Passa ai contenuti principali

Mamma Mia! (Here I go again)


Quando vedo i Musical piango. Non è normale lo so, ma quello che più mi emoziona è l'idea di immaginare un mondo in cui tutti siano liberi di passeggiare per strada, iniziare a cantare e danzare da un momento all'altro, con disinvoltura, senza essere presi per pazzi. Questa è l'immagine più bella che ho.

Phyllida Lloyd, regista e direttrice teatrale inglese, dirige Mamma Mia! nel 2008, adattando per il grande schermo quello che è stato svariate volte Musical e, ancor prima, album di successo degli ABBA. Una cosa è certa, la Lloyd nella sua doppietta da regista cinematografica ha fatto un Bingo! da gridare invidia. Per ben due volte infatti fa pieno centro, portando con sé la sua attrice di fiducia, dal calibro di una 44 Magnum, Meryl Streep. La Iron Lady del 2011 poi, regalerà il terzo Oscar all'attrice, un ritratto indimenticabile della vita di Margaret Tatcher. Potremmo partire dal fatto che Mamma Mia! sia il musical che ha incassato di più nella storia del cinema, ma noi valutiamo tutto il resto, ovvero quella carica inestimabile, che ti fa saltare dal divano e ballare, convincendoti che sia la cosa più sana che tu, possa concedere a te stessa.


La storia della giovane Sophie/Amanda Sayfried che sta per sposarsi, porta nel cuore una piccola assenza, quella di un padre mai conosciuto. Così, prendendo spunto dal diario dei ricordi della mamma, la tutto pepe Donna Sheridan/Meryl Streep, riesce a risalire ai tre uomini che la donna frequentava, nell'estate in cui rimase incinta. Sophie manderà gli inviti ai tre probabili padri e questi, non potranno rifiutare, anche perché in fondo ad ogni lettera, ci sarà il nome della ragazza che gli ha fatto scalpitare i cuori, nell'estate più bella della loro vita... "Fu così che" Donna, si ritrova nell'ovile del proprio albergo, situato in una splendida isoletta della Grecia, i tre uomini che riempirono quel vecchio diario dei ricordi, pieno di "puntini di sospensione", a sostituire tutto ciò che le parole non possono esprimere.


Bill Anderson/Stellan Skarsgard, Sam Carmichael/Pierce Brosnan e Herry Bright (Herry Bright?)/Colin Firth sono esattamente i padri ideali, quelli che bene si intonano allo sfondo paradisiaco e molto onirico di un'isola fantastica, che si nutre di danza e musica (e che musica!!!). Tre attori in perfetto agio e in grandissima forma, forse un po' meno Brosnan, che addirittura si è beccato un Razzie Award per la sua peggiore interpretazione da attore non protagonista. Firth invece è superlativo, decisamente il mio ipotetico papà preferito. Ma permettetemi di peccare un attimo di femminismo, per dire che, mai in vita mia io mi sono sentita così orgogliosa e fiera di essere "donna". A partire dal nome della stessa Streep, scelta non credo casuale, tutto il film sembra gridare un chiaro messaggio alle donne. Quelle che vivono nei ricordi delle estati più belle della loro vita, quelle che si spengono perché convinte che l'età del divertimento sia passata, come un treno che non torna più.Quelle che direbbero alla propria figlia di non sposarsi a vent'anni per paura di rivedersi in lei. Le migliori amiche di Donna, Rosie/Julie Walters e Tanya/Christine Baranski, sono l'emblema dell'amicizia femminile, quella vera, oppure quella ideale, quella che vorremmo e forse, non avremo mai. 


Quando penso a Mamma Mia! penso a tante cose. Penso a musiche straordinarie, a coreografie altamente contagiose e a tutti i colori più vivi che si possano scegliere. L'azzurro domina la scena e credo sia molto a cuore alla regista inglese, basti pensare all'abito della Tatcher. Penso a una donna sulla sessantina, con un panno in testa per ripararsi dal sole, mentre lavora la terra e all'improvviso viene rapita dalle note di una Dancing Queen che diventa ancora di salvezza, quasi la sola ragione di vita; e penso a tutte le donne che vorrebbero strapparsi il grembiule di dosso e gettare a terra un mestolo da cucina per buttarsi in pista e cominciare a danzare. Quelle che un tempo lo hanno fatto e quelle che invece non lo hanno fatto mai.

