sabato 7 luglio 2012

Il mistico e il visionario, la musica di Elfman nel cinema di Burton




Si potrebbe parlare di lui come dell'anticonvenzionale per eccellenza, quello "politicamente scorretto" che infrange i dettami conservatori di Hollywood, il cavaliere mistico che con assoluta maestria presenta al mondo intero una musica vestita di nero, dal malinconico sorriso nell'anima. Daniel Robert Elfman nasce nel 1953 in Texas, e il mondo della musica lo conosce grazie alla sua rock band, i Mystic Knights of Oingo-Boingo, che nasce per accompagnare il debutto cinematografico del fratello del compositore, Richard Elfman, con il suo The Forbidden Zone (1980), in cui, tra l'altro, Danny reciterà un piccolo ma non indifferente ruolo nei panni di Satana.

Nel 1985 Elfman incontra Tim Burton (accanito fan degli Oingo-Boingo) e sarà Pee-Wee's Big Adventure (primo lungometraggio del regista), dello stesso anno, a segnare l'esordio del compositore come musicista orchestrale. Il film dà il via a una grande collaborazione artistica tra i due, tanto che, dal 1985 a oggi, si contano più di dieci film che vedono insieme il compositore e il regista. Beetlejuice - Spiritello porcello (1988), Batman (1989), Edward mani di forbice (1990), Batman - Il ritorno (1992), Nightmare Before Christmas (1993), Mars Attacks! (1996), Il mistero di Sleepy Hollow (1999), Planet of the Apes (2001), Big fish - Le storie di una vita incredibile (2003), Charlie and the Chocolate Factory (2005), La sposa cadavere (2005), Alice in Wonderland (2010), Dark Shadows (2012). Il nome di Elfman manca solamente in due titoli burtoniani, Ed Wood (1994) e Sweeney Todd - Il diabolico barbiere di Fleet Street (2007), e tale assenza sembra sia dovuta a divergenze tecnico-artistiche.

La genialità di Elfman, tuttavia, non si limita alla collaborazione con Burton, sono diversi i registi per i quali ha realizzato musiche degne d'esser citate, ma non potendo discutere di tutte, mi limito ad analizzare solamente quelle che, secondo me, sono state le più significative, almeno nel cinema di Burton. Vero è, che chi scrive, dovrebbe prescindere da quelli che sono i propri gusti personali, ma non riesco a fare a meno di confessare quel che provo io quando ascolto un pezzo di Elfman e gli schizzi di Burton mi passano davanti agli occhi; sarà che io mi immagino questi due geni stravaganti sulla collinetta di un cimitero al calar della notte, intenti a cogliere la giusta ispirazione che gli permetta di dar vita all'ennesimo (capo)lavoro, oscuro, malinconico, fiabesco, a tratti inquietante. E’ sorprendente come questi due qua il modo per stupire il mondo lo trovino sempre... Il primo film che vidi io di Burton, Edward mani di forbice, lo ripongo nel cassetto di quei film che segnano profondamente il cammino di un cinefilo, e non.  La storia dell'emarginazione, della solitudine e di quella ingenua "diversità" tanto condannata dagli sguardi ottusi della gente. Beh, tutto questo viene perfettamente reso "musicalmente", vedere non avrebbe quasi lo stesso "senso" se non si vivesse quello straordinario viaggio negli stati d'animo di Edward attraverso quelle note che non ti spieghi come, ma, ancora oggi, a distanza di anni, le ascolti più col cuore che con le orecchie. Sarà che io amo in particolar modo Edward, ma non posso credere che nella memoria di ognuno non trovi posto il favoloso finale di questo film, oppure l'incantevole danza della neve... una combinazione di emozioni e note che raramente si  sono ripetute sullo schermo.
 Nel 1993 Elfman realizza quella che sarà probabilmente la più memorabile colonna sonora della sua carriera. Il compositore, infatti, si cimentà nello scrivere musiche e parole per uno stupefacente fantasy in "stopmotion" appena sfornato da Burton. I brani per Nightmare Before Christmas sono geniali e anticonvenzionali, forse i più rappresentativi della personalità del compositore. In quegli anni, infatti, il mondo cinematografico impazziva per le "belle" musiche di colui che era l'uomo della Disney del momento, Alan Menken, ma Elfman non si mette freni e sfugge incredibilmente dalla tradizione "classica". Così come accadde anche in Batman, Elfman cerca di spaziare da frequenze bassissime a quelle altissime, senza mezze misure, ottenendo così l'effetto di uno scompenso, sia sul normale equilibrio orchestrale che su quello spettatoriale. Quello che ne risulta è un suono disorientante e ammaliante al tempo stesso. Si parte da un sussulto di pizzicati fino ad arrivare a un'esplosione inverosimile di trombe e tromboni, il tutto sempre funzionale ai brani cantati. Non dimentichiamo poi che Elfman, per questo film, si cala nelle vesti canore di Jack Skellington (nella versione italiana ricordiamo la voce di Renato Zero). Considero il lavoro fatto per questo film uno dei più importanti, anche per l'intero universo musicale che vi è dietro, si va dal blues di Oogie Boogie's song alla drammatica Sally's song, insomma un capolavoro musicale e filmico, tutto da "assaporare".

