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Parliamo di Burton e del suo Frankenweenie



Frankenweenie fu la terza esperienza registica per Tim Burton, un film di 25 minuti girato in un magnifico bianco e nero a partire dal Frankenstein di James Whale del 1931 e dal sequel La moglie di Frankenstein 1935. Il soggetto era di Burton ma venne sceneggiato da Lenny Ripp. Prodotto da Julie Hickson con un budget di quasi un milione di dollari. Burton aveva venticinque anni. Siamo nel 1984.

Chi conosce Burton, e chi ha letto almeno un paio di libri che raccontano il regista di Burbank, sa che, dietro ogni suo lavoro c'è "un'idea", o molte di più. Parlando di Frankenweenie in principio vi erano: qualche disegno e qualche sensazione. Burton da quelle sensazioni e da quelle idee sarebbe poi andato molto più avanti, fino a un vero e proprio lungometraggio, cosa che purtroppo non avvenne, perché non gli vennero concessi giorni in più per le riprese necessarie a completare il film.

La storia
In Frankenweenie ritroviamo la storia classica di Mary Shelley ambientata però ai giorni nostri, in un quartiere di periferia. Qui, un ragazzino di dieci anni, Victor Frankenstein, cerca ingegnosamente di riportare in vita il fidatissimo compagno a quattro zampe Sparky, rimasto ucciso in un incidente stradale. All'inizio del film vediamo il super8 di Victor mostrato ai genitori e intitolato "Monsters from Long Ago", in cui Sparky/mostro preistorico viene attaccato da una strana creatura. Dopo esser stato rianimato, ecco di nuovo Sparky girare con addosso punti e cicatrici e con due bulloni al collo.
Molti si saranno chiesti, bene, e l'idea di base?
Le idee di Burton
L'idea di base è questa: hai un cane che ami e vuoi che rimanga in vita. Burton parte da questo. Ed è incredibile sapere che, nonostante molte delle scelte fatte in fase di scenografia portino a credere che vi siano chiari riferimenti al Frankenstein di Whale, nell'immaginare il suo Frankenweenie, Burton altro non fa che ispirarsi al quartiere in cui è cresciuto. Ad esempio la barboncina che ricorda terribilmente la pettinatura di Elsa Lanchester ne La moglie di Frankenstein, in realtà nasce dai suoi ricordi nel Burbank. C'erano i minigolf con tanto di mulini in miniatura proprio come nel film di Frankenstein e c'erano tanti barboncini che se ne andavano in giro conciati esattamente in quel modo.
Elsa Lanchester nel film La moglie di Frankenstein
Burton e la sua prima volta con attori professionisti
Per la prima volta Burton si trova a lavorare con attori professionisti, ricordiamo Shelley Duvall Daniel Stern (i genitori) e il regista Paul Bartel nel ruolo dell'insegnante. Nonostante fosse la prima volta il risultato fu incredibile, con interpretazioni delicate e sensibili, in particolar modo il Victor di Barret Oliver.

Frankenweenie (così come Vincent), nasce dal bagaglio emotivo e più personale del regista, eppure egli affida a un altro la sceneggiatura del film. Perché?
"Penso che sia più facile e divertente chiedere a un altro di scrivere. E a volte mi serve anche a capire meglio le cose. Finché mi capiscono e capiscono quel che provo va tutto bene. Anzi, magari finiscono col metterci qualcosa di diverso, di personale. E' meglio così. Serve ad allargare gli orizzonti".
(T.Burton)
La barboncina, il vero amore di Sparky

In un periodo in cui la Disney stava assistendo a importanti cambiamenti e all'entrata in scena di grandi dirigenti, Frankenweenie, quel piccolo gioiellino racchiuso in 25', venne messo in archivio. E le perplessità, le frustrazioni di Burton non vennero mai a capo. Come accadde per Vincent, il film era splendido, dicevano, ma non avrebbero mai distribuito un film etichettato come PG ovvero Parental Guidance (per minori accompagnati dai genitori). Questo fu un grosso problema per la Disney, considerando che Frankenweenie avrebbe dovuto essere proiettato insieme alla riedizione di Pinocchio e, capite bene che non si può certo distribuire un film PG con uno G (General Audiences, cioè per tutti), cioè Pinocchio. (Le logiche distorte della Disney...)

Tim Burton aveva "TROPPO" a cuore il suo Frankenweenie, così, non soddisfatto delle risposte date da quelli della Disney si rivolse a quelli dell'MPAA (Motion Pictures Association of America, che stabilisce i divieti). Ora, il mio desiderio è lasciarvi con la risposta che diedero quelli dell'MPAA a Burton e lo faccio per una unica e semplice ragione: che non mi si venga più a dire che Burton ricorra all'Arte del riciclo perché ha esaurito le sue idee...

Burton: Cosa devo fare per ottenere una G?
Quelli dell'MPAA: non c'è niente da tagliare. Più che altro è l'atmosfera.
(Io: ahahahah...)


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