;"><i>Daria Bignardi</i> è una donna piuttosto promiscua, piena di talenti. Quelle donne che le guardi e ti chiedi: "Ma come fa questa a fare tante cose? E a farle bene?"</p><p style="text-align: justify;">Non mi è particolarmente a cuore, nemmeno mi è simpatica, ma la stimo profondamente per la sua intelligenza e la sua sottile ironia, mai sopra le righe. </p><p style="text-align: justify;"><b>L'amore che ti meriti</b> è il primo dei suoi romanzi che leggo, un titolo che mi ha incuriosito, e sorpreso, perché mi immaginavo una trama completamente diversa da quella che poi ho scoperto. L'autrice racconta una storia e viviseziona le istantanee di una famiglia.</p><p style="text-align: justify;">Un dramma. Una scomparsa. Il silenzio che gela ogni cosa. </p><p style="text-align: justify;">Un gigantesco senso di colpa.</p><p style="text-align: justify;">Sceglie di farlo attraverso due voci narranti, nonché protagoniste, quella di Alma e di sua figlia Antonia. La prima riporta il lettore al passato, la seconda al presente.</p><p style="text-align: justify;">Alma a un certo punto decide di raccontare alla figlia alcuni fatti del suo passato, tra cui la scomparsa del fratello Maio, e altre innumerevoli morti tragiche avvenute in famiglia. </p><p style="text-align: justify;">Antonia, che aspetta un bambino e scrive romanzi gialli, decide di partire per Ferrara, da Bologna, per cercare di capire qualcosa di più su quanto accadde a suo zio, la cui scomparsa segnò il destino della sua famiglia, e pure i tormenti della madre.</p><p style="text-align: justify;">Erano gli anni Settanta, a Ferrara era arrivata l'eroina.</p><p style="text-align: justify;">Alma suggerisce di provarla, "solo una volta", disse a Maio. Ma lei era quella più forte, lui quello fragile. </p><p style="text-align: justify;">"<i>Mai più</i>".</p><p style="text-align: justify;">Lei riuscì a mantenere quella promessa. Lui no.</p><p style="text-align: justify;">Una cazzata, quelle che fai a diciassette anni per il gusto di scoprire, di trasgredire.</p><p style="text-align: justify;">"<i>Non eravamo contenti né dispiaciuti, solo svuotati e stanchi, come se avessimo sbadatamente perso qualcosa di prezioso ma ce ne vergognassimo e non avessimo voglia di ammetterlo</i>".</p><p style="text-align: justify;">Quella della Bignardi è una prosa quasi impeccabile, cavolo è brava!</p><p style="text-align: justify;">Però io amo le parole che fanno fatica a sopportare il dolore, quelle che strappano la carta e ti feriscono. Perché le devo sentire, devo uscirne provata, per niente indenne. Sono un po' masochista lo so.</p><p style="text-align: justify;">La bravura dell'autrice mi ha impedito di sentire quel dolore e di vivere con Alma e Antonia il dramma della loro famiglia. Questo non vuol dire che se sei bravo non arrivi, eh?</p><p style="text-align: justify;">Assolutamente no. </p><p style="text-align: justify;">Credo che L'amore che ti meriti sia un libro piacevole da leggere, alla portata di tutti e dal ritmo incalzante. Non annoia mai, a tratti sembra un thriller psicologico, dalle suggestive scenografie disegnate con estrema cura, e talvolta cuore.</p><p style="text-align: justify;">Mentre leggevo, quel cuore lo sfioravo proprio lì, perché l'autrice quando parla della sua Ferrara lo fa senza distacco, ci si butta dentro completamente e questa cosa arriva. </p><p style="text-align: justify;">Una città ovattata, fatta di nebbia e mistero. Di biciclette parcheggiate ovunque e sempre, i portici, il Castello circondato dal fossato, il fiume, la piazza, i pasticci di maccheroni e la besciamella. La malinconia e il silenzio che cade dal cielo non appena si cerchi di recuperare il passato.</p><p style="text-align: justify;">Sono belli i momenti in cui si lascia andare, per un attimo mi dimentico che l'autrice è solo una secchiona infrangibile e fredda come un eschimese. </p><p style="text-align: justify;">Scherzo Daria...</p><p style="text-align: justify;">Dicono che certi luoghi della nostra vita custodiscono l'amore e il dolore.</p><p style="text-align: justify;">E fermano il tempo. </p><p style="text-align: justify;">"<i>Quando eravamo felici e non sapevamo di esserlo</i>".</p><p style="text-align: justify;">Ho chiuso il libro e mi ha travolto quella nostalgia dei luoghi.</p><p style="text-align: justify;">"<i>Respiravamo un profumo che non ho mai più risentito: l'odore del fiume che si avvicinava alla foce, dove l'acqua dolce si mescola a quella salmastra</i>".</p>Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com3tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-77518166494144606262021-01-23T12:44:00.005+01:002021-01-23T12:48:20.742+01:00Finché il caffè è caldo, Toshikazu Kawaguchi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivl2lQEqLKaLAZg5HRkOj2wE_9xifoEFhyphenhyphen_LXvdgd5nLfJ7AIlNWt3AnI05_2u6yZHDdCPqHqbbpxQSnIpXqG0sW4vhxmXnlfkwqw54qpoLgYx0n35jpPzdLE3BaMBpJG555Uel-oiQcs/s2048/caff%25C3%25A8+caldo+copertina.jpg" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="2048" data-original-width="1329" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEivl2lQEqLKaLAZg5HRkOj2wE_9xifoEFhyphenhyphen_LXvdgd5nLfJ7AIlNWt3AnI05_2u6yZHDdCPqHqbbpxQSnIpXqG0sW4vhxmXnlfkwqw54qpoLgYx0n35jpPzdLE3BaMBpJG555Uel-oiQcs/s320/caff%25C3%25A8+caldo+copertina.jpg" /></a></div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><br /></div><p>Siamo nel 2021 e ancora parliamo di viaggi nel tempo.</p><p>Come se la cosa fosse démodé, trita e ritrita.</p><p>Eppure è stata la mia lettura che ha inaugurato l'anno nuovo, <b>Finché il caffè è caldo</b>, di <i>Toshikazu Kawaguchi.</i></p><p>Che poi a pensarci un libro non deve mai essere giusto o sbagliato. Storicamente corretto, adatto ai tempi che corrono.</p><p>Se dovessi leggere badando troppo ai tempi che corrono, be'... non lo so!</p><p>La verità, è che un libro, qualunque esso sia, resta sempre la migliore via di fuga dalla realtà.</p><p><br /></p><p>"<i>Un tavolino, un caffè, una scelta. </i></p><p><i>Basta solo questo per essere felici</i>".</p><p><br /></p><p><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0IfwDMFAI0jp9Dn2jQ0YkCURgdGmeM3euRekc-RnodxUFpHrKvRyRoZ3PCpJqOj8O0T6CqkoQNWnmBYm0UUfZYMqPpfNgFilX0EMQTYyNtK0U4iKXypUJowhjZuB-B7gWlbsiYec0jwQ/s2015/caffe+caldo+foto+blog.jpg" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: center;"><img border="0" data-original-height="2015" data-original-width="1612" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh0IfwDMFAI0jp9Dn2jQ0YkCURgdGmeM3euRekc-RnodxUFpHrKvRyRoZ3PCpJqOj8O0T6CqkoQNWnmBYm0UUfZYMqPpfNgFilX0EMQTYyNtK0U4iKXypUJowhjZuB-B7gWlbsiYec0jwQ/w256-h320/caffe+caldo+foto+blog.jpg" width="256" /></a></p><p>Lo leggiamo sulla copertina del libro d'esordio di Kawaguchi.</p><p>Non lo so quanto sia vero, se basti davvero "solo" questo per essere felici. Però aiuta.</p><p>In Giappone esiste una caffetteria speciale, aperta da più di cento anni. Si dice che chiunque vi entri, poi, una volta uscito, non sia più lo stesso.</p><p>Gli spazi e gli eventi vengono narrati dall'autore senza troppi fronzoli, la scrittura è per niente ricercata eppure estremamente leggera, delicata. </p><p>Le parole non vengono gonfiate di prosa e nemmeno tirate allo stremo, mai. </p><p>Anche quando gli argomenti trattati potrebbero richiederlo.</p><p><br /></p><p>Il lettore viene accolto con un inchino di cortesia che è tipico della cultura giapponese.</p><p>Gli orologi sulle pareti della caffetteria e il color seppia del locale creano un'atmosfera retrò, le storie prendono vita davanti a una tazza di caffè fumante, per poi svanire nel fumo che riporta al presente.</p><p>Non credo di aver letto un grande libro, ma una piccola grande lezione di vita.</p><p>Forse la cosa più incredibile che ci possa capitare non è viaggiare nel tempo e cambiare il presente, o il futuro.</p><p>Ma tenerci gli sbagli e cambiare cuore.</p><p>E questo è possibile.</p><p>Possibilissimo.</p>Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-68117696123170065352019-10-30T10:10:00.000+01:002019-10-30T10:10:34.181+01:00Jenny Offill, Sembrava una felicità<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEMyirjXDapIl-OHjwJon12JV4knahZhGG_F5ZNTbyKJNS28XHWy-tfvdgoIQqSWr62x4xcamDPiCygzzyNTe34rVI75yKvrqcZtamMS3_Xk1tYIA9qNMRci8ZRZpluZwbwR-vtlEF6vM/s1600/sembrava+una+felicit%25C3%25A0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1500" data-original-width="956" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEMyirjXDapIl-OHjwJon12JV4knahZhGG_F5ZNTbyKJNS28XHWy-tfvdgoIQqSWr62x4xcamDPiCygzzyNTe34rVI75yKvrqcZtamMS3_Xk1tYIA9qNMRci8ZRZpluZwbwR-vtlEF6vM/s320/sembrava+una+felicit%25C3%25A0.jpg" width="203" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ne ho sentito parlare davvero poco, di questo libro.</div>
<div style="text-align: justify;">
E mi dispiace soprattutto per quelli che non hanno la fortuna che ho io, di avere una grande amica libraia, in grado di capire i tuoi momenti, e come gira il tuo gusto letterario in base a come gira la tua vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
E' il primo libro che leggo della Offill, il prossimo sarà senz'altro <i>Le cose che restano</i>, edito sempre da <i>NN Editore</i>, e seducente, come questo, a partire da una copertina dal fascino elegante e vintage. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ancora non ho capito bene che tipo di libro io abbia letto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se un romanzo, una sorta di diario personale, un esercizio psicologico che ti fa tornare indietro e poi al presente, e così via, finché non rimane un enorme buco nero sulla pagina, che ti obbliga a riflettere, a pensare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Attenzione.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sopravvivere come nello spazio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Smettere di dare un nome alle cose.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sono le mie note a margine. </div>
<div style="text-align: justify;">
Mentre l'autrice gioca abilmente con la sua scrittura, passando dalla prima alla terza persona, io provo a capire se si tratti di prosa o poesia. Vorrei dare un nome a quello che sto leggendo, ma incredibilmente a un tratto la smetto con questa ricerca ostinata.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dobbiamo davvero dare un nome alle cose?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un libro di 160 pagine, penso, o corre come un treno nella notte, o rimane fermo alla stazione senza mai partire.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro di Jenny Offill ti passa attraverso, veloce e ambiguo, fugace come i pensieri che abitano nel <i>Piccolo teatro dei sentimenti feriti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
La vita coniugale è descritta abilmente, e con una sottile e tagliente ironia, dall'autrice. La protagonista, che mai aveva pensato di sposarsi e mettere su famiglia, a un certo punto si ritrova un marito e una figlia, e pure le ambizioni di una scrittrice che vuole diventare un "mostro di scrittura" e convincere uno pseudo-astronauta circa le sue potenzialità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Lo pseudo-astronauta è un pretesto narrativo. Ma molto funzionale.</div>
<div style="text-align: justify;">
La verità è che a un certo punto ti rendi conto che il matrimonio, diventa un'impresa pari a un viaggio in orbita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con tutte le difficoltà del caso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Il cammino di un cosmonauta non è una marcia facile e trionfale verso la gloria. Il cosmonauta deve imparare a conoscere il significato della gioia e anche quello del dolore per poter entrare nella navicella spaziale</i>".</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo ha detto il primo uomo che è andato nello spazio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sembrava una felicità scopre le debolezze della vita di coppia, smaschera le bugie e un po' le preserva. Come facciamo tutti i giorni noi, che sembriamo davvero astronauti, che non sappiamo più nemmeno cosa proviamo. Se stiamo bene o male, se siamo tristi o felici, se quegli occhi che ci guardano tutti i giorni vedono ancora oppure si appoggiano, per non cadere e basta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Hai paura di andare dal dentista?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Mai.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Qualche volta.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sempre.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
Da piccoli non si sa il nome delle cose.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa è un'altra nota a margine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma è molto di più.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com10tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-90877658698719562762019-10-09T09:54:00.002+02:002019-10-09T09:54:57.472+02:00Joker, La verità è che ci finiamo tutti.<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2cYVWUglwq9QR7l52Srerpo60U3iah7BTEewnS9U7DdC_TAY1SL6eQgRu6Sjn4lafHR3wiX-zAuKQeDFNMyO9vInPZXTtqSIc11_qu9pXjCGglN85Qycdgqa07Xxes8LUbzJ1oqB_Vmg/s1600/joker+phoenix.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="315" data-original-width="560" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh2cYVWUglwq9QR7l52Srerpo60U3iah7BTEewnS9U7DdC_TAY1SL6eQgRu6Sjn4lafHR3wiX-zAuKQeDFNMyO9vInPZXTtqSIc11_qu9pXjCGglN85Qycdgqa07Xxes8LUbzJ1oqB_Vmg/s400/joker+phoenix.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 6px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 6px; text-align: justify;">
Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere. </div>
<div style="background-color: white; margin-bottom: 6px;">
</div>
<div style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva.</div>
<div style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
Il <b>Joker</b> di <i>Joaquin Phoenix</i> è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere.</div>
<div style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande <span class="text_exposed_show" style="display: inline; font-family: inherit;">menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai.</span></div>
<span class="text_exposed_show" style="display: inline;"><div style="color: #1c1e21; font-family: inherit; font-size: 14px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><br /></span></div>
</span><br />
<div style="background-color: white; margin-bottom: 6px;">
</div>
<div style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">"Come ci si finisce qui?"</span></div>
<span class="text_exposed_show" style="display: inline;"><div style="color: #1c1e21; font-family: inherit; font-size: 14px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi.</span></div>
<div style="color: #1c1e21; font-family: inherit; font-size: 14px; text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">La verità è che ci finiamo tutti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;"><br /></span></div>
</span><br />
<div style="background-color: white; color: #1c1e21; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px; margin-bottom: 6px;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento.</span></div>
<span class="text_exposed_show" style="display: inline; font-family: inherit;"><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">La follia il prezzo da pagare quando butti il copione.</span></div>
</span><br />
<div class="text_exposed_show" style="background-color: white; color: #1c1e21; display: inline; font-family: Helvetica, Arial, sans-serif; font-size: 14px;">
<div style="font-family: inherit; margin-bottom: 6px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="font-family: inherit; margin-bottom: 6px;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Sono uscita dalla sala che ero stravolta.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Dove può arrivare la bravura di un attore?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;">Davvero può arrivare fino a lì? A mangiarsi tutto quel dolore e poi riprendere a vivere?</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: inherit;"><br /></span></div>
</div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com228tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-68817558675818808132019-04-04T09:29:00.000+02:002019-04-04T09:29:17.224+02:00Johnny degli angeli - Un delirio hollywoodiano, di Athos Bigongiali<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-vFxl8sgZpjqQGqfziE9YsDhs5_Cpzi6K3fpgSaFmYpOOwplBoKAymjJLd1IC-2KQCtVlyJzr_tm6E-_GIGGAOXay0atHxwkT9O8t-L9opelbm0Caai6dqtQLxcYQBTkabu_3jo5T6Jk/s1600/Copertina_Johnny_degli_Angeli-Copia.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="515" data-original-width="800" height="257" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg-vFxl8sgZpjqQGqfziE9YsDhs5_Cpzi6K3fpgSaFmYpOOwplBoKAymjJLd1IC-2KQCtVlyJzr_tm6E-_GIGGAOXay0atHxwkT9O8t-L9opelbm0Caai6dqtQLxcYQBTkabu_3jo5T6Jk/s400/Copertina_Johnny_degli_Angeli-Copia.jpeg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il 4 aprile del 1958, nella villa di Lana Turner, viene ritrovato il corpo senza vita del suo compagno, Johnny Stompanatao.</div>
<div style="text-align: justify;">
Italoamericano partito da Woodstock con il "sogno americano" in tasca, fino ad arrivare ai tappeti rossi delle celebrità di Hollywood.</div>
<div style="text-align: justify;">
La giustizia dirà che la coltellata al ventre è stata inferta dalla figlia dell'attrice, accorsa per difendere la madre dall'ennesima aggressione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Seguiranno dubbi e incongruenze circa l'immagine di Johnny, la sua morte, la sua vita non proprio impeccabile e i suoi legami con la malavita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma la bellezza di questo libro risiede nella forza narrativa dell'autore, capace di portare il lettore negli ultimi momenti di vita di Johnny, di portarlo dentro, tanto da vedere quei fantasmi allo specchio che in un limbo onirico guardavano Johnny, prima della fine. </div>
<div style="text-align: justify;">
E la pioggia che batteva con insistenza, sul molo di Santa Monica, le limousine sulla Hollywood Boulevard, una vita che sta per finire, aggrappata alla scia di un sogno, ancora uno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Le strade dei sogni sono sempre lunghe". </div>
<div style="text-align: justify;">
L'atmosfera di un'America degli anni '50 rende ancora più affascinante e commovente questa immagine, che nel contesto del libro prende un fatto di cronaca ma in un certo senso ne stravolge le strutture e gli archetipi.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo libro, infatti, non vuole affatto salvare un eroe cattivo, lo stesso che sulle foto dei giornali appare come un angelo, un angelo maledetto, vuole semplicemente dare voce a un uomo morto ammazzato che avrebbe voluto, come il condannato a morte e il suo ultimo desiderio, raccontare quei momenti prima della fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Farlo nel modo che appartiene a un uomo che vuole restare aggrappato alla vita, morire in piedi, sentire ancora il battere della pioggia, e cantare e ballare, come Gene Kelly in <i>Singin' in the Rain.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Questo pensava Johnny, nel cuore della notte.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Pensava anche che, dovendo morire, tanto valeva che </i><i>suc</i><i>cedesse </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>in piedi e allora, alzatosi di scatto, dopo essersi</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>guardato intorno e aver fatto un bel respiro – sentiva il</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>sangue fluire nelle vene che era un piacere – , si lanciava</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>a testa bassa sulla ragnatela luminosa che lo specchio gli</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>rimandava, la squarciava e poi, dipanati i capelli dai fitti fili</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>argentati, correva a perdifiato attraverso la stanza, fino a</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>poggiare la mani sulla balaustra, sopra le scale alte sull’atrio.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Qui doveva riposare un po’, sorreggendosi.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ora viene il bello, pensava.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ora scendo le scale e esco dalla porta principale, per una</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>volta.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Proprio sotto il portico.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Johnny pensava velocemente.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Dov’è il fantasma?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Ancora?, poi pensava.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>No, no: che se la sbrighi la polizia se ci riesce.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Si pensava con la croce sulle spalle, sui tornanti della collina.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Gesù ma quanto sarebbe durato quel Venerdì Santo?</i></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<i>Voleva squagliarsela.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
Il libro è stato pubblicato ad aprile 2018, da <b>MdS Editore</b></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L’autore <b><i>Athos Bigongiali</i></b> ha fatto il suo esordio narrativo con <i>Una città proletaria</i> (Sellerio1989), ha pubblicato,
sempre per Sellerio, <i>Avvertimenti contro il mal di terra</i> (1990); <i>Veglia irlandese</i> (1992) e <i>Lettera al Dr.
