giovedì 11 ottobre 2018

I film al cinema (con Cannibal Kid & Mr. James Ford)



Erano secoli che non parlavo dei film in sala, poi una mattina un vecchio amico, tale Cannibal Kid, mi fa la "proposta indecente".
Un post a tre, in cui ognuno di noi commenta i film in uscita al cinema.
Ah, il terzo è il compagno di bevute del saloon più frequentato nella blogosfera, Mr. James Ford.
Come potevo dire di no?

Ringrazio di cuore questi ragazzacci, per avermi invitata. Scrivere di cinema è sempre piacevole, farlo in buona compagnia, ancor di più!


1938 - Diversi

Valentina: 1938-2018, un anniversario di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma la storia ci obbliga a ricordare, o meglio, ci dà questa grande opportunità, e il cinema corre sullo stesso binario sfruttando appieno il suo potenziale. Se fossi un’insegnante porterei senz’altro i ragazzi a vedere questo documentario di Giorgio Treves. Fosse solo per ammirare la grandezza di Roberto Herlitzka. Se penso alla mia prima volta al cinema con la scuola… be’. “Come te nessuno mai”, avete presente? Roba che Muccino (Silvio) era un bimbo, e aveva ancora la feppola, e okkupava le skuole. Bei ricordi, tutto sommato.

Ford: ho sempre adorato i documentari, spesso e volentieri portatori di storie e situazioni anche più "oltre" di qualsiasi pellicola. Il timore, in questo senso, è che il prodotto sia un pò troppo didascalico e scolastico, e in tal caso farò il cattivo ragazzo e salterò la lezione per andare a farmi un paio di birre e costringere poi i supersecchioni come Valentina a raccontarmi tutto per bene.

Cannibal Kid: Ho sempre odiato i documentari, ho sempre odiato la scuola, e ho sempre odiato i film che mi hanno fatto vedere a scuola. Pure quelli belli. Se fossi un insegnante credo quindi che non farei mai vedere delle pellicole ai miei studenti. Consiglierei loro di scaricarseli in rete e guardarseli a casa mentre fanno chiodo. E poi venire a scrivere qualche cacchiata su Pensieri Cannibali e fare un salto pure su WhiteRussian per massacrare l'opinione di Ford. Se infine vogliamo scoprire i veri significati del film, meglio che vadano su CriticissimaMente di quella secchiona di Valentina.



A Star Is Born

Valentina: Enniente, mi sa che stavolta mi innamoro di Bradley. Sul serio. Io che l’ho sempre detestato, almeno fino a Pat Solitano de “Il lato positivo”. Sarà quella barba a metà tra il filosofo greco e il naufrago, un po’ Cast Away, un po’ il musicista maledetto… (un po’ zingaro un po’ peones… cit.) saranno pure la bellezza e la voce di Lady Gaga…

Insomma torno al cinema dai tempi di Civil War con questo film.

Ford: ho diversi dubbi anche rispetto a questo film, nonostante Cooper mi stia simpatico dai tempi di Alias e questo suo look tendente al country rievochi un'attitude fordiana che potrebbe indispettire Cannibal. Quello che c'è da sperare, è che non sia la classica ciucciata amorosa a caccia di Oscar.

Cannibal Kid: Tra le mille uscite di questa settimana, l'unica davvero degna di nota. Da fan di Lady Gaga della prima ora, conto molto su questa sua prova senza trucco e senza inganno, in cui la popstar si trasforma in star del cinema, magari da Oscar. Punto molto su questo film, anche se temo l'esordio alla regia del fordiano Bradley Cooper, che spero non si limiti a scimmiottare lo stile classico del suo maestro Clint Eastwood, ma proponga qualcosa di più fresco e personale. Troverà la sua voce, o dovremo accontentarci di quella della Germanotta?



A-X-L: un’amicizia extraordinaria

Valentina: Fantascienza, un cane robot, un motociclista adolescente sfigato che combatte contro l’America militare affiancato dalla tipa di cui è timidamente innamorato? Scusate ma anche no. Non ce la faccio. Per quanto mi riguarda l’unico che può farmi piacere una roba del genere è zio Steven. Tutto il resto è noia.

