Ieri ho infranto per l'ennesima volta il primo comandamento del buon critico.
Scrivere a caldo di un film, appena terminata la visione.
Farlo quando ancora tutto dentro di te è in fermento, quando le immagini ancora scorrono e quando vengono in mente le parole che avresti voluto gridare in faccia ai protagonisti della storia e non ne hai avuto il tempo, il modo.
In realtà mi sono frenata, poiché di quel pensiero, altro non rimane che uno status pubblicato sulla mia bacheca blu, con a seguito tanti commenti di amici e colleghi piuttosto caldi e tutti molto, molto interessanti.
Bene, oggi è passata una notte dalla visione. Ci ho dormito (più o meno) su, e credo sia arrivato il momento di buttare giù un pensiero non dico a prova di critico, ma almeno non troppo sfiammante come questo:
Reazione a caldo, di ieri.
So che scrivere a caldo, appena terminata la visione, è poco saggio. Lo so perché spesso e sovente mi è capitato di dover spegnere le fiamme provenienti esattamente da lì, e quasi mai il risultato che ne segue poi è anche lontanamente simile alla tanto agognata critica.
Ma come dico spesso. Fanculo la critica!
Non scriverò una recensione a caldo, no. Ma devo, voglio e posso almeno dire che, se non conoscessi affatto Fincher, odierei dal profondo il suo ultimo film tanto quanto io possa odiare ogni disperato e raccapricciante tentativo da parte dell'uomo di manifestare e promuovere ogni qualsivