Passa ai contenuti principali

Nino Manfredi, "l'uomo caduto da un pensiero".




So' io
che ho preso in pieno in faccia er celo,
so' io
che so' caduto da un pensiero,
so' io
che 'n ce speravo quasi più
e un giorno all'improvviso...
..Che bello sta' co' te


Sono passati dieci anni ormai, dal giorno in cui quell'uomo "caduto da un pensiero" se ne andò per sempre, verso quel cielo che gli è stato concesso a tempo indeterminato. Ateo da sempre, o quasi, Nino Manfredi  nasce a Castro dei Volsci, Frosinone, nel 1921 da una famiglia contadina. Saturnino era il suo vero nome. Uomo dedito completamente all'Arte, attore di cinema e teatro, cantante nonché voce radiofonica. Di lui si ricorda soprattutto quella maniera affabile di interpretare un personaggio. Un uomo che metteva l'anima ancor prima del corpo e arrivava al cuore dello spettatore attraverso due occhi che, da soli, bastavano ad attestare una grande carriera. Esordisce al Piccolo Teatro di Roma a venticinque anni, nella compagnia di Vittorio Gassman. Passando da Shakespeare a Pirandello e imparando l'arte del palcoscenico, Manfredi arriva poi al Piccolo di Milano con Giorgio Strehler, poi di nuovo a Roma all'Eliseo con Eduardo de Filippo. Verso al fine degli anni '50 arriva il successo televisivo, legato alla vasta gamma di personaggi rappresentanti l'Italia del Boom. Ricordate quel "E fusse ca fusse la vorta bbona"?

Dopo aver preso parte nel 1960 al film Audace colpo dei soliti ignoti di Nanni Loy, dove praticamente sostituisce il Mastroianni del primo film diretto da Monicelli, consacra la sua carriera come attore da commedia musicale. E' del 1963 l'indimenticabile Rugantino diretto da Garinei e Giovannini. Si contano più di cento titoli nella sua filmografia, e sarebbe banale ricordare (ma in fondo è bene farlo) la grandezza di questo interprete citando al tempo stesso il ricordo di un cinema nostrano ormai dissolto nell'aria, nei ricordi. Ecco perché parlare oggi di Nino Manfredi significa per forza di cose ritornare indietro. A quei film che hanno segnato il nostro amore per la settima arte e soprattutto, l'affetto e l'ammirazione che allora i nostri attori sapevano conquistarsi. 

Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? di Ettore Scola, Straziami ma di baci saziami di Dino Risi, Nell'anno del Signore... di Luigi Magni a cui seguirà In nome del Papa re, sempre di Magni. Nino Manfredi è stato mastro Geppetto nello sceneggiato televisivo di Luigi Comencini Avventure di Pinocchio, si tinge i capelli per il film di Franco Brusati Pane e cioccolata ed è il portantino Antonio nel film di Scola C'eravamo tanto amati. Sì, Manfredi è stato tante maschere, ha raccontato un pezzo del nostro paese guardando al di qua dello schermo con occhi sempre nuovi, sempre dotati di una espressività abbagliante. 

Dal film Per grazia ricevuta, diretto e interpretato da Nino Manfredi. 1970

C'è una cosa però di questo immenso attore che, più di ogni altra, ha segnato per sempre un amore che perdura nel tempo. Ovvero la sua voce calda e rassicurante. Ricordo una volta ascoltai alla radio una canzone, "Tanto pe' cantà" e mi entrò nella testa con una prepotenza inaudita. Il testo risale al 1932 ed appartiene al grande Petrolini. Dopo aver scoperto una sonorità nuova, diversa, in quegli anni iniziai a darmi da fare per recuperare repertori simili e in quel preciso momento la voce di Manfredi mi aveva rapita. Fu così che arrivai pure a un'altra canzone, ancora oggi una delle più belle dichiarazioni d'amore (alla vita, a una donna, a una qualsiasi entità tangibile e non), che le mie orecchie abbiano mai ascoltato. Spero Nino mi perdoni per non aver ricordato tutti i suoi grandi personaggi, i suoi indimenticabili film. Però sono convinta di una cosa, da lassù troverà senz'altro il modo di stupirsi di come una donna normalissima, riesca ancora a inciampare come la prima volta, su quelle parole e quelle note che le scombinano l'anima. In fondo è questo che l'Arte/il cinema fa, ci manda a sbattere contro il cielo, ci fa cadere dai nostri stessi pensieri e non appena rialzati, ci rendiamo conto che il nostro amore per lei, è ancora più grande...

Ciao Nino...




Commenti

  1. Immenso Nino...il mio amore per lui e per il grande Albertone vanno di pari passo. I miei miti di un cinema che si può solamente ricordare...;-)

    RispondiElimina
  2. A tutti, prima o poi, capita di pijà n'faccia il celo

    Era un grande

    RispondiElimina
  3. da bravo romanaccio non potevo non apprezzare questo post! grande ;)

    RispondiElimina
  4. E per me è un onore sapere che un romanaccio come te apprezzi...^_^

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...