venerdì 15 febbraio 2013

Forrest Gump. Come il vento che soffia...


Ormai sono certa di un paio di cose, e non sono molte le cose di cui sono certa. Allora, io amo terribilmente il cinema degli anni '90, e questa era la prima. Bastano un paio di titoli per convincervi(mi) di ciò, e vi dico Edward mani di forbice (1990) e la trilogia di Ritorno al futuro (1985, 1989 e 1990). La seconda, è invece la scoperta di una stima e di un amore mai esploso veramente fino ad oggi, per un regista statunitense che, in un modo o nell'altro, ha segnato la mia infanzia (quasi di pari passo con Spielberg). Voi potreste dire, giustamente, ma come, ha segnato la tua infanzia e te ne rendi conto solo ora? Si.
Parliamo di Robert Zemeckis (eh già, anche Ritorno al futuro è opera sua) e del suo straordinario, Forrest Gump. Era il 1994, ma io personalmente, credo di averlo visto leggermente più avanti rispetto all'uscita mondiale. L'immagine che fin dalla prima visione accompagna, nella mia memoria visiva questo film, è la sagoma di un uomo piuttosto strano, seduto su una panchina a raccontare la propria vita a ogni passante.


Ripercorrendo circa trent'anni di storia degli Stati Uniti (e su questo Zemeckis può dar lezione, visti i suoi precedenti salti spazio/temporali anche nella trilogia), assistiamo alla vicenda personale di un bambino che diventa adulto e vince la sua più grande battaglia contro i pregiudizi e gli orrori del mondo, puntando tutto sulla sua, affascinante "stoltezza". Un uomo che, solo, potrebbe bastare ad incarnare la purezza e la bontà umana, quella di cui ancora oggi, si dubita fortemente. Forrest inizia la sua corsa, sfidando gli ostacoli che la vita non ha esitato a gettargli in strada. I problemi motori, le risa dei compagni e questa incontrollabile esigenza di correre per scappare via, il più lontano possibile. Ed era lontano che doveva volare anche insieme alla sua più grande amica e unico amore, Jenny. La ragazzina, vittima di abusi sessuali paterni, crescerà senza trovare mai pace con se stessa, tra notti di prostituzione e abusi di droga. Nonostante la sua perfezione di donna, bella e raggiante come il sole (Robin Wright è Jenny adulta), il destino non le riserverà un epilogo felice. Forrest invece, nella sua imperfetta grandezza, diventerà l'eroe umile e un po' atipico, capace di trascinare con sé, nella sua "grande corsa" una sfilza di uomini e donne pronti a sposare gli stessi ideali e le stesse cause. Ma la cosa sorprendente è che Forrest  non ha mai lottato per una reale causa. O meglio, seguiva il suo istinto, il suo cuore. Faceva quello che voleva e più volte lo ribadisce a chi curioso domanda delle sue strane iniziative. Come la corsa durata trent'anni dall'Alabama fino all'Oceano Pacifico e poi a quello Atlantico.

Ancora oggi, penso a come sarebbe questo film, se al posto di un Tom Hanks ci fosse stato, chissà quale altro attore. Mi rimane difficile pensarlo, e credo che questa sia una di quelle interpretazione che meglio rimangono nella memoria e nel cuore dello spettatore. Perché Forrest è l'emblema di una storia drammatica ma al contempo avventurosa e fantastica. Il Gulliver moderno, che naufraga nel mondo degli uomini comuni, nel mondo delle brutalità, il Vietnam, la politica e i favori sessuali in cambio di qualcosa (ricordiamo che anche la madre, Sally Field,  si concede al preside della scuola pur di vedere ammesso il figlio). Il romanzo di Swift tra satira e fantasia, racconta le avventure di Gulliver e le suddivide in quattro parti. Zemeckis dal canto suo, servendosi di un montaggio sorprendente, realizzato dal fidatissimo Arthur Schmidt (al quale va uno dei sei Oscar vinti dal film) realizza un film che si potrebbe dire suddiviso in altrettante parti. Jenny - Il Vietnam - Mamma diceva sempre... - La piuma nel cielo e il vento che soffia (certo sono solo le "mie" parti, ognuno è libero di suddividere il film come meglio crede).


