giovedì 19 marzo 2015

Allacciate le cinture

 
 
Premetto di non amare Ferzan Özpetek, e lo dico un po' perché io adoro le premesse tirate lì così, in maniera brutale, schietta. E un po' perché voglio rendere pubblica la mia inaspettata reazione al film, il quale, ve lo devo dire: mi è piaciuto!
 
La prima conclusione tratta, a caldo, è stata questa: "non c'ho più il fisico per fare il critico".
Poi ho provato a ricollegare le visioni precedenti, le stesse che, nell'arco di qualche anno, hanno definito un'idea più o meno generale a proposito della filmografia del regista.
Ritengo da sempre, che un regista abbia tutta la libertà e il diritto di riempire lo schermo e la trama narrativa dei suoi film, servendosi di quegli stati d'animo che più gli appartengono. E per stati d'animo intendo un po' tutto ciò che anima e allo stesso tempo tormenta, un essere umano (non per forza un artista). Ma credo sia necessario calibrare un po' il tiro, e far sì che lo spettatore alcuni dettagli possa coglierli appena, senza che questi, al contrario, lo travolgano.
 
E le fisse, chiamiamole così, di Özpetek sono tanto evidenti da risultare, alla lunga, fastidiose come la sabbia negli occhi. Perché a mio avviso che tu voglia far riflettere il pubblico sull'omosessualità e sull'amicizia, a me sta bene, fino a quando questo non diventi ricorrente e monotono. Nonostante questo, mi è capitato di amare più di una pellicola firmata dal regista, e tra queste spiccano Le fate ignoranti e La finestra di fronte. Con particolare trasporto la prima, perché in quella mansarda colorata e multiforme, posta nel cuore di Roma, io ho colto uno dei momenti più alti del cinema di Özpetek.
 
 
Diciamoci la verità, nel caso di Allacciate le cinture, ha influenzato il giudizio di molti, sapere che nel cast ci fosse un ex tronista. E lo dico, ha influenzato un pochino anche me. Ma la forza più grande di questo film risiede esattamente qui, nel capovolgere le aspettative. Che sono proprie dello spettatore e, al tempo stesso, dell'essere umano. La vita te la immagini e molte delle circostanze in cui prima o poi, ti troverai, sembra quasi che tu possa prevederle. Ma la realtà ti insegna che non è così, anzi.
E non è certo la storia d'amore tra Elena e Antonio, a dare credibilità al film, compreso quel tocco spietato dai colori caldi che scuote gli animi e fa sorridere. E fa commuovere.
La malattia, l'accettazione, l'amicizia, l'ironia, e i progetti.
Finalmente Özpetek azzarda, puntando su orizzonti distesi lungo i cieli di tutti. E metti pure che io abbia un debole per Filippo Scicchitano, e mettici pure che io davvero non trattengo il cuore, quando a vincere è l'entusiasmo di vivere nonostante tutto. Nonostante pure la morte imminente.
Stavolta Özpetek ha detto "fanculo la morte, io ho vinto comunque".
Avevo il mio progetto.
 

4 commenti:

  1. dio mio che brutto film. davvero intollerabile.

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  2. Poison ma sei intollerante a Ferzan o al film e basta? ;-)

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  3. no no, in linea di massima tutti gli altri film di Ozpetek mi sono piaciuti, è proprio questo film che ho patito come la sabbia nelle mutande!

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  4. solitamente io apprezzo Ozpetek, ma la scelta che ha fatto del cast mi ha lasciata alqaunto attonita.
    francesco Arca è inguardabile ed inclassificabile

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