Hyde di R.L. Stevenson</i> (1994). Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo <i>Le ceneri del Che</i> (Giunti
1996); <i>Ballata per un’estate calda</i> (Giunti 1998), finalista del Premio Viareggio e del Premio ZerilliMarimò New York University. <i>E ancora Pisa una volta. Una storia illustrata</i> (Pacini 2000) e <i>Il Clown</i>
(Giunti 2006) e <i>L’ultima fuga di Steve Mc Queen</i> (Felici 2009), vincitore del Premio Perelà . Autore di dieci
radiodrammi per la RAI, Athos Bigongiali collabora alle pagine culturali di vari giornali e riviste ed è
membro di giuria di vari Premi Letterari, tra cui «Ultima Frontiera», di cui è presidente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com15tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-8190207014521896182018-11-26T17:32:00.000+01:002018-11-26T17:39:31.555+01:00Gli autunnali, Luca Ricci<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH2H9wRuZ4i9XZ2NXg6XpBEcgF0Jhobq35lvAy04EayF3f6B4scZidohpjTkCkWWCeT3_MrgY0HP66CQh01oKRyEKm0IuIqoZ10AwI_XPvG0QofOdOc4uZSHzHhIY53HgHH3qgE2j3ST8/s1600/autunnali.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="952" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhH2H9wRuZ4i9XZ2NXg6XpBEcgF0Jhobq35lvAy04EayF3f6B4scZidohpjTkCkWWCeT3_MrgY0HP66CQh01oKRyEKm0IuIqoZ10AwI_XPvG0QofOdOc4uZSHzHhIY53HgHH3qgE2j3ST8/s320/autunnali.jpg" width="190" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
C'è qualcosa di rozzo e così terribilmente umano, una poesia che non filtra la vita ma al contrario la dice, nel romanzo di <i><b>Luca Ricci</b></i>, <b>Gli autunnali</b>.</div>
<div style="text-align: justify;">
A un certo punto non riuscivo nemmeno più a stabilire se quello che stavo leggendo mi piacesse o meno, domanda sbagliata, forse.</div>
<div style="text-align: justify;">
Stavo chiedendo a me stessa cosa realmente mi stava lasciando addosso quella storia, cosa volesse dire tutto quel <i>tran tran</i> metropolitano e intimo, fatto di stagioni che come in un limbo circolare poi ritornano, identiche.</div>
<div style="text-align: justify;">
Come le abitudini, come l'intimità con l'altro che si cerca ostinatamente e poi si teme. Perché in fondo è proprio così e, riflettendoci su, ho iniziato a scoperchiare la superficie più ruvida e sporca di questo libro.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che ci allontana è proprio l'intimità, l'affetto. </div>
<div style="text-align: justify;">
Quando l'amore finisce, iniziamo a sopprimere tutte le domande, i dubbi ragionevoli, i sentimenti leciti e quelli non concessi, non moralmente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il disamore parte da qui, dal bisogno improvviso di un "terribile amore nuovo".</div>
<div style="text-align: justify;">
Terribile perché a metà tra il corpo e lo spirito, tra la vita e la morte, tra la luce ancora calda e mai invadente dell'autunno e la fiamma oscillante di una candela che rievoca i morti.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho pensato che l'autore di questo romanzo fosse un tantino misogino, un po' stronzo, persino. Perché fa parlare un uomo sulla cinquantina che è molto sicuro di sé, nonostante la sua vita sia uno straziante quadro, un astratto senza geometria realizzato su commissione, per dispetto, con il solo e unico scopo di alimentare i fantasmi che dimorano dentro le viscere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi però ho fatto un passo indietro, ed è più che altro un'abitudine che mi concedo da lettrice di racconti, perché lì mi arrovello meglio su certi passaggi, su certi interrogativi, che prima o poi sono costretta a sbrigare. Meglio prima che poi, è la miccia che innesca la narrativa breve. La bellezza vera.</div>
<div style="text-align: justify;">
Luca Ricci sa meglio di me, cosa voglio dire.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il protagonista de Gli autunnali è un uomo senza nome, un uomo risucchiato dai luoghi affascinanti ma illusori della Roma borghese, contemporanea e, come suggerisce il titolo, a un passo dal tracollo definitivo che segue l'autunno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Ci piacevano le panchine divorate dall'umido, con le assi saltate o sbilenche, talmente trascurate che avremmo dovuto essere noi a far sedere loro. D'altronde l'autunno era una primavera tetra, una lunga agonia delle cose, compresi noi, l'esercitazione annuale (la prova generale?) in vista del trapasso</i>".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A parlare è un uomo che sa di piacere, uno scrittore ormai privo di ispirazione, ma non di malessere (che è prerogativa assoluta di chi scrive) che si sente finalmente "incombente".</div>
<div style="text-align: justify;">
La noia e il matrimonio alla deriva portano il protagonista a innamorarsi di <i>Jeanne Hébuterne</i>, la compagna di Modigliani, una donna morta suicida per amore di lui. Nonostante fosse incinta del suo secondogenito, al nono mese di gravidanza.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo dettaglio, che da un punto di vista narrativo può sembrare, forse lo è, discutibile e trascurabile, porta tuttavia il lettore a porsi certe domande, spietate, primitive.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Quanto siamo disposti a fare per amore?"</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Be', è una domanda terribile. Provate a pensarci.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per fortuna che "adesso" è autunno, l'unica stagione che ti permette di essere ciò che realmente sei.</div>
<div style="text-align: justify;">
E che piaccia o meno, l'uomo de Gli autunnali è semplicemente questo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quello che è.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un miserabile che si accontenta di soddisfare le sue voglie con una puttana, che si innamora di una morta, e poi di un suo doppio. Ma alla fine è l'amore che lui vuole. L'amore nuovo, terribilmente, due sconosciuti che ancora non si conoscono. </div>
<div style="text-align: justify;">
Amarsi, non innamorarsi e basta.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Un maniaco dell'autunno.</div>
<div style="text-align: justify;">
Una foglia senza più clorofilla.</div>
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com76tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-16151255063135139922018-10-11T08:58:00.001+02:002018-10-11T08:58:35.207+02:00I film al cinema (con Cannibal Kid & Mr. James Ford)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzDTSNH0_SBkH5ZScnHAubZ-vhVlEnYnwvLM2-3E6wbj6XTndADhxDmja3ATD6H4aK7_nswPaxZNgBZE59zmZpwsTabLh4Ts0YJY7dH8VumXV4SGrVzAsqkRjFASAk_0yRzJMrqGuERok/s1600/coming+soon.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="956" data-original-width="1600" height="238" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhzDTSNH0_SBkH5ZScnHAubZ-vhVlEnYnwvLM2-3E6wbj6XTndADhxDmja3ATD6H4aK7_nswPaxZNgBZE59zmZpwsTabLh4Ts0YJY7dH8VumXV4SGrVzAsqkRjFASAk_0yRzJMrqGuERok/s400/coming+soon.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Erano secoli che non parlavo dei film in sala, poi una mattina un vecchio amico, tale <a href="http://www.pensiericannibali.com/" target="_blank">Cannibal Kid</a>, mi fa la "proposta indecente".</div>
<div style="text-align: justify;">
Un post a tre, in cui ognuno di noi commenta i film in uscita al cinema.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ah, il terzo è il compagno di bevute del saloon più frequentato nella blogosfera, <a href="https://whiterussiancinema.blogspot.com/" target="_blank">Mr. James Ford</a>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Come potevo dire di no?</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ringrazio di cuore questi ragazzacci, per avermi invitata. Scrivere di cinema è sempre piacevole, farlo in buona compagnia, ancor di più!</div>
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<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<b>1938 - Diversi</b><br />
<br />
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtVl4GFd0lrWH6wNv8l7Gu5ElDR0uDGogR5KhCMxgKicVX3QcIqQKVsTn6Fqnubg296Xf_r9Iu5YZB_p7gWoUR4kMtYTpJE0e29M_N-yvAz9RTIZ3G4UOagx1VUnFVoMpI5o5gkvVScpM/s1600/1938+-+DIVERSI.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1107" data-original-width="1119" height="197" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtVl4GFd0lrWH6wNv8l7Gu5ElDR0uDGogR5KhCMxgKicVX3QcIqQKVsTn6Fqnubg296Xf_r9Iu5YZB_p7gWoUR4kMtYTpJE0e29M_N-yvAz9RTIZ3G4UOagx1VUnFVoMpI5o5gkvVScpM/s200/1938+-+DIVERSI.jpg" width="200" /></a>Valentina: 1938-2018, un anniversario di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma la storia ci obbliga a ricordare, o meglio, ci dà questa grande opportunità, e il cinema corre sullo stesso binario sfruttando appieno il suo potenziale. Se fossi un’insegnante porterei senz’altro i ragazzi a vedere questo documentario di Giorgio Treves. Fosse solo per ammirare la grandezza di Roberto Herlitzka. Se penso alla mia prima volta al cinema con la scuola… be’. “Come te nessuno mai”, avete presente? Roba che Muccino (Silvio) era un bimbo, e aveva ancora la feppola, e okkupava le skuole. Bei ricordi, tutto sommato.<br />
<br />
Ford: ho sempre adorato i documentari, spesso e volentieri portatori di storie e situazioni anche più "oltre" di qualsiasi pellicola. Il timore, in questo senso, è che il prodotto sia un pò troppo didascalico e scolastico, e in tal caso farò il cattivo ragazzo e salterò la lezione per andare a farmi un paio di birre e costringere poi i supersecchioni come Valentina a raccontarmi tutto per bene.<br />
<br />
Cannibal Kid: Ho sempre odiato i documentari, ho sempre odiato la scuola, e ho sempre odiato i film che mi hanno fatto vedere a scuola. Pure quelli belli. Se fossi un insegnante credo quindi che non farei mai vedere delle pellicole ai miei studenti. Consiglierei loro di scaricarseli in rete e guardarseli a casa mentre fanno chiodo. E poi venire a scrivere qualche cacchiata su Pensieri Cannibali e fare un salto pure su WhiteRussian per massacrare l'opinione di Ford. Se infine vogliamo scoprire i veri significati del film, meglio che vadano su CriticissimaMente di quella secchiona di Valentina.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>A Star Is Born</b><br />
<b><br /></b>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQUu8UW2VT-u4_BPG2EbcChg2-mWcLrX8faZ6G26u4buAr8q2hB1sMJDcycsq2-NGlebJXVJ9jnzlrK9V1ZatNzFNwOez41TWnthzF9ta8sVaVpJFkPg9YHYcix8KbExxcsXW_NCyqns/s1600/a+star+is+born.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1080" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgkQUu8UW2VT-u4_BPG2EbcChg2-mWcLrX8faZ6G26u4buAr8q2hB1sMJDcycsq2-NGlebJXVJ9jnzlrK9V1ZatNzFNwOez41TWnthzF9ta8sVaVpJFkPg9YHYcix8KbExxcsXW_NCyqns/s200/a+star+is+born.jpg" width="135" /></a></div>
Valentina: Enniente, mi sa che stavolta mi innamoro di Bradley. Sul serio. Io che l’ho sempre detestato, almeno fino a Pat Solitano de “Il lato positivo”. Sarà quella barba a metà tra il filosofo greco e il naufrago, un po’ Cast Away, un po’ il musicista maledetto… (un po’ zingaro un po’ peones… cit.) saranno pure la bellezza e la voce di Lady Gaga…<br />
<br />
Insomma torno al cinema dai tempi di Civil War con questo film.<br />
<br />
Ford: ho diversi dubbi anche rispetto a questo film, nonostante Cooper mi stia simpatico dai tempi di Alias e questo suo look tendente al country rievochi un'attitude fordiana che potrebbe indispettire Cannibal. Quello che c'è da sperare, è che non sia la classica ciucciata amorosa a caccia di Oscar.<br />
<br />
Cannibal Kid: Tra le mille uscite di questa settimana, l'unica davvero degna di nota. Da fan di Lady Gaga della prima ora, conto molto su questa sua prova senza trucco e senza inganno, in cui la popstar si trasforma in star del cinema, magari da Oscar. Punto molto su questo film, anche se temo l'esordio alla regia del fordiano Bradley Cooper, che spero non si limiti a scimmiottare lo stile classico del suo maestro Clint Eastwood, ma proponga qualcosa di più fresco e personale. Troverà la sua voce, o dovremo accontentarci di quella della Germanotta?<br />
<br />
<br />
<br />
<b>A-X-L: un’amicizia extraordinaria</b><br />
<b><br /></b>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLLzMDRfmw8xJlNCX93hRolpRYYDLdmUUcgPBmLR729cEGDgjKNWsPCHtj8ywrbEgFdsDAHjTA4XabjUOJIJdSKMj18qrdJ6d5r9svIjrgdGDtl0DasbuMAuD7GjtBhpUyY-OGfFuZzpo/s1600/a-x-l-unamicizia-extraordinaria-di-oliver-daly-maxw-644.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="955" data-original-width="644" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjLLzMDRfmw8xJlNCX93hRolpRYYDLdmUUcgPBmLR729cEGDgjKNWsPCHtj8ywrbEgFdsDAHjTA4XabjUOJIJdSKMj18qrdJ6d5r9svIjrgdGDtl0DasbuMAuD7GjtBhpUyY-OGfFuZzpo/s200/a-x-l-unamicizia-extraordinaria-di-oliver-daly-maxw-644.jpg" width="134" /></a></div>
Valentina: Fantascienza, un cane robot, un motociclista adolescente sfigato che combatte contro l’America militare affiancato dalla tipa di cui è timidamente innamorato? Scusate ma anche no. Non ce la faccio. Per quanto mi riguarda l’unico che può farmi piacere una roba del genere è zio Steven. Tutto il resto è noia.<br />
<br />
Passo.<br />
<br />
Ford: se dovessi fare una selezione ogni settimana e portare in sala solo i film che ritengo interessanti, credo che il risultato sarebbe simile a trovare la manciata di recensioni in cui Peppa Kid ha fornito un parere sensato. E di certo, questa roba non rientrerebbe tra i titoli prescelti.<br />
<br />
Cannibal Kid: Questa rischia di essere una porcata davvero extraordinaria. Se ho del tempo da perdere, potrei spararmelo per avere un titolo assicurato tra i flop del 2018. Se Ford lo guarda, invece, scommetto che si esalta come un bambino.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Il banchiere anarchico</b><br />
<b><br /></b>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgOWxYDX6F4uPJsmj3zuMGqJfk_8saNAWGHA_sgSDcoX2aLUE1v9okuTqSmKTojMtQG_3KHbncnX7K3G1pMnADXFyGAaaMIa-5g3tXi-EkWfroQFOQYCU9ELb-rfQw_tQ9kN4gcZSxuBU/s1600/Il-banchiere-anarchico-copertina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="578" data-original-width="867" height="133" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjgOWxYDX6F4uPJsmj3zuMGqJfk_8saNAWGHA_sgSDcoX2aLUE1v9okuTqSmKTojMtQG_3KHbncnX7K3G1pMnADXFyGAaaMIa-5g3tXi-EkWfroQFOQYCU9ELb-rfQw_tQ9kN4gcZSxuBU/s200/Il-banchiere-anarchico-copertina.jpg" width="200" /></a></div>
Valentina: Un potentissimo banchiere festeggia il compleanno nel suo palazzo. Ha un unico ospite che lo interroga sulla sua ascesa nel mondo della finanza (oddio, mi annoia già solo a nominarla: finaaanza). Il tizio ospite del banchiere a un certo punto dice di aver saputo che lui era un anarchico.<br />
<br />
"Sono. Non 'ero' un anarchico" è la sua affermazione.<br />
<br />
Che dire, l’idea di portare sullo schermo un racconto di Pessoa potrebbe far scattare nell’immediato qualche dubbio circa una troppa presunzione o un invidiabile coraggio. Ho visto il trailer e non mi convince (non c’entra “Valeria medico legale”, giuro), un’impresa simile secondo me si adattava meglio a tempi e spazi teatrali. Di Giulio Base regista ricordo con discreto entusiasmo il film Poliziotti, dopodiché boh. Tipo il nulla.<br />
<br />
Ford: film italiano simil-pretenzioso? Giro al largo neanche fosse un teen movie consigliato da Cannibal!<br />
<br />
Cannibal Kid: Già solo dal trailer, questo potrebbe essere il più serio pretendente al titolo di peggior film del 2018. Roba da farmi rivalutare persino A-X-L: un'amicizia extraordinaria.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Il complicato mondo di Nathalie</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmgw-fTtvEbwQQeOrez-n5B7VYDhN06stE-p4hWFRTEXTaBH4Xhni7zokCB0KbLx4bb8zXibLNymHVtRAJxSWTANhVqzMCDp7E5cd3w15Am9BQTEW3tLNNjLR2_ZfBe076Dt6t_cj036M/s1600/nathalie+poster.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1428" data-original-width="1000" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgmgw-fTtvEbwQQeOrez-n5B7VYDhN06stE-p4hWFRTEXTaBH4Xhni7zokCB0KbLx4bb8zXibLNymHVtRAJxSWTANhVqzMCDp7E5cd3w15Am9BQTEW3tLNNjLR2_ZfBe076Dt6t_cj036M/s200/nathalie+poster.jpg" width="140" /></a></div>
Valentina: Una donna alle prese con una vita che sta andando a picco. Divorzio, problemi con la figlia, e un’invidia di quelle autentiche, che la divorano dentro, ma che paradossalmente rendono amabili certi personaggi.<br />
<br />
L’attrice che interpreta Nathalie, Karin Viard, l’ho conosciuta nel film “La famiglia Bélier”, un piccolo gioiellino francese. Quindi a pelle questo titolo mi ispira, mi commuove, persino.<br />