Passo.

Ford: se dovessi fare una selezione ogni settimana e portare in sala solo i film che ritengo interessanti, credo che il risultato sarebbe simile a trovare la manciata di recensioni in cui Peppa Kid ha fornito un parere sensato. E di certo, questa roba non rientrerebbe tra i titoli prescelti.

Cannibal Kid: Questa rischia di essere una porcata davvero extraordinaria. Se ho del tempo da perdere, potrei spararmelo per avere un titolo assicurato tra i flop del 2018. Se Ford lo guarda, invece, scommetto che si esalta come un bambino.



Il banchiere anarchico

Valentina: Un potentissimo banchiere festeggia il compleanno nel suo palazzo. Ha un unico ospite che lo interroga sulla sua ascesa nel mondo della finanza (oddio, mi annoia già solo a nominarla: finaaanza). Il tizio ospite del banchiere a un certo punto dice di aver saputo che lui era un anarchico.

"Sono. Non 'ero' un anarchico" è la sua affermazione.

Che dire, l’idea di portare sullo schermo un racconto di Pessoa potrebbe far scattare nell’immediato qualche dubbio circa una troppa presunzione o un invidiabile coraggio. Ho visto il trailer e non mi convince (non c’entra “Valeria medico legale”, giuro), un’impresa simile secondo me si adattava meglio a tempi e spazi teatrali. Di Giulio Base regista ricordo con discreto entusiasmo il film Poliziotti, dopodiché boh. Tipo il nulla.

Ford: film italiano simil-pretenzioso? Giro al largo neanche fosse un teen movie consigliato da Cannibal!

Cannibal Kid: Già solo dal trailer, questo potrebbe essere il più serio pretendente al titolo di peggior film del 2018. Roba da farmi rivalutare persino A-X-L: un'amicizia extraordinaria.



Il complicato mondo di Nathalie

Valentina: Una donna alle prese con una vita che sta andando a picco. Divorzio, problemi con la figlia, e un’invidia di quelle autentiche, che la divorano dentro, ma che paradossalmente rendono amabili certi personaggi.

L’attrice che interpreta Nathalie, Karin Viard, l’ho conosciuta nel film “La famiglia Bélier”, un piccolo gioiellino francese. Quindi a pelle questo titolo mi ispira, mi commuove, persino.

Ford: altro titolo che mi pare una di quelle cose finto d'essai che in realtà sono ciucciate mortali. Lascio andare avanti i più radical Cannibal e Valentina, io valuterò con molta, molta calma.

Cannibal Kid: Pensavo che Valentina avesse deciso di raccontarci la storia della sua vita, invece è solo la trama del film. Meglio per lei.



Imagine

Valentina: Nel 1972, John Lennon e Yoko Ono si muovono tra Regno Unito e Stati Uniti per la registrazione dell'album Imagine.

Il film segue i due protagonisti durante le riprese di Imagine, sia nel Regno Unito che a New York come coproduttori del disco con Phil Spector. Credo che per gli appassionati sia una buona occasione da non perdere. Io per dire, la perdo.

Ford: grande rispetto per il genio di John Lennon. E grande curiosità, come sempre, per i documentari. Ma John e Yoko sono tra gli antesignani dei radical chic, quindi direi che per il momento mi dedicherò drughescamente ad un paio di white russians e una nuova visione de Il grande Lebowski.

Cannibal Kid: Grandi John e Yoko! Ce ne fossero ancora di radical-chic come loro in giro, a spazzare via – pacificamente ma comunque a spazzare via - tutti questi populisti paladini del pane e salame come Di Maio, Salvini e... Ford uahahah



Johnny English colpisce ancora

Valentina: La spia strampalata le cui fattezze ricordano inesorabilmente il nostro ex premier piddino, torna a fare danni e miracoli. L’umorismo inglese nella goffaggine di Johnny English non è il massimo, per quanto mi riguarda, ma lo ritengo un rimedio alla portata di tutti contro la noia e la bruttura di certi giorni no. Non vado al cinema a vedere questi film, quando lo becco in tv però lo vedo volentieri.

