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La coscienza linguistica



Qualche giorno fa ho ripescato dalla libreria un piccolo "saggio" letto ai tempi dell'università. Non saprei dirvi perché, sapete no quando è il libro a "scegliere" voi e non viceversa? Come poi spesso, erroneamente, si crede.

Il libro in questione è Consigli a un giovane scrittore di Vincenzo Cerami, e sarebbe bello considerarlo fin da subito, come il frutto di tanti fogli stropicciati e magari invecchiati dal tempo, sui quali un allievo, prima di diventare maestro, appuntava ciò che piano piano apprendeva. E tra un appunto e l'altro egli imparava, e cresceva. Finché un giorno questi fogli sparsi hanno trovato una degna e pulita sistemazione, tanto pulita e ordinata da diventare un libro. 

Un saggio sull'arte del narrare, una raccolta di passaggi e di consapevolezze che ogni aspirante scrittore, sia esso nel campo del cinema, della letteratura, della radio o del teatro, deve possedere. 
Ma con questo post non vorrei dire tutto o troppo del libro di Cerami, al contrario, vorrei ripercorrere insieme a voi, passo passo, tutti questi consigli preziosi messi a nostra disposizione dallo scrittore. 
Oggi che ho riaperto il libro, ho avuto la sensazione di aver iniziato a frequentare un corso di scrittura creativa, e ogni capitolo che lascio è un splendida e illuminante lezione appena conclusa. 

Al termine di questo "corso", e solo allora, recensirò come si deve (be' uno ci prova) il saggio di Cerami.

Dunque immaginate che questa sia una lezione di linguistica, breve anzi brevissima, che non vada oltre i cinque minuti. Vi starete chiedendo: "sì ok, ma cosa imparo in soli cinque minuti?".
"A conoscere il linguaggio che utilizziamo" - vi dico io.

Noi, o molti di noi, scrivono tutti i giorni. Chi per gioco, per passione o per professione. Scriviamo, parliamo, leggiamo e tutt'intorno a noi è un mondo di segni e suoni linguistici. La lingua è ovunque, ne abusiamo talvolta (Potevo stare zitta? Potevo evitare di scriverlo?) e fatto ancor più grave, ignoriamo il modo in cui la utilizziamo, senza sapere quale sia il nostro linguaggio, come cambia e perché.

È un aspetto curioso e una riflessione interessante, questa della "coscienza linguistica", e me ne accorgo solo ora, grazie a quanto scritto da Cerami. Io ci credo alle coincidenze, soprattutto quando si tratta di incontri letterari. Era giunto il momento, io dovevo fermarmi un attimo a guardare meglio ciò che faccio tutti i giorni, o quasi. Dovevo conoscere il mio modo di scrivere, o almeno imparare a capirlo per quello che realmente è.

La storia della coscienza linguistica si potrebbe raccontare come la storia di un tipo che guida la sua bella automobile. E l'auto va, va e continua ad andare e il tipo alla guida continua a fare ciò che con buone probabilità gli viene naturale, facile. Ma pensate se quel tale guidasse senza nemmeno conoscere il modello della sua stessa automobile. Cioè la sua carissima e storica compagna a quattro ruote. Guidare e non sapere "cosa" si sta guidando, è un po' come lo scrittore che scrive e non conosce il proprio linguaggio.

Si conosce la lingua sì, ma la lingua e il linguaggio sono due cose ben diverse. La prima "comunica", la seconda "esprime", e c'è una bella differenza, Cerami docet!

Detto questo, non mi rimane che lasciarvi con un esempio pratico, molto pratico. Dopodiché, io spero davvero che voi possiate iniziare a interrogarvi su come parlate e scrivete tutti i giorni, perché è una ricerca interessante, si capisce molto di sé stessi ed è un bel passo in avanti.

#esempio
"La coscienza linguistica - Cos'è? Come la riconosco? Come ci lavoro per migliorarmi?"

Mettete caso che un tizio, in un giorno di ordinaria follia, vi mandasse a cagare, così, senza motivo. 
Solo perché gli va. La coscienza linguistica entra in gioco ora, per mezzo della vostra reazione a tale sciagura linguistica, e non solo. 
"Perché?".
Perché voi lo guarderete dritto negli occhi e gli direte: "Ehi tu, sei consapevole del mezzo espressivo che hai appena utilizzato per mandarmi a cagare?".

Ecco qua la coscienza linguistica.
Non è meravigliosa?


Commenti

  1. Non conoscevo questo saggio ma, come al solito, le tue parole riescono a farmi interessare ogni libro che recensisci!
    A presto, un bacione :*

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