<br />
Ford: altro titolo che mi pare una di quelle cose finto d'essai che in realtà sono ciucciate mortali. Lascio andare avanti i più radical Cannibal e Valentina, io valuterò con molta, molta calma.<br />
<br />
Cannibal Kid: Pensavo che Valentina avesse deciso di raccontarci la storia della sua vita, invece è solo la trama del film. Meglio per lei.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Imagine</b><br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHlhAnWiwhiMqQl90AJCmq6H3SbixFVOSH_I9V7Ne2vW0TeEffynX4W9XgTFXuSgL49pqUzWuiGnHYHko4__M7Q-QMhnixnERSDjXnU7aDzDuAaiKGIgK0xMYRT0QYzDuJ-NQ3554iHPs/s1600/john-lennon-yoko-ono-imagine-film-740x686.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="686" data-original-width="740" height="185" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhHlhAnWiwhiMqQl90AJCmq6H3SbixFVOSH_I9V7Ne2vW0TeEffynX4W9XgTFXuSgL49pqUzWuiGnHYHko4__M7Q-QMhnixnERSDjXnU7aDzDuAaiKGIgK0xMYRT0QYzDuJ-NQ3554iHPs/s200/john-lennon-yoko-ono-imagine-film-740x686.jpg" width="200" /></a></div>
Valentina: Nel 1972, John Lennon e Yoko Ono si muovono tra Regno Unito e Stati Uniti per la registrazione dell'album Imagine.<br />
<br />
Il film segue i due protagonisti durante le riprese di Imagine, sia nel Regno Unito che a New York come coproduttori del disco con Phil Spector. Credo che per gli appassionati sia una buona occasione da non perdere. Io per dire, la perdo.<br />
<br />
Ford: grande rispetto per il genio di John Lennon. E grande curiosità, come sempre, per i documentari. Ma John e Yoko sono tra gli antesignani dei radical chic, quindi direi che per il momento mi dedicherò drughescamente ad un paio di white russians e una nuova visione de Il grande Lebowski.<br />
<br />
Cannibal Kid: Grandi John e Yoko! Ce ne fossero ancora di radical-chic come loro in giro, a spazzare via – pacificamente ma comunque a spazzare via - tutti questi populisti paladini del pane e salame come Di Maio, Salvini e... Ford uahahah<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Johnny English colpisce ancora</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgyjgiL_ZxULL_8im01gpq173S6B7kW_tOnpyL5aKotFVdveXoMNuIB70ZsxMAP9rih3wB4Oq6cyHAwDtDQEJO7MzySAk_lB5nDu57sxYS9We5-I57nOPjmDtgnkYsQm5223amDcXJ-A/s1600/mr+bean.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="960" data-original-width="648" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimgyjgiL_ZxULL_8im01gpq173S6B7kW_tOnpyL5aKotFVdveXoMNuIB70ZsxMAP9rih3wB4Oq6cyHAwDtDQEJO7MzySAk_lB5nDu57sxYS9We5-I57nOPjmDtgnkYsQm5223amDcXJ-A/s200/mr+bean.jpg" width="135" /></a></div>
Valentina: La spia strampalata le cui fattezze ricordano inesorabilmente il nostro ex premier piddino, torna a fare danni e miracoli. L’umorismo inglese nella goffaggine di Johnny English non è il massimo, per quanto mi riguarda, ma lo ritengo un rimedio alla portata di tutti contro la noia e la bruttura di certi giorni no. Non vado al cinema a vedere questi film, quando lo becco in tv però lo vedo volentieri.<br />
<br />
Aspe’, mi hanno detto che c’è Emma Thompson! Mi sa che vado. No vabbè. Ok vediamo…<br />
<br />
Ford: ho sempre detestato Atkinson e le sue smorfie, così come Johnny English. A questo punto immagino che Cannibal lo esalterà e non vedrà l'ora di vederselo. Per quanto mi riguarda, è tutto suo.<br />
<br />
Cannibal Kid: Detesto l'umorismo di Mr. Bean quasi quanto quello di Mr. Ford. Hey, un attimo... quale umorismo?<br />
<br />
<br />
<br />
<b>L’apparizione</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdX9ejWahfjzzj2mAiRdV5Yj94nT2pAgXmZzkKJDTDywz9LwygD-Vs0X9zZZFib0mVupvVi2yDiZPUJdiNpTzjIh21mm-DndOdfoIFM51pLHiGagZoYTQ5G_LP_GiYrWe5tu2Bh6Ng2GA/s1600/apparizione+film.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="588" data-original-width="420" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjdX9ejWahfjzzj2mAiRdV5Yj94nT2pAgXmZzkKJDTDywz9LwygD-Vs0X9zZZFib0mVupvVi2yDiZPUJdiNpTzjIh21mm-DndOdfoIFM51pLHiGagZoYTQ5G_LP_GiYrWe5tu2Bh6Ng2GA/s200/apparizione+film.jpg" width="142" /></a></div>
Valentina: Jacques è un giornalista di un quotidiano molto diffuso in Francia. Tanto bravo da essere chiamato dal Vaticano, che decide di reclutarlo per un compito speciale: prendere parte alla commissione chiamata a verificare l'autenticità di un'apparizione religiosa in un piccolo villaggio.<br />
<br />
Oddio mio! No, vi prego.<br />
<br />
Guarda, mi tengo i miracoli di Alessandro Siani.<br />
<br />
Che è meglio.<br />
<br />
Ford: questo vecchio cowboy e la religione, si sa, sono due cose molto, molto distanti tra loro. Oserei dire più di questo vecchio cowboy ed il suo finto giovane rivale. Passo.<br />
<br />
Cannibal Kid: Se mi mettessi a guardare questo film, potrei cominciare ad avere delle visioni mistiche. Tipo Ford che si mette a pregarmi in ginocchio di consigliargli qualche film teen di nuova generazione.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>La fuitina sbagliata</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGY904zhjal_cJZnqf-4P4drMRB7SdvjOOiMsy0ZDhfJ4F1Q9V-53e5o7o4rPxvU1BaP6Sk4Lh17jkYCFOTsrLDB_Yj_gvYn_Jfp5fgb5z8C229F2q60RE8RRJZVkT_F_e1ib_xPA0BJw/s1600/La-Fuitina-Sbagliata-locandina.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1121" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGY904zhjal_cJZnqf-4P4drMRB7SdvjOOiMsy0ZDhfJ4F1Q9V-53e5o7o4rPxvU1BaP6Sk4Lh17jkYCFOTsrLDB_Yj_gvYn_Jfp5fgb5z8C229F2q60RE8RRJZVkT_F_e1ib_xPA0BJw/s200/La-Fuitina-Sbagliata-locandina.jpg" width="140" /></a></div>
Valentina: Hai presente quei titoli che solo a leggerli ti fanno dire: “Grazie ma… no grazie”?<br />
<br />
Ecco.<br />
<br />
Ford: di sbagliato c'è ben altro. Come distribuire film così.<br />
<br />
Cannibal Kid: Hai presente quei titoli che solo a leggerli ti fanno dire: “Ma chi gliel'ha data a questi la licenza di dare titoli? Pensieri Cannibali?”.<br />
<br />
Ecco.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>La morte legale</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimeFywr7SlBcqIr6MqjuyD2s2duCt6Es8r-M5i7Pb_mJN7otXqw71cfkDouhY7C67wcDyC0PJOv9tzh42ScvV1KunqxJt_OUY8ymKP5fUqIg9NxKqZiuwJkV1xgOaz-BNknzaAJazCl2k/s1600/morte+leccgale+film.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="235" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEimeFywr7SlBcqIr6MqjuyD2s2duCt6Es8r-M5i7Pb_mJN7otXqw71cfkDouhY7C67wcDyC0PJOv9tzh42ScvV1KunqxJt_OUY8ymKP5fUqIg9NxKqZiuwJkV1xgOaz-BNknzaAJazCl2k/s200/morte+leccgale+film.jpg" width="139" /></a></div>
Valentina: Un altro documentario in sala, bene!<br />
<br />
Qui si racconta le genesi del film di Giuliano Montaldo “Sacco e Vanzetti”, condannati a morte per essere stati degli anarchici (oddio, il banchiere!)<br />
<br />
ll 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono giustiziati sulla sedia elettrica, diventando martiri di ingiustizia e simbolo di libertà. Nel 1971, Montaldo realizza un film sulla loro incredibile storia. Nel 2017, il film torna in una versione restaurata, nella quale il regista espone le sue motivazioni e l’intero percorso artistico e produttivo.<br />
<br />
Io lo vedrei. Ragazzi, scuola, insegnanti… soprattutto voi.<br />
<br />
Ford: qui vale lo stesso discorso fatto in apertura. Materia molto interessante, ma rischio altissimo di noia e didascalismo. Meglio, forse, riscoprire il film.<br />
<br />
Cannibal Kid: Quando i titoli di cui parlare in questa rubrica li seleziono io, in genere faccio una scrematura levando filmetti inutili e documentari vari che escono in due sale, se no la rubrica non finisce più. Questa settimana però li ha scelti Valentina e quindi ve li beccati tutti. Proprio tutti. E andate pure a vederli al cinema, se avete il coraggio e se li trovate nei cinema.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>La strada dei Samouni</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEmcrBjynRXvHvuTAZm6guFRq2Z3jyRC4Erp9PfJJM7RYlGPPhrNLk-EE8TPCdU0yGqTocNYFbieKqiADYAcXXU08lenGn08nh8CfZL3CynT94wfY8oShcTgPbxqWDgwYxabOALTGVHCE/s1600/samouni.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="597" data-original-width="421" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEmcrBjynRXvHvuTAZm6guFRq2Z3jyRC4Erp9PfJJM7RYlGPPhrNLk-EE8TPCdU0yGqTocNYFbieKqiADYAcXXU08lenGn08nh8CfZL3CynT94wfY8oShcTgPbxqWDgwYxabOALTGVHCE/s200/samouni.jpg" width="140" /></a></div>
Valentina: In una piccola comunità di contadini, la famiglia Samouni, si appresta a celebrare un matrimonio, la prima festa dopo la fine della guerra. Amal, Fouad, i loro fratelli e cugini hanno perso i loro parenti, le loro case. Il quartiere adesso è in fase di ricostruzione, si piantano gli ulivi e si lavora ai campi distrutti dai bombardamenti ma il compito più difficile è un altro: ricostruire le loro memorie (mi piace questo concetto del recuperare la memoria).<br />
<br />
E poi ’idea di alternare sequenze di animazione a quelle del documentario mi piace molto. Sì.<br />
<br />
Ford: film potenzialmente interessanti, di quelli da due o tre persone in sala che una quindicina d'anni fa mi sarei fiondato a vedere. I tempi, però, sono cambiati, quindi per il momento posso al massimo sperare di incrociarlo per caso e non essere troppo stanco per affrontarlo.<br />
<br />
Cannibal Kid: Ford per una volta dice bene. Questi sono film da due o tre persone in sala. Anzi, se diserta pure lui, mi sa che sono da una persona unica: Valentina ahahah.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Quasi nemici - L’importante è avere ragione</b><br />
<b><br /></b>
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Valentina: Quasi nemici, quasi amici… non so voi. Ma io mi sono quasi rotta le…<br />
<br />
Eddai. Su.<br />
<br />
Ford: hanno realizzato un film sulla rivalità tra me e Cannibal senza pagare uno straccio di royalty!? E' uno scandalo.<br />
<br />
Cannibal Kid: Il titolo italiano direi di lasciarlo perdere, visto che l'originale è Le brio. Ora, io non so il francese, ma non credo proprio che significhi “Quasi nemici”. In ogni caso, direi che, a parte A Star Is Born, questa commedia francese è l'unica pellicola settimanale che quasi mi interessa.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Renzo Piano: L’architetto della luce</b><br />
<b><br /></b>
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Valentina: Architettura, luce, cinema. Cose così… belle.<br />
<br />
"Quando cresci con l'idea che costruire è un'arte, ogni volta ti sembra di assistere a un miracolo, qualcosa di straordinario che non ti lascia più": questa è l'opinione di Renzo Piano, architetto italiano tra i più celebri e prolifici del mondo. A raccontare il suo genio è il cineasta Carlos Saura, che segue Piano nella progettazione e nella realizzazione del Centro Botin a Santander, in Spagna. Il racconto delle varie fasi della costruzione del Centro diventa presto riflessione sul processo creativo e su ciò che hanno in comune l'architettura, il cinema e tutte le altre arti.<br />
<br />
Ford: vabene che mi piacciono i documentari, ma cominciamo ad esagerare. Lascio dunque agli studenti di architettura e a chi è talmente radical da fare impallidire perfino il Cucciolo Eroico.<br />
<br />
Cannibal Kid: Grazie Valentina per averci proposto tutti questi documentari ed aver fatto così cominciare a odiare il genere persino a Ford. 🙂<br />
<br />
<br />
<br />
<b>The Predator</b><br />
<b><br /></b>
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Valentina: A pelle direi: Vedi sopra, A.X-L.<br />
<br />
Però c’è da premettere che: A dirigere The Predator è Shane Black, regista, sceneggiatore e attore esploso giovanissimo come sceneggiatore grazie ad “Arma letale”, commedia d'azione diventata un cult.<br />
<br />
Poi, Black ha scritto le sceneggiature di “L'ultimo boyscout. Missione: sopravvivere” (film che ho davvero apprezzato) e “Spy” prima di esordire nel 2005 alla regia, con “Kiss Kiss Bang Bang” (2005), con protagonista nientepopodimenoche Robert Downey jr.<br />
<br />
Una commedia noir, che ha debuttato al Festival di Cannes del 2005 e ha sancito l'inizio di una felice collaborazione tra Black e Downey jr. fino ad Iron Man 3.<br />
<br />
Gli eroi di The Predator sono chiamati Loonies (matti, svitati), un gruppo di svalvolati che si sono conosciuti a una terapia di gruppo.<br />
<br />
Ci vedrei bene anche Ford e Cannibal… anche io mi ci vedrei, in effetti.<br />
<br />
E alla fine salveremo il mondo! Ancora una volta.<br />
<br />
Ford: Predator è da sempre un film di culto in casa Ford, e nonostante la presenza di Shane Black - che mi è sempre piaciuto - nutro ben poche speranze per questo reboot che tenta invano di rinverdire i fasti di uno dei mostri cinematografici più originali ed interessanti degli anni ottanta. Probabilmente lo vedrò, ma con aspettative basse e senza troppo pensare a quanto mi esalto ogni volta che passa su questi schermi l'originale.<br />
<br />
Cannibal Kid: Il primo Predator è una delle merdacce più clamorose che abbia mai visto in vita mia. Le uniche consolazioni sono che qui almeno non c'è Schwarzenegger e che questo peggio di quello non può essere. Anche se, mai dire mai.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Titanic</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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Valentina: Era il 1997. Ho perso il conto sia delle ore passate a vedere il film, una roba interminabile, che degli anni passati da quella volta al cinema.<br />
<br />
Quello di Jack e Rose è un film che non ha bisogno di commenti particolari. Rivederlo non cambierà nulla, però ci scommetto tutto quello che ho che molti di noi, compresi Ford e Cannibal, proveranno a dire per l’ennesima volta a Jack di salvarsi le chiappe. E, per l’ennesima volta, lui non lo farà. __Attenzione spolier!!!__ Schiatterà.<br />
<br />
Ma sarà comunque incredibilmente romantico come la prima volta.<br />
<br />
Ford: ai tempi avevo molto apprezzato Titanic, e nonostante fossi un adolescente stronzo la storia di Jack e Rose mi colpì parecchio. Non penso di averlo mai più rivisto per intero, ma avrò tempo, credo, anche per questo. Specie nel periodo d'adolescenza della Fordina, sempre che possano piacerle i film "dei vecchi tempi".<br />
<br />
Cannibal Kid: Era il 1997. Ford era già più vecchio di Rose da vecchia. Io invece ero ggiovane dentro e fuori all'incirca come adesso. All'epoca il film mi era piaciuto abbastanza (a parte la tediosa parte iniziale), però non mi aveva fatto gridare al capolavoro e da allora non l'ho mai più rivisto. Bello, eh, ma DiCaprio ha fatto di meglio. James Cameron invece solo di peggio.<br />
<br />
<br />
<br />
<b>Zanna Bianca</b><br />
<b><br /></b>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo_YnGDO7B4HxRCQnCo8O302K8WcqCmwFjzZQGv18BV1UrGSE5KhJEks5vTrAaZ9OBr71lDpXXxoViQmsAN_TZ57xUl1VcHdW-2zS9VUQGPPSddqxvsEjfpy80clVpV5NIUcEgvqG4NKw/s1600/zanna+bianca+anime.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="336" data-original-width="235" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgo_YnGDO7B4HxRCQnCo8O302K8WcqCmwFjzZQGv18BV1UrGSE5KhJEks5vTrAaZ9OBr71lDpXXxoViQmsAN_TZ57xUl1VcHdW-2zS9VUQGPPSddqxvsEjfpy80clVpV5NIUcEgvqG4NKw/s200/zanna+bianca+anime.jpg" width="139" /></a></div>
Valentina: Ispirato al romanzo di Jack London, Zanna Bianca diventa un film d’animazione con la straordinaria voce di Toni Servillo… se penso alla mia visione da ragazzina con il film di Lucio Fulci e i due volti memorabili di Franco Nero e Virna Lisi (musiche di Rustichelli!) ancora mi commuovo. Magari in questa versione il trauma è ammorbidito, magari Cannibal e Ford si eviteranno di piangere come bambini, magari io pure.<br />
O forse no.<br />
<br />
Ford: sinceramente la trasposizione in animazione fredda e computerizzata di un classico di questo tipo mi attrae ben poco, voce di Servillo - che ormai è sovraesposto - compresa. Preferisco dare un morso a Cannibal con le mie zanne.<br />
<br />
Cannibal Kid: Jack London? Animazione finto adulta in realtà per bimbetti? Checché ne dica, questa è la fordianata suprema della settimana e forse del secolo.<br />
Cosa che significa: mettetevi in salvo!<br />
<br />
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com20tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-21068746251094684652018-10-04T23:59:00.000+02:002018-10-04T23:59:32.382+02:00Miriam Toews, Donne che parlano<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX5T63YR3tZq6xMhF9dlmB5R6kqxts1-M08Vo1kZSztSPnNnrcRROPLRQ0_jI-ZCj0Vaz4pcrHiPBl4Lw0RCdYQgPFBx02S1ys2TUytd8Tf4nJF3MF4y200xjlGo8_K9qWOAFiinoxiAg/s1600/Donne-che-parlano_web.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1600" data-original-width="1010" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjX5T63YR3tZq6xMhF9dlmB5R6kqxts1-M08Vo1kZSztSPnNnrcRROPLRQ0_jI-ZCj0Vaz4pcrHiPBl4Lw0RCdYQgPFBx02S1ys2TUytd8Tf4nJF3MF4y200xjlGo8_K9qWOAFiinoxiAg/s400/Donne-che-parlano_web.jpg" width="251" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<u><br /></u></div>