Aspe’, mi hanno detto che c’è Emma Thompson! Mi sa che vado. No vabbè. Ok vediamo…

Ford: ho sempre detestato Atkinson e le sue smorfie, così come Johnny English. A questo punto immagino che Cannibal lo esalterà e non vedrà l'ora di vederselo. Per quanto mi riguarda, è tutto suo.

Cannibal Kid: Detesto l'umorismo di Mr. Bean quasi quanto quello di Mr. Ford. Hey, un attimo... quale umorismo?



L’apparizione

Valentina: Jacques è un giornalista di un quotidiano molto diffuso in Francia. Tanto bravo da essere chiamato dal Vaticano, che decide di reclutarlo per un compito speciale: prendere parte alla commissione chiamata a verificare l'autenticità di un'apparizione religiosa in un piccolo villaggio.

Oddio mio! No, vi prego.

Guarda, mi tengo i miracoli di Alessandro Siani.

Che è meglio.

Ford: questo vecchio cowboy e la religione, si sa, sono due cose molto, molto distanti tra loro. Oserei dire più di questo vecchio cowboy ed il suo finto giovane rivale. Passo.

Cannibal Kid: Se mi mettessi a guardare questo film, potrei cominciare ad avere delle visioni mistiche. Tipo Ford che si mette a pregarmi in ginocchio di consigliargli qualche film teen di nuova generazione.



La fuitina sbagliata

Valentina: Hai presente quei titoli che solo a leggerli ti fanno dire: “Grazie ma… no grazie”?

Ecco.

Ford: di sbagliato c'è ben altro. Come distribuire film così.

Cannibal Kid: Hai presente quei titoli che solo a leggerli ti fanno dire: “Ma chi gliel'ha data a questi la licenza di dare titoli? Pensieri Cannibali?”.

Ecco.



La morte legale

Valentina: Un altro documentario in sala, bene!

Qui si racconta le genesi del film di Giuliano Montaldo “Sacco e Vanzetti”, condannati a morte per essere stati degli anarchici (oddio, il banchiere!)

ll 23 agosto del 1927 Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti vengono giustiziati sulla sedia elettrica, diventando martiri di ingiustizia e simbolo di libertà. Nel 1971, Montaldo realizza un film sulla loro incredibile storia. Nel 2017, il film torna in una versione restaurata, nella quale il regista espone le sue motivazioni e l’intero percorso artistico e produttivo.

Io lo vedrei. Ragazzi, scuola, insegnanti… soprattutto voi.

Ford: qui vale lo stesso discorso fatto in apertura. Materia molto interessante, ma rischio altissimo di noia e didascalismo. Meglio, forse, riscoprire il film.

Cannibal Kid: Quando i titoli di cui parlare in questa rubrica li seleziono io, in genere faccio una scrematura levando filmetti inutili e documentari vari che escono in due sale, se no la rubrica non finisce più. Questa settimana però li ha scelti Valentina e quindi ve li beccati tutti. Proprio tutti. E andate pure a vederli al cinema, se avete il coraggio e se li trovate nei cinema.



La strada dei Samouni

Valentina: In una piccola comunità di contadini, la famiglia Samouni, si appresta a celebrare un matrimonio, la prima festa dopo la fine della guerra. Amal, Fouad, i loro fratelli e cugini hanno perso i loro parenti, le loro case. Il quartiere adesso è in fase di ricostruzione, si piantano gli ulivi e si lavora ai campi distrutti dai bombardamenti ma il compito più difficile è un altro: ricostruire le loro memorie (mi piace questo concetto del recuperare la memoria).

E poi ’idea di alternare sequenze di animazione a quelle del documentario mi piace molto. Sì.

Ford: film potenzialmente interessanti, di quelli da due o tre persone in sala che una quindicina d'anni fa mi sarei fiondato a vedere. I tempi, però, sono cambiati, quindi per il momento posso al massimo sperare di incrociarlo per caso e non essere troppo stanco per affrontarlo.

