venerdì 29 gennaio 2021

L'amore che ti meriti, Daria Bignardi



Parto da una premessa che mi aiuta sempre ad avvalorare la mia teoria sugli incontri con certi libri, per niente premeditati.

Sono i libri che scelgono te.

Non è così anche per voi?

Daria Bignardi è una donna piuttosto promiscua, piena di talenti. Quelle donne che le guardi e ti chiedi: "Ma come fa questa a fare tante cose? E a farle bene?"

Non mi è particolarmente a cuore, nemmeno mi è simpatica, ma la stimo profondamente per la sua intelligenza e la sua sottile ironia, mai sopra le righe. 

L'amore che ti meriti è il primo dei suoi romanzi che leggo, un titolo che mi ha incuriosito, e sorpreso, perché mi immaginavo una trama completamente diversa da quella che poi ho scoperto. L'autrice racconta una storia e viviseziona le istantanee di una famiglia.

Un dramma. Una scomparsa. Il silenzio che gela ogni cosa. 

Un gigantesco senso di colpa.

Sceglie di farlo attraverso due voci narranti, nonché protagoniste, quella di Alma e di sua figlia Antonia. La prima riporta il lettore al passato, la seconda al presente.

Alma a un certo punto decide di raccontare alla figlia alcuni fatti del suo passato, tra cui la scomparsa del fratello Maio, e altre innumerevoli morti tragiche avvenute in famiglia. 

Antonia, che aspetta un bambino e scrive romanzi gialli, decide di partire per Ferrara, da Bologna, per cercare di capire qualcosa di più su quanto accadde a suo zio, la cui scomparsa segnò il destino della sua famiglia, e pure i tormenti della madre.

Erano gli anni Settanta, a Ferrara era arrivata l'eroina.

Alma suggerisce di provarla, "solo una volta", disse a Maio. Ma lei era quella più forte, lui quello fragile. 

"Mai più".

Lei riuscì a mantenere quella promessa. Lui no.

Una cazzata, quelle che fai a diciassette anni per il gusto di scoprire, di trasgredire.

"Non eravamo contenti né dispiaciuti, solo svuotati e stanchi, come se avessimo sbadatamente perso qualcosa di prezioso ma ce ne vergognassimo e non avessimo voglia di ammetterlo".

Quella della Bignardi è una prosa quasi impeccabile, cavolo è brava!

Però io amo le parole che fanno fatica a sopportare il dolore, quelle che strappano la carta e ti feriscono. Perché le devo sentire, devo uscirne provata, per niente indenne. Sono un po' masochista lo so.

La bravura dell'autrice mi ha impedito di sentire quel dolore e di vivere con Alma e Antonia il dramma della loro famiglia. Questo non vuol dire che se sei bravo non arrivi, eh?

Assolutamente no. 

Credo che L'amore che ti meriti sia un libro piacevole da leggere, alla portata di tutti e dal ritmo incalzante. Non annoia mai, a tratti sembra un thriller psicologico, dalle suggestive scenografie disegnate con estrema cura, e talvolta cuore.

Mentre leggevo, quel cuore lo sfioravo proprio lì, perché l'autrice quando parla della sua Ferrara lo fa senza distacco, ci si butta dentro completamente e questa cosa arriva. 

Una città ovattata, fatta di nebbia e mistero. Di biciclette parcheggiate ovunque e sempre, i portici, il Castello circondato dal fossato, il fiume, la piazza, i pasticci di maccheroni e la besciamella. La malinconia e il silenzio che cade dal cielo non appena si cerchi di recuperare il passato.

Sono belli i momenti in cui si lascia andare, per un attimo mi dimentico che l'autrice è solo una secchiona infrangibile e fredda come un eschimese. 

Scherzo Daria...

Dicono che certi luoghi della nostra vita custodiscono l'amore e il dolore.

E fermano il tempo. 

"Quando eravamo felici e non sapevamo di esserlo".

Ho chiuso il libro e mi ha travolto quella nostalgia dei luoghi.

"Respiravamo un profumo che non ho mai più risentito: l'odore del fiume che si avvicinava alla foce, dove l'acqua dolce si mescola a quella salmastra".

sabato 23 gennaio 2021

Finché il caffè è caldo, Toshikazu Kawaguchi



Siamo nel 2021 e ancora parliamo di viaggi nel tempo.

Come se la cosa fosse démodé, trita e ritrita.

Eppure è stata la mia lettura che ha inaugurato l'anno nuovo, Finché il caffè è caldo, di Toshikazu Kawaguchi.

Che poi a pensarci un libro non deve mai essere giusto o sbagliato. Storicamente corretto, adatto ai tempi che corrono.

Se dovessi leggere badando troppo ai tempi che corrono, be'... non lo so!

La verità, è che un libro, qualunque esso sia, resta sempre la migliore via di fuga dalla realtà.


"Un tavolino, un caffè, una scelta. 

Basta solo questo per essere felici".


Lo leggiamo sulla copertina del libro d'esordio di Kawaguchi.

Non lo so quanto sia vero, se basti davvero "solo" questo per essere felici. Però aiuta.

In Giappone esiste una caffetteria speciale, aperta da più di cento anni. Si dice che chiunque vi entri, poi, una volta uscito, non sia più lo stesso.

Gli spazi e gli eventi vengono narrati dall'autore senza troppi fronzoli, la scrittura è per niente ricercata eppure estremamente leggera, delicata. 

Le parole non vengono gonfiate di prosa e nemmeno tirate allo stremo, mai. 

Anche quando gli argomenti trattati potrebbero richiederlo.


Il lettore viene accolto con un inchino di cortesia che è tipico della cultura giapponese.

Gli orologi sulle pareti della caffetteria e il color seppia del locale creano un'atmosfera retrò, le storie prendono vita davanti a una tazza di caffè fumante, per poi svanire nel fumo che riporta al presente.

Non credo di aver letto un grande libro, ma una piccola grande lezione di vita.

Forse la cosa più incredibile che ci possa capitare non è viaggiare nel tempo e cambiare il presente, o il futuro.

Ma tenerci gli sbagli e cambiare cuore.

E questo è possibile.

Possibilissimo.

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