Nel 1997 Spielberg ci aveva
raccontato gli antefatti di quella che fu, per gli Stati Uniti d’America, la
sanguinosa battaglia per la Secessione. Allora era l’imbarcazione Amistad al centro dell’obiettivo
(eravamo nel 1839), oggi, quello che sta più a cuore al regista statunitense, è
la storia dell’America coinvolta in quella Guerra durata quattro anni, dal 1861
al 1865, il cui assoluto protagonista fu il Presidente Abraham Lincoln.
Assoluto protagonista, e si faccia bene attenzione, non l’assoluto “illustrissimosanto”, di uno dei fatti
più importanti della Storia. Premetto questo dal momento che già immagino le
immediate repliche di quanti potrebbero rammentare alla memoria di chi scrive
che, la figura di Lincoln, sia stata in realtà, piuttosto ambigua e
controversa, seppur fondamentale. Quando Lincoln nel 1862 sosteneva che il suo
obiettivo primario e assoluto era “Salvare l’Unione” si andava già in direzione
dell’Emancipazione. Questa però, non significò la fine della schiavitù, poiché
liberò gli schiavi solamente nelle aree della Confederazione non controllate
dall’Unione. Dunque la Proclamazione
abolì la schiavitù negli stati Ribelli e fu l’incipit per la rettifica
del 13° e del 14° emendamento, laddove il primo aboliva
la schiavitù e il secondo stabiliva i diritti civili federali. Ma, chi erano i Confederati e soprattutto,
cosa volevano? Legittimo chiederselo dal momento che tutto nasce da qui.
Quando Lincoln venne eletto Presidente, alcuni Stati, ovviamente favorevoli
alla schiavitù, non presero bene la cosa, tant’è che decisero di distaccarsi
dall’Unione dichiarando la propria Secessione,
formando la cosiddetta Confederazione
degli Stati Uniti d’America.
Bene, storicizzare abbiamo
storicizzato, ora passiamo al film. Dimentichiamo per un istante la nostra
congenita tendenza alla polemica “facilotta” e proviamo a capire se davvero
esiste un briciolo di logica nel considerare il Lincoln di Spielberg, un
“grande” film. Quello cui assistiamo in realtà, e ci tengo a sottoscriverlo fin
da ora, non è uno sdolcinato omaggio a quello che è stato uno dei Presidenti
più amati dagli americani. Certo l’idea che si fa è molto simile a questa,
un’idea che inizia a vacillare però, non appena “vediamo”. Lincoln è un grande
politico, un uomo la cui autorità sola potrebbe bastare a stravolgere le sorti
di un’intera nazione e del mondo intero. La storia non gli ha mai chiesto se si
“sentisse adeguato” per quell’epoca, non
gli ha mai dato il tempo e il modo di versare degne lacrime per la morte di un
figlio ammalatosi di tifo, non gli ha dato nemmeno il tempo di capire quanto
stesse invecchiando nei suoi ultimi anni di vita e non gli ha nemmeno
risparmiato l’orrore del sangue e delle carcasse causati dalla guerra. Eppure,
il primo aspetto a colpire di quest’uomo è la sua naturale ironia e profonda
intelligenza, resa ancor più avvincente da una semplicità aggraziata. Traspare
fin da subito la profondità di un uomo ritrovatosi in mano un ruolo enorme, fatto
di responsabilità ma soprattutto di tanta “umanità”. Lincoln è un uomo che
sceglie come chiunque altro e, come chiunque altro, può sbagliare. Quando la
politica era sorretta da uomini che prima di tutto, “pensavano” e discutevano,
ognuno sostenendo i propri ideali e le proprie vedute. Tanto è il contrasto con
i giorni nostri ,che ci si domanda quale assurdo processo abbia trasformato i
nostri rappresentanti, i nostri uomini “pensanti” e dediti al dibattito.
A render tutto di un fascino
storico ineccepibile è la bravura degli interpreti, e non faccio riferimento
solo al “divino” Daniel Day-Lewis nei panni di Lincoln, ma che dire della
splendida Sally Field/signora Presidentessa oppure di un dilettevole Tommy
Lee Jones alias Thaddeus Stevens?
Pochi dialoghi consistenti ma
monologhi profondi e fondamentali per comprendere il protagonista. Lewis è
talmente “dentro” al suo Lincoln da fondersi con esso, tanto che la sensazione
che si ha è che venga risucchiato dalla scena e dalla Storia stessa, sbalorditivo!!! Un film storico o in
costume quasi potremmo dire, reso perfetto nella sua costruzione e intenso
nelle scelte musicali, pacate come mai le avevamo sentite prima dal Maestro, John
Williams e una macchina da presa che segue il suo protagonista fino ad
arrivargli dentro e a tirargli fuori l’anima.
Questo è Spielberg, e questo è il suo Lincoln.
un grande politico, magari anche.
RispondiEliminama un grande film... non mi sembra. troppo perfettino e freddo.
se non altro è meglio di war horse :)
Freddo??? No Cannibal, dissento in pieno. ^_^ Io trovo che sia un film che, con assoluta eleganza e sobrietà, ti porta dentro la vita di quest'uomo. La mia più grande paura era quella di vedere un film troppo per gli americani, carico della sua retorica e smielato. Invece Spielberg, già solo con un paio di primi piani e un finale straordinario (a mio avviso) sa dare lezione a qualsiasi regista veda il suo Lincoln. :)
EliminaLo vedrò in questi giorni, sono molto combattuto tra la curiosità e il timore. ;)
RispondiEliminaLo ero anch'io Ford. Per fortuna poi sono rimasta piacevolmente sorpresa. Un film godibile, fatto "a mestiere". Ma è il più tipico dei film che divide in due critica e pubblico...poi ne riparleremo. :)
EliminaMi ci sono accostata con cinico distacco, ma poi, come te, sono stata travolta dal suo essere "tanto". Ad avercene...
RispondiEliminaVero Ester...travolte è la parola giusta. :)
EliminaNon mi ha convinto per nulla. Troppo melenso e idealizzato, mi è sembrato più quello che l'americano medio vorrebbe sentirsi dire a proposito del proprio presidente preferito che un film storicamente attendibile.
RispondiEliminaSempre di gran classe però la regia di Spielberg, sui quello non posso dire nulla.
Invece quello che ho visto io è un Lincoln tutt'altro che idealizzato. Un uomo, che si sporca le mani per perseguire la sua causa. Però almeno su una cosa siamo d'accordo...le lezioni di regia che il vecchio Steven impartisce sono impeccabili. :)
EliminaVale, a me non ha impressionato per niente... l'ho trovato noiosissimo, didascalico, interminabile. Spielberg ultimamente ha sempre il vizio di spiegarci tutto, ma così facendo appesantisce la visione e annienta il ritmo. Vero è che, probabilmente, voleva consegnarci un film 'sobrio' e rispettoso della tragedia degli schiavi neri, ma qui siamo anni luci lontani da 'Schindler's list. Nemmeno la tanto sbandierata interpretazione di Daniel Day-Lewis mi è parsa fenomenale: sempre pomposo, enfatico, prolisso, monocorde: parla allo stesso modo sia in pubblico che con la moglie. E il doppiaggio di Favino certo non lo aiuta. Meglio, molto meglio, il 'vecchio' Tommy Lee Jones!
RispondiEliminaSarà che con me i film cosiddetti "pesanti", vanno a nozze. Sarà che amo la storia e amo il cinema che sapientemente, a volte, riesce a metterla in scena. Sarà che Spielberg secondo me con la macchina in mano sa fare cose che nessun'altro, può...ok, sono terribilmente retorica e pesante ora. Ma è la verità. ^_^ Lincoln/Lewis per me è maestoso...una grande interpretazione che, nonostante questo, non fa vacillare il degno e altrettanto superlativo rivale, Phoenix. Però sul vecchio Tommy...siamo parecchio in sintonia. :)
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