Cannibal Kid: Ford per una volta dice bene. Questi sono film da due o tre persone in sala. Anzi, se diserta pure lui, mi sa che sono da una persona unica: Valentina ahahah.



Quasi nemici - L’importante è avere ragione

Valentina: Quasi nemici, quasi amici… non so voi. Ma io mi sono quasi rotta le…

Eddai. Su.

Ford: hanno realizzato un film sulla rivalità tra me e Cannibal senza pagare uno straccio di royalty!? E' uno scandalo.

Cannibal Kid: Il titolo italiano direi di lasciarlo perdere, visto che l'originale è Le brio. Ora, io non so il francese, ma non credo proprio che significhi “Quasi nemici”. In ogni caso, direi che, a parte A Star Is Born, questa commedia francese è l'unica pellicola settimanale che quasi mi interessa.



Renzo Piano: L’architetto della luce

Valentina: Architettura, luce, cinema. Cose così… belle.

"Quando cresci con l'idea che costruire è un'arte, ogni volta ti sembra di assistere a un miracolo, qualcosa di straordinario che non ti lascia più": questa è l'opinione di Renzo Piano, architetto italiano tra i più celebri e prolifici del mondo. A raccontare il suo genio è il cineasta Carlos Saura, che segue Piano nella progettazione e nella realizzazione del Centro Botin a Santander, in Spagna. Il racconto delle varie fasi della costruzione del Centro diventa presto riflessione sul processo creativo e su ciò che hanno in comune l'architettura, il cinema e tutte le altre arti.

Ford: vabene che mi piacciono i documentari, ma cominciamo ad esagerare. Lascio dunque agli studenti di architettura e a chi è talmente radical da fare impallidire perfino il Cucciolo Eroico.

Cannibal Kid: Grazie Valentina per averci proposto tutti questi documentari ed aver fatto così cominciare a odiare il genere persino a Ford. 🙂



The Predator

Valentina: A pelle direi: Vedi sopra, A.X-L.

Però c’è da premettere che: A dirigere The Predator è Shane Black, regista, sceneggiatore e attore esploso giovanissimo come sceneggiatore grazie ad “Arma letale”, commedia d'azione diventata un cult.

Poi, Black ha scritto le sceneggiature di “L'ultimo boyscout. Missione: sopravvivere” (film che ho davvero apprezzato) e “Spy” prima di esordire nel 2005 alla regia, con “Kiss Kiss Bang Bang” (2005), con protagonista nientepopodimenoche Robert Downey jr.

Una commedia noir, che ha debuttato al Festival di Cannes del 2005 e ha sancito l'inizio di una felice collaborazione tra Black e Downey jr. fino ad Iron Man 3.

Gli eroi di The Predator sono chiamati Loonies (matti, svitati), un gruppo di svalvolati che si sono conosciuti a una terapia di gruppo.

Ci vedrei bene anche Ford e Cannibal… anche io mi ci vedrei, in effetti.

E alla fine salveremo il mondo! Ancora una volta.

Ford: Predator è da sempre un film di culto in casa Ford, e nonostante la presenza di Shane Black - che mi è sempre piaciuto - nutro ben poche speranze per questo reboot che tenta invano di rinverdire i fasti di uno dei mostri cinematografici più originali ed interessanti degli anni ottanta. Probabilmente lo vedrò, ma con aspettative basse e senza troppo pensare a quanto mi esalto ogni volta che passa su questi schermi l'originale.

Cannibal Kid: Il primo Predator è una delle merdacce più clamorose che abbia mai visto in vita mia. Le uniche consolazioni sono che qui almeno non c'è Schwarzenegger e che questo peggio di quello non può essere. Anche se, mai dire mai.



Titanic

Valentina: Era il 1997. Ho perso il conto sia delle ore passate a vedere il film, una roba interminabile, che degli anni passati da quella volta al cinema.

Quello di Jack e Rose è un film che non ha bisogno di commenti particolari. Rivederlo non cambierà nulla, però ci scommetto tutto quello che ho che molti di noi, compresi Ford e Cannibal, proveranno a dire per l’ennesima volta a Jack di salvarsi le chiappe. E, per l’ennesima volta, lui non lo farà. __Attenzione spolier!!!__ Schiatterà.