Rimarranno nel cuore gli incontri di Forrest e i legami instaurati con personaggi determinanti nel cambiare la vita del protagonista (e dell'America, poiché placherà gli umori con la Cina, grazie al suo talento nel ping-pong), come quello con il mitico Tenente "Daaaan" e il giovane Bubba, entrambi incontrati in guerra. Forrest incontrerà John Kennedy e John Lennon e gli stringerà le mani. Riceverà gli omaggi dal Presidente Nixon e lui saprà "sdebitarsi", smascherando involontariamente lo scandalo che portò poi il Presidente alle dimissioni. (Lo scandalo del Watergate Hotel).


Ispirato al romanzo omonimo di Winston Groom, il Forrest Gump di Zemeckis è stato sceneggiato da Eric Roth e musicato dal sempre straordinario Alan Silvestri. Un film di un impatto immenso, sotto ogni punto di vista, per pubblico e critica. Le battute di Forrest rimarranno impresse nella nostra memoria, tanto da venir assorbite nel linguaggio comune. "La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita". E Forrest è esattamente così che ha raccontato e vissuto la propria vita, senza sapere cosa stava per accadere; eppure con una grande capacità di gestire gli eventi e impartire al prossimo lezioni di vita indimenticabili. Un uomo che sa di non essere intelligente ma assolutamente certo del significato della parola "amore". Un film che ti trascina in alto, in balìa degli eventi, capace di trasportarti ovunque sia passato Forrest. In maniera garbata e mai invasiva, come il vento che soffia...


24 commenti:

  1. Forrest Gump è un film che adoro e che ogni volta mi commuove e diverte.
    Certo, non gli perdonerò MAI l'oscar come miglior film strappato a Pulp Fiction, ma è stato comunque bello mettersi ad urlare "JENNYYYYYY" a Washington, davanti al monumento XD

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  2. Ahahah, Bolla ormai ti conosco troppo bene. Prevedevo una tua reazione simile. Bello si, ma hai strappato l'Oscar al mio amoreeeee e non va bene!!! XD Bellissima la cosa del monumento, invidia...=)

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  3. Concordo con la Bolla: ha strappato l'Oscar a Pulp Fiction, un film epocale e troppo importante. Poi Tom Hanks l'ho sempre trovato un tipo odioso. L'Academy si sono permessi di assegnarli due Oscar di seguito perché aveva e ha la famiglia del mulino bianco.

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    1. Odioso o no, rimane comunque un grande attore. E con tutto che un po' di amaro in bocca per Tarantino c'è anche per me, trovo che non abbia rubato nulla. Parliamo di un film che per quel che mi riguarda è straordinario e rimane anche oggi uno di quei titoli tra i migliori di sempre in una stima di una cinquantina di concorrenti. Per me, ovvio. :)

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  4. OMG sono entrata in crisi per scrivere un commento degno. Pensa se e quando scriverò un post su questo capolavoro! Non scherzo se ti dico che lo so A MEMORIA.
    Condivido in pieno quello che scrivi. Per casa ho appeso alcune locandine di film che si sono guadagnati un posto di riguardo nella mia classifica personale, cioè Ritorno al Furuto, Edward Mani di Forbice, Nightmare before Christmas, Forest Gump e a breve aggiungo i Goonies. Viva i film degli anni 80-90.

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    1. Grande Vale, ma abbiamo gli stessi film "del cuore"!!! :) Preparati perché presto arriveranno anche I Goonies. Bella l'idea delle locandine. Io invece mi sono ricreata una parete tutta per me, devo finirla per bene però. Per il momento c'è un quadro regalo della Laurea e un bel ritratto di Depp. ^_^

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  5. io lo vidi al cinema e mi piacque ...anche parecchio...ma quando fregò gli Oscar più importanti a Pulp Fiction che all'epoca era veramente qualcosa di mai visto , di epocale...beh allora cominciai ad odiarlo abbastanza profondamente e mi sono sempre rifiutato di rivederlo...

