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Dal Festival di Roma - Her



Chissà quante volte abbiamo pensato e immaginato il nostro futuro, quello non troppo lontano, come ad una rivoluzione totale delle nostre vite, nelle quali la tecnologia ha davvero un ruolo da protagonista, capace di starci accanto e indicarci talvolta, la strada. Nonostante questa visione futuristica risulti ancora distante, c'è chi guarda avanti con occhio attento e discreto, provando soprattutto a capire come cambieranno i nostri rapporti. 

Ed è Spike Jonze (Il ladro di orchidee, Essere John Malkovich) a tentare l'impresa che potesse andare davvero a fondo, fino a toccare uno dei punti più deboli dell'essere umano. Nel suo essere macchina perfetta, l'uomo, ha da sempre manifestato una certa, grossa, difficoltà nel gestire le relazioni umane. Qualcosa che nel tempo si è notevolmente evoluto, al passo della tecnologia e del progresso, ma che poi a ben vedere, ha mantenuto lo stesso aspetto, gli stessi colori. 

Her è soprattutto un film che fa riflettere sulla incapacità dell'uomo in quanto soggetto a continue, mutevoli, relazioni con gli altri. Un fatto questo che spesso gratifica, illumina; altre annienta e terrorizza. Theodore/Joaquin Phoenix scrive lettere che appartengono alle vite degli altri, eppure la sua profonda sensibilità gli dà quasi pieno possesso di quelle storie. Theodore vive esattamente in quel futuro non troppo lontano di cui parlavamo all'inizio. Una sorta di smartphone super evoluto, auricolare sempre all'orecchio e un pc da far gola a qualunque appassionato di tecnologia. Nella mente di Jonze, regista assolutamente originale, c'è però l'idea di non voler guardare troppo a questo mondo virtuale, o meglio, non facendone un film a tutti gli effetti fantascientifico. Ad esempio Jonze, fa qualcosa di più rispetto a quanto già visto sul genere. Pensiamo a S1m0ne di Andrew Niccol; lì infatti c'era un regista in crisi (Al Pacino) il quale, sfruttando un software, riesce a dar vita ad un personaggio virtuale, da lui stesso creato. Motivi però ben diversi, da quelli che portano il nostro Theodore ad "innamorarsi" di Samantha (la voce è di Scarlett Johansson), il suo sistema operativo. Dopo un divorzio ancora difficile da accettare, Theodore è un uomo solo. La cui vita si divide tra il lavoro e la casa; una casa vuota, illuminata dal vuoto della solitudine.

La fotografia gioca un ruolo decisivo, nella riuscita del film e di quelli che, immagino, fossero gli intenti del regista. Una luce delicata, colori caldi che fanno inevitabilmente contrasto con il freddo che anima invece l'animo di Theodore. C'è poi, come sempre, quasi fosse garanzia incisa col fuoco sulla pelle, la grandezza espressiva di un attore immenso come Joaquin Phoenix. Una persona soprattutto "sola", che vede in questa nuova trovata tecnologica, qualcosa di più di un sistema operativo impeccabile. Samantha infatti è in grado di interagire con lui, sempre presente 24 ore su 24. Tanto perfetta da sviluppare col tempo, una propria coscienza, ambizioni, desideri, voglia di migliorarsi e, come spesso accade anche agli uomini/e alle donne, giungere a un punto di non ritorno. 


Jonze guarda questo mondo con gli occhi di un regista in grado di raccontare senza giudicare la propria storia. Pregio che hanno in pochi. Theodore vive il suo rapporto con Samantha, come se fosse una donna in carne ed ossa. Anzi, sarà proprio l'assenza di un corpo a rendere questo rapporto unico, speciale. Soprattutto diverso. Perché Samantha è dotata di una simpatia e di un carisma che nessuna aveva mai mostrato a Theodore. Samantha c'è ogni volta che lui lo desidera. E' in grado di comprenderlo, di ascoltarlo, di capire quando è il momento di fare o no, domande. Sa regalargli emozioni reali, come quelle che una donna accanto ad un uomo in un letto, solamente sfiorandogli il viso, può dare. Quello che spesso ostacola i nostri rapporti e fa tristemente da contraltare a tutto ciò che di meraviglioso c'è dietro, è la reale difficoltà nel mantenere in vita tutto. Fare da mogli, amiche, amanti, madri, compagne di giochi e quant'altro, non è mai cosa semplice. Le due donne in carne e ossa, presenti nel film, sono state straordinarie entrambe. Amy/Amy Adams è la migliore amica di Theodore, una donna infelice che ha finalmente trovato la forza di lasciare il marito. Un uomo che voleva controllarla su tutto, soffocandola e uccidendo la sua creatività (non posso dire di più, nel rispetto di quanti non abbiano visto il film. Ma lasciatemi soltanto dire che, il videogioco della super mamma da lei creato, è davvero esilarante!). L'altra donna è Catherine/Rooney Mara, da quel che ci è concesso immaginare, sembra che il matrimonio si sia deteriorato, a causa del suo temperamento. Una donna in gamba e determinata, potrebbe essere un problema per un uomo. In una battuta lei ricorderà a Theodore i suoi tentativi di darle il Prozac...


La situazione di Theodore scivola spesso nell'inverosimile, nel dramma introspettivo, e i dialoghi scritti dallo stesso Jonze sono carichi di ironia e spirito, senza mai eccedere. Credo sia questo il pregio più grande del film, si passa da momenti in cui si ride e si ride davvero, con il cuore; ad altri in cui ti senti avvilire l'anima, perché su quello schermo altro non vedi che un uomo solo, consapevole di aver perso la propria donna perché non sapeva accettare i suoi cambiamenti, il suo crescere. Ed è questo che accade nella vita reale, quando perdiamo qualcuno e rompiamo quel filo che ci legava all'altro. Non siamo pronti davvero, finché non siamo in grado di accettare che la persona che abbiamo accanto, come noi stessi, cambierà. E i cambiamenti fanno paura, tanto da scegliere a volte, un'alternativa che in realtà non c'è, ma ci rende felici.

Il film è stato presentato "in Concorso" al Festival Internazionale del Film di Roma 



Commenti

  1. Come ho già scritto commentando altri blog, questo è sicuramente il film che attendo con maggior trepidazione. Adoro Spike Jonze, adoro questo tipo di storie, surreali e malinconiche. Penso che amerò questo film alla follia. Spero vivamente di non rimanere deluso... per ora, beh...beata te!!!

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  2. Ne ho sentito parlare benissimo nei vari servizi in tv, compresa la candidatura all'oscar per la "voce" della Johansson.
    E attendiamo anche questo. :)

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  3. @Vittorio, ti capisco benissimo. Anche la mia era un'attesa spasmodica. =) Credo saprà ripagare questa sofferenza, poi mi saprai ridire. ;-)

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  4. @Poison ti dirò che sulla sola presenza vocale della Johansson ero un po' scettica. E invece mi ha sorpreso tantissimo, un'interpretazione intensa, ed era come se lei fosse lì, sullo schermo. Grandissima davvero. =)

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