Passa ai contenuti principali

Jude Law "as" Alfie

C'è chi parla di questo film, come di "esperienza di puro packaging, dove tutto è apparenza e nulla è contenuto".
Ovvio che non citi né autore né sito, ma non avrete difficoltà a trovarlo dal momento che certe "sparate" da critico snob scoppiettano su uno dei portali più gettonati nel web, dunque...

Ho visto Alfie pochi giorni fa, quindi un po' tardino rispetto alla sua uscita nelle sale italiane nel 2005. Partiamo dicendo che il film di Charles Shyer (Il padre della sposa 1991, Il padre della sposa II 1995, L'intrigo della collana 2001) è un remake dell'omonima pellicola diretta nel 1966 da Lewis Gilbert e interpretata da un "certo" Michael Caine. E già questo fattore, come potete benissimo immaginare, porta una miriade di colpi ben prevedibili e a volte fastidiosamente inutili. Purtroppo, non avendo visto quella che immagino esser stata, la superba interpretazione di Caine, non ho i cosiddetti termini di paragone. Ma a me non importa sinceramente parlare di questo, preferisco sempre focalizzarmi sul film per quello che è, anche se delle volte ci troviamo di fronte a stravolgimenti gratuiti di film-capolavori e allora lì non possiamo certo redimerci dall'essere "dannatamente critici". Le accuse cui vi accennavo in partenza, andando ad analizzare la frase, o meglio, il termine (orribile e fastidioso a mio avviso) packaging, fanno riferimento al fatto che, il regista, abbia in qualche modo cercato di imballare un "pacco" puntando a un abbellimento efficacie dal punto di vista estetico ma, pessimo da quello del contenuto.

Allora, io non sono affatto d'accordo. Primo, odio queste sparate e questo sbrodolarsi in termini che nemmeno ci appartengono, ma dai, "packaging", ma cos'è? E poi, secondo, cosa ancor più importante, io non ho per niente avvertito questa sensazione, anzi. Il fascino di un attore tipicamente inglese (Dio mio quanto sei bello Jude - scusate, dovevo dirlo!!!) viene qui ad assumere una sottile sfumatura, la stessa che porta il bello Alfie/Jude Law a riflettere seriamente sulla propria vita, quella del Don Giovanni inglese trapiantato a New York. Quello che con la vespa "che sa di vintage" finisce per perdersi nella Grande Mela, tramortito dal pensiero, che lentamente si fortifica nel corso del film, di una vita sprecata a cambiare donne come calzini. Cinico, quasi ai limiti dell'immunità sentimentale. Lo si capisce da come si passa nel corso del film dalla affascinante mamma single Julie (Marisa Tomei), passando per la donna del migliore amico, Lonette (Nia Long), la stessa che per soffocare il dolore di una verità che nega al marito la paternità del figlio, andrà lontano da New York, lontano da Alfie. La ricca e attempata, quanto mai affascinante Liz (Susan Sarandon) fino alla ragazza un po'schizzata, Nikki (Sienna Miller) la sola con la quale proverà a condividere un pezzo di vita insieme, sotto lo stesso tetto.


Quel che a me personalmente ha colpito di questo film è stato il lento prendere atto del protagonista, uno "straordinario" Jude Law (e non lo dico perché madre natura gli ha dato "tutto"), della sua fondamentalmente triste e misera esistenza. Frivola, vuota, senza legami stabili, senza un punto di riferimento. Dall'inizio alla fine, e così era anche per l'Alfie di Caine, il bell'autista di limousine se ne va in giro per Manhattan spezzando di continuo il sottile confine tra l'obiettivo della macchina e lo spettatore. Teatralmente parlando si infrange la cosiddetta "quarta parete" e il protagonista vive la sua storia rivolgendosi alla macchina/spettatore. Gli occhi di Alfie cercano quasi una conferma dall'altra parte dello schermo e lo fa ponendo i suoi stessi interrogativi anche a chi sta solamente osservando la sua vita. Un personaggio che agli occhi forse più "pigri" può sembrare vuoto, meschino e immunizzato alla vita stessa appare in realtà come un'anima sofferente, fragile. Alfie capirà, a poco a poco, che la sua bellezza, la sua libertà, il suo essere estraneo ai vincoli di un rapporto stabile non sono affatto motivo di felicità. 