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    1. Questo fatto ha fregato parecchi e ripeto, ha lasciato un pochino dubbiosa anche me. Però non mi vorrei mai far influenzare dalle boiate degli Academy, non so se mi spiego. Io valuto il film per quello che è. Infatti Pulp Fiction è un altrettanto pezzo da 90 che ha tutta la mia stima, Oscar o no. Sono due registi molto diversi eppure li adoro entrambi. Bradipo dai un'altra possibilità a Forrest, suuuu :)

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  6. Posso permettermi di andare controcorrente? Io trovo che quegli Oscar a Forrest Gump fossero assolutamente giusti! Sono passati quasi vent'anni e ricordo benissimo le furibonde discussioni dell'epoca con amici e colleghi di lavoro... tutti 'tarantiniani' incalliti! :) ora, premesso che i gusti sono gusti (e sui quali non discuto), vorrei pacatamente suggerire che non sempre l'originalità e la 'diveristà' sono sinonimi di superiorità: 'Pulp Fiction' è un buon film, ma a mio modestissimo parere è una delle pellicole più sopravvalutate della storia, proprio come il suo regista (che comunque con 'Django' ha realizzato un capolavoro, tanto perchè non diciate che sono prevenuto...). Esattamente come Bob Zemeckis, al contrario, è un cineasta sottovalutato e tacciato di mediocrità solo perchè fa un tipo di cinema dichiaratamente commerciale (che, come dico sempre, non è una parolaccia). Forrest Gump è una pellicola assolutamente complessa e tragica nella sua semplicità, è uno spaccato amarissimo di un pezzo di Storia Americana che ci viene spacciata come eroica e invece è molto meno epica di quella che si crede. Forrest Gump, per quello che racconta, e per COME lo racconta, è molto più coraggioso di 'Pulp Fiction' . Solo chi si ferma a guardare in superficie può tacciarlo di essere commerciale e ruffiano, una bella favola per famiglie...
    Se poi andiamo a vedere l'intera filmografia di Zemeckis, ci accorgiamo che, oibò, questo omone pacioso e rubicondo ha diretto anche la saga di 'Ritorno al futuro', 'La morte ti fa bella', 'Le verità nascoste', quell'autentico gioiellino di genere che è 'Chi ha incastrato Roger Rabbit' e un capolavoro assoluto come 'Contact'. In pratica non ha mai sbagliato un film... ma andatelo a spiegare a chi crede che il cinema solo solo quello d'essai!!


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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Kevin, non diciamo panzane. Qua non si tratta di diversità, qua si tratta di innovazione. Pulp Fiction è un capolavoro ASSOLUTO perché ha INNOVATO lo storytelling. Non c'entrano i gusti è un dato di fatto. Se l'Academy non fosse composta da incompetenti avrebbe vinto Miglior Film, miglior regia e miglior sceneggiatura originale. Punto. Era dai tempi di The Killing che non si vedeva una tale creatività con la narrazione non-lineare.

      Ah, che Zemeckis non ha mai sbagliato un film non è vero: Il periodo motion-capture a partire da Beowulf è orrendo.


      Poi Mi dirai perché lo trovi sopravvalutato... mah.

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    3. E aggiungo:

      Per farti capire che impatto epocale abbia avuto quel film ti dico che senza Pulp Fiction oggi non avremmo Nolan. Nolan, lo conosciamo benissimo, è uno a cui piace giocare con i flashback e i flashforward, no? Ebbene, chi ha sdoganato la narrazione non-lineare nel cinema cosiddetto moderno? Tarantino! Quindi diamo a Cesare quel che è di Cesare, altro che sopravvalutato.


      Riguardo Forrest: il film è bello ma il messaggio di fondo è sbagliatissimo e moralmente pericoloso.

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    4. Il periodo Motion ovvero due film, Beowulf e Christmas Carol. Per il resto, tolti i primi due o tre titoli, Zemeckis rimane uno dei registi a mio avviso più impeccabili nella versatilità di generi. E non lo dico io, parlano i suoi film. Poi, che Tarantino sia un genio innovatore, rivoluzionario come ha dimostrato fin dal suo Pulp Fiction, nessuno può negarlo. Però mi sembrano supposizioni piuttosto forti Vincenzo. Addirittura Forrest Gump portatore di messaggi pericolosi? Non riesco ad afferrare il senso e nemmeno a trovare un briciolo di logica in questo. No, non credo che da Tarantino derivi Nolan. È una formula che non mi convince. L'idea della narrazione irregolare seppur simile, non è certo identica nei due registi. Dai poi dire che Tarantino "ha inventato", quando è il più grande artista del rubacchiare a destra e sinistra. I western e i film nipponici su tutti poi hanno da sempre ispirato il suo stile. Condivido il Diamo a Cesare quel che è di Cesare, in termini giusti e obiettivi. Dunque riconosciamo il merito laddove esiste. Parliamo di due registi completamente diversi eppure entrambi riconoscibili e di un certo spessore. Zemeckis e Tarantino, intendo. Nolan è un discorso a parte. :)

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    5. Kelvin lo sai che tu hai carta bianca qui e puoi dire quel che vuoi...:) Sono assolutamente d'accordo con te quando dici che originalità e innovazione non sempre siano sinonimo di assoluta supremazia cinematografica. Io adoro lo stile di Tarantino perché lo reputo un genio, strafottente ma astuto e intelligente. E i suoi film parlano per lui. Quanto è vero poi il discorso di Zemeckis e del suo esser sottovalutato. Io lo sto riscoprendo ora e credimi lo sto ammirando sempre di più. Ho rivisto la trilogia pochi giorni fa e ne ho parlato anche in radio, ho inaugurato il mio programma proprio con lui. :) Adoro il suo modo di ripercorrere epoche e fasi attraverso salti spazio temporali figli di un altro grande punto fermo del suo team, ovvero Schmidt, montatore di fiducia. Poi è incredibile il suo confrontarsi con generi differenti. E ti dirò, io ho apprezzato anche i suoi titoli "animati". A Christmas Carol su tutti. Poi è ovvio, i gusti son gusti. Per me Zemeckis, quasi quanto Spielberg, rientra nella categoria di registi che al di la del tempo trovano ancora il modo di sorprendermi. Anche con un film che ho visto cento volte e la prima quando avevo dieci anni. Oggi mi emoziono esattamente come ieri. Questo non è che capìti con tutti i film...per me significa molto. Ah, ho appena visto Flight. Lunedì recensione...:)

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    6. Rispondo per punti che è più facile. :)
      - Il periodo motion capture include anche Polar Express, e anche se sono 3 film sono 9 anni, che nella carriera di un regista non sono mai pochi.
      - Tarantino, questa è un comune fraintendimento, non ruba mai in blocco, ruba dettagli, personaggi e battute. La struttura narrativa e i dialoghi sono sempre e comunque originali e NON riconducibili ad altro. Quel tipo di struttura a flashback sincronico, usata in quel modo, nessuno l'aveva mai vista prima di Pulp Fiction
      - Nolan, che io comunque apprezzo, ha rielaborato ciò che Tarantino ha fatto, per il semplice fatto che Tarantino l'ha fatto 10 anni prima. Ma mica sto dicendo che è un difetto... Nessuno al cinema inventa nulla ed è tutta una rielaborazione continua. Dopo ovviamente si differenziano perché Tarantino è hard-boiled mentre Nolan si ricollega più al Noir. Anche se in Memento c'è un pizzico di pulp, sopratutto negli sguardi.

      Veniamo al messaggio di Forrest Gump:
      Uno che fa critica seriamente dovrebbe, almeno in teoria, analizzare la trama e vedere cosa dice. Non farsi trasportare da falsi sentimentalismi. Forrest Gump è uno che lungo tutta la durata del film non fa altro che ricevere ordini, che accetta senza battere ciglio visto il suo ritardo mentale. Finisce in Vietnam, riceve ordini, torna a casa, riceve ordini, e diventa una leggenda americana! Ecco cosa dice questo film: Obbedisci ai superiori e farai strada, anche se sei un ritardato. Bel messaggio.

      Chiudo il commento dicendo che è troppo facile commuovere il pubblico e vicnere oscar facendo il protagonista ritardato. E' troppo facile. Forrest Gump, Rain Man, Mi chiamo Sam etc etc. Un po' più difficile è fare Pulp Fiction, Memento, e film che siano veramente creativi.

      Ogni risposta sarà graditissima. :)

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  7. Caro Capriotti, io di mestiere faccio il bancario e non il critico cinematografico, nè ho la pretesa di esserlo. Però rivendico il diritto ad esprimere liberamente le mie opinioni e posso assicurarti che lo faccio in maniera assolutamente SERIA, e comunque non prima di aver riflettuto su quello che vedo.

