Passa ai contenuti principali

Julie & Juila

Siamo negli anni '50 e Julia Child si è appena trasferita con il marito a Parigi. Qui, tra il fascino della città e della sua cucina, la donna decide di seguire un corso per diventare cuoca. La passione per l'arte culinaria diventerà per Julia motivo di riscatto, una valida alternativa a una vita che sarebbe altrimenti annegata nella noia e nella monotonia. La tenacia che fin da subito la contraddistingue e la grande passione per la cucina francese la porteranno a diventare l'autrice di un libro/Bibbia per chiunque voglia imparare a cucinare.
Parallelamente alla storia della Child, Nora Ephron, che ha scritto e diretto questa commedia, ci racconta quella di Julie Powell, una donna che a distanza di 50 anni ritroverà nelle ricette di Julia la salvezza da una vita fatta solo di insuccessi e occasioni mancate. La sfida di Julie è cucinare tutte le 524 ricette della sua "eroina" in soli 365 giorni. Da qui l'idea di aprire un Blog e condividere questa deliziosa avventura...

Si può parlare di film "pensati apposta per" soli uomini o sole donne? Io sinceramente non ho una risposta definitiva a questa domanda, però delle volte non posso fare a meno di credere che un film può corrispondere alla sensibilità di un uomo o di una donna, a volte nello stesso tempo, altre no. Ci sono film che andranno per forza a scuotere di più l'animo femminile, gli stessi magari che su un uomo avranno ripercussioni davvero minime o nulle. Parliamo di Julie & Julia, e subito ci viene in mente l'immagine di questa donna con un'anatra tra le mani nel tentativo di "aprirla". Un accento francese tanto insolito quanto gradevole e divertente di una donna che della sua passione ha fatto il suo più grande successo. Accanto all'immagine della Child quella di un'altra donna, con le stesse passioni ma una vita diversa, per lei la cucina sarà sinonimo di salvezza, e l'idea di aprire un blog la decisione più importante della sua vita, quella che riserverà anche a lei, la via del successo. La tenacia e la determinazione delle due protagoniste femminili (sublimi le interpretazioni della Meryl Streep/Child e della Amy Adams/Powell), sono poi accompagnate, e questo sarà fondamentale per entrambe, dalla figura di due uomini (un grande Stanley Tucci nei panni del signor Child) tanto presenti e sempre complici in tutte le iniziative delle loro mogli.


Forse è questo che mi porta a credere che Julie & Julia abbia un maggiore effetto sul pubblico femminile e credo il mio pensiero venga condiviso senza troppi colpi discordi. La Ephron, ispirandosi al libro "Julie & Julia. 365 giorni, 524 ricette, una piccola cucina" della Julie Powell "reale", mette in scena una commedia deliziosa, servendosi di un cast eccezionale. Ho avuto l'occasione di guardare su You Tube le video/ricette della Child in persona e mi ha colpito la somiglianza incredibile della Streep con questa donna. Chissà quante volte avrà visto i suoi tutorial mi chiedo io...è formidabile...

Potrei concludere dicendo che Julie & Julia è senz'altro un film apprezzabile a prescindere dai sessi che dividono il pubblico. Ci sono cose però che per ovvie ragioni un uomo non potrà mai capire, la sensazione che una donna ha finito di vedere il film è quella di aver assorbito una tale carica e una grandissima voglia di prendere in mano la propria vita anche quando questo sembra impossibile. Perché nonostante la vita a volte sembra toglierci ogni possibilità di fuga, dai problemi e dalla monotonia, c'è sempre qualcosa che può risollevarci da terra, anche una semplice dote innata che ci rende speciali...



"Lo sai perché mi piace cucinare?
-No, perché?-
Perché dopo una giornata in cui niente è sicuro, e quando dico niente voglio dire n-i-e-n-t-e, una torna a casa e sa con certezza che aggiungendo al cioccolato rossi d'uovo, zucchero e latte, l'impasto si addensa: è un tale conforto!"
(Julie Powell)

P.S. Perdonate la mia "leggera" dose di femminismo, ho appena finito di vedere Mildred Pierce...

Commenti

  1. Te lo consiglio vivamente, anche se credo si era capito benissimo...poi mi fai sapere che effetto ti ha fatto...^_^

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...