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Visualizzazione dei post da dicembre, 2014

La domenica dopo Natale

Che strana la domenica dopo Natale... La vivi senza sentirla. Non è più sul calendario, probabilmente perché l'hai buttato già via, in fondo l'anno è giunto al termine e questi pochi giorni sai che li ricorderai nell'ordine, senza necessariamente guardare la parete, dove tenevi i vecchi promemoria. Appuntamenti vari, fogli grandi e piccoli, appunti di ogni genere, che sembrano essere stati scritti da un milione di mani differenti. E invece è sempre la tua, la mano che scrive per non dimenticare mai nulla. La domenica dopo Natale è carta straccia, destinata a finire nei sacchi sistemati provvisoriamente fuori, insieme ai mille colori delle carte scartate, seguite dalla gioia dell'inaspettato e dalla delusione che non si può manifestare. Non si fa. Si dice "grazie", sempre sempre e solo grazie. La domenica dopo Natale resta in casa come resta un pandoro con i canditi, che non piace a nessuno. Resta come la confezione regalo con tanto di champag...

Gone Girl - una critica tiepida

Ieri ho infranto per l'ennesima volta il primo comandamento del buon critico. Scrivere a caldo di un film, appena terminata la visione. Farlo quando ancora tutto dentro di te è in fermento, quando le immagini ancora scorrono e quando vengono in mente le parole che avresti voluto gridare in faccia ai protagonisti della storia e non ne hai avuto il tempo, il modo. In realtà mi sono frenata, poiché di quel pensiero, altro non rimane che uno status pubblicato sulla mia bacheca blu, con a seguito tanti commenti di amici e colleghi piuttosto caldi e tutti molto, molto interessanti. Bene, oggi è passata una notte dalla visione. Ci ho dormito (più o meno) su, e credo sia arrivato il momento di buttare giù un pensiero non dico a prova di critico, ma almeno non troppo sfiammante come questo: Reazione a caldo , di ieri. So che scrivere a caldo, appena terminata la visione, è poco saggio. Lo so perché spesso e sovente mi è capitato di dover spegnere le fiamme provenien...

Una è bella l'altra balla

Carissimi lettori, come avrete notato scarseggiano i post in questi ultimi giorni. Inutile stare a sottolineare che: "le recite dei bambini, i regalini ai settemilacinquecentoquarantadue parenti - e che alla zia della zia della zia della zia che vive in Canada, per dire, non glielo fai un pensierino?". Be' si sa com'è frenetico questo periodo, inutile ricordarlo - speriamo finisca presto! Oggi volevo proporvi una nuova rubrica, Una è bella l'altra balla . Non nel senso che balla, voce del verbo ballare, no. Nel senso di frottola, minchiata cosmica, stronzata.  Mi ha colto di sorpresa l'idea, poiché mi sono resa conto che quasi tutti i giorni mi capita un fatto sorprendente. Ovvero di ritrovarmi nell'arco delle ventiquattro ore, almeno due volte, di fronte a: 1) una bellissima poesia, o l'estratto di un romanzo bellissimo, oppure una canzone o un pensiero davvero particolare che io ritengo degno d'essere ricordato. 2) una stronz...

Se mamma m'ammazza

Non avrei voluto affrontare l'argomento, non avrei voluto scriverne.  Certo ne parlo tutti i giorni, e ci penso. Ci penso di continuo. Penso a tutto ciò che si dice, penso a tutto ciò che la gente potrebbe pensare e nella confusione più totale finisce sempre tutto nello stesso tragico epilogo. Una madre che ammazza un figlio. Diciamo senza indugi che la tragicità esiste a prescindere, che sia una madre da condannare, o un essere umano qualunque. L'omicidio è l'atto più estremo e ignobile di cui l'uomo possa macchiarsi. E punto. Ma oggi si parla di Veronica Panarello, la madre di Loris. Non mi va nemmeno di ricordare i dettagli di un fatto tanto orribile, come tanti, troppi altri. Che poi non sono nemmeno una giornalista e non vorrei sguazzare nel mare di competenze e glorie che proprio non mi spettano.  (Ma chi le vuole, poi?) Sono una madre però. Ho ventinove anni e ho due figli. E spesso è dura, lo so bene. A volte far...

Melania G. Mazzucco - Il bassotto e la Regina

Vi ricordate la storia del lupo e dell'agnello? Be', quella era una "favola", e l'autore è praticamente colui che ha inventato il genere letterario appena citato. Di Esopo contiamo circa quattrocento favole, storie entrate nella vita di tutti a partire dai tempi di Creso e Pisistrato. E poco importa se fosse brutto come la morte, almeno così dicono, con lui nasce l'arte di raccontare storie che lasciano il segno, metafore e parabole sull'esistenza dell'uomo, sulla virtù e la cattiveria che da sempre ci contraddistinguono. Le favole diventano spesso modi di dire, le assimiliamo e le facciamo nostre, le prendiamo come esempio quando magari non riusciamo a spiegare un concetto particolare, ricco di sfumature. (La volpe che non arriva all'uva dice che è acerba). Per me la favola è questo, il modo migliore di raccontare la vita. Sia essa meravigliosa o terrificante. Melania G. Mazzucco in   queste cento pagine riesce a raccontar...

Joe Brainard - Mi ricordo

A metà tra il diario personale e l'esercizio mnemotico, il libro di Joe Brainard è un sincero e intimo excursus che va dalla vita inconfessabile di un artista, alla storia dell'America degli anni '40, '50 e '60. Scritto tra il 1969 e il 1973, Mi ricordo rievoca non solo i pensieri individuali e propri dello scrittore, bensì quelli di un'intera generazione, fatta di pittori, icone della musica pop e del cinema di quegli anni. Senza rispettare un'asse temporale o spaziale, lo scrittore ci porta nelle viscere di quei pensieri grezzi, attraverso i quali si toccano più mete geografiche, passando per New York, Boston e Tulsa. Ma alla fine si torna sempre lì, nel cuore di quei pensieri un po' goffi ma come pochi altri in grado di immortalare i dettagli di una vita. La famiglia, il cinema e la tv, il cibo e gli oggetti più in voga e oggi in disuso. "Mi ricordo l'unica volta che vidi mia madre piangere. Stavo mangiando crostata di ...

Francesco Piccolo - Momenti di trascurabile felicità

Trascurabile : Di cui si può non tener conto.  Se c'è una cosa di cui l'uomo possa dirsi veramente "capace", è l'arte di non sapersi tenere da conto le gioie piccole e certe della vita. E quale miglior gioia da trascurare, se non la felicità? Mettiamoci pure che la felicità è difficile da riconoscere eh? Perché quasi sempre quando capiamo di essere felici pensiamo al passato, ed è così, non puoi sfuggire a questa severa legge della vita. Ti è concesso essere felice, ma non ti è concesso capirlo mentre lo sei. Puoi ricordarti di quella felicità, ma non puoi afferrarla mentre c'è. E Francesco Piccolo compie una divertente e nostalgica impresa, una sorta di viaggio alla ricerca delle piccole gioie perdute, dimenticate, trascurate. Come l'acqua quando hai sete, per dirne una, oppure il letto quando hai sonno. Ci avete mai pensato? In realtà ci state pensando solo ora, perché lo avete letto, come me.  Così, oltre a riflettere sulla f...