    Non è questione di sentimentalismo: la cosa simpatica è che su Forrest Gump la penso proprio come te! E' vero, come ho scritto anche prima questo è un film tutt'altro che 'buonista' e rassicurante, anzi! E' un film molto amaro, che getta lunghe ombre sulla società americana e che solo una lettura superficiale può tacciarlo di sentimentalismo. Però trovo assurdo affermare che porta un messaggio pericoloso: Forrest non fa strada perchè obbedisce agli ordini, ma perchè riesce a preservare se stesso e la sua rettitudine in un paese che ha perso da tempo la proria verginità...

    Riguardo Pulp Fiction, ognuno ha i suoi gusti e non discuto. Però mi viene da ridere a sentir dire che questa è una pellicola 'innovativa' perchè ha sdoganato la non-linearità nel raccontare gli eventi filmici. D'altronde l'hai detto tu stesso! Hai citato RAPINA A MANO ARMATA, di Stanley Kubrick. Era il 1956 e Tarantino non era stato neppure concepito... e allora? Dov'è l'innovazione???

    Due parole anche sugli Oscar: dire che i membri dell'Academy sono degli incompetenti semplicemente perchè non fanno vincere questo o quel film è quantomeno ingeneroso. Gli Oscar hanno da sempre il loro metro di giudizio, nonchè il loro target di riferimento. Sono i premi dell'industria hollywoodiana e i loro riconoscimenti tengono conto di questo. Stop. Nessuno, nemmeno i giurati stessi, hanno la pretesa di essere sopra le parti. Come tutti i concorsi cinefili, ogni scelta è opinabile. A Cannes nel 1979 'Il tamburo di latta' di Schlondorff ebbe la meglio su 'Apocalypse Now', e allora? L'Academy fa le proprie scelte in base al proprio metro di giudizio: si può non essere d'accordo ma devono essere rispettate. Senza guerre di religione per questo o quel regista...

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    1. Kelvin, hai frainteso. L'ultimo messaggio era più per l'Admin che per te. :D

      Riguardo a The Killing di San Kubrick: E' vero, come ho detto quel film ha INVENTATO il flashback sincronico, ed di nuovo come ho detto Pulp Fiction l'ha REINVENTATO in funzione dei suoi personaggi. Mi spiego. In The Killing l'unico interesse di Kubrick è quello di raccontare una storia banale in maniera originale (un po' come Memento), e lo fa nel modo che tutti sappiamo. In Pulp Fiction l'uso di quella struttura è innovativa perché difatto racconta tre storie diverse interlacciate, e non tre aspetti della stessa storia. Infatti puoi notare un minimo ma percettibile cambio di fotografia e stile di montaggio in ogni diverso episodio, e un impercettibile cambio di toni. Vedere l'eroe (Vincent) fare il figo con Mia nella scena del ballo e 5 minuti dopo morire come un cane qualsiasi al cesso è una cosa scioccante e innovativa. Quanti film ricordi di aver visto in cui l'eroe muore come una qualsiasi comparsa, e per giunta a metà film?


      Per l'Oscar ti do ragione, purtroppo. Ma ho davvero il dente avvelenato contro l'Academy, non solo per Pulp Fiction. Tutti i miei registi e film preferiti non sono stati premiati quando avrebbero dovuto esserlo, dal citato Kubrick ai Coen.

      Attendo risposta, il dibattito mi sta interessando molto.

