Passa ai contenuti principali

Due righe scolorite e un tulipano

 
 
 
I libri hanno quella dote innata di smistare storie. Le portano con sé, perché non potrebbero fare altrimenti. Chi le incontra non può certo sottrarsi a questo scambio di anime e sangue, perché anche quello si scalda o si gela.
 
Al mercatino dell'usato ho preso questo libro, La donna dei fiori di carta. A pagina 82 ho trovato una lettera sigillata. Sarà una trovata editoriale?
Me lo chiedo, mica sarebbe surreale.
Però non credo...
Presa dalla curiosità la apro.
Mi sento un po' ladra, in fondo non sono io la destinataria, ma chi sarà? E chi può dirlo, ormai?
Apro, e una trama a fiori semplice in fondo alla lettera già tocca il mio cuore morbido.
Due righe scolorite e un tulipano.

"Cara mamma, sappi che ti voglio bene".
 
 Ripongo la lettera nella busta e la metto esattamente dov'era. A pagina 82.
Quanta tristezza in quella dichiarazione d'amore mai arrivata, penso.
Per rimediare mi fingo la mamma di quel bambino, e lo ringrazio con tutto il cuore.
Poi guardo i miei figli, e vorrei che nessuna busta restasse chiusa tra me e loro.
 

Commenti

  1. Dio santo chissà quale storia c'è dietro. Bello, bello davvero.

    RispondiElimina
  2. Me lo sono chiesta anch'io. Sono rimasta con la busta in mano un po', prima di aprire. Quando ho letto quelle righe mi si è stretto il cuore. Triste e pieno di poesia...

    RispondiElimina
  3. Perbacco sì, altro che messaggio nella bottiglia. Potrebbe essere l'inizio di una storia, partire dal ritrovamento di quella busta e finire chissà dove.

    RispondiElimina
  4. Che storia! :O Molto toccante. Un libro usato a volte porta con sé storie e presenze, ciò che lo rende pieno di vita e fascino.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...