venerdì 12 giugno 2015

La sedia della felicità

 
 
La sedia della felicità segna il testamento artistico del regista padovano, scomparso nel 2014.
Carlo Mazzacurati lo ricordo soprattutto per la storia di Vesna e Antonio, nel film del 1996 Vesna va veloce e L'amore ritrovato del 2004. La mia idea del cinema italiano si è via via arricchita negli ultimi anni, proprio seguendo quei recuperi necessari, affinché di quel nostro vecchio e compianto cinema, non vada a svanire del tutto il ricordo.
 
La storia di Dino e Bruno si muove in terre venete, attualizzata dai problemi sociali e d'integrazione, non per forza legata agli immigrati, anzi. I protagonisti infatti fanno fatica a stare al passo coi tempi, tatuatore lui estetista lei, alle prese con un fornitore più strozzino che amico. Il tradimento e il divorzio che sono tipicamente italiani, fanno da antefatto alla più surreale e grottesca caccia al tesoro che parte in una villa abbandonata con tanto di cinghiale e arriva fin sopra le alte montagne del Trentino. Tra le imbottiture di una sedia a forma di elefante è nascosto un tesoro, ma durante la sfiancante impresa Dino e Bruna troveranno ben più di un premio in gioielli.
 
 
Valutare con occhio critico e distaccato un film come La sedia della felicità, è assai complicato. Tuttavia, credo sia opinione di tutti quella che vede l'ultima fatica di Mazzacurati, come una commedia leggera e piacevole, dal ritmo serrato e scandito dalla corsa verso la felicità. Che non sia la ricchezza nel senso più stretto, piuttosto il coraggio di mettersi in gioco e affrontare pure la corsa più folle. La delicatezza nelle mani che tengono un termometro e si cimentano nel gioco più semplice eppure straordinario. Aspettando che la febbre scenda, guardando un bambino che non ti somiglia, ma ti è comunque a cuore. E poi la brama di denaro e ricchezza che oggi soprattutto travolge gli uomini, tutti, nessuno escluso. Il prete che corre e si tiene la veste che ha promesso a Dio, pur di agguantare il bottino, e i debiti che non riesci a saldare che ti rincorrono e ti portano via tutto.
 
Alla fine la fiaba si dissolve in un vissero felici e contenti, e il cinema italiano può dire di conservare una buona stella in più, nel cielo della commedia giocosa e delicata.

6 commenti:

  1. L'ho trovato molto carino, davvero piacevole :)

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  2. Io mi sono anche commosso vedendo questo film: Mazzacurati sapeva benissimo che sarebbe stato il suo ultimo lavoro, e per questo ha voluto con sè tutti i suoi amici (Albanese, Orlando, Bentivoglio, Citran...) che hanno presenziato in piccoli camei. Eppure "La sedia della felicità" assomiglia a tutto tranne che a un film-testamento: è positivo, ironico, vitale, divertentissimo, ed è bello soprattutto per quello che racconta: due persone sole, normali, incasinate, che trovano forza nelle loro difficoltà. Ci mancherà tantissimo il povero Mazzacurati... :(

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  3. Vero Marco, piacevole dal retrogusto amaro. =)

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  4. In effetti è così caro Sauro. Nonostante la leggerezza e il tocco surreale, questa fiaba risulta essere abbastanza commovente. Mancherà, sì. Nel frattempo spero di recuperare l'intera filmografia di questo gran bel regista. ;-)

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  5. Penso che lo recupererò, ne hai parlato davvero bene! *_*
    Buona domenica Valentina! ^^

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  6. Giò te lo consiglio davvero. Poi mi dici...
    un abbraccio :**

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