Passa ai contenuti principali

La nostalgia della foglia di fico



Partendo dalla bufera scatenata pochi giorni fa riguardo alla donna nuda "autofotografata" insieme ai suoi due figli, io proporrei un piccolo salto indietro. Anzi, a dirla tutta io proporrei la fine immediata di questa tendenza becera e bacchettona che sembra aver attecchito bene bene sulla maggior parte degli individui "umani".

Allora parliamo della nudità nell'Arte, un tema esistente dai tempi preistorici anche perché, allora, era abbastanza evidente ricercare un modello in sé stessi piuttosto che altrove. Il corpo umano, la fisicità e lo spessore più umanamente "accettabile" che due occhi possano ammirare. Non è così? 

Nei «corpi ignudi [...] consiste la perfezione delle nostre arti». Così parlava Giorgio Vasari agli allievi dell'Accademia del disegno, correva l'anno 1500 e ci si trovava nel mezzo, in senso artistico, tra Rinascimento e Manierismo. Dallo "scorticato di Cigoli", alle trovate pubblicitarie di oggi, al volto di un'Arte senz'altro evoluta, il passo certo non è breve. Lo scorticato è una statuetta di cera che iniziò ad apparire nelle Accademie quando ancora si proponeva un modello più "anatomico" che artistico, non mancavano infatti delle vere e proprie sedute di dissezioni, praticate negli ospedali fiorentini all'epoca. Si passò così ai cosiddetti modelli viventi, ci sono disegni a testimoniare l'inizio di tale pratica artistica, risalenti al XVII secolo, per dirne alcuni, un Nudo maschile seduto di Girolamo Macchietti; il disegno preparatorio per le Tre Grazie di Francesco Morandini detto il Poppi


Ma proviamo a rientrare nei binari della discussione, più conformi alle polemiche ancora caldamente accese nel web. Cos'è successo? Anastasia Chernyavsky è una fotografa professionista, e ciò che fa parlare di lei in questi giorni è il suo autoscatto che la ritrae completamente nuda insieme ai suoi due figli. Niente veli o tentativi di oscurare l'immagine, un seno sporco di latte e una macchina fotografica al collo, tra i bambini. Dopo averla postata su facebook, e quasi immediatamente, la foto è stata rimossa. 

La Chernyavsky, che è solita immortalare le fasi della gravidanza, allattamento al seno e nudi materni, si è espressa in questi termini:  "Di solito, non si è molto educati e si guardano le cose superficialmente, senza nessun apprezzamento per l’arte. Forse per mancanza di buoni insegnamenti, per mancanza di istruzione, o perché no, di buoni rapporti in famiglia. Sono abituata al pensiero della massa distorto sulle foto di nudo con donne e bambini. Io credo che se qualcuno ci vede qualcosa di sporco nelle mie foto, lo è la sua percezione, non la mia fotografia. Se non si riconosce ciò che è arte, da ciò che non è, non è certo colpa mia."

E se davvero fosse così? Se davvero i nostri pensieri fossero distorti, tanto da farci spalancare la bocca come se avessimo visto Godzilla, impauriti e in preda alla nostra stessa cecità mentale, ancor prima che visiva? Ognuno di noi, di fronte a queste storie, può e deve fare solamente una cosa, anzi due: vedere e poi capire. Allora io vi dico cosa vedo in questa foto e poi, cosa ho capito. Vedo una donna che probabilmente vive per i suoi figli e per la sua passione. Vedo una donna, una madre con una macchina fotografica al collo, con i suoi bambini attorno, il piccolo sul braccio e la più grande stretta alla sua gamba. Avvolti dai loro stessi corpi nudi, la madre e i bambini hanno provocato, pensate bene, un forte trauma (ancora in prognosi riservata) agli occhi del sig. Facebook. Mi domando quale sia la reazione di codesti occhi, quando ad invadere le pagine dei diari virtuali sono gli autoscatti delle ragazzine chiuse nei cessi delle loro case...altro che il David di Michelangelo, altro che Venere di Botticelli. Beh la Chiesa cattolica a suo tempo si stranì parecchio eh. Avete presente la campagna della foglia del fico? Ecco, quando Michelangelo stava terminando la Cappella Sistina, pare che il maestro di cerimonie del Papa, Biagio da Cesena, si espresse francamente definendo l'opera più adatta a un bagno termale che ad una cappella. Di casi esemplari la storia sa raccontarcene parecchi, ed è nostro diritto prenderli e iniziare a porci domande. Siamo schiavi delle nostre stesse debolezze, o limiti mentali. Viviamo sempre al confine tra il moralmente bello e il bello ma trasgressivo, proibito. Tra ciò che la società ci passa per "buono", cavalcando la nostra stessa incapacità di valutazione. 

