giovedì 30 luglio 2015

Caro editore...

 
 
Amici e amiche. Lettori e colleghi...vi parlai tempo fa di un evento molto importante della mia vita, be' della mia vita di donna sì, ma soprattutto di "aspirante scrittrice".
Evento che resta ancora intrappolato nell'istante che precede la vera e propria "venuta al mondo", poiché parliamo di un romanzo concluso, sì, ma "in attesa di...".
Con tanto di indice, note a piè di pagine, punti, punti e virgola e così via, ma adesso viene il bello.
Romanzo breve oppure non so, racconto lungo (?).
Ok non importa.
Dicevo...viene il bello!
Quando inizi a scrivere qualcosa, non immagini nemmeno se batterai l'ultimo punto. Né come, né quando, e nemmeno puoi prevedere ciò che accade nel "mentre". A te, alla tua storia, tutto intorno.
 
Inizi a scrivere e t'importa solo quello. Avere un'idea e svilupparla, riservarle tutte le cure e le attenzioni. E mentre questo accade tu impari ad essere costante ed esigente, con te stesso soprattutto. Impari a superare i momenti no, i cosiddetti "blocchi dello scrittore". Ti ritrovi a piangere e a sorridere, ad amare i tuoi personaggi, a condividere persino quella vita parallela che hai disegnato tu.
 
Scrivere è terapeutico, nel bene e nel male.
E dopo averlo provato sulla propria pelle, sai che tutto ciò non basta. Che il momento difficile è quello che ti vede intento a liberare quella creatura appena nata, destinata alle mani degli altri, certo meno attente, meno coinvolte.
A un certo punto devi lasciarla andare.
E attendere il volo.
In parole povere...devi sperare che qualche buon'anima ti legga e apprezzi la tua proposta editoriale.
 
E veniamo al nodo della questione. Il momento in cui tu, scrittrice esordiente, devi proporre il tuo manoscritto a una casa editrice.
 
Lettera informale
 
Caro editore...
Anzi no: "carissimo, editore".
Mmm...no.
Stimatissimo issimo, illustre e...santissimo Savonarola.
Editò...senti 'na cosa. C'ho 'sta storia un po' triste ma seconno me funziona. ...

Che fai?
Me pubblichi?
 
Lettera formale
 
Gentile editore, mi chiamo Valentina Orsini, ho trent'anni e vivo a Roma. Sono una blogger, critico cinematografico e bla bla bla (no, non scrivo bla bla bla).
Nel rispetto della vostra linea editoriale e bla bla bla, allego il manoscritto del mio primo romanzo (attenzione attenzione, spoilerone sul titolo) "Caramelle al gusto arancia".
Allego inoltre una descrizione dell'opera con sinossi e bla bla bla.
Cordialmente,
Valentina Orsini
 
E' inevitabile che tu dica "resto in attesa di un vostro gentile riscontro".
(Perché voi sapé).
 
Senza dirvi troppo, anche se molti di voi già lo sanno, questa è una storia che parla di aborto. Un tema delicato e misconosciuto, di cui poco si parla e mai con le dovute accortezze.
La storia di Anna non ha pretese, solo il bisogno d'esser letta e condivisa. Affinché nessuna donna si senta più sola, umiliata. Perché parlarne aiuta sempre, e fa la differenza.
Io ci credo!
 
Cos'altro dire?
In bocca al lupo, in culo alla balena e merda merda merda!
Incrociate le dita per me, per questa storia, questa nuova grande avventura.
 
P.S. ho appena mandato le prime due mail.
*ansiaaaaaaaa
 
 

mercoledì 15 luglio 2015

#ElbaBookFestival - per il futuro del libro

 
 
Non è il solito Festival letterario, questo.
E lo dico soprattutto per due ragioni. La prima è il luogo, uno dei più belli d'Italia. L'Isola d'Elba, sì.
La seconda ragione riguarda i protagonisti, ovvero l'editoria indipendente, la "bibliodiversità", e le contaminazioni tra cultura e territorio.
 
Dal 29 al 31 luglio il comune di Rio nell'Elba ospiterà ELBABOOK, il primo Festival isolano dell'editoria indipendente, una buona occasione dunque, per riscoprire il fascino di un'isola anche dal punto di vista più folcloristico.
Isolano e non "isolato", attenzione agli equivoci. Anche perché questo Festival si presenta molto reattivo alle proposte editoriali e novità di qualsiasi genere. E poi immaginate la bellezza e l'atmosfera, trovarsi nel borgo incastonato tra mare e montagna, Rio nell'Elba, sull'isola che fu tanto amata da Hervé Guibert e Michele Foucault...
 
