In questo momento penso a come abbiano fatto Zola , Goethe , Stendhal e pochi altri, a raccontare e a scrivere a mo' di "diario", un viaggio. Penso a tutto ciò che avrei da dire ora, poi però mi chiedo fin dove arrivi la vostra pazienza e non so nemmeno quanto sarebbe giusto. Pregare la vostra attenzione e aver paura al tempo stesso di annoiarvi, oppure quella paura più impercettibile, che riesci ad avvertire appena, ma sai che c'è. La paura di tirar fuori tutte quelle sensazioni, di dover a tutti i costi tradurre in parola scritta un'emozione, l'idea evocata da un'immagine, un pensiero, un suono e le luci e poi i colori... E poi, ne sarei davvero capace? Ricordo di aver letto una volta qualcosa di molto simile a quanto sto provando a scrivere. A volte conviene tenere per se alcune emozioni, senza doverle necessariamente condividere, "dichiarare". Per mantenerle pure, intatte nella loro unicità dell'attimo che le ha viste venire ...
Storia di un avverbio ostinato