Da madre, da donna, e da umile spettatrice dell'Arte in tutte le sue forme, io guardo la foto incriminata e rivedo me stessa. Mi vedo sotto una luce che quasi mai riesco ad accendere, perché dimentico di andare a fondo e rimango in superficie. Perché a volte cado nella trappola tesa dalla società che io stessa costituisco e, schifo. 

"Sfoglio le pagine di facebook e a fatica tengo gli occhi sullo schermo, vorrei spegnere il pc, anzi no, voglio distruggerlo. Il mio stomaco si contorce e la mia bocca non trova più consolazione nel mordersi. Mi rendo conto che il mondo ha perso completamente il senso del pudore, anzi non è nemmeno pudore. Credo che il mondo abbia perso e basta. Che senso ha condividere l'immagine di un cane morente, ricoperto di ustioni su tutto il corpo? Che senso ha condividere la foto di una ragazzina dal volto sfigurato con tanto di didascalia: se hai un cuore metti mi piace, oppure condividi? Ma dov'è il pudore qui. Dov'è la nostra concezione di "accettabilità"? Siamo obiettivi, la verità è che non l'abbiamo più, e finiamo col condannare una donna nuda con i suoi due figli in braccio, solo perché non siamo più in grado di "osservare" e abbiamo esaurito il libretto delle plausibili giustificazioni". 

Il mondo va a rotoli, si sta suicidando lentamente e rimpiange le foglie di fico...

Commenti

  1. A me non sconvolge questa foto ma non mi entusiasma neanche, però la rimozione della foto postata sul social io l' appoggio, non tanto per il nudo della donna, che non mi fa ne caldo ne freddo, ma più che altro per il nudo della bambina. Io non pubblicherei mai una foto di mio figlio (anche se non ne ho) su facebook e company, (per l' arte esistono anche altri contesti)figuriamoci se completamente nudo e non perchè mi scandalizza ma per proteggerlo da chi invece potrebbe avere un occhio più malizioso del mio, non so se mi spiego.

    http://lovedlens.blogspot.it
    M.

    RispondiElimina
  2. Monica, ha toccato il nervo esatto. Il problema non è la foto. Ma gli occhi di chi guarda questa foto...ti sei spiegata benissimo e ti dico, io da madre non mi scatterei mai una foto nuda (con o senza figli accanto), ma non mi verrebbe mai in mente di proibire o condannare un'altra donna che al contrario vede, in questo scatto, qualcosa di più. Io sono libera di non entusiasmarmi davanti a questa foto, anche se per una madre può valere di più. E lo dico perché sai qual'è stata la prima cosa a catturare la mia attenzione? Il latte materno sul seno...ecco, dipende da cosa cerchiamo noi nell'Arte. Cosa ci colpisce e cosa ci emoziona. A me dà fastidio l'atteggiamento generale della gente che storce il naso per una donna nuda e condivide minchiate su facebook, ben più deleterie...tra l'altro.

    RispondiElimina
  3. Zou het kind wel willen zien met haar hand iets hoger zodat het tegen de vagina van de moeder aan zou komen

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...