<div style="text-align: justify;">
<u><br /></u></div>
<div style="text-align: justify;">
<u>Una nota al romanzo</u></div>
<div style="text-align: justify;">
<u><br /></u></div>
<div style="text-align: justify;">
Tra il 2005 e il 2009, in Bolivia, in una remota mennonita chiamata colonia di Manitoba - dal nome della provincia canadese - a molte ragazze e donne capitava di svegliarsi tutte doloranti e con un senso di sonnolenza, il corpo sanguinante e coperto di lividi per via delle violenze subite durante la notte. Le violenze erano imputate a fantasmi e demoni. Secondo alcuni membri della comunità, erano Dio o Satana a infliggere alle donne tali sofferenze come castigo per i loro peccati; molti accusavano le donne di mentire per attirare l'attenzione o per coprire l'adulterio; altri ancora credevano che fossero frutto della sfrenata immaginazione femminile.</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine si scoprì che otto uomini della colonia ricorrevano a un anestetico veterinario per rendere incoscienti le proprie vittime e stuprarle. Nel 2011, questi uomini furono condannati a lunghe pene da un tribunale boliviano. Nel 2013, mentre i colpevoli erano ancora in carcere, fu reso noto che violenze simili e altri abusi sessuali continuavano a verificarsi nella colonia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Donne che parlano</b> è insieme una risposta narrativa a questi fatti di vita vissuta e un atto di immaginazione femminile.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Miriam Toews</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
Mi sembrava doveroso partire da qui, dalle parole dell'autrice. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ho letto queste righe almeno dieci volte, prima di addentrarmi oltre. Mi fermavo, cercavo qualcosa, la ragione di quel piccolo e primo scompenso al cuore, credo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Miriam Toews parla di un atto di immaginazione femminile, un concetto che racchiude una bellezza imponente, ma pure l'orrore.</div>
<div style="text-align: justify;">
E questo mi ha immediatamente paralizzata, perché io lo sapevo bene quello che avrei letto, quello che avrei trovato tra le righe, tra una pagina e l'altra. </div>
<div style="text-align: justify;">
Una storia terribile, di violenze inaudite, di donne violate.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo sapevo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma la letteratura a volte diventa un atto necessario, di responsabilità e urgenza a cui non puoi sottrarti.</div>
<div style="text-align: justify;">
Aspettavo questo libro con una certa ansia, esplosa dopo la segnalazione di una cara amica. Donna, madre, lettrice appassionata come poche altre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Venivano narcotizzate con lo spray per le mucche, e poi stuprate nel sonno.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata. Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio, non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo. Siamo mennonite senza una patria. Non abbiamo niente a cui tornare, a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi. Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni - per forza che siamo sognatrici</i>".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Riunite in un fienile, le donne di Molotschna decidono di parlare, riflettere su quanto accaduto, probabilmente per la prima volta, e capire insieme cosa fare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il capo della comunità, Peters, ha fatto arrestare gli uomini. Presto, però, questi torneranno in attesa del processo. E alle donne è stata data un'unica opportunità: perdonarli affinché possano andare in paradiso. Se non perdonano, le donne dovranno lasciare la colonia e uscire nel mondo, del quale non sanno nulla.</div>
<div style="text-align: justify;">
In quel fienile le donne devono decidere, votare. </div>
<div style="text-align: justify;">
Le opzioni sono tre:</div>
<div style="text-align: justify;">
1) Non fare niente.</div>
<div style="text-align: justify;">
2) Restare e combattere.</div>
<div style="text-align: justify;">
3) Andarsene.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il tutto, ovviamente, in pochissimo tempo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La voce che racconta, è quella di August Epp. L'unico uomo presente durante le riunioni delle donne e responsabile di trascrivere i verbali.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non è un caso che August sia un insegnante, un ex membro della colonia, espulso e poi riaccolto, un uomo capace di desiderare la vita e la morte con la stessa intensità, sinceramente.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Vogliamo che i nostri figli siano al sicuro. Vogliamo conservare la nostra fede. E vogliamo pensare".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'aspetto più sorprendente di questo libro, di queste donne, di questi verbali, è la maniera di affrontare tutta quella violenza, quel male inflitto dal potere, che è uomo, perché nella comunità vige il patriarcato e la donna conta zero. Da Dio, che è uomo, perché le donne non sanno leggere e nessuna di loro ha la più pallida idea di cosa sia la parola di Dio se non per bocca di un uomo che gliel'ha letta, imposta.</div>
<div style="text-align: justify;">
E nonostante queste privazioni, queste ingiustizie primitive, barbare, schifosamente vere e inopinabili, loro si preoccupano di preservare quella maledetta fede, quella parola che forse è di Dio, o forse del diavolo, in fondo chi può dirlo?</div>
<div style="text-align: justify;">
Nonostante i lividi sulla faccia, il sangue ancora caldo, le ossa rotte e le vite crepate per sempre, di donne, ragazze, BAMBINE, le donne di Molotschna cercano di preservare quelle qualità che un presunto Dio gli ha donato, perché di notte mentre Adamo dormiva qualcuno si è avvicinato, e gli ha staccato una costola, e poi l'ha data a "te", donna. E questo ti impone per forza di cose una vita di dolore, di sottomissione e privazione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
C'è un tempo per amare, e un tempo per odiare, dice la Bibbia. Queste donne hanno capito che per amare e odiare è necessario prima pensare. Averne almeno la possibilità.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho chiuso il libro e mi sono vista in quel fienile. Ho sentito la paglia sfiorarmi le gambe, ho raccolto i miei capelli in un fazzoletto bianco. Ho cercato di coprire un ematoma sul viso, ho sentito un dolore terribile corrermi lungo tutta la schiena. Mi sono sentita rotta, finita.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi una voce mi ha raccontato una storia, e poi un'altra, e un'altra ancora.</div>
<div style="text-align: justify;">
Queste storie parlavano delle profondità del Mar Nero, della possibilità della vita, nonostante le condizioni più ostili.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di libellule che hanno sei zampe ma che non sanno camminare, però sanno volare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di un artista chiamato Michelangelo che prima di dipingere non era certo di quello che avrebbe realizzato, non ne aveva idea, aveva paura, ma alla fine ce l'ha fatta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di un gruppo di donne coraggiose ignare del mondo, della felicità, della dignità, di una vita alla pari, che alla fine hanno deciso di parlare.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Avevo una mappa in mano, c'era scritto "mondo".</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho pensato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho scelto di andare.</div>
<div style="text-align: justify;">
(Non)Siamo solo donne che parlano...</div>
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-14894312265927529232018-09-24T10:17:00.002+02:002018-09-24T10:19:59.457+02:00Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3fs5YiSPH2kenJFvVyvTJEtEr3_AjK7ASbYYzPUlhKR4LIWzVJLaGErUl9evPmAG8F8-rfCxte3mG-X52sxtKEzl9bzJaiP6UnGJ9eAhjSrbYIS2_MlBjeHekd7O8FPSqVRJkBYnzxVo/s1600/bosco_vecchio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="498" data-original-width="300" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh3fs5YiSPH2kenJFvVyvTJEtEr3_AjK7ASbYYzPUlhKR4LIWzVJLaGErUl9evPmAG8F8-rfCxte3mG-X52sxtKEzl9bzJaiP6UnGJ9eAhjSrbYIS2_MlBjeHekd7O8FPSqVRJkBYnzxVo/s320/bosco_vecchio.jpg" width="192" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
È il 1935 quando <b><i>Dino Buzzati</i></b> pubblica il suo secondo romanzo, dopo un esordio poco apprezzato dalla critica del tempo con <i>Bàrnabo delle montagne</i>, 1933.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un momento difficile per l'Italia, in guerra con l'Etiopia e isolata dal contesto mondiale, Hitler inaugura le Leggi Razziali, Mussolini accresce il suo consenso, la censura è ovunque.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il Bosco Vecchio appare dunque un luogo necessario, rifugio dalle barbarie, uno slancio salvifico nel mondo immaginifico disegnato dall'infanzia.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dino Buzzati muove la penna fino a rinvenire le viscere più profonde della letteratura fantastica, di una poesia ancora fanciulla, di una prosa semplice ma appassionante, perché viva.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Una trama per niente articolata, quella di un uomo ormai rimasto solo, tale Sebastiano Procolo, stretto nella morsa della vecchiaia, la cui unica fortuna sembra essere un'immensa tenuta boschiva, lasciata in eredità dallo zio. Il Procolo, a sua volta, avrebbe lasciato il Bosco Vecchio al giovane Benvenuto, un ragazzino distratto e gracilino, pieno di incubi e paure, ancora tanto ingenuo, ancora tanto autentico e puro come tutti i bambini.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'avidità e la brama di potere, il voler possedere l'intera tenuta senza doverla spartire con alcuno, travolgono Sebastiano, lo obbligano a guardarsi davvero, a fare i conti con la propria coscienza, con quel male di uomo che lo stava divorando da dentro e lo condannava lentamente a un vita da eremita.</div>
<div style="text-align: justify;">
(Memorabile il volto di <i>Paolo Villaggio</i> nel film omonimo di Ermanno Olmi).</div>
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<br /></div>
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<b>Il segreto del Bosco Vecchio</b> è il luogo incontaminato per eccellenza, il mito dell'infanzia, le pagine più belle della nostra vita che avremmo voluto leggere ancora, e scrivere, ancora.</div>
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Dino Buzzati si dimostra subito maestro indiscusso nell'arte di fondere due mondi per loro natura diametralmente opposti, realtà e fantasia.</div>
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Il Bosco è animato e custodito da creature fantastiche, geni e gazze guardiane, scoiattoli e gufi, i venti soffiano e parlano agli uomini (solo a pochi, sia chiaro) diventano loro complici, talvolta nemici.</div>
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Ed è sorprendente come l'autore sia riuscito a inventare una struttura narrativa che vive di elementi surreali, i cui protagonisti più veri sono non-uomini.</div>
<div style="text-align: justify;">
Commoventi i momenti in cui Sebastiano parla con il vento Matteo, suo confidente, nonché alter ego in un mondo parallelo che probabilmente non c'è, perché non è reale, non è vero, ma che un tempo è esistito.</div>
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Tutti lo sanno.</div>
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<br /></div>
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Non si può spiegare la magia del Bosco Vecchio, di come il tempo si arresti dinanzi alla bellezza, alla felicità che non ha ragioni. Nel Bosco Vecchio i topi disturbano il sonno, il vento ci salva e poi ci condanna, si prende gioco di noi.</div>
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Nel Bosco gli uomini abbandonano per sempre la loro innocenza, la lasciano lì, come un'ombra ormai stanca e disillusa, come un vecchio burbero disabituato all'amore, al bene, alla possibilità di un'anima buona.</div>
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Nel Bosco Vecchio un carrettiere arriva e si trascina dentro una bara le anime ormai perse, farfalle bianche invadono gli alberi, cinque incubi terrificanti bussano alla porta.</div>
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<br /></div>
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Nel Bosco Vecchio si susseguono le stagioni, i venti cambiano, gli uomini pure.</div>
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<br /></div>
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<i>"E' inutile", disse il vento, "devo andare sul serio. Del resto, questa forse è la notte famosa in cui tu finirai di essere bambino. Non so se qualcuno te l'ha detto. Di questa notte i più non si accorgono, non sospettano nemmeno che esista, eppure è una netta barriera che si chiude d'improvviso. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Capita di solito nel sonno. Sì, può darsi che sia la tua volta.</i></div>
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<i>Tu domani sarai molto più forte, domani comincerà per te una nuova vita, ma non capirai più molte cose: non li capirai più, quando parlano, gli alberi, né gli uccelli, né i fiumi, né i venti. Anche se io rimanessi, non potresti, in quello che dico, intendere più una parola. Udresti sì la mia voce, ma ti sembrerebbe un insignificante fruscìo, rideresti anzi di queste cose. </i></div>
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<i>No, forse è meglio così, che ci separiamo al punto giusto".</i></div>
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<i><br /></i></div>
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Esiste un momento, nella vita di ogni lettore, in cui si avverte qualcosa.</div>
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Uno strappo nel cuore, nella carta.</div>
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Credo voglia dire semplicemente una cosa.</div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Che quel libro, resterà aperto dentro di te, per un tempo infinito. </div>
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com8tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-70641815225479511052018-09-14T11:54:00.001+02:002018-10-12T11:33:35.719+02:00Sulla mia pelle<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEBlK0QBiWQiEQ7U1uQt56tEjxNqawbidTxa-4VldUebvzplUTDLVoIZ5TLABd_vY6lqXJn78-b8EBJAa91aPG0x06lSlk4ciO8mGg-eNF2koz8f8u1TybtK0llsXJYbw4pE-3hfCP9sw/s1600/sulla-mia-pelle-4.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="533" data-original-width="800" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEBlK0QBiWQiEQ7U1uQt56tEjxNqawbidTxa-4VldUebvzplUTDLVoIZ5TLABd_vY6lqXJn78-b8EBJAa91aPG0x06lSlk4ciO8mGg-eNF2koz8f8u1TybtK0llsXJYbw4pE-3hfCP9sw/s400/sulla-mia-pelle-4.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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Ho iniziato a vedere il film con una bomba ad orologeria nello stomaco, pronta ad esplodere.</div>
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Nonostante già sapessi l'epilogo, mi sono resa conto dopo pochi minuti che quella storia, vera, brutta, così dannatamente reale, mi avrebbe fatto stare male, malissimo. Mi avrebbe messo in difficoltà, perché prima di un occhio critico, c'è quello di madre, di sorella, di essere umano.</div>
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E certe storie ti lasciano addosso solamente un silenzio profondo.</div>
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<br /></div>
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La storia di Stefano Cucchi ha scosso duramente l'opinione pubblica, l'immagine di Ilaria con le foto del fratello ormai privo di vita sono entrate nelle case di tutti gli italiani. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto almeno un'occasione per riflettere su quanto accaduto.</div>