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  8. Eccola, diretto bersaglio delle frecciatine di Vincenzo. Ormai lo conosco e so quanto gli faccia gola darmi contro, nel senso buono dai. Voglio esser fiduciosa. =) Ma, caro Capriotti, inutile insinuare chissà cosa quando dici che "chi fa critica dovrebbe"...io non so cosa intendi tu per critica cinematografica, una cosa è certa, già non siamo d'accordo su un punto fondamentale. Ovvero l'idea di dover analizzare la trama di un film. Sono al contrario convinta che la trama sia l'ultima delle chiavi che aiuti ad aprire la mente verso una attenta analisi. Un mio grande docente di Storia della musica per film diceva sempre che non conta cosa nel cinema, ma il COME. Secondo questa linea io vado avanti, che possa esser condivisa o meno. Il soggetto poi è un'altra cosa, attenzione.Ricordati poi che ogni spettatore, che sia critico o il più modesto e poco avvezzo alla visione, è libero di vedere in un film ciò che crede. Il tuo catastrofico modo di interpretare Forrest Gump è distante anni luce dal mio, certo amaro e drammatico ma più per i motivi elencati dallo stesso Kelvin qui sopra. Non vedo Forrest come il ritardato che esegue ordini, anzi. La sua stoltezza lo porta ad agire secondo l'onda delle sue sensazioni e dei suoi impulsi. La grande corsa ne è l'esempio lampante. Quando la giornalista chiede a Forrest quale sia la causa che lo abbia spinto a tale impresa, lui semplicemente risponde che aveva voglia di farlo, e basta!!! E sulla scia di questa risposta io ho interpretato tutte le vicende del protagonista. Un uomo straordinario perché il suo ritardo rispetto agli altri uomini lo ha fatto uscire da eroe dal Vietnam, dalle risa dei compagni quando era ancora bambino, da tutto ciò che di tragico stava travolgendo il proprio paese in quegli anni. La leggerezza di Forrest Gump, quella piuma non è insignificante. Rappresenta per me la leggerezza che ha contraddistinto questo strano individuo, ed è questo che fa schierare il pubblico dalla parte degli eroi per caso, proprio come era lui.

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    1. Be' se nel cinema giustamente conta il COME mi sparai spiegare come Zemeckis non abbia operato nessuna presa di posizione in una storia che pur concentrandosi su Gump è piena zeppa di politica. A sostenere la mia tesi non a caso la fidanzata, diventata hippie (cioè emancipata, al contrario dell'automa Gump), fa una fine bruttissima.

      E in realtà neanche Kelvin ci vede tutta questa leggerezza:

      "E' vero, come ho scritto anche prima questo è un film tutt'altro che 'buonista' e rassicurante, anzi! E' un film molto amaro, che getta lunghe ombre sulla società americana"

      Non prendetela sul personale, è una bella discussione questa. Il cinema campa di discussioni.

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    2. Per come la vedo io, Jenny non ha possibilità di salvezza per il trauma subito da ragazzina con un padre violento e perverso. Non c'entra la politica, almeno qui. Fare un film che sia pro o contro a una corrente politica è sempre rischioso. Per il bene del cinema stesso, intendo. Non era Forrest Gump un alibi per fare propaganda o condannare una fetta di uomini americani. Nel centro del mirino Zemeckis mette l'uomo in tutte le sue vesti, al di la dei gradi e delle divise. Anche la madre di Forrest è un anello debole e il fatto che lei si venda per far ammettere il figlio a scuola è chiaro in questo senso. La macchina da presa mette in aula l'uomo e i giudici siamo noi stessi, la sentenza, se così si può chiamare, spetta a noi. Non la prendo sul personale, perché dovrei? Era un modo simpatico per riallacciarmi alle tue parole rassicuranti nei confronti del mio amico Kelvin...:) Assolutamente d'accordo con te, queste sono le discussioni che piacciono a me. Anzi, sappi che questa è una delle più interessanti e corpose mai avute su queste pagine...quindi CriticissimaMente e Me, te ne sono infinitamente riconoscenti. :)

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  9. Io solo a pensare a Forrest che grida "Jeeeenny" al Lincoln Memorial e a Jenny che attraversa l'enorme distesa d'acqua per andare ad abbracciarlo mi commuovo e mi scende pure la lacrimuccia. E per riprendermi penso a Forrest che salta dalla barca per andare a salutare il Tenente Daaaan e poi, quando la barca si schianta contro il molo esclama: E' la mia barcaaaaaahhh!!! :-) Il resto sono chiacchiere da bar.
    P.S. Il mio film preferito è il "defraudato" Pulp Fiction, come Valentina ben saprà...

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  10. L'immagine che traspare dall'intero film, e che in un certo qual modo vuole anche rappresentarne, o meglio, riassumerne l'intero significato, a parer mio è la foglia che vola, trasportata dal vento, danzando nell'aria, librandosi tra il cielo e la terra, senza una meta... D'altronde, non è questo che accomuna tutti noi esseri umani? Un caldo soffio, un attimo di vita, una danza che comincia quando nasciamo e finisce quando moriamo, senza capire chi siamo, perché danziamo, ma con la sola consapevolezza che dobbiamo danzare, (o correre nel caso di Gump).

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