Ma sarà comunque incredibilmente romantico come la prima volta.

Ford: ai tempi avevo molto apprezzato Titanic, e nonostante fossi un adolescente stronzo la storia di Jack e Rose mi colpì parecchio. Non penso di averlo mai più rivisto per intero, ma avrò tempo, credo, anche per questo. Specie nel periodo d'adolescenza della Fordina, sempre che possano piacerle i film "dei vecchi tempi".

Cannibal Kid: Era il 1997. Ford era già più vecchio di Rose da vecchia. Io invece ero ggiovane dentro e fuori all'incirca come adesso. All'epoca il film mi era piaciuto abbastanza (a parte la tediosa parte iniziale), però non mi aveva fatto gridare al capolavoro e da allora non l'ho mai più rivisto. Bello, eh, ma DiCaprio ha fatto di meglio. James Cameron invece solo di peggio.



Zanna Bianca

Valentina: Ispirato al romanzo di Jack London, Zanna Bianca diventa un film d’animazione con la straordinaria voce di Toni Servillo… se penso alla mia visione da ragazzina con il film di Lucio Fulci e i due volti memorabili di Franco Nero e Virna Lisi (musiche di Rustichelli!) ancora mi commuovo. Magari in questa versione il trauma è ammorbidito, magari Cannibal e Ford si eviteranno di piangere come bambini, magari io pure.
O forse no.

Ford: sinceramente la trasposizione in animazione fredda e computerizzata di un classico di questo tipo mi attrae ben poco, voce di Servillo - che ormai è sovraesposto - compresa. Preferisco dare un morso a Cannibal con le mie zanne.

Cannibal Kid: Jack London? Animazione finto adulta in realtà per bimbetti? Checché ne dica, questa è la fordianata suprema della settimana e forse del secolo.
Cosa che significa: mettetevi in salvo!



giovedì 4 ottobre 2018

Miriam Toews, Donne che parlano




Una nota al romanzo

Tra il 2005 e il 2009, in Bolivia, in una remota mennonita chiamata colonia di Manitoba - dal nome della provincia canadese - a molte ragazze e donne capitava di svegliarsi tutte doloranti e con un senso di sonnolenza, il corpo sanguinante e coperto di lividi per via delle violenze subite durante la notte. Le violenze erano imputate a fantasmi e demoni. Secondo alcuni membri della comunità, erano Dio o Satana a infliggere alle donne tali sofferenze come castigo per i loro peccati; molti accusavano le donne di mentire per attirare l'attenzione o per coprire l'adulterio; altri ancora credevano che fossero frutto della sfrenata immaginazione femminile.
Alla fine si scoprì che otto uomini della colonia ricorrevano a un anestetico veterinario per rendere incoscienti le proprie vittime e stuprarle. Nel 2011, questi uomini furono condannati a lunghe pene da un tribunale boliviano. Nel 2013, mentre i colpevoli erano ancora in carcere, fu reso noto che violenze simili e altri abusi sessuali continuavano a verificarsi nella colonia.
Donne che parlano è insieme una risposta narrativa a questi fatti di vita vissuta e un atto di immaginazione femminile.

Miriam Toews

Mi sembrava doveroso partire da qui, dalle parole dell'autrice. 
Ho letto queste righe almeno dieci volte, prima di addentrarmi oltre. Mi fermavo, cercavo qualcosa, la ragione di quel piccolo e primo scompenso al cuore, credo.
Miriam Toews parla di un atto di immaginazione femminile, un concetto che racchiude una bellezza imponente, ma pure l'orrore.
E questo mi ha immediatamente paralizzata, perché io lo sapevo bene quello che avrei letto, quello che avrei trovato tra le righe, tra una pagina e l'altra. 
Una storia terribile, di violenze inaudite, di donne violate.
Lo sapevo.
Ma la letteratura a volte diventa un atto necessario, di responsabilità e urgenza a cui non puoi sottrarti.
Aspettavo questo libro con una certa ansia, esplosa dopo la segnalazione di una cara amica. Donna, madre, lettrice appassionata come poche altre.