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Ecco, partirei da questa premessa che è un dato di fatto, il punto nevralgico da cui si snodano milioni di pareri e interpretazioni.</div>
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<br /></div>
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Quella di Stefano è una storia vera. Realmente accaduta.</div>
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La responsabilità, nella scelta di portarla sul grande schermo, di farne comunque un prodotto cinematografico, è davvero tanta.</div>
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<i><b>Alessio Cremonini</b></i> realizza un'opera realmente complessa (e lo fa con rigore di cronaca, in maniera del tutto oggettiva), un travaglio estenuante che lo spettatore è costretto a vivere insieme al protagonista. Il corpo di Stefano, e quella pelle livida che giorno dopo giorno si trasforma, cambia colore, viene sbattuto da una cella all'altra.</div>
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La tensione cresce, con fare vorticoso inizia a toccare ogni cosa, e poi la smantella, sradica le coscienze, scompensa gli sguardi e i cuori di chi sta lì, inerme, composto e al tempo stesso smembrato, davanti allo schermo che ti seduce e ti condanna.</div>
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<br /></div>
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Le pareti delle celle, di tutti gli istituti penitenziari che Stefano ha "abitato" prima di morire, riflettono la poca vita rimasta al protagonista.</div>
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La bravura sconfinata di <i><b>Alessandro Borghi</b></i> è racchiusa in un corpo smagrito e destinato a finire, nel tono di una voce sottile, nel peccato di un giovane che ha fatto tanti errori e vorrebbe redimersi. Ci prova, nell'atto di una preghiera, che non è tanto fede quanto "speranza". Nell'abbraccio di un padre, nella voce che attraversa la cella e diventa compagna, confidente, una presenza comprimaria che potrebbe non esistere, eppure c'è, perché parla, si sente ma non si vede.</div>
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La prova fisica di Borghi, che ricorda molto l'uomo senza sonno di Christian Bale, è l'elemento che rompe lo schermo, la mano che affonda la lama. La tensione parte dai suoi occhi, da quel corpo adagiato su un letto rigido, dai respiri che cambiano e si spezzano e graffiano le pareti buie.</div>
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<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0FsWddgmR1FwLYxzVv3aV3r_99JjAu3rOpdvB-_oR5N4wDETjEZM9JcmLT_kZprlIFQvl6Q1qXTGv-xVz-P1WxTTEEEDoEe1pL2X9tc5lCsWvpQdeUJE0VbiYJvjEbnpQ1kVL_n5FBLA/s1600/sulla+mia+pelle.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1080" height="266" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj0FsWddgmR1FwLYxzVv3aV3r_99JjAu3rOpdvB-_oR5N4wDETjEZM9JcmLT_kZprlIFQvl6Q1qXTGv-xVz-P1WxTTEEEDoEe1pL2X9tc5lCsWvpQdeUJE0VbiYJvjEbnpQ1kVL_n5FBLA/s400/sulla+mia+pelle.jpg" width="400" /></a></div>
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<br /></div>
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<br /></div>
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E ci spezziamo anche noi, insieme a quella schiena livida. Chiediamo perdono e cerchiamo un po' di pace, nelle mani grandi di un padre (notevole e commovente la compostezza e la drammaticità di <i><b>Max Tortora</b></i> nei panni del padre di Stefano), nell'amore severo di una sorella maggiore, negli occhi smarriti di una madre.</div>
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<br /></div>
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<b>Sulla mia pelle</b> è un film che annienta la critica, perché non c'entrano gli applausi e le stellette sulle riviste cinematografiche, non c'entra il gusto e nemmeno il giudizio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa storia, che è brutta, e che fa male, è solo un motivo in più per riflettere, per guardare i propri figli negli occhi e dire loro: "Non fate cazzate, non fate cazzate vi prego!"</div>
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<br /></div>
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<i>Alla fine la bomba è esplosa. Mio figlio Luca, dieci anni, durante i titoli di coda mi ha visto piangere. Si è avvicinato come il cavaliere al cospetto della principessa.</i></div>
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<i><br /></i></div>
<i>"A ma', ma che piangi? E' solo un film".</i><br />
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com14tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-11225391882715528762018-09-13T13:26:00.001+02:002018-09-13T13:33:30.187+02:00Rosella Postorino, Le assaggiatrici<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKArttsmnneeL13Bawm55BwtGNInEU4fQ8TNjBeQ9w25-v9sK5qDCmMVq-h_8oeau3TqG3ZQCE_l726rlK-2B8quzTkfF68rQK6oicGuNlShzkNzjhinI-8O09F68_gULkXZKa5gZl9_w/s1600/assaggiatrici.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1567" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhKArttsmnneeL13Bawm55BwtGNInEU4fQ8TNjBeQ9w25-v9sK5qDCmMVq-h_8oeau3TqG3ZQCE_l726rlK-2B8quzTkfF68rQK6oicGuNlShzkNzjhinI-8O09F68_gULkXZKa5gZl9_w/s320/assaggiatrici.jpg" width="204" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho deciso di leggere questo libro non appena mi è giunta la voce di una storia ambientata nella campagna tedesca, più precisamente nel quartier generale di Hitler, durante la Seconda Guerra Mondiale. Una storia molto al femminile, a partire dal titolo e dalla copertina.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un libro che parla di un gruppo di donne recluse in mezzo alla foresta, in una mensa forzata a mangiare cibo che potrebbe essere avvelenato, e che potrebbe uccidere il Führer.</div>
<div style="text-align: justify;">
La sua ossessione, la paura di morire avvelenato, fa da trama narrativa a un romanzo storico del tutto atipico, poiché scardina in un certo senso gli archetipi del genere.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ispirandosi alla vera storia di <i>Margot Wölk</i>, assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, l'autrice indaga soprattutto le pulsioni più intime della protagonista e delle altre donne coinvolte in questa parentesi storica che, sempre di più dalla prima all'ultima pagina, diventa emblema della coscienza umana. </div>
<div style="text-align: justify;">
A differenza del classico romanzo storico, infatti, il libro di <i style="font-weight: bold;">Rosella Postorino</i>, riesce<i style="font-weight: bold;"> </i>a trascinare il lettore in un dramma che da intimo e personale finisce col travolgere tutti.</div>
<div style="text-align: justify;">
La storia, quella che siamo abituati a studiare sui libri (c'è da dire inoltre che di questa vicenda se ne è parlato pochissimo, almeno per quanto riguarda la mia cultura), ad un certo punto vuole mettersi da parte per dare spazio alla fragilità dell'essere umano, delle difficoltà che travolgono l'anima e la mente in situazioni estreme, tragiche, come lo è appunto quella del libro in questione.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Rosa Sauer</i>, la protagonista, riesce a sopravvivere alle brutture della storia, ma il suo profondo senso di colpa, legato ai suoi tre pasti al giorno mentre il resto del mondo moriva di fame, legato all'amore tradito nei confronti di un uomo disperso in guerra, a un desiderio che nonostante tutto il male e l'orrore intorno, ancora la smuove, la tiene in vita, fanno sì che la sua "fortuna" diventi al contempo condanna.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
"Ma chi avrebbe mai preferito la vita eterna alla sua vita qui sulla terra? Io no di certo.<br />
Ingoiavo il boccone che avrebbe potuto uccidermi come fosse un fioretto, tre fioretti al giorno per ogni giorno della novena natalizia. Offri al Signore la fatica dei compiti, la tristezza per il pattino che si è rotto o il tuo raffreddore, diceva mio padre, quando la sera pregava con me.<br />
Guarda quest'offerta, allora, guardala: offro la mia paura di morire, il mio appuntamento con la morte rimandato da mesi e che non posso annullare, li offro in cambio della sua venuta, papà, della venuta di Gregor.<br />
La paura entra tre volte al giorno, sempre senza bussare, si siede accanto a me, e se mi alzo mi segue, ormai mi fa quasi compagnia".</blockquote>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Sono numerosi i momenti in cui Rosa si interroga sul complicato ruolo che la vita le ha riservato, e che la storia ha portato poi allo stremo, a una condizione esistenziale che ha del paradosso.</div>
<div style="text-align: justify;">
E nonostante ciò, la vera luce che traspare da queste pagine, da questa miscela perfetta di storia e invenzione, proviene proprio dai momenti più intimi della protagonista, dalla sua autentica bellezza concepita nel desiderio e nella giovinezza, nell'attaccamento alla vita e alle passioni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quelle che, ancora oggi, potremmo definire le armi più potenti per vincere la guerra.</div>
<div style="text-align: justify;">
Qualunque essa sia.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-32945116527684767722018-03-17T12:50:00.001+01:002018-03-17T13:01:44.824+01:00Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGTa8K7tvpknVMtL-cK_SIzkVPhyphenhyphen4djvV-pEXTqLIpLqc2nwLD79V-RtY8LSLW2mD8Slt2b-hLjUG4eFP5D24D5wPzbX0oZ9d3aeiuNE1YziMmK7tu9bvOC2zSuH8q8KtJF1TMqeQF5T4/s1600/fallaci.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1554" data-original-width="1000" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGTa8K7tvpknVMtL-cK_SIzkVPhyphenhyphen4djvV-pEXTqLIpLqc2nwLD79V-RtY8LSLW2mD8Slt2b-hLjUG4eFP5D24D5wPzbX0oZ9d3aeiuNE1YziMmK7tu9bvOC2zSuH8q8KtJF1TMqeQF5T4/s320/fallaci.jpg" width="205" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
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"Il massacro e l'orgoglio", le aveva suggerito Ferruccio de Bortoli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma lei non era convinta. Tuttavia rimase in silenzio, per un po'. Poi si accese una delle tante sigarette di quella mattina e, all'improvviso, scattò dalla sedia.</div>
<div style="text-align: justify;">
"La rabbia..."</div>
<div style="text-align: justify;">
Tutta quella che aveva dentro.</div>
<div style="text-align: justify;">
La rabbia e l'orgoglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La mattina dell'11 settembre Oriana Fallaci era lì. Nel suo appartamento nel centro di Manhattan, sulla <i>61esima</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
La ragazzina che faceva la staffetta da una sponda all'altra dell'Arno, durante la Resistenza. </div>
<div style="text-align: justify;">
La giovane corrispondente di guerra in Vietnam, la giornalista quasi morta ammazzata a Città del Messico. La "guerrafondaia" di cui molti parlano, a suon di accuse immeritate, spesso meschine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Era presente nonostante il silenzio di quel periodo, di esilio, lontano dall'Italia, dalle "cicale di lusso", come amava definirle lei.</div>
<div style="text-align: justify;">
Gli italiani, sì. Gli uomini che contano e quelli da niente, e poi la gente. Quelli che all'indomani dell'11 settembre gridavano: "Gli sta bene. Agli americani!"</div>
<div style="text-align: justify;">
Per questa e tante altre infinite ragioni, Oriana Fallaci decise di allontanarsi da Firenze, dalla sua patria. Era convinta che ormai gli italiani non volessero più ascoltare, né sapere, né vedere. E il principio fondante di quella professione che oggi è morta, insieme a lei, dopo di lei, muore di conseguenza.</div>
<div style="text-align: justify;">
A nessuno importa che siano vere, le storie che si leggono sui giornali. </div>
<div style="text-align: justify;">
E poi Oriana aveva questo brutto vizio. Ti obbligava a riflettere...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>La rabbia e l'orgoglio</b>, in principio, era una pila di fogli raccolti in una cartella rossa. Erano i pensieri esplosi dopo l'Apocalisse, tutto ciò che Oriana aveva tagliato al fine di rispettare le volontà dell'editore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Lui le chiese un articolo, la sua testimonianza di quella tragedia. </div>
<div style="text-align: justify;">
Lei lo accontentò.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Sai, io credevo d' aver visto tutto alle guerre. Dalle guerre mi ritenevo vaccinata, e in sostanza lo sono. Niente mi sorprende più. Neanche quando mi arrabbio, neanche quando mi sdegno. Però alle guerre io ho sempre visto la gente che muore ammazzata. Non l' ho mai vista la gente che muore ammazzandosi cioè buttandosi senza paracadute dalle finestre d' un ottantesimo o novantesimo o centesimo piano. Alle guerre, inoltre, ho sempre visto roba che scoppia. Che esplode a ventaglio. E ho sempre udito un gran fracasso. Quelle due torri, invece, non sono esplose. La prima è implosa, ha inghiottito se stessa. La seconda s' è fusa, s' è sciolta. Per il calore s' è sciolta proprio come un panetto di burro messo sul fuoco. E tutto è avvenuto, o m' è parso, in un silenzio di tomba. Possibile? C' era davvero, quel silenzio, o era dentro di me? </i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
La prima edizione de La rabbia e l'orgoglio arriva nelle librerie italiane il 12 dicembre 2001. Tre mesi dopo l'11 settembre e dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera del 29 settembre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tante polemiche, un dibattito che ancora oggi si accende non appena si fa il suo nome: Oriana Fallaci. </div>
<div style="text-align: justify;">
La matta, la fascista, quella che preferisce la rabbia al "volemose bene" sempre e comunque.</div>
<div style="text-align: justify;">
Eppure la rabbia ci rende così terribilmente umani, come si può sostenere il contrario?</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><b>Tiziano Terzani</b></i>, in una lettera alla Fallaci, parla del suo articolo come di invettive pregne di rabbia, e di quanto egli sia rimasto sbigottito dinanzi alla evidente perdita della ragione di lei.</div>
<div style="text-align: justify;">
Di lei che vedeva la gente ammazzarsi, bruciare viva. Di lei che vedeva le torri fondersi come un panetto di burro. Di lei che la guerra l'ha sempre vissuta in prima linea.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma è politicamente scorretto incazzarsi, sputare addosso agli uomini cattivi, alle barbarie. Ed è scorretto dire le cose come stanno, è scorretto lasciarsi divorare dalla rabbia e dall'orgoglio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sarebbe meglio lasciare che sia Dio a decidere, a intervenire dinanzi alla violenza, alla morte.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sarebbe meglio contemplare dalla finestra un filo d'erba e sorridere, "Peace&Love". </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Tiziano Terzani, così come molti altri colleghi e non, trascurava però un dettaglio affatto trascurabile. Lui ad esempio esortava la Fallaci a starsene sulla sponda del fiume, a vedere la corrente. Stare buona, non sputare, non incazzarsi, non parlare male.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma come si fa, se si conosce davvero questa giornalista scrittrice, a dire alla Fallaci di starsene buona e sulla sponda del fiume?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La sua mano è feroce ma si muove solo dopo aver toccato l'anima. Senza nemmeno chiederti se lo vuoi o meno, lei ti obbliga a ragionare. Sull'Italia, sull'America, sul mondo Islamico.</div>
<div style="text-align: justify;">
La bellezza che non trovo altrove è tutta in questo libro, e in tanti altri, che si muove entro i cardini del giornalismo, attaccato alla verità, e poi si stacca e prende il volo. </div>
<div style="text-align: justify;">
Un libro è soprattutto un sentimento che esplode. Non necessariamente "corretto".</div>
<div style="text-align: justify;">
Certo, devi saperlo raccontare.</div>
<div style="text-align: justify;">