Meritano d'esser ricordate poi le canzoni presenti in Big Fish - Le storie di una vita incredibile. Si va dalla splendida Man of the hour, di Eddie Vedder, interpretata magistralmente dai Pearl Jam, a pezzi più "classici" come quelli di Elvis Presley (All shook up), Bing Crosby (Dinah), Buddy Holly (Everyday) e Lavoriamo insieme dei Canned Heat. Per Charlie and the Chocolate Factory Elfman scrive e compone Wonka' s welcome song, prestando tra l'altro la sua voce a quattro degli Oompa-Loompa. Quello che colpisce delle musiche di questa burtoniana fabbrica di cioccolato è che restano probabilmente le più bizzarre e divertenti della sua carriera. Pensiamo al fatto che ad ogni bambino è assegnata una canzone distinta, quel che a primo impatto potrebbe risultar banale è altresì assolutamente di supporto al film, poiché la musica aiuta lo spettatore nell'analisi dei personaggi. Augustus Gloop, il bambino che non sa trattenersi alla vista del cioccolato; Beauregarde Violet, la "mangiatrice di gomme" per la quale Elfman si rifà ad un pezzo funk degli settanta; per Mike Teavee, ascoltiamo un pezzo frenetico e iperattivo, proprio come il suo personaggio; Veruca Salt, la bambina viziata che va giù nello scivolo dei rifiuti, per la quale sembra che il compositore abbia addirittura scritto sopra delle teste di pesce (notizia da prendere però con le pinze)...

Dal 1987 a oggi il compositore vince puntualmente il BMI film & TV Award, suoi i celeberrimi temi musicali per The Simpsons e Desperate Housewives. Proseguendo nella lista dei riconoscimenti e premi del compositore ricordiamo: una nomination all'Oscar per Big Fish, Good Will Hunting (Gus Van Sant 1997) e Man in Black (Barry Sonnenfeld 1997). Nomination ai Globe per Big Fish e Nightmare Before Christmas; nomination ai Grammy per Spider Man (Sam Raimi, 2002), Planet of the Apes, Man in Black, Edward mani di forbice, Batman e Dick Tracy. Altri titoli da ricordare: Soldi sporchi di Sam Raimi, Instinct - Istinto primordiale di Jon Turteltau, La mia adorabile nemica di Wayne Wang, The Family Man di Brett Ratner, Spider Man e Spider Man 2 di Sam Raimi, Red Dragon di Brett Ratner, Hulk di Ang Lee, Hellboy - The Golden Army di Guillermo del Toro, Milk di Gus van Sant.

Quel che capita a me personalmente, quando amo un compositore a tal punto, è che mi ritrovo spesso in sala e, nel momento in cui si accendono le luci e i titoli di coda appaiono sullo schermo, nella mia testa continua a tartassarmi quella musica, ancora, ancora e sempre più forte tanto da oscurare addirittura quel che ho appena "visto". Non mi basta leggere il suo nome per capire che c'è lui, la sua musica non necessita di presentazione, è coloratissima, visionaria, lussureggiante e intimista al tempo stesso. Come lo stesso Elfman ha dichiarato in diverse interviste, quel che conta è riuscire a mutare registro da un film all'altro, puntare su progetti che vanno in direzioni opposte, da atmosfere roboanti a quelle più raccolte. Senza identificarsi mai in un unico genere, il compositore ama confrontarsi con più stili, come è accaduto quando da un blockbuster come Alice è passato poi a Restless di Gus Van Sant e poi ancora al nuovo di Paul Haggis, The Next Three Days.  Da una grande orchestra a una chitarra sola, a uno score elettronico e sofisticato, questo è Elfman. Lo stesso Elfman ha dichiarato d'aver compreso l'importanza della musica per film grazie al grande maestro Bernard Hermann; in più di un'intervista racconta di quando vide Ultimatum alla terra e capì che la musica nel cinema esisteva e che ad essa andava prestata molta attenzione. Certo si capisce l'influenza di Hermann nella musica di Elfman, perché nessuno come il compositore statunitense era in grado di padroneggiare qualunque stile con così tanta naturalezza.


Non credo esista un modo "migliore" per concludere queste righe ... a me però piace rischiare, quindi vorrei riaprire quella parentesi che, ormai è certo, stuzzica gli animi di cinefili e critici di mezzo mondo (e la cosa, non lo nascondo, mi piace terribilmente). Ebbene sì, parliamo di Alice in Wonderland, film tra i più discussi del decennio, film che ha deluso e gettato legna nel braciere di molti burtoniani. Non nego che l'impressione del cosiddetto "amaro in bocca", finito il film, anch'io l'ho provata, perché non c'era dal punto di vista musicale un qualcosa che mi desse modo di pensare che per l'ennesima volta, il mio compositore prediletto, non mi aveva deluso. Però la cosa assurda, e dico assurda perché davvero mai mi era capitata, è che, tornando a casa non mi davo pace per questo, non capivo come avesse potuto Elfman deludere le mie aspettative. Poi però in tv va in onda una pubblicità e quella canzoncina, inspiegabilmente, entra nella mia testa, e non vi erano dubbi, era la stessa che in sala non era stata in grado di arrivarmi. Mai trovai in un tema musicale un riflesso del tutto adeguato al film, tanto da innamorarmene senza misure, senza freno. Non è stato amore al "primo ascolto", ma quando oggi mi si parla di quell'Alice's Theme, mi sento terribilmente appagata e la mia mente inizia a viaggiare verso quel malinconico e terribilmente discusso Mondo delle Meraviglie disegnato da Burton ...

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