Venivano narcotizzate con lo spray per le mucche, e poi stuprate nel sonno.

"Siamo donne senza voce, afferma Ona, pacata. Siamo donne fuori dal tempo e dallo spazio, non parliamo nemmeno la lingua del paese in cui viviamo. Siamo mennonite senza una patria. Non abbiamo niente a cui tornare, a Molotschna perfino le bestie sono più tutelate di noi. Tutto quello che abbiamo sono i nostri sogni - per forza che siamo sognatrici".

Riunite in un fienile, le donne di Molotschna decidono di parlare, riflettere su quanto accaduto, probabilmente per la prima volta, e capire insieme cosa fare.
Il capo della comunità, Peters, ha fatto arrestare gli uomini. Presto, però, questi torneranno in attesa del processo. E alle donne è stata data un'unica opportunità: perdonarli affinché possano andare in paradiso. Se non perdonano, le donne dovranno lasciare la colonia e uscire nel mondo, del quale non sanno nulla.
In quel fienile le donne devono decidere, votare. 
Le opzioni sono tre:
1) Non fare niente.
2) Restare e combattere.
3) Andarsene.
Il tutto, ovviamente, in pochissimo tempo.

La voce che racconta, è quella di August Epp. L'unico uomo presente durante le riunioni delle donne e responsabile di trascrivere i verbali.
Non è un caso che August sia un insegnante, un ex membro della colonia, espulso e poi riaccolto, un uomo capace di desiderare la vita e la morte con la stessa intensità, sinceramente.

"Vogliamo che i nostri figli siano al sicuro. Vogliamo conservare la nostra fede. E vogliamo pensare".

L'aspetto più sorprendente di questo libro, di queste donne, di questi verbali, è la maniera di affrontare tutta quella violenza, quel male inflitto dal potere, che è uomo, perché nella comunità vige il patriarcato e la donna conta zero. Da Dio, che è uomo, perché le donne non sanno leggere e nessuna di loro ha la più pallida idea di cosa sia la parola di Dio se non per bocca di un uomo che gliel'ha letta, imposta.
E nonostante queste privazioni, queste ingiustizie primitive, barbare, schifosamente vere e inopinabili, loro si preoccupano di preservare quella maledetta fede, quella parola che forse è di Dio, o forse del diavolo, in fondo chi può dirlo?
Nonostante i lividi sulla faccia, il sangue ancora caldo, le ossa rotte e le vite crepate per sempre, di donne, ragazze, BAMBINE, le donne di Molotschna cercano di preservare quelle qualità che un presunto Dio gli ha donato, perché di notte mentre Adamo dormiva qualcuno si è avvicinato, e gli ha staccato una costola, e poi l'ha data a "te", donna. E questo ti impone per forza di cose una vita di dolore, di sottomissione e privazione.

C'è un tempo per amare, e un tempo per odiare, dice la Bibbia. Queste donne hanno capito che per amare e odiare è necessario prima pensare. Averne almeno la possibilità.

Ho chiuso il libro e mi sono vista in quel fienile. Ho sentito la paglia sfiorarmi le gambe, ho raccolto i miei capelli in un fazzoletto bianco. Ho cercato di coprire un ematoma sul viso, ho sentito un dolore terribile corrermi lungo tutta la schiena. Mi sono sentita rotta, finita.
Poi una voce mi ha raccontato una storia, e poi un'altra, e un'altra ancora.
Queste storie parlavano delle profondità del Mar Nero, della possibilità della vita, nonostante le condizioni più ostili.
Di libellule che hanno sei zampe ma che non sanno camminare, però sanno volare.
Di un artista chiamato Michelangelo che prima di dipingere non era certo di quello che avrebbe realizzato, non ne aveva idea, aveva paura, ma alla fine ce l'ha fatta.
Di un gruppo di donne coraggiose ignare del mondo, della felicità, della dignità, di una vita alla pari, che alla fine hanno deciso di parlare.

Avevo una mappa in mano, c'era scritto "mondo".
Ho pensato.
Ho scelto di andare.
(Non)Siamo solo donne che parlano...


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