martedì 10 gennaio 2017

Io, me e Metropolis



Vidi per la prima volta Metropolis, quando ancora non sapevo nulla di cinema espressionista e di cose strane tipo campo e controcampo.
L'Aula Magna della Sapienza era enorme, persino per me, convinta all'epoca che il mondo tutto mi andasse stretto. Il primo corso che iniziai a seguire con costanza, fu proprio Analisi del film, con il caro e tanto insolito Professor Bertetto.

« Più ancora di Murnau, il regista che afferma con decisione totale il ruolo creativo del metteur en scène come coordinatore di tutte le componenti finalizzate alla produzione dell'immagine filmica e come interprete di una specifica volontà di stile è in ogni modo Fritz Lang, che attraversa la storia del cinema muto e poi del sonoro in Europa e in America, con un impegno formale assoluto. »
(Paolo Bertetto, Introduzione alla storia del cinema, p. 38.) 


Il 10 gennaio del 1927 viene proiettato per la prima volta questo film, a Berlino. E mi sembrava carino o quantomeno doveroso scrivere qualcosa. Con la scusa dell'anniversario poi, rivivo con nostalgia i bei tempi andati, il che a volte è terapeutico.
Fritz Lang aprì la strada al cinema di fantascienza, basti pensare a due titoli fortemente ispirati al regista austriaco, quali Blade Runner e Star Wars (Secondo Il Mereghetti, George Lucas per la creazione del droide C-3PO (o anche D-3BO) della trilogia di Guerre stellari si è palesemente ispirato al robot di Maria in Metropolis), diventando pure immagine assoluta dell'espressionismo cinematografico.
Ma a mio umile parere, ricordare Metropolis per la teoria del Capitalismo o perché piaceva tanto a Hitler, sarebbe sbagliato e poco costruttivo.
Al di là del mio bellissimo ricordo, i miei appunti in disordine e il cervello in trip durante le lezioni più affascinanti della mia vita, è giusto parlare di Metropolis come di un film incredibilmente all'avanguardia, pieno di simbolismi e frutto di un lavoro enorme. Registico, architettonico, strutturale.
Scritto insieme a Thea Von Harbou, moglie del regista, Metropolis ha l'aspetto formale di un'opera lirica ed è diviso in tre parti. 
Da un punto di vista strettamente cinematografico, Metropolis introduce nuove e sorprendenti tecniche di ripresa come l'effetto Schufftan - nome del fotografo - di cui si ricordano i fondali dipinti e gli specchi inclinati a 45° per la ricostruzione di veri e propri mondi virtuali. Fondamentalmente, questo, permetteva di curare meglio la cosiddetta profondità di campo. 


La cosa che più mi piace ricordare è l'introduzione del passo uno, o stop-motion, le riprese effettuate per singoli fotogrammi - dice wikipedia. 
Tim Burton, dico io.

Più di ogni messaggio politico, io in Metropolis ci ho visto il bene e il male. Ho visto un film che sfrutta appieno la potenza delle immagini per dire quello che ha da dire.
Uomini e non uomini, uomini e macchine, un futuro che non lascia scampo.
Gli occhi di Maria, la bocca spalancata di una macchina che divora gli uomini.
E pensare che oggi, quel lontano 2026, non è più così lontano...


8 commenti:

  1. Un capolavoro che anticipa i grandi film dell'epoca del sonoro.
    Ciao.

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  2. Vero Gus. E io volevo ricordarlo per questo, e per come abbia influenzato anche il mio cammino. Un saluto e a presto!

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  3. Il cinema muto degli albori è un "genere" che voglio prima o poi iniziare ad approfondire. Di questo Metropolis ricordo molto bene gli elogi della mia prof di filosofia alle superiori, ma, a conti fatti, ancora non l'ho visto e son passati 7 anni e mezzo!

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    1. Ciao Alfonso, evviva la prof di Filosofia, allora. ;-)
      Ti ha lasciato comunque qualcosa di questo film, nonostante tu non lo abbia mai visto. Spero tu riesca a recuperarlo presto. Un saluto.

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  4. Splendido! Mi vien voglia di rivederlo *_*
    Magari facendo attenzione a quello cui ha accennato nel bel post!
    Ciao cara Vale! ^_^

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    1. Ciao Glò! Che bello rivederti. ^_^
      Grazie mille, le voglie cinematografiche... le mie preferite. :P
      Un abbraccio forte.

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  5. Ciao Vale. Felice di averti incuriosita. ^_^

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