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KM28 - Simone Avincola

 

Chi può dire quanto duri un viaggio,  e poi come lo misuri il tempo, le cose che ti capitano, la voglia di restare oppure partire...
Non è nemmeno una domanda, piuttosto una riflessione ad alta voce. E non è la mia, di voce.
A dirla tutta è una chitarra e voce. E la voce è quella di Simone Avincola.
 
Di lui torno a parlare sempre volentieri, soprattutto oggi.
Guardo la copertina del suo ultimo album KM28 e penso:"Simò, dev'essere così la vita di un cantautore, eh?".
Una vita palleggiata di qua e di là, da una parte la lentezza, dall'altra la frenesia. Una vita guardata e vissuta ai margini, perché da lì si vede meglio, si vede tutto.
Simone è un poeta moderno,  attento, una via di mezzo tra il cuore solitario da saloon e il vecchio romantico. 
Una voce che viene dal futuro e guarda al passato, o viceversa.
 
I dieci brani che compongono il suo ultimo disco, scritti davvero in autostrada, rubano al tempo odierno tutti i vizi e le virtù che ci contraddistinguono. Il desiderio di scappare, la pazienza che porta invece a restare, ad aspettare. Come si aspetta qualcuno, qualcosa. Nelle piazzole semivuote di un autogrill, dietro le sbarre con l'anima in gabbia e la speranza che sa di libertà.
 
"Magari te incontro dentro a 'n sogno".
Er Fuggitivo
 
E si parla della vecchia Roma, dei tempi andati, Roma Far West.
Di un cuore che si ferma e poi vuole andare via (oppure no), liberato dal tempo e dall'amore. Perché avere un cuore chiuso a chiave è una follia.
KM28 è un album tecnicamente un po' pop e un po' folk, a me piace definirlo crepuscolare. Pregno di stati d'animo contrastanti, un susseguirsi di immagini lente rubate al tempo, mentre il mondo sfreccia e spesso infrange le regole, sbaglia strada, si ferma e poi riparte.
Conta quello che provi mentre corri, io ci credo. Deve crederci pure un cantautore, immagino.
Perché "se domani poi cola il nero sui disegni", non ci resta che tornare indietro. A sfogliare un album che parla ancora di speranza, di quella bellezza che si aspetta in silenzio e poi scompare.
Come er sole quanno piove...

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