Passa ai contenuti principali

Lovecycle, il riciclo in stop motion



Lovecycle è un cortometraggio che racconta il riciclo dei rifiuti di imballaggio in un modo del tutto nuovo. E lo fa ispirandosi ai grandi classici dell'animazione come Toy Story, Nightmare before Christmas e Coraline e la porta magica.

Promosso da CONAI (consorzio nazionale imballaggi) e realizzato dallo studio Dadomani con la tecnica dello stop motion, Lovecycle narra la storia di sei protagonisti molto originali.
Una pinzetta, una caffettiera, un libro, una cassettiera, un paio di occhiali e una bottiglia tornano a casa dei genitori-imballaggi per le vacanze di Natale.

Lovecycle non solo ribalta l'approccio più classico al discorso riciclo, ma compie un viaggio fantastico che si fa metafora della vita dei rifiuti, portando grandi e piccoli a riflettere sull'importanza del loro riciclo. La storia si svolge in una cittadina magica e incantata chiamata Conai Town ed è fatta di imballaggi e prodotti realizzati con materia riciclata.
L'idea di Lovecycle è di J. Walter Thompson, la regia di Francesco De Meo e art director è Dario Agnello.
CONAI è un consorzio privato costituito per garantire il rifiuto di imballaggi su territorio nazionale. Nel 2015, grazie anche a CONAI,  sono stati avviati a riciclo il 66,9% degli imballaggi immessi sul mercato.

Della serie: "A Natale si può fare di più!"




Commenti

  1. Ahah..bellissimo e simpatico nonché spunto di riflessione importante ;)

    RispondiElimina
  2. Che cortometraggio curioso ma molto istruttivo! Grazie per avermelo fatto conoscere!😊 Grazie per il follow, ricambio con molto piacere e mi iscrivo come tua lettrice fissa su Blogger!😊

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Joker, La verità è che ci finiamo tutti.

Credo che il cinema a volte diventi davvero uno stato d'animo che non puoi descrivere.  Come la musica un rumore che non sai cos'è, né da dove provenga, eppure lo ascolti, ti piace, perché ti seduce e ti uccide, e ti salva. Il Joker di Joaquin Phoenix è esattamente questo, una lacrima che scende insieme al trucco, davanti allo specchio. Una risata disperata, che copre il dolore, il male di vivere. La paura di essere derisi, umiliati, e da lì l'esigenza di costruire una grande  menzogna, dove rifugiarsi, accettarsi oppure non farlo mai. Chi lo sa se poi è una scelta, oppure è solo una malattia. "Come ci si finisce qui?" Ci finiscono gli svitati, chi non sa cosa vuole, chi non sa se essere felici o tristi. La verità è che ci finiamo tutti. Perché nessuno sa cosa vuole realmente, e chi lo sa, è destinato ad assaporare il fallimento. Joker è solo l'ennesima vittima del gioco dei ruoli che è la vita. La follia il prezzo da p...