L’edizione 2015, è fuoriuscita dall’immaginazione di un piccolo ma impegnato editore digitale italo-francese, Meme Publisher, che ha sede tra Ferrara e Parigi.
La direzione artistica di Marco Belli, sorretta da quella organizzativa di Roberta Bergamaschi e Andrea Lunghi, ha attecchito entusiasmante, dando origine a tre giorni di incontri, tavole rotonde, concerti e presentazioni per portare alla ribalta le piccole e medie realtà editoriali, insieme alle piccole e medie istituzioni. Ci saranno 24 marchi editoriali provenienti da tutta la Penisola, tra i quali Tunuè, Voland, Nottetempo, 66thand2nd, Uovonero, Saecula e Asino Edizioni.
Il programma dettagliato, qui: 
 
 
 
Concludo sull'importanza dei simboli legati a questo Festival, basti pensare che lo scavo e le cave del vicino parco minerario, già patrimonio dell’UNESCO, legano l’evento alla metafora dell’estrazione intellettuale, l’evidente lavoro editoriale che va a fondo in cerca della cultura. I colori, quindi, non possono che essere il Rosso ruggine, il Blu mediterraneo e il Grigio metallo. Passaggi di Storia di cui è rimasta traccia, nei cui riguardi è necessaria e utile una riscoperta: potenzialità sopite che, grazie alla capacità italiana di veicolare sia il sapere sia la bellezza, torneranno a risplendere.

 

martedì 14 luglio 2015

Curriculum Vitae

 
 
 
 
I datori di lavoro in Italia, si dimostrano da subito interessati al tuo curriculum.
Eccerto. Come potrebbe essere altrimenti?
"Caspita! Questa tizia si è data da fare, addirittura una laurea in Lettere".
 
I datori di lavoro in Italia, si affrettano a sbirciare quella data e cominciano a muovere le dita contando gli anni. Le muovono e ci giocano, si toccano il mento, fanno finta di pensare e poi...
 
Valentina Orsini, nata a Roma il 10/08/1985.
----FEMMINA----.
Mmm, 85 + 20 e arriviamo al 2005. Aggiungi 10 e quant'è che fa?
TRENTA.
 
Be' inizia ad essere vecchiotta.
Sì ok, sarà pure qualificata ma...con quella laurea magari ha pretese troppo alte e l'azienda non può permettersela...
 
Ci ragionano, ci provano poverini, fanno del loro meglio.
E poi dì pure che ti chiamano.
Cioè chiamano te, la vecchiotta laureata con strane e ipotetiche "alte" pretese.
Ti chiamano, e la telefonata di lavoro tipo è più o meno così:
 
"Bene bene. Valentina guarda tu sei molto qualificata. Sembri una tipa in gamba. Hai la patente, non hai problemi a spostarti, a fare turni o a lavorare nel week end e nei festivi?
- Assolutamente. Sono automunita e disponibile a lavorare anche nei week end.
Bene...eeeeeh, dimmi, hai altri impegni in questo momento? Studi, ti devi laureare?
- Be' in realtà sono già laureata (quale cazzo di curriculum hai letto???), quindi no. Niente impegni se non...be' ecco, sono una mamma quindi diciamo i figli".
 
Ogni volta che dico "figli" il mondo attorno a me si blocca. Resta interdetto. Mi guarda schifato, stupito, incredulo.
"Ah...(pausa)...quindi tu hai figli?".
"Sì, due".
"Eeeeeh, come faresti con due figli...a lavorare?".
Io non rispondo.
E lui va avanti.
"Maaaaa...sei sposata?".
(Cosa cazzo ti frega - a te - se sono sposata?).
 
La telefonata tipo a quel punto può dirsi conclusa.
Il mio umore fottuto e la mia speranza morta ammazzata.
Fine.
 
Che poi io sono una tipa che pensa. Pensa e ripensa e poi ripensa e poi pensa e così via, a oltranza.
C'è poco da pensare.
In questo periodo di sconforto totale è davvero dura trovare una soluzione. Dopo essermi trovata di nuovo senza lavoro, e dopo tante promesse di contratto e dopo tanta delusione, mi sono rimessa in gioco. Ho rivisto il mio curriculum, l'ho aggiornato.
Il paradosso sulla mia formazione, l'apice della depressione e il volto di un paese morto.
"Oddio...che faccio? La lascio la laurea o la tolgo?".
No...non è normale. Non è così che dovrebbe essere.
 
Eppure capita.
Le mie competenze dove vanno a finire?
Questi lavori del cazzo che ho fatto, dove mi porteranno?
 
Sono domande destinate a rimanere aperte, irrisolte, sole.
E magari sarà così sempre, oppure no.
Io intanto sopravvivo, in qualche assurdo modo.
Sogno di partire, abbandonare per sempre l'Italia, ma non è semplice.
 
Ho riaperto il pc dopo tanto tempo. Sto scrivendo.
Sto finendo il mio racconto, sto pensando già a cosa dire agli editori.
Spero almeno loro non contino le dita come gli imprenditori o i direttori dei supermercati.
Spero mi salvi ciò che realmente sono, ciò che realmente valgo.
Nel bene e nel male.
 
Nel frattempo mi sforzo di trovare un po' d'ispirazione, il finale migliore.
Quella storia dipende da me, questa no.
Guardo ancora una volta il mio curriculum, come stessi guardando l'ultimo capitolo della storia di Anna.
Vorrei cambiarlo, inventare un sacco di cose. Ma non posso.
Sono una donna, ho trent'anni.
Sono laureata.
Sono madre.
Ho due figli e due cani.
Ho l'utero.
 
Merda, ho l'utero!!!
 
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