Non la ricordo nemmeno più, l'ultima volta che ho pianto leggendo una poesia. Anzi, chissà quanto tempo è passato dall'ultima poesia letta, mi domando io. Tanto, troppo forse. C'è chi dice che i giovani non siano fatti per i versi e che i versi non trovino un meritato riparo in un cuore giovane. Non sono d'accordo. Tutti hanno un piccolo ma inesorabile bisogno di "poesia", ma solo pochi riescono a
sviscerare questo bisogno, a tirarcelo fuori, a denudarci delle nostre inconsapevoli esigenze primordiali. Pietro De Bonis è una piccola grande speranza, la quale porta a credere che, questo meraviglioso ciclo lirico-esistenziale possa, ancora oggi, "esistere".
"Azzittate n'attimo ma'!
famme vede se ce riesco a sognà quarcosa de bello
magari de rivedette viva e zitta
almeno là.
A mà
la senti sta musica?
E' Venditti...
ora che ce penso
non t'ho mai chiesto i cantanti che te piacevano
per me lui te garbava
a papà gli piace tanto
dice che a voce sua je ricorda de quand'era ragazzo..."
Un piccolo estratto dalla poesia che chiude la parte in versi del libro di Pietro De Bonis, Ma', Brezze Moderne.
Quando parlai la prima volta con Pietro, ricordo perfettamente la sorpresa e la curiosità che suscitò in me la figura di questo giovane, romano, classe 1984, resa davanti ai miei occhi come l'immagine di un poeta dei nostri giorni, magari fuori dalle righe, dal carattere e dai toni irrisori, diretti, ma quanto mai carichi di sentimenti e "perché". Un ragazzo che sceglie di passare il suo tempo ad osservare la gente, ad analizzare le sensazioni, gli eventi. A trovare loro anche il più elementare dei significati. Eppure, quel che immagino di Pietro è una vita piuttosto normale, fatta si, di attimi più solitari dedicati ai bisogni che contraddistinguono ogni poeta/scrittore, ma allo stesso tempo vedo una vita animata di un piccolo uomo divenuto grande timbrando il biglietto di sola andata verso la vita più dura e reale, la stessa che, probabilmente, ha fatto esplodere in lui la voglia di raccontare al mondo anche la più piccola delle emozioni, poiché tutto è in grado di stupirci.
L’amore è un sentimento interiore, l’odio un sentimento esteriore. L’odio va proclamato, l’amore no. Vedo sempre poca sincerità nei proclami d’amore. Nella poesia mento, mento bene. E’ solo lo strascico d’amore, una pezza sporca e unta, un abito strappato. L’amore di una donna non mi dà alcun bisogno di proclamare, poiché tutto già c’è e tutto giace in quello. Scrivo solo tante bugie, tante belle bugie, a partire dall’introduzione.
Così l'autore invita il lettore, stuzzicando interesse e voglia di capire dove arriva realmente questa menzogna di cui si fa confesso portatore egli stesso. Questo sentimento, l'amore, è una bugia, o lo diventa dal momento in cui viene proclamato? Oppure, è nel porsi la domanda, la più grande bugia?
Stare a parafrasare su ciò che proviamo, forse, può sembrare fin troppo banale, inutile. Voglio dire, "Ti amo", e lo faccio tutti i giorni, non c'è bisogno che io proclami o verseggi come Montale, per convincerti di questo. E allora comprendiamo perché oggi, leggere una poesia risulti così assurdo e fuori moda, tanto da preferire ad essa uno squallido best seller erotico o una biografia illustrata degli One Direction (con tutto il rispetto...).
Quello che vorrei gridare in questo momento è che, non esiste moda o tendenza quando si parla di Arte, di vita. Non esiste il "momento giusto". Non esiste una regola ferrea, non c'è un grafico universale e divino che porti a credere che oggi non può esistere poesia che "tenga" perché di Dante e Petrarca ne abbiamo fino sopra ai capelli. Non è vero.
Ho chiuso il libro Brezze Moderne di Pietro De Bonis e avevo gli occhi gonfi di lacrime. Sbalordita e incredula dell'accaduto ho riaperto il libro e a ben vedere mi accorgo di quale enorme potenza può caricarsi un "assortimento" di pensieri, stati d'animo, emozioni. Quella di Pietro è una poesia genuina, semplice senza troppi ghirigori e lo dico non perché abbia sofferto la mancanza di stile e classe, anzi. Nei versi racchiusi in Brezze Moderne c'è "un po'di tutto", e tutto strutturato all'interno di un corpus poetico equilibrato. Dopo l'introduzione e la poesia/omaggio alla grande poetessa Alda Merini, De Bonis prosegue sulla scia del verseggiatore che parla della vita, dell'amore (di una donna musa ispiratrice, della "mamma" donna per eccellenza, delle sensazioni più sfuggevoli e intense come le brezze estive, le nuvole e la neve, bella ma insopportabile), per concludere poi con degli intermezzi e 112 aforismi. Attraverso un susseguirsi di parole che prendono vita tramutandosi in immagini, in suoni e sapori, De Bonis conquista il lettore e lo porta fin dentro le sue pagine. Lo porta con sé, nei suoi stessi giorni, nelle sue stesse notti, nel mezzo delle sue stesse "brezze"...
Esiste la poesia
allora esiste Dio!
Come quando non conosci i dolori
ma vedi lo stesso gente piangere
Continuerò a non morire se Dio vorrà
Esistono ancora i poeti, quelli in grado di scoperchiare con sole due righe i sentimenti più nascosti di ogni essere umano...questa è la magia. Questa è poesia.
Grazie Pietro!!!
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