Passa ai contenuti principali

Prova a prendermi




Molti sostengono che Prova a prendermi sia uno degli ultimi grandi film di Steven Spielberg. Sono più o meno d'accordo. Dico più o meno perché penso a Lincoln. E al di là delle critiche più pesanti che ancora accusano il regista e, i suoi figli artistici, di troppa retorica, rimane comunque uno dei titoli più importanti della scorsa annata cinematografica. 

Prova a prendermi è tratto da una storia vera, quella del falsario Frank Abagnale Jr., un ragazzino che a soli sedici anni scappa di casa e inizia a percorrere strade (troppo) ambiziose. Ma l'ambizione di Frank sarà mossa da un dolore e da un'esigenza imprescindibile di riscattare una sconfitta familiare. Prima il divorzio dei genitori, poi il fisco che non molla neanche per un istante il padre. A questo aggiungiamo le speranze infrante dell'American Dream e tutto si complica, assume un significato ancor più corposo e drammatico. Perché la storia di Frank potrebbe far riflettere anche oggi. Il film ci riporta nell'America degli anni '60, ma le straordinarie capacità comunicative di Spielberg, rendono il film ancora oggi, uno specchio che riflette senza pudore la nostra società. L'idea che un ragazzino arrivi a inventarsi un'identità, e poi subito reinventarne un'altra e ancora, fino all'inevitabile fine che vuole a tutti i costi che, prima o poi, "il cattivo paghi". 


Un pilota, un medico specializzato in pediatria e infine un avvocato. Leonardo Di Caprio, nei panni di Frank, dà allo spettatore i mezzi per comprendere e avvicinarsi il più possibile a una storia realmente accaduta. Di Caprio, il piccolo Jack lasciato sul Titanic, ha avuto un'evoluzione incredibile. L'anno prima della chiamata di Spielberg, arriva quella di un altro grande regista, con il quale avvierà poi un vero e proprio sodalizio artistico. Parliamo di Martin Scorsese e del suo Gangs of New York. Di Caprio non è solo il bel viso, no. E' anche un latifondista "piuttosto incazzato", giusto per dirne uno. (Uno a caso ecco).


Ma zio Steven non è mica il tipo che si fa mancare qualcosa, e vuole che il suo film possa vantarsi innanzitutto, del contributo di grandi attori. Ricordiamo nel film Christopher Walken (Oscar mancato come Migliore attore non protagonista per la sua interpretazione di Frank Abagnale padre), Martin Sheen, Amy Adams, Elizabeth Banks, James Brolin e per ultimo e non ultimo, ovviamente, Tom Hanks nei panni del "miglior nemico" di Frank. Quel che riesce a dare Tom Hanks, è fondamentale per comprendere l'aspetto più intimo e commovente del film. E' grazie al suo rapporto con Frank infatti che, vengono fuori le fragilità e i mali del genio della truffa. Sempre a Natale, durante il loro giocare a "guardia e ladro", i due si incontreranno o avranno modo di confrontarsi da una parte all'altra della cornetta. Hanks è un agente dell' FBI, un uomo completamente privo di senso dell'umorismo, ma profondamente convinto del proprio lavoro e delle proprie responsabilità. Questo lo differenzia dai colleghi, memorabile la sua barzelletta del "toc toc". Eppure Carl toccherà il nervo scoperto del ragazzino, il fatto che lui a Natale si preoccupasse di fare una telefonata a un uomo dell' FBI anziché starsene in famiglia.


Il fatto è che Frank era un piccolo uomo solo, come Carl, nonostante la fede al dito. E per questo, mentre si rincorrono, si sentono simili e vedono qualcosa l'uno nell'altro che somiglia ad una strana forma di rispetto e affetto. Frank quando aveva paura della vita, iniziava a correre. E, pensando anche ad oggi, vengono in mente quei giovani che scappano dal loro paese per inseguire i sogni, le ambizioni altrimenti condannate a morire qui, in Italia. E quando un ragazzino sente l'impulso di correre finisce che lo fa davvero. Poi però qualcuno dovrà fermarlo, di solito ci pensa un genitore (ricordiamo le parole di Frank al padre, quando lo implora, quasi, di fermarlo) oppure lungo la staffetta, potrebbe capitare un tale poco simpatico ma in gamba. Uno che non si tirerebbe mai indietro. Che corre insieme a te, fino alla fine...

*Qui potete ascoltare il podcast della puntata andata in onda ieri, su CriticissimaMente Parlando (onAir)



Commenti

  1. Mi è sempre piaciuto moltissimo! Bravo zio Steve

    RispondiElimina
  2. Quando siamo d'accordo noi...è un tutto dire. ;-)

    RispondiElimina
  3. Film bellissimo, l'ultimo grande titolo di Spielbergone insieme a Munich.
    Uno dei miei preferiti sul rapporto tra padri e figli.

    RispondiElimina
  4. Vero Ford, infatti Walken meritava la statuetta qui. E' stato grande!!! ;-)

    RispondiElimina
  5. Azz. Beh, un buon motivo in più per colmarla. ;-)

    RispondiElimina
  6. grandissimo film con due protagonisti immensi, oddio anche tre, visto che Walken pur vedendosi poco è sublime.
    Su tutti cmq è il Leo che domina ;-)

    RispondiElimina
  7. Eheh parli con una che ha un certo debole per Leo. ^_^

    RispondiElimina
  8. Sai che il mio rapporto con Spielberg è burrascoso, io odio poche persone a questo mondo e lui è tra questi. Tolto questo "Prova a prendermi" quando lo vidi mi piacque e trovai Walken superbo, un personaggio di una nostalgia commovente. E Di Caprio non è niente male.

    RispondiElimina
  9. Infatti Denny mi sembra di aver capito che, anche tra quelli che non amano Spielberg, questo sia stato comunque ben accolto. Vero, Walken è stato grande e meritava l'Oscar. Ma anche il mio Leo...^_^

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...