E Oriana sapeva farlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mostruosamente bene.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com31tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-16672887836366102892017-12-09T18:22:00.001+01:002017-12-09T18:22:49.339+01:00Non chiedermi mai cosa farò da grande<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI9WLGiUETuYsxpn6bZwEkCu5kAWV7rZg-x5vBfEZtIWkZcLvCi13T-fnwEfH6WX7fdvAMZ_aZsSUu9wRAIcSiGRyktqxAwJ5YU_k2dYzDTQHGzcwTw97xyivKd-X5t3rhBzlx5mNhaA0/s1600/linus+da+grande.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="777" data-original-width="940" height="264" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhI9WLGiUETuYsxpn6bZwEkCu5kAWV7rZg-x5vBfEZtIWkZcLvCi13T-fnwEfH6WX7fdvAMZ_aZsSUu9wRAIcSiGRyktqxAwJ5YU_k2dYzDTQHGzcwTw97xyivKd-X5t3rhBzlx5mNhaA0/s320/linus+da+grande.jpg" width="320" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
L'ultimo post scritto risale al 15 settembre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il post più letto è, da praticamente una vita, questo: "<a href="https://criticissimamente.blogspot.it/2013/02/tema-il-mio-futuro.html">Tema: Il mio futuro</a>".</div>
<div style="text-align: justify;">
L'ultima volta che mi hanno posto questa domanda, non sapevo che dire. </div>
<div style="text-align: justify;">
Nemmeno la prima.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nemmeno adesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Cosa vuoi fare da grande?"</div>
<div style="text-align: justify;">
Della prima volta non ricordo nulla, ma rimpiango senza dubbio la mia leggerezza. Perché davvero una volta planavo sulle cose senza farmi male.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi è arrivata la prima botta, poi la seconda e via discorrendo.</div>
<div style="text-align: justify;">
A conti fatti, osso più osso meno, oggi sarei una piccola blatta. O una di quelle lumachine zigrinate tanto carine, che le riconosci subito perché si trascinano dietro tutto il loro mondo, e si fanno un <i>culo tantum</i> dalla mattina alla sera. Perché poi vanno piano, ma piano piano arrivano.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho trentadue anni, credo di essere arrivata. Nel senso più brutale del termine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nel senso che... a un certo punto, in amicizia, con tre cuori e due gattini, fatti i cazzi tuoi!</div>
<div style="text-align: justify;">
Non ce l'hai una vita tua? </div>
<div style="text-align: justify;">
Che te ne frega a te di cosa faccio io nella vita? Eh?</div>
<div style="text-align: justify;">
O peggio ancora, di cosa vorrei, fare, nella/della - MIA - vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Che poi glielo dici, e uno ride.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Muori</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
E l'altro balbetta pure: "Scu-scusa, non ho capito. Cosa vuoi fare? Cosa fai? Ma è legale?"</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Muori anche tu</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
E l'altro l'altro: "Cioè fammi capire, MACHEDAVERO ti vuoi prendere la seconda laurea per insegnare? E nel frattempo scrivi e pubblichi libri sfigati che nessuno legge? No vabbè, il Top".</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>E allora crepate tutti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div style="text-align: justify;">
Sì perché adesso va di moda dire "il top", anche qui a Roma. </div>
<div style="text-align: justify;">
Ovviamente non augurerei la morte a nessuno, ma zitti zitti, voi che schiacciate gli altri come lumachine zigrinate, quelle che non rompono i coglioni a nessuno, fondamentalmente, avete molte più vittime sulla coscienza che Dexter Morgan nella collezione di vetrini.</div>
<div style="text-align: justify;">
Fatevi un po' un esamino, eh?</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
A proposito di esami.</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine l'ho fatto. Mi sono iscritta alla magistrale, Filologia Moderna.</div>
<div style="text-align: justify;">
Voglio insegnare. </div>
<div style="text-align: justify;">
Italiano. </div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Risata tipo Malefica.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
Qualcuno mi ha detto che sono una matta, 'na scema, 'na povera illusa che vive nel mondo delle favole.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tre figli, casa, lavoro. </div>
<div style="text-align: justify;">
EPPOI sei una d-o-n-n-a, <i>oddio, devi cucinare, lavare, stirare, pregare, amare...</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Amen. </i></div>
<div style="text-align: justify;">
Insomma, sto studiando, sto preparando i primi due esami che darò a gennaio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Iniziare con Leopardi ha il suo macabro perché. E pure il suo fascino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con la scusa torno a scrivere sul blog.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con la scusa sono pure più serena, perché ve l'ho detto.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho ricominciato pure a scrivere, una storia triste, tristissima. Ma grande, <i>come una balena...</i></div>
<div style="text-align: justify;">
Enniente, qualcuno lo avrà notato. </div>
<div style="text-align: justify;">
Sono molto suscettibile questo periodo, ma voi potete dirmi tutto.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Oddio, basta che non mi chiedete cosa voglio fare da grande...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com329tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-48141544197888940582017-09-15T17:48:00.001+02:002017-09-15T17:48:43.565+02:00Quel mostro di me<div class="_1dwg _1w_m" style="font-family: inherit; padding: 12px 12px 0px;">
<div style="font-family: inherit;">
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; font-size: 14px; line-height: 1.38;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO5Tsvu0-8tm6sycorvENYPht_kRZcOLC_fhH8-bLXXXalioBUSL6GSxPeWRGgy0faYsjzZNPVFGt-YzXM6ajEBQsSMAOHR4H0cWLbhOxBBgew9ZywXHd_6xnX4IRqGfxCfi3DB4JpZQ0/s1600/vincent+burton.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="1209" data-original-width="1600" height="301" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhO5Tsvu0-8tm6sycorvENYPht_kRZcOLC_fhH8-bLXXXalioBUSL6GSxPeWRGgy0faYsjzZNPVFGt-YzXM6ajEBQsSMAOHR4H0cWLbhOxBBgew9ZywXHd_6xnX4IRqGfxCfi3DB4JpZQ0/s400/vincent+burton.jpg" width="400" /></a></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<i><br /></i></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<i>Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà.</i></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<i>Altri mi sembrano grandi come l'oceano.</i></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<i>Sguazzo, mi perdo, sto serena.</i></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<br /></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38;">
<br /></div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Scrivere <b><i>Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte</i></b> ha significato molto per me. </div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci. </div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza.</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando?</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Ho paura che si tratti di me. </div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato.</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo.</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allontano me stessa.</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
Ma questi tanto tornano sempre.</div>
<div class="_5pbx userContent" data-ft="{"tn":"K"}" id="js_4ux" style="font-family: inherit; line-height: 1.38; text-align: justify;">
E io pure.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com65tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-3923452976568213682017-09-07T15:51:00.001+02:002017-09-07T15:53:22.328+02:00Beata ignoranza<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNXCpw8VUp9bxYambxYSclXuRvqncDrX8zd_GTs_wE694A-A0H8oqIjmNquFvAL_ud9em68j1JZ9PQs8OEcnHc8LgoIXLbcx4MKzHtzGPkc-h0OAZ503WmZ9pJzDTg9feRM9u96LYddpI/s1600/beata+ignoranza.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="1280" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhNXCpw8VUp9bxYambxYSclXuRvqncDrX8zd_GTs_wE694A-A0H8oqIjmNquFvAL_ud9em68j1JZ9PQs8OEcnHc8LgoIXLbcx4MKzHtzGPkc-h0OAZ503WmZ9pJzDTg9feRM9u96LYddpI/s400/beata+ignoranza.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<b><br /></b></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Beata Ignoranza</b>, quinto film da regista per <i>Massimiliano Bruno</i>, è un po' la grande guerra contemporanea. A guidare i due fronti ci pensano <i>Marco Giallini</i> e <i>Alessandro Gassmann</i>, protagonisti e contrapposti nel senso più letterale del termine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il primo, professore di lettere e piuttosto restio a farsi travolgere dalla modernità. Prof. vecchio stampo, che preferisce un bel romanzo e un bel disco ai post condivisi ininterrottamente da Tizio e Sempronio su Facebook. Uno che crede ancora nelle istituzioni, che si chiede cosa sia normale e cosa non lo è più. Il secondo, professore di matematica che insegna con lo smartphone e sfrutta le <i>app.</i>, vittima della tecnologia, dei selfie, dei follower, della solitudine, del suo ruolo tanto ridicolo che gli è stato assegnato.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Perché Beata ignoranza è un film nel film, o meglio, un documentario nel film. Gli attori parlano alla macchina e infrangono la quarta parete. All'inizio si soffre, nel senso che lo spettatore non fa che chiedersi: "Ma Giallini e Gassmann si sono rincoglioniti?"</div>
<div style="text-align: justify;">
Si ha la sensazione, disturbante, che i due protagonisti abbiano seri problemi ad adeguarsi al copione. Imprevisti del mestiere, si direbbe, soprattutto se si è un attore con la A maiuscola. E gli attori scelti da Massimiliano Bruno lo sono, eccome!</div>
<div style="text-align: justify;">
Alla fine si capisce, cioè, un po' prima della fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
A muovere tutto, infatti, in questo docu-film improvvisato e realizzato in poco tempo, con pochi mezzi e due nemici per la pelle per niente addomesticabili, è la dipendenza dai social. </div>
<div style="text-align: justify;">
La malattia odierna, chiamiamola così.</div>
<div style="text-align: justify;">
Per quanto mi riguarda, il documentario non gode del fascino che può avere un film hollywoodiano, per dire.</div>
<div style="text-align: justify;">
Massimiliano Bruno, dopo il drammatico <b>Gli ultimi saranno gli ultimi</b> (ingiustamente male criticato a mio avviso) torna dietro la macchina per documentare la realtà. Senza ricorrere alla bellezza e ai trucchi della narrazione, che è fantasia, immaginazione, una sceneggiatura da infiocchettare, sistemare, abbellire.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Beata ignoranza è un documentario, che noi lo vogliamo o meno. </div>
<div style="text-align: justify;">
Non è la commedia che ci aspettavamo da Bruno, vero. </div>
<div style="text-align: justify;">
Capirai, con quei due mostri di Gassmann e Giallini come minimo avrei voluto sbellicarmi o piangere fino allo sfinimento. E invece no.</div>
<div style="text-align: justify;">
E invece qualcuno ha voluto semplicemente riportare, non raccontare, ciò che siamo diventati.</div>
<div style="text-align: justify;">
Incapaci di vivere e stare al mondo senza il supporto di una applicazione che ti dice come fare, come amare, dove andare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Disabituati alla bellezza delle cose semplici, come una poltrona in casa e un bel romanzo da leggere, come un bel pomeriggio all'aria aperta, come il colore del cielo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Beata ignoranza non è un bel film, perché ci sono padri che non sanno comunicare con la propria figlia, che non sanno amare, perdonare.</div>
<div style="text-align: justify;">
Beata ignoranza non è un bel film, perché ci siamo noi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com13tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-71493090273564486102017-07-10T19:32:00.000+02:002017-07-11T07:10:12.664+02:00Joshua, di Massimiliano Riccardi<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSrMiHdz5g81wFt2z4qzbVff6Qcd0CfbuGWITYJHt1PbvNbBoQ4tJU-0fAnDLlitSfV4z76_hy-Jm9s_58EqaCVBWmCTfLSlpHmUk7gOV0gSxvKv1_ZMalxfzLuk7-nglTOT2_VZF1tgQ/s1600/joshua.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="600" data-original-width="600" height="400" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhSrMiHdz5g81wFt2z4qzbVff6Qcd0CfbuGWITYJHt1PbvNbBoQ4tJU-0fAnDLlitSfV4z76_hy-Jm9s_58EqaCVBWmCTfLSlpHmUk7gOV0gSxvKv1_ZMalxfzLuk7-nglTOT2_VZF1tgQ/s400/joshua.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"Non c'è proprio un cazzo di epico o di bello nella morte. Solo dolore, paura. Talvolta egoistico sollievo, se sei sopravvissuto".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Nella letteratura, nel cinema, l'immagine della morte scorre davanti ai nostri occhi cambiando volto e abitudini, talvolta impudente, altre poco più accorta e silenziosa. Ma le conseguenze spesso si somigliano, i morti pure, il dolore, la fine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Se c'è una cosa che invidio a certi scrittori, è la capacità di planare sulla violenza, sul male della vita, e raccontarlo senza uscirne a brandelli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non so come ne sia uscito<i><b> Massimiliano Riccardi</b></i>, io però se scrivo due volte di fila morte e sangue, mi si comincia ad arrovellare lo stomaco, vado nel panico, mi immobilizzo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La storia più difficile da raccontare, è quella che porta nel buio dell'anima.</div>
<div style="text-align: justify;">
E qui ci si perde, fino a non trovarsi più.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Il protagonista, <b>Joshua</b>, è un uomo vinto dal male, dalla vita stessa che lo ha privato di tutto. Un animale solitario, capace di mimetizzarsi ovunque, meglio ancora se tra la bella gente, insospettabile, a prima vista amabile, composta. Eppure il male ha questa abitudine di instaurarsi lì, nella normalità apparente, sotto la camicia stirata a puntino.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dove non si sente nemmeno la puzza e il vuoto che hai dentro è introvabile, troppo radicato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sullo sfondo di un romanzo dalle tinte noir, ambientato nella provincia americana, si respira l'idea di fondo che il male è fin troppo democratico. Arriva dove vuole.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'autore gioca con la sua abilità di narrare senza fronzoli, con la mano leggera ma sapiente, e con quella maturità di stile che è molto rara per un esordiente.</div>
<div style="text-align: justify;">
Joshua è un libro oscuro, il personaggio ha un non so che di Dexter Morgan. Chi lo sa se certi parallelismi sono voluti oppure no... </div>
<div style="text-align: justify;">
Tuttavia quel che resta è esattamente un vuoto, incolmabile, o peggio, di quelli che puoi riempire solo vivendo al limite della follia e della solitudine.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ma un buon libro ti salva.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ti salva sempre.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com17tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-26472598211862847522017-06-21T16:21:00.002+02:002017-06-21T16:26:38.805+02:00La prima prova<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjapoXATsPapGnvp3V7LY0G3woGuVmI7X_K9cPsicI1Pvcjl7gqGCzjN4Ng49SyAhoifs1wGIzM608j-2R_sZ-S01m-11ZJGKX-nG-JJ86njActaWFi55mhRiHG7uk1uUdutRWD070mUPM/s1600/maturita-2017.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="400" data-original-width="800" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjapoXATsPapGnvp3V7LY0G3woGuVmI7X_K9cPsicI1Pvcjl7gqGCzjN4Ng49SyAhoifs1wGIzM608j-2R_sZ-S01m-11ZJGKX-nG-JJ86njActaWFi55mhRiHG7uk1uUdutRWD070mUPM/s400/maturita-2017.jpg" width="400" /></a></div>
<br />
<br />
La prima prova iniziava tipo alle nove.<br />
Attacco di panico.<br />
Terribile.<br />
Non riuscivo a scrivere, guardavo il mio professore e singhiozzavo.<br />
"Professore non ci riesco. Non sono in grado".<br />
Lui nemmeno mi risponde.<br />
A un certo punto, verso mezzogiorno, mi viene vicino e mi sussurra all'orecchio: "Valenti', basta dire cazzate. Scrivi!!!"<br />
In un'ora scrissi il mio tema, credo rimanga il migliore di tutta la mia vita scolastica.<br />
Parlai dell'amicizia.<br />
Citai Trilussa.<br />
Smerdai la De Filippi e tutti quei rapporti da reality.<br />
