Ne ho sentito parlare davvero poco, di questo libro.
E mi dispiace soprattutto per quelli che non hanno la fortuna che ho io, di avere una grande amica libraia, in grado di capire i tuoi momenti, e come gira il tuo gusto letterario in base a come gira la tua vita.
E' il primo libro che leggo della Offill, il prossimo sarà senz'altro Le cose che restano, edito sempre da NN Editore, e seducente, come questo, a partire da una copertina dal fascino elegante e vintage.
Ancora non ho capito bene che tipo di libro io abbia letto.
Se un romanzo, una sorta di diario personale, un esercizio psicologico che ti fa tornare indietro e poi al presente, e così via, finché non rimane un enorme buco nero sulla pagina, che ti obbliga a riflettere, a pensare.
Attenzione.
Sopravvivere come nello spazio.
Smettere di dare un nome alle cose.
Sono le mie note a margine.
Mentre l'autrice gioca abilmente con la sua scrittura, passando dalla prima alla terza persona, io provo a capire se si tratti di prosa o poesia. Vorrei dare un nome a quello che sto leggendo, ma incredibilmente a un tratto la smetto con questa ricerca ostinata.
Dobbiamo davvero dare un nome alle cose?
Un libro di 160 pagine, penso, o corre come un treno nella notte, o rimane fermo alla stazione senza mai partire.
Il libro di Jenny Offill ti passa attraverso, veloce e ambiguo, fugace come i pensieri che abitano nel Piccolo teatro dei sentimenti feriti.
La vita coniugale è descritta abilmente, e con una sottile e tagliente ironia, dall'autrice. La protagonista, che mai aveva pensato di sposarsi e mettere su famiglia, a un certo punto si ritrova un marito e una figlia, e pure le ambizioni di una scrittrice che vuole diventare un "mostro di scrittura" e convincere uno pseudo-astronauta circa le sue potenzialità.
Lo pseudo-astronauta è un pretesto narrativo. Ma molto funzionale.
La verità è che a un certo punto ti rendi conto che il matrimonio, diventa un'impresa pari a un viaggio in orbita.
Con tutte le difficoltà del caso.
"Il cammino di un cosmonauta non è una marcia facile e trionfale verso la gloria. Il cosmonauta deve imparare a conoscere il significato della gioia e anche quello del dolore per poter entrare nella navicella spaziale".
Questo ha detto il primo uomo che è andato nello spazio.
Sembrava una felicità scopre le debolezze della vita di coppia, smaschera le bugie e un po' le preserva. Come facciamo tutti i giorni noi, che sembriamo davvero astronauti, che non sappiamo più nemmeno cosa proviamo. Se stiamo bene o male, se siamo tristi o felici, se quegli occhi che ci guardano tutti i giorni vedono ancora oppure si appoggiano, per non cadere e basta.
Hai paura di andare dal dentista?
Mai.
Qualche volta.
Sempre.
Da piccoli non si sa il nome delle cose.
Questa è un'altra nota a margine.
Ma è molto di più.