Finisce sempre così, ci si ritrova a scrivere per sopravvivere, per legittimare quasi, la propria esistenza. Per giustificare agli altri questo disagio eterno col mondo intero. Disagio poi, chi può dirlo? Diventa sempre più complicato stabilire "chi" è inadeguato in questo gioco a più parti, oppure due. Tu e il mondo. A un certo punto ti ritrovi a metabolizzare storie tanto assurde quanto reali. E ripensando a tutte queste storie poi ti rendi conto che non hai molte alternative. Nel senso che, puoi permettere che queste ti annientino completamente, che ti buttino a terra, e amen. Oppure puoi prenderle, raccontarle ed esorcizzare tutto ciò che di inverosimile e vomitevole esse rappresentino. La situazione ovviamente si complica, dal momento in cui il soggetto in questione sei "tu". Non parli in terza persona, racconti quello che ti capita, che ti affligge e che ti fa incazzare, soprattutto. Oggi, è una giornata come tante o forse no. Ma è di sicuro una di quelle...
Storia di un avverbio ostinato