Da copione.<br />
Quando andai davanti alla commissione il mio professore era lì che mi aspettava.<br />
Le altre due prove scritte erano andate di merda.<br />
Non m'importava.<br />
Perché lui mi diede quel foglio pieno di sentimenti e parole libere.<br />
Le mie.<br />
E guardandomi dritto negli occhi mi disse solo una cosa: "Brava".<br />
In quel momento capii quale sarebbe stata la mia strada.<br />
E ancora oggi, quando mi prende il panico e non riesco a scrivere, qualcuno torna da lassù, e mi dice: "Scrivi!"<br />
<br />
<br />
Chissà cosa avrei scritto adesso - mi chiedo.<br />
Forse una colonna in meno.<br />
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com7tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-11641680030154329542017-05-12T09:55:00.000+02:002017-05-12T09:55:51.874+02:00Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhicGaKXyzPi9wJCROnxYluWDhyAU7p_Ao-8QnUp8pSnZyPcxei0zu6U1Yw5d3z7ywa8vN-b26gNQjLUY6aYND_SXc28cvGSIUJulUXjsAVgHjAxp_f1_rSZHDmhmegk4mVv-HW3sb5SQI/s1600/madrepatria+cop.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhicGaKXyzPi9wJCROnxYluWDhyAU7p_Ao-8QnUp8pSnZyPcxei0zu6U1Yw5d3z7ywa8vN-b26gNQjLUY6aYND_SXc28cvGSIUJulUXjsAVgHjAxp_f1_rSZHDmhmegk4mVv-HW3sb5SQI/s320/madrepatria+cop.jpg" width="232" /></a></div>
<span id="goog_1836396516"></span><span id="goog_1836396517"></span><br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La mia più grande ambizione è imparare a scrivere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dunque ci provo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Dopo <b>Caramelle al gusto arancia</b>, uscito a novembre del 2015, ho quasi creduto di essere stata baciata dalla fortuna, che il fato fosse stato benevolo e proprio per questo, un'esperienza simile sarebbe stata irripetibile.</div>
<div style="text-align: justify;">
Poi arriva oggi, il giorno in cui tutto ritorna. </div>
<div style="text-align: justify;">
La mia seconda prima volta.</div>
<div style="text-align: justify;">
All'epoca dissi: "Un tuffo a bomba nel cuore. Un'emozione che non so dire".</div>
<div style="text-align: justify;">
Ribadisco.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte</b>, è stata una bella sfida. </div>
<div style="text-align: justify;">
L'ho scritto durante la gravidanza. Nove mesi più tondi della mia pancia, più tondi del mondo che nel frattempo girava.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'ho dedicato al mio professore di Lettere, e lo dedico a chi coraggiosamente crede in me, e continua a dirmi: "Scrivi!"</div>
<div style="text-align: justify;">
Lo dedico alla mia famiglia, ai miei amici più veri, al mio editore (il più coraggioso di tutti!), e pure un po' a me stessa.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<br />
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<b>Introduzione</b></blockquote>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="text-align: justify;">A un certo punto, quasi per caso,
ho scoperto un forte ascendente foscoliano. Un fatto incredibile, una sorta di
inversione di marcia lungo il percorso del mio cosiddetto gusto letterario. La
fretta della mia adolescenza, mi parlava di lui come di un eterno infelice e
insoddisfatto del suo tempo. Ugo Foscolo era il classico autore che studiavi
perché dovevi e, nel frattempo - seppur nella svogliatezza - gettava in te le
basi di ogni ispirazione. Umana e poetica. Non sono mai stata una vera
romantica, ma ancora oggi per me l’amore altro non è che un “tintinnio d’arpa”.</span></blockquote>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i>“O! io mi sento sorridere l’anima, e scorrere in tutto me quanta mai
voluttà allora m’infondeva quel suono. Era Teresa – come poss’io immaginarti, o
celeste fanciulla, e chiamarti dinanzi a me in tutta la tua bellezza, senza la
disperazione nel cuore!”<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
(Ultime lettere di Jacopo Ortis,
3 dicembre 1797)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<b><br /></b></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<b>Madrepàtria – Racconti dell’umana sorte </b>nasce da questa
sorprendente scoperta giunta all’alba dei miei trent’anni. <br />
Foscolo rinnovò l’immagine
dell’intellettuale, del poeta-scrittore sedotto dall’idea della morte. Quel
dettaglio che all’epoca scolare mi tenne sempre distante da lui, dalle lettere,
da tutti quei suoi personaggi così autobiografici.<br />
Tuttavia, gli incontri con alcuni
autori sono destinati a ripetersi. E tra <i>noi</i>
è andata esattamente così. Foscolo aveva radicato in me un’idea piuttosto
concreta di amore e passione, complice la sua lungimiranza. Non ci mise molto,
infatti, a capire che il suo paese stava cambiando e che i tempi e le decisioni
politiche stavano costruendo il futuro di un’Italia intera. Napoleone aveva
tradito l’Italia, firmando il trattato di Campoformio che segnò la fine della
Repubblica di Venezia, ceduta agli austriaci. </blockquote>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
<i>“Il sacrificio della patria nostra è consumato: tutto è perduto; e la
vita, seppure ne verrà concessa, non ci resterà che per piangere le nostre
sciagure, e la nostra infamia”.<o:p></o:p></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: center;">
(Ultime lettere di Jacopo Ortis –
Da’ colli Euganei, 11 ottobre 1797)<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
Insomma, alla fine ho iniziato a
scrivere, perdonando a Foscolo tutti i suoi pensieri più peccaminosi a
proposito della morte. E sapete perché? Perché più lo leggevo e più lo
comprendevo, sempre meglio, sempre più a fondo. Tra le righe scorgevo la
bellezza e la rassegnazione, la solitudine e l’esilio, la consapevolezza.
Quest’ultima, più grande nemica delle nostre mere illusioni. Ho visto l’amore
ostinato e un paese a pezzi. Noi che preghiamo sulle tombe di famiglia e poi le
profaniamo. Ho capito che i miei racconti avevano subìto una inconsapevole e
violenta suggestione letteraria.<br />
<br />
E poi, quante cose abbiamo in
comune noi e Foscolo?<br />
<br />
Queste sono storie inventate ma incredibilmente
vere, che ho immaginato e vissuto. Come un’italiana qualunque del nostro tempo;
come chi, <i><span lang="EN">di vizi ricco e di virtù</span></i>, ha deciso di scrivere per continuare a
credere in qualcosa. Che sia la via possibile che porta al cambiamento, che sia
solo un’altra grande illusione. </blockquote>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<o:p></o:p></div>
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
<b><i>Valentina Orsini</i></b></blockquote>
<br />
P.S. il libro è al momento ordinabile su <a href="https://www.ibs.it/madrepatria-racconti-dell-umana-sorte-libro-valentina-orsini/e/9788894855180#">Ibs</a><br />
<br />
Sarà presente al Salone di Torino e, a breve, in libreria.<br />
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-58563402496159709952017-05-11T10:50:00.001+02:002017-05-11T10:50:28.667+02:00Quando la malinconia è "Sold Out"<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFT-vkWq5QQ7scMdsVxHf6Pz46E-MdWDd3cH35E6u6JnxIAnQmowutF_qUvnJp21YHhIVw24epz5uwwFEX-tk4ylYZUd3Rw8IjIjOBdnwufdGj4lDHSlQG7KW_Vi-FPUfhIlO-dK7kJpw/s1600/thegiornalisti.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgFT-vkWq5QQ7scMdsVxHf6Pz46E-MdWDd3cH35E6u6JnxIAnQmowutF_qUvnJp21YHhIVw24epz5uwwFEX-tk4ylYZUd3Rw8IjIjOBdnwufdGj4lDHSlQG7KW_Vi-FPUfhIlO-dK7kJpw/s400/thegiornalisti.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Quando vado a un concerto, il giorno seguente mi sento come Cenerentola dopo il ballo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Vado avanti trasognata, canticchio per casa (letto, divano, bagno, letto) più confusa e felice di Carmen.</div>
<div style="text-align: justify;">
Mio fratello mi dice che ha due biglietti, per martedì sera al <i>Palalottomatica</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
"Ok, ma chi andiamo a vedere?"</div>
<div style="text-align: justify;">
"I Thegiornalisti".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non avevo la minima idea di chi fossero. Non me ne voglia <i><b>Tommaso Paradiso</b></i>, ma mentre lui passava dalle sedie di paglia nei locali notturni e nascosti di Roma ai primi live con il pubblico che ti frega il cuore, io diventavo mamma. Una volta, due, e persino tre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questo non ha tuttavia soffocato il mio amore per la musica, lo ha giusto adattato alla mia vita.</div>
<div style="text-align: justify;">
L'ultimo concerto è stato il Vasco Live Kom '014. </div>
<div style="text-align: justify;">
L'esperienza più bella della mia vita. Seconda solamente alla nascita dei miei figli.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non me ne voglia, dicevo, ma io un po' mi sento in colpa. Mi vedo indietro rispetto a ciò che stava accadendo nella musica italiana. Ho rischiato di perdermi qualcosa, ma ho recuperato giusto in tempo.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Thank you bro'</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ho letto che la scelta del nome deriva dall'idea di identificare il gruppo come qualcuno che racconta la vita, quella vera, vissuta. Quello che fanno i giornalisti, dice Tommaso.</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>No, no. Quello che fate voi.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
Dico io.</div>
<div style="text-align: justify;">
I <b>Thegiornalisti</b> sono stati la più grande scoperta musicale dei miei trentadue anni.</div>
<div style="text-align: justify;">
Conoscerli al loro primo live è stato come fare prima l'amore e poi stringersi la mano. Un appuntamento al buio pieno di sorprese, e io ero lì che cantavo un po' per finta un po' per davvero, e quelle canzoni mai ascoltate era come se le conoscessi da sempre.</div>
<div style="text-align: justify;">
Forse perché, come dice Tommaso, a lui piace raccontare quello che vive. </div>
<div style="text-align: justify;">
Di notte, la sera in macchina, e poi la malinconia, e tutte le estati che puntualmente finiscono e ti riportano il gelo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tommaso Paradiso mi ha stretto la mano e mi ha detto: "Sono solo un giovane romantico, mi piace la sera, mi piace sbagliare a vivere, e quando muoio vorrei che il mio funerale fosse sold out".</div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Piacere mio</i>, gli direi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La band rievoca le atmosfere italiane degli anni '80 e '90. I testi delle loro canzoni ricordano la voce e la poesia di Gaetano Curreri, Lucio Dalla. Non per niente Tommaso sembra Rolando di Acqua e Sapone, più gnocco ma con la stessa aria mite, romantica. </div>
<div style="text-align: justify;">
Che a Roma poi se dice "Bambacione".</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<iframe width="320" height="266" class="YOUTUBE-iframe-video" data-thumbnail-src="https://i.ytimg.com/vi/o9RvepRjytc/0.jpg" src="https://www.youtube.com/embed/o9RvepRjytc?feature=player_embedded" frameborder="0" allowfullscreen></iframe></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
Il quarto album "<b>Completamente Sold Out</b>", è stato di buon auspicio per la band romana. Tutto esaurito il 9 maggio al Palalottomatica, prossima tappa: Mediolanum Forum di Assago.</div>
<div style="text-align: justify;">
E mentre la gloria abbraccia Tommaso e i suoi compagni di viaggio, io attendo fiduciosa...</div>
<div style="text-align: justify;">
perché ci credo anch'io che la malinconia smuove l'anima dei veri poeti, e fa le storie più belle, le canzoni che scrivi, magari di sera.</div>
<br />
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-41102856841503603932017-02-13T10:00:00.001+01:002017-02-13T10:07:50.860+01:00Smetto quando voglio - Masterclass<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir9KI-oW4ReyBwGtVkam1B0N6vl_1CTQDMliZ6dSIZCNuCTYsuVcASK5oiHWejX68p9aLwxz0o-l2QX-FOhLtxuo_4Nb2G8-GoyNnrH72wswn48yIr0u0Uan-_b_nSv43QdCIp0bUF778/s1600/133899-md.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="223" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEir9KI-oW4ReyBwGtVkam1B0N6vl_1CTQDMliZ6dSIZCNuCTYsuVcASK5oiHWejX68p9aLwxz0o-l2QX-FOhLtxuo_4Nb2G8-GoyNnrH72wswn48yIr0u0Uan-_b_nSv43QdCIp0bUF778/s400/133899-md.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ci voleva <b>Smetto quando voglio</b> per dire che "Sì, anche noi italiani facciamo sequel e trequel", e li facciamo bene.</div>
<div style="text-align: justify;">
Con occhio guardingo e pure un po' sborone, col dito rivolto alle americanate che hanno fatto la storia di Hollywood e della grande industria cinematografica.</div>
<div style="text-align: justify;">
Dal treno a vapore che alludeva al destino nell'ultimo capitolo di <i>Ritorno al futuro</i>, agli schiaffi alla stazione di <i>Amici miei</i>.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il progetto, di cui parliamo con una punta di orgoglio, è stato lanciato nel 2014 dal regista<i><b> Sydney Sibilia</b></i>, al suo esordio nel lungometraggio.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il primo di una trilogia, che vede una banda di ricercatori universitari alle prese con le smart drugs e una serie di sfortunati, nonché bizzarri, eventi.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Ciò che ha contraddistinto quest'idea, è l'aver realizzato una commedia che fosse allo stesso tempo un po' cafona e un po' signora. Disgraziata come l'italiano che resta e non sa più quale storia inventare, per campare. Cafona per finta e per davvero, come l'antropologo che conosce la sua gente, quel campione sondato e vissuto, di popolo rozzo, animali "de strada".</div>
<div style="text-align: justify;">
E l'Italia di oggi funziona solo così, farcita di storie surreali ma vere, che sullo schermo fanno ridere, fanno riflettere. Ti fanno sbandare fino alla disperazione, ti condannano all'esilio, a una vita intera legata al tentativo di spiegare agli altri ciò che realmente sei. </div>
<div style="text-align: justify;">
Le formule del chimico, i discorsi in codice dei latinisti e l'analisi di mercato del povero Bartolomeo. </div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheSE4a3swUPzfIOL448XI22w0X52GcUUYJbbdhDgfxPX9kMcgW_T0sdFZhH4IZOq_U2Oo6OLY8uZchCIP2yRDEF9c1xF-si5KYX7Pstwhjnq-9Ftxv0CqolPWjEcJBloG_lcy7Fuw3LI4/s1600/smetto-quando-voglio-masterclass-recensione-del-film-con-edoardo-leo-v3-32291.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="216" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEheSE4a3swUPzfIOL448XI22w0X52GcUUYJbbdhDgfxPX9kMcgW_T0sdFZhH4IZOq_U2Oo6OLY8uZchCIP2yRDEF9c1xF-si5KYX7Pstwhjnq-9Ftxv0CqolPWjEcJBloG_lcy7Fuw3LI4/s400/smetto-quando-voglio-masterclass-recensione-del-film-con-edoardo-leo-v3-32291.jpg" width="400" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<b>Smetto quando voglio - Masterclass</b> è un ulteriore passo in avanti del cinema italiano, che matura l'idea di un film che possa funzionare dal punto di vista commerciale e, perché no, anche autoriale. Duelli in sella a un treno che va, e divide in due la strada. Un vagone merci pieno di pillole e site car del terzo reich. Originali, mi raccomando.</div>
<div style="text-align: justify;">
Perché un professore ci tiene, a certe cose. E la sua follia diventa la nostra, di tutti. Un cannone che uccide la grandine e ignora i cattivi, supereroi improbabili che vorrebbero vincere contro il fardello che si portano addosso, e ricordare a questo paese le ragioni per le quali lui continua ad ignorarli, peggio ancora, a deriderli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quella laurea, maledetta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Quei tentativi assurdi di realizzarsi, e io che ringrazio il cinema e lo maledico, perché al di qua dello schermo poi, mi aspetta la storia più folle che si possa raccontare.</div>
<div style="text-align: justify;">
La vita vera.</div>
<div style="text-align: justify;">
Finita l'impresa di questi sgangherati si torna indietro.</div>
<div style="text-align: justify;">
E cosa mi aspetta?</div>
<div style="text-align: justify;">
Un cammello. </div>
<div style="text-align: justify;">
Una marea di gente che continua a non capire nulla di me.</div>
<div>
<br /></div>
<div>