Gli occhi di Law tagliano la scena in più di un'occasione, in una New York frenetica, moderna così piena di luci, non si può fare a meno di perdersi in quegli sguardi astrali. Presuntuosi, strafottenti e arroganti. Anche provocanti e indifferenti. Poi però si gonfiano di lacrime e si spengono per la paura della vita, del male, della solitudine, dell'insoddisfazione. Cercano conferme e conforto in quelli di un vecchio sconosciuto, incontrato nella sala d'attesa di una clinica. Alfie è un uomo solo, perso in una metropoli infinita e, quando proverà a ritornare sui suoi passi dovrà affrontare il rifiuto delle donne "usate" in passato. Si riflette sulla pace con sé stessi, forse la sola cosa che sa riempirci la vita. Se non c'è quella, avrai come compagna fissa una sola sensazione, quella di una vita "vuota". Parola di Alfie...

Commenti

  1. BREAKTHROUG FINANZIARIO

    La vita infatti è GRAZIA, io sono Daan Sophia attualmente in California, negli Stati Uniti. Mi piacerebbe condividere la mia esperienza con voi ragazzi su come ho ottenuto un prestito di $ 185.000,00 USD per cancellare la mia bozza di banca e avviare una nuova attività. Tutto è iniziato quando ho perso la casa e le cose a causa della bozza di banca che ho preso per compensare alcune bollette e alcune esigenze personali. Sono diventato così disperato e ho iniziato a cercare fondi a tutti i costi. Fortunatamente per me ho sentito un mio collega che parlava di questa compagnia, mi sono interessato anche se avevo paura di essere truffato, ero costretto dalla mia situazione e non avevo altra scelta che chiedere consiglio al mio amico riguardo a questa stessa società e mi è stato dato il loro il numero di contatto, entrando in contatto con loro mi rendeva davvero scettico a causa della mia passata esperienza con istituti di credito online, non conoscevo molto questa Compagnia "PROGRESSIVE LOAN INC. era una delusione per me, la mia famiglia e l'intero Internet World, questa compagnia è stata di grande aiuto per me e alcuni dei miei colleghi e oggi sono un orgoglioso proprietario di affari ben organizzati e le responsabilità sono ben gestite tutte grazie a Josef Lewis di (progresiveloan@yahoo.com) .. Quindi se davvero hai veramente bisogno di un mi prendo cura di espandere o avviare un'attività in proprio o in qualsiasi forma di difficoltà finanziaria, ti consiglio di concedere al signor Josef Lewis del prestito progressivo l'opportunità di elevare finanziariamente nella tua vita Email: progresiveloan@yahoo.com OPPURE Chiama / Testo +1 (603) 786-7565 e non cadere vittima di truffa online in nome di ottenere un prestito. Grazie

    RispondiElimina
  2. Christopher Austin Loan Firm è una delle più grandi società di prestiti privati ​​al mondo. Il nostro servizio copre ogni paese del mondo, la distanza non è mai un ostacolo. Se stai cercando capitali per avviare un'attività o per sommare e far crescere la tua attività già esistente. Hai richiesto un prestito a banche e affronti il ​​rigetto delle tue pratiche di richiesta di credito, siamo un gruppo di esperti finanziari in grado di aiutarti a raggiungere l'importo di cui hai bisogno e in condizioni che ti semplificheranno la vita, siamo la tua migliore opzione , i nostri servizi sono unici e unici, la crescita della tua attività è la nostra preoccupazione. Concediamo prestiti che vanno da 5 mesi a 28 anni e diamo da € 3.000 a € 8.000.000. Ti assicuriamo una notevole esperienza, contattaci oggi e permettici di aiutarti con un prestito per far crescere la tua attività, forniamo prestiti di ogni tipo. Christopher Austin Loan Firm fornisce servizi di prestito molto rapidi e facili.

    L'indirizzo della nostra azienda:
    Christopher Austin Loan Firm
    60 Elliott Ave Yonkers, New York (NY), 10715, USA.
    Whats-app: +1 (914) 594-8099
    Email / Hangout: christopheraustinloanfirm@gmail.com

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...