Passa ai contenuti principali

Heartburn - Affari di cuore



Mike Nichols è un regista statunitense di origini ebree, figlio di un intellettuale russo che conosceva Vladimir Nabokov e Boris Pasternak...così lo introduce Wikipedia
"ah, mi son detta. Con queste prime info sul regista io già mi sono fatta una vaga idea, voi no?".

Parliamo di Nichols oggi, perché ho recuperato un suo film del 1986, Heartburn - Affari di cuore. Per intenderci, questo è lo stesso regista de Il Laureato e del più recente, non ultimo Closer. La prima cosa che mi ha convinta a restare sul divano, oltre ai due grandi interpreti protagonisti, ovvero Meryl Streep e Jack Nicholson, è stata la firma del soggetto che porta il nome di una grandissima scrittrice, quale è stata Nora Ephron. Il film è infatti un'idea semi-biografica, visto il matrimonio della scrittrice con Carl Bernstein

Mark e Rachel sembrano una coppia normalissima, sposati con una figlia e un secondo in arrivo. Lui però ha la tipica faccina da bello e disgraziato, mentre lei incarna fin troppo alla perfezione la donna innamorata e ingenua. Ingenua sì, ma vedete una donna, anche la più ingenua, prima o poi il modo di riprendersi la dignità... lo trova; anche se tuo marito non ha avuto la benché minima delicatezza/furbizia, di nascondere lettere e letterine della stangona con cui se la fa da tempo eh...


Infatti, nonostante il mostro di Jack, sullo schermo domina incontrastata la bella e giovanissima Meryl. Non perché indossi la "maglia rosa", attenzione. Ma la sua Rachel è una figura dotata di una forza dirompente, e portatrice di un messaggio fondamentale, non solo alle donne. Il matrimonio, e questo è un merito che va riconosciuto al regista e alla sceneggiatrice ovviamente, ha tanti passi difficili nel suo percorso e non sempre ci trova preparati. Quando si dà l'immagine del matrimonio, visto come il quadretto più squallido di lui che non si sente più soddisfatto e allora si cerca la stangona, si corre il rischio dello schieramento gratuito. Ma a ben vedere Nichols esce da questa trappola e prova a mettere in luce tutto ciò che fermenta nel corpo e nell'anima di una donna che, tradita, deve prima o poi, prendere una decisione. Una decisione che farà male, a lei ma ancor prima a quei due figli che dovrà crescere praticamente da sola, per raccontargli poi un giorno che "papà s'è trovato l'amichetta mentre voi stavate per venire al mondo". L'aspetto più drammatico è questo, vedere come una donna ritrovi pian piano la forza per mettere a fuoco e capire che non può esistere, talvolta,  una seconda possibilità. Perché alla fine del tuo matrimonio rimane il bello sì, ma macchiato di quelle sensazioni che mai nessuno ti leverà di dosso. Come lo sguardo di tuo marito in sala parto, lacrime che non saprai mai fino in fondo di cosa sapessero, se mezze vere o mezze finte. E quando ripenserai a tutto questo ti farai un po' male, ecco perché quella torta con tanta panna, preparata con amorevole ed estrema cura, ad un certo punto della tua vita, resterà impressa come una delle tue più memorabili, eroiche imprese...


Vorrei ricordare nel film le tante apparizioni "sfiziose", come la piccola parte di Milos Forman, l'esordio del giovanissimo Kevin Spacey (il ladro che incontra, prima della rapina, in metro), poi la mamma di Kevin in Mamma ho perso l'aereo Catherine O'Hara, oppure Jeff Daniels e la mitica Stockard Channing

P.S. la torta in faccia resterebbe comunque un'impresa, anche se al posto della stangona ci fosse stato uno stangone...per dire che qui, non si pecca affatto di femminismo. 
(Però quanto ho goduto in quel momento...).

Commenti

  1. a me ha deluso fortemente: dall'incontro tra Nicholson e la Streep mi aspettavo molto di più...

    RispondiElimina
  2. No invece a me è piaciuto. Sai sarà che sono donna, e in certi casi mi faccio prendere molto. Soprattutto se dall'altra parte c'è un'attrice in grado di rendere onore alla figura femminile. Non perfetto, però secondo me intimamente coraggioso. ;-)

    RispondiElimina
  3. Mi è piaciuto davvero questo film anche se in effetti mi aspettavo qualcosa di più.

    http://lovedlens.blogspot.it
    M.

    RispondiElimina
  4. Io non mi aspettavo di più...cosa avrebbero dovuto fare/dare di "più"??? ;)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...