<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com9tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-78630582002702656312017-02-10T10:44:00.002+01:002017-02-10T10:44:41.361+01:00Marco Missiroli, Atti osceni in luogo privato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX8_ggZf1QY3S_DNTwv3P_Vi9xGkWumsW5Ai1qOjvdZSmK8oXG6JuQdxHZz84JgOf3icdhBNPPTbJJyRxTWQRuByBprcQkHN5j9HgG54RyOuswCph810Oe59kikR5bcJxFN8sfRwQlu_A/s1600/9788807031250_quarta.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhX8_ggZf1QY3S_DNTwv3P_Vi9xGkWumsW5Ai1qOjvdZSmK8oXG6JuQdxHZz84JgOf3icdhBNPPTbJJyRxTWQRuByBprcQkHN5j9HgG54RyOuswCph810Oe59kikR5bcJxFN8sfRwQlu_A/s320/9788807031250_quarta.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Diciamo che il titolo inganna, lo dico per esperienza personale.</div>
<div style="text-align: justify;">
"Questo Missiroli avrà romanzato gli impulsi primordiali e le porcate tipiche degli uomini", ho pensato. "Sai che palle!" - ho ribadito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sì, da vera stronza femminista quale sono.</div>
<div style="text-align: justify;">
Tuttavia, di quell'osceno dichiarato a partire dal titolo e da una copertina per niente equivocabile, un dettaglio mi rassicurava e, al contempo, mi seduceva.</div>
<div style="text-align: justify;">
Il luogo privato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Ho deciso di leggere il libro di Marco Missiroli perché volevo delle risposte: "Cosa intende l'autore per luogo privato?"</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La paura iniziale, ovvero che il tutto riconducesse a una serie infinita di pompini e imprese onanistiche da urlo, l'ho superata dopo circa cinque secondi che ho iniziato a leggere.</div>
<div style="text-align: justify;">
Missiroli, inizia con la storia dei pompini, vero. Ma nella stessa pagina ci sono i cappelletti in brodo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Non è mica un caso. L'ho capito subito.</div>
<div style="text-align: justify;">
Atti osceni in luogo privato è un romanzo intimo e per niente osceno. Bisogna uscire dal quadrilatero dei termini convenzionali, per capirlo.</div>
<div style="text-align: justify;">
La storia di Libero esplode dal trauma infantile che vede una madre adultera, e procede sotto il segno del sesso e dell'autoerotismo come cura ineluttabile contro il male di vivere, per superare l'invisibilità dell'adolescenza, fino ai tradimenti dell'età adulta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Libero è un ragazzino dalle guance paonazze e dal cuore in fermento, che sta lasciando l'infanzia per addentrarsi nei primi tumulti dell'adolescenza. Il trasferimento a Parigi, il liceo, quel sentirsi incompleti, le prime amicizie.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
"<i>Andai in bagno e trattenni il pianto, quando uscii mi trovai di fronte Antoine Lorraine. Mi fissò. - Ci abitueremo, non ti preoccupare - mi appoggiò una delle sue manone sulla spalla, - Sei italiano?</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>- Per metà francese.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Anche lui era a metà. Congolese e parigino. Un nero con la erre moscia e una sana concretezza, - Le ragazze buone sono nelle classi avanti. Occhi aperti.</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<i>Trovai così un amico. Eravamo due metà che avrebbero fatto un intero</i>".</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Di quei cappelletti in brodo, ho preso il profumo di madre e la nostalgia dei tempi andati. L'impotenza dinanzi agli eventi che fanno una vita, un padre strambo e la sua solitudine, e la voglia di proteggere l'uno e punire l'altra. La madre che ha sfasciato una famiglia, l'utero che fa più danni di Dio, della sua poca pazienza, dei suoi castighi.</div>
<div style="text-align: justify;">
A un certo punto Libero capisce che della vita, bisogna mantenere intatta la purezza, quel candore che fa rosso il viso di imbarazzo, un colore legato alla paura della prima volta. Ma è altrettanto importante mantenere l'indecenza. </div>
<div style="text-align: justify;">
Il Libero bambino poi diventa ragazzo, poco più maturo, e scopre che dal candore si passa ad ammettere il lato insospettabile di ognuno. Il sesso che prima era solo un vanto da osteria, un bisogno, uno sfogo che ci fa bestie e fin troppo umani, diventa ora bellezza condivisa, che lega un uomo e una donna.</div>
<div style="text-align: justify;">
E se l'amore vuole l'osceno, che chiama le storie della letteratura, del cinema e le righe di un poeta, allora è giusto il compromesso.</div>
<div style="text-align: justify;">
Siamo essere umani, siamo isole senza mare.</div>
<div style="text-align: justify;">
E Missiroli è fin troppo bravo a rendere questo stato d'animo. La sua scrittura scorre fluida e senza freno, ed è bella per questo. Perché non si ferma davanti a niente, è indecente, ti fa rabbia e ti fa tenerezza. Ti spoglia e ti rimette al mondo, come i libri con Libero e tutte quelle storie che a un certo punto diventano trama del romanzo. </div>
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L'autore arricchisce il suo stile con citazioni che portano il lettore ad amare il suo protagonista, la sua vita, la sua oscenità. Ed è una bella trovata, di uno scrittore paraculo, certo, ma se non altro autentico.</div>
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Il luogo privato è l'utero, e pure l'odore del forno acceso. </div>
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I cappelletti.</div>
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La ricotta e il limone. La noce moscata.</div>
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E l'osceno è la vita.</div>
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<br /></div>
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Mi sono data queste risposte.</div>
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<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com4tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-71611445300361283842017-01-23T09:18:00.003+01:002017-01-23T09:19:28.558+01:00Quando cercavamo la neve<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbBz4C6FbJI1f22hY8oHbTHUZ_d5ycT-3ZJHGh5w6qFK5cP9uHdMcHj1akd_5r0rqomxXgHj9UMewO1Oamj9isqt38jl5C-TBWKsA6OIX-fEBYq9MWlzX-tCePai-khlg00ZwB55sQrw/s1600/msf_frozen_cmi_olaf.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEggbBz4C6FbJI1f22hY8oHbTHUZ_d5ycT-3ZJHGh5w6qFK5cP9uHdMcHj1akd_5r0rqomxXgHj9UMewO1Oamj9isqt38jl5C-TBWKsA6OIX-fEBYq9MWlzX-tCePai-khlg00ZwB55sQrw/s400/msf_frozen_cmi_olaf.jpg" width="400" /></a></div>
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Questo fine settimana siamo stati in montagna.</div>
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A Rocca di Mezzo, nella provincia dell'Aquila.</div>
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Siamo partiti con le immagini davanti agli occhi di un albergo travolto dalla neve, con i titoli dei tg e le voci dei parenti - preoccupate, isteriche - che si raccomandavano.</div>
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<br /></div>
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"Non potete partire. Non dovete".</div>
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Ma noi questo fine settimana siamo stati in montagna.</div>
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Perché lo aspettavamo da una vita, questo week end. Perché i bambini contavano i giorni, e già sentivano la neve. Io che pensavo a bassa voce: "Tre giorni senza fare nulla, servita e riverita. Una signora!"</div>
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Finalmente un po' di riposo, meritato. E un po' di buona compagnia, sorrisi, bicchieri di vino in tavola e una comitiva di bambini a riempire la hall dell'albergo.</div>
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"Mamma ma l'albergo dove andiamo noi finisce sotto la neve come quello che abbiamo visto in tv?"</div>
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Prima dei sorrisi tante domande, e la paura di privare i nostri figli di tutto. </div>
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Perché tu sei responsabile e hai una paura che non puoi nemmeno spiegare, quando si tratta di loro. Dei tuoi figli.</div>
<div style="text-align: justify;">
Paura di partire nonostante i tg, nonostante la tragedia e poi il terremoto, e tutta quella neve. </div>
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Troppa.</div>
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<i>Mai fatta tutta questa neve. Mai vista tutta questa neve</i>.</div>
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Partire e lasciarsi alle spalle l'accusa di essere un genitore incosciente, che se ne frega dei rischi, che dimentica di come la gente muore.</div>
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Trenta persone, tanti bambini.</div>
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Il sogno di un week end travolto dalla neve.</div>
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La morte.</div>
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"E voi che fate? Andate incontro all'inferno?"</div>
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<br /></div>
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La verità è che noi non dimentichiamo nulla. Parlo per me, che sono madre di tre figli, ma so che molti genitori oggi vivono così.</div>
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Mentre sorridevo a mio figlio, il grande, per dirgli che non sarebbe accaduto nulla al nostro albergo e che con tutta quella neve il divertimento era assicurato, ripensavo ai rimproveri di mia suocera, allo sguardo di mia madre che ci vedeva come bambocci che stavano per essere spediti in trincea.</div>
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E ho capito che non era giusto. Che non merito di vivere così.</div>
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Che i miei figli nella neve devono vederci la gioia, i loro stessi sorrisi.</div>
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<br /></div>
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Perché il mondo oggi è così, ma non è colpa loro, e nemmeno la mia.</div>
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Certe cose non devono cambiare, non devono imbruttirsi di paure e paranoie.</div>
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Ci ho pensato molto questo fine settimana, in montagna.</div>
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Guardavo i bambini in mezzo a tutto quel bianco, a volte sprofondavano e io mi mettevo in punta di piedi per cercare i loro visi.</div>
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Mi basta questo - mi sono detta. Perché un tempo li ho indossati anch'io, quei sorrisi.</div>
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Quando partivamo per andare in montagna, quando eravamo un po' più spensierati.</div>
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Quando cercavamo la neve, e ci speravamo con tutto il cuore.<br />
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<br /></div>
Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com16tag:blogger.com,1999:blog-2868366954142254284.post-72413592221141817182017-01-16T09:12:00.000+01:002017-01-16T09:12:48.663+01:00Il sapore del successo<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRZR4z0bRtzRrKuBlxhe0o3CWT_pNaR5YANnc2gTW_3Uaz3aGxgw1MweqS6om4XznjQYtaP2jkDQfg1VVx_uV_XkC5oHKYXu1ytMYCxdOEbZ8mVues6DC82AYBu6rUgPwK-miVCo3kKTs/s1600/ilsaporedelsuccesso.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="225" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhRZR4z0bRtzRrKuBlxhe0o3CWT_pNaR5YANnc2gTW_3Uaz3aGxgw1MweqS6om4XznjQYtaP2jkDQfg1VVx_uV_XkC5oHKYXu1ytMYCxdOEbZ8mVues6DC82AYBu6rUgPwK-miVCo3kKTs/s400/ilsaporedelsuccesso.jpg" width="400" /></a></div>
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Dalla cucina di Cracco e & Co. al grande schermo.</div>
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Il passaggio non è poi tanto brusco, ci si abitua ben presto e volentieri, infatti, al volto da bello e dannato di <b><i>Bradley Cooper</i></b>, lo chef che ambisce alla terza stella Michelin dopo aver avuto a che fare con un milione di ostriche in Louisiana.</div>
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La storia si sposta da Parigi a Londra, quest'ultima, città di riscatto e vecchi rimpianti legati al passato. Adam Jones sembra avere messo davvero la testa a posto. Niente più tenori di vita alla gioventù bruciata, ma solo una grande idea, una grande ambizione. Quella di diventare uno chef ancor più grande, in grado di donare ai clienti dei veri e propri "orgasmi culinari".</div>
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Perché la cucina esprime chi siamo, e sbagliare non è permesso.</div>
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Nonostante Bradley Cooper, il quale proprio non ne vuole sapere di andarmi a genio, il film si lascia guardare senza particolari sforzi. </div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajXC6c5vPXROYDMyqkPOy0ad-ZcILCoE2ywWrb5ggIT-d1iNYAWJ4p94b85Bq2oQVKrLKMqq3bmi6TmHLYhtiPRVIokFWvgoGc3oUb6tc8TDABy3jor7SY71Vp7IkYuvjnQyWrj0dfHg/s1600/sapore.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="278" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjajXC6c5vPXROYDMyqkPOy0ad-ZcILCoE2ywWrb5ggIT-d1iNYAWJ4p94b85Bq2oQVKrLKMqq3bmi6TmHLYhtiPRVIokFWvgoGc3oUb6tc8TDABy3jor7SY71Vp7IkYuvjnQyWrj0dfHg/s400/sapore.jpg" width="400" /></a></div>
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La mia repulsione al bel faccino di Cooper, non doveva e non voleva in alcun modo influenzare la visione. Perché chi mi conosce sa, quanto io ami la cucina, e poi perché non è mai giusto. Nei confronti del cinema, e pure di un attore che nonostante ti stia sulle palle, merita sempre e comunque la tua più sincera opinione. </div>
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Ebbene sì, <b>Il sapore del successo</b> mi è piaciuto.</div>
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Senza troppe pretese o aspettative, parliamo di un prodotto commerciale che tratta di cibo e stellette, tra coltelli affilati e cucine piene di uomini arroganti e donne che combattono pur di emergere in un ambiente prettamente maschile. Ancora oggi dopo<i> miliardi </i>di anni.</div>
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E se c'è un aspetto che mi ha colpito di Adam Jones, è proprio questo suo essere uno stronzo e arrogante dal cuore tenero. </div>
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Ho trovato credibile il suo personaggio, io che di chef ne vedo e ne seguo a fiotti, tanto che ho pensato persino di curare la mia orticaria da Bradley Cooper, che magari è giunta l'ora, <i>dài</i>.</div>
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<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoiuzeMc-RYlheVfpZynKBMf5Nd6G_Dq0FP2cV5jmQ2-WYIiXU8jAy7fhCnnO1vwY_e-7mIPRG7gNUcP2z-6L-t3GA0aeYYcUKzlLqyOagMZdiXj0PUIfrFqbAf11MucwWc7H6ZmMJrEY/s1600/1118full-burnt-screenshot-5.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="273" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgoiuzeMc-RYlheVfpZynKBMf5Nd6G_Dq0FP2cV5jmQ2-WYIiXU8jAy7fhCnnO1vwY_e-7mIPRG7gNUcP2z-6L-t3GA0aeYYcUKzlLqyOagMZdiXj0PUIfrFqbAf11MucwWc7H6ZmMJrEY/s400/1118full-burnt-screenshot-5.jpg" width="400" /></a></div>
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Mi piace il suo Adam Jones quando ammette le sue debolezze, quando spiega le differenze tra l'alta cucina e quella da fast food, mettendo in risalto la costanza, quel dettaglio che annienta un po' tutto, non solo il talento ma anche la vita.</div>
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Costanza intesa come routine, come un uomo che volta le spalle alla fantasia e alla voglia di sperimentare.</div>
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Vero è, che a me, basta vedere una cucina con dentro un uomo o una donna col grembiule, e tanto mi basta. Per sentirmi appagata, per trovare ispirazione. Non so, e tante altre cose.</div>
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La cucina è un luogo strano, non so se dal punto di vista cinematografico funzioni davvero. </div>
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Ma nella peggiore delle ipotesi, che sia un reality o un film, o un libro di ricette, ti lasci alle spalle un tizio col capo chino su un piatto, le mani decise eppure tanto sottili, intente a dirigere tutta l'orchestra. Gli ingredienti, il rumore di tutti gli utensili, gli odori.</div>
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Per me, armonia dei sensi.</div>
<br />Valentina Orsinihttp://www.blogger.com/profile/13395973481552765927noreply@blogger.com6