Per finire penso a mio figlio, alla sua faccia piena di stupore e alla sua prima reazione a Mamma Mia!:"Mamma, ma che forte questo film. Cantano e ballano tutti!". 
P.S. Oggi, mio figlio, è fidanzato con Sophie, e vuole vedere questo film almeno due volte al giorno...

Commenti

  1. Mia madre adora i musical, a me infastidiscono non poco, non so ancora adesso come io sia riuscito a guardare Les Miserables (forse perché c'era la mia attrice preferita). Ho avuto mille possibilità di vedere questo "Mamma Mia", che ha avuto un successo enorme, ma ogni volta mi blocco, forse tocca delle corde mie troppo sensibili, boh vai a capire. Giuro che un giorno lo vedrò... forse.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che alcuni film, per ragioni a noi ancor sconosciute, vanno a stuzzicare delle corde troppo a tiro. Troppo sensibili e per la paura che abbiamo di romperle, li evitiamo oppure ci blocchiamo ad un certo punto. A me capita con diversi film ed è la cosa più naturale e bella che esista nel rapporto che si crea tra lo schermo e lo spettatore. Però promettimi che prima o poi ci riproverai, così mi racconti... :)

      Elimina
  2. In genere non amo i musical ma devo ammettere che Mamma mia! Mi è piaciuto tantissimo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono felice che possa apprezzarlo anche chi non ama il genere. Io non faccio testo vabbè, adoro i musical...^_^

      Elimina
  3. Non male sto film, a me i musical in generale scocciano, ma ci sono delle esclusioni.

    RispondiElimina
  4. ma quanti anni ha tuo figlio? è precoce il piccolo...ok sono una voce fuori del coro: io odio questo film. Mi hanno ferito le orecchie i ragli asinini di Brosnan and company, sono arrivato quasi a odiare anche Meryl Streep che fa la civetta pur avendo ormai passato da un pezzo l'età giusta per farlo...memorabile la stroncatura di mia zia che andò a vederlo al cinema e se ne andò achifata alla fine del primo tempo perchè "mentre stavano a parla' se mettevano a canta' e io nun ce capivo più 'n cazzo"...a proposito visto il derby ieri sera? a Lamela se lo pijo je la spiano quella cresta!

    RispondiElimina
  5. Ahahah Bradipo in effetti Brosnan si è preso il Razzie e devo dire che non era questo granché. Però la grande Meryl...beh, lei sta sopra a tutti io la adoro. Credo che in lei si incarni alla perfezione tutto ciò che la regista avrebbe voluto dire al mondo femminile. Cioè che al di là dell'età e delle scelte sbagliate (forse) che abbiamo fatto in passato, abbiamo sempre e comunque una possibilità di rimetterci in pista a ballare, ricordando quella diciassettenne che ha vissuto in noi per troppo poco tempo. Vedere una donna sulla soglia dei sessanta, e ammirare in lei quella carica, quella forza, dai. E' una bomba umana, =) Mio figlio ha quattro anni e mezzo, e tu non ci crederai, ma a proposito di Roma e Derby. Lo sai come ha voluto i capelli il piccoletto, espressamente richiesti al barbiere? Come Erik...XD
    Sempre Forza Roma però, se non altro per il Capitano che ha messo un altro segno importante nella lista dei record personali.

    RispondiElimina
  6. Non sei l'unica che piange per i musical...ecco! L'ho detto! Ti dico solo che il primo film di cui ho imparato le battute a memoria (e le canzoni!) è stato "Evita" a 8 anni! Lo so..sono un caso clinico! XD

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Evvai siamo già in due!!! ^_^ che bello eri piccolina e già innamorata di questo genere...io conobbi il musical da ragazzina credo con Grease. :)

      Elimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...