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A Dangerous Method


Tra la Zurigo e la splendida Vienna dei primi del Novecento, due grandi analisti, stanno ponendo le basi per la psicoanalisi moderna, tra interpretazioni oniriche e tutto ciò che si possa esprimere in termini di sessualità e nevrosi ad essa ricongiunte. Ad arricchire la tela recondita della mente umana c'è nel film, una sorta di triangolo, a tratti epistolare, tra il giovane psichiatra Carl Gustav Jung (Michael Fassbander), il suo mentore Sigmund Freud (Viggo Mortensen) e la scompensata e nevrotica Sabina Spielrein (Keira Knighgtley).

Fin dai titoli di testa, qualcosa fa pensare che il buon Cronenberg tenti di riportare lo spettatore ai primi minuti di Spider, alla prima inquadratura che vede Ralph Fiennes scendere da un treno, per lasciare il posto (ahinoi), a una giovane donna schizofrenica, portata in carrozza verso l'ospedale psichiatrico di Zurigo. Anche li, le note di Howard Shore rendevano l'idea di un film complesso, tanto quanto lo è la mente umana. Senza tornare troppo su quello che io definisco il "vecchio" Croneneberg, dico (e poi concludo) che Spider rimane uno degli ultimi film visti, che io consideri degni dell'autore.

In A Dangerous Method qualcosa non funziona, non gira l'ingranaggio della mente ostica e complessa del padre del film. L'idea, più che mai coraggiosa di mettere in scena questo intreccio di rapporti, alterati dall'infrangersi dell'etica e della morale di ogni uomo/o donna che si rispetti, richiama l'attenzione di molti, più o meno avvezzi al cinema di Cronenberg. Per una come me, non particolarmente innamorata dell'autore in questione, vedere una Knightley caricare "a tremila" l'espressione di una donna scompensata e nevrotica tanto da risultare una mezza parodia della schizofrenia, permettetemi di dirlo, può già "bastare". 


Poi però subentra il mio amore per il cinema, il mio rispetto profondo per ogni film che mi capiti sott'occhio e nonostante già la visione della Knightley mi avesse turbata e infastidita, sono andata avanti nella visione. La mia mente è tornata in sala quando quella lunga limousine mi costringeva ad ammirare le vicende di un uomo d'affari, anch'egli psicologicamente instabile, alias Pattinson. Cosmopolis, che rimane per me la più grande delusione del 2012, prosegue sulla stessa scia di amarezza e perplessità inaugurata proprio con A Dangerous Method. Non che i precedenti mi avessero entusiasmato più di tanto, forse il Cronenberg che piaceva a me si è fermato con A History of Violence (2005).


Partendo dal soggetto e da una penna già ben consolidata in generi libertini e passionali, quella di Christopher  Hampton, sono diversi i richiami a Le relazioni pericolose del 1988, ma non condivide nulla, al di là del "dangerous" col grande film di Stephen Frears.
Quel che viene fuori, dalla sontuosa e illuminata Vienna del Novecento, fotografata da Peter Suschitzky, è un dramma sentimentale che diventa film di costume. La relazione tra il medico e la paziente, una passione nata all'insegna della violazione delle regole, si riflette nell'infanzia della giovane russa, la quale non può fare a meno di vedere il proprio amante con un frustino in mano e obbligare se stessa a guardarsi allo specchio. Così come Cronenberg costringe lo spettatore ad assistere a questo film che, a voler tirare le somme, non lascia davvero nulla, o poco più. Se penso ai due grandi interpreti (Fassbender/Mortensen) chiamati da Cronenberg mi rimane l'amaro in bocca e il rammarico per un capolavoro mancato, e nonostante questo, i due, trovano entrambi il modo di alleviare ogni disillusione.

Cronenberg...se ci sei, batti un colpo!!!

Commenti

  1. Che foto impietosa che hai scelto della KnightleyXD Non so se vorrò vederlo, questo film, mi limito al vecchio Cronenberg che vado sul sicuro!

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  2. Ah, cattiva io!!! =D Che ti devo dire, ormai Cronenberg non fa che farmi rimpiangere il suo vecchio cinema, il suo vero "io". Fino a "A History of violence", dopodiché, il nulla. Un'altra grande delusione, e dopo Cosmopolis credevo sarebbe stato davvero difficile un "bis". La Knightley poverina è limitata, per come la vedo io. Un po' l'Orlando Bloom versione femminile. Ma dai, come si può anche solo pensare che quelle smorfie portate all'estremo e al fastidio visivo che urterebbero chiunque, possano bastare a incarnare la schizofrenia. Questo è un grave errore del regista...ma non la vedi anche tu mentre siete in studio a montare il tuo film? Dai...
    Cronenberg, ma dove sei finito dico io???

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  3. Forse dovrei rivederlo senza pensare che sia un film di Cronenberg, verso il quale ho sempre delle aspettative altissime, ma non posso dire di essere stato soddisfatto a fine visione. Non un film orrendo, quanto anonimo. Non ho ben capito cosa il canadesone avesse voluto dire con questa pellicola.

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    1. Si Giacomo, nemmeno io direi orrendo quanto inutile, piatto, senza un'idea ben precisa. Nonostante una sontuosa fotografia, una Vienna bellissima e due grandi attori...ti rimane addosso alla fine solo tanta perplessità. Ti chiedi, ma davvero questo è Cronenberg? Io non credo nemmeno che una seconda visione aiuti, almeno me...=)

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  4. A me, invece, non è dispiaciuto. Il piattume rilevato forse è colpa della versione italiana che fa perdere allo spettatore i cambi di tono nella recitazione dei protagonisti. E' un film molto sottile, giocato sulle sfumature, e perdere questi dettagli, come un tono amichevole in una discussione che diventa improvvisamente velenoso, può risultare fatale nella comprensione.

    In realtà mi pare un tipico film di Cronenberg, solo che tocca temi più difficili da rendere sullo schermo, soprattutto con il doppiaggio in mezzo.

    Si indaga sulle relazione tra quattro personaggi chiave della psicoanalisi, Freud, Jung (ovviamente), Spielrein e Gross, mostrando come le differenze di strategia nell'analisi non siano solo dovute a motivazioni teoriche, ma anche al vissuto delle persone in causa.

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    1. Psicoanalisi a parte, perché non ho le competenze, da Cronenberg io non mi aspetto un film in costume per mettere in scena un rapporto del genere. Chiaro che il messaggio che dici tu poi alla fine arriva, il vissuto reale conta sempre e influenza inevitabilmente anche grandi uomini della scienza e della medicina. Non so che dirti, non so se si tratti di una mia mancanza, di un non aver colto i veri tratti del cinema di Cronenberg, ma anche se lo rivedessi ora non saprei tirarne fuori nulla. O nulla di più...

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  5. Vale ho aspettato a leggere la tua recensione proprio perché avevo in programma di vederlo. Beh, ieri sera mi sono buttata e l'ho visto. Risultato: mio marito si è addormantato XO. Io ho solo pensato "vorrei rivedere lo stesso film con un'altra protagonista al posto della Knightley". Forse ha ragione @Blabla e per dare un giudizio su di lei bisognerebbe guardarlo in versione originale. I temi ci sono, ma non ho capito bene neanch'io cosa volesse lasciare Cronenberg purtroppo. E' di tutto un po', ma non ha un'identità precisa secondo me. Come se il fascino psicoanalitico sia stato contaminato e disturbato. Viva Spider sicuramente. Cronenberg rientra in te!

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    1. Ah, Vale che bello sapere che non appena tu abbia visto il film sei venuta a dare un'occhiata qui da me. :-) Ma ci credo che tuo marito non sia sopravvissuto al sonno XD Io l'ho visto alle undici passate, da sola perché quando bimbi e marito dormono ho tutto il monopolio sulla sala, quindi mi tocca approfittare. Viva Spider e rimpiangiamoci ancora per un po' il vecchio Cronenberg...

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  6. Dire che Cosmopolis è stato una delusione è insensato e ingiusto. Quello è un film anti-cinematografico che dice uuna cosa, e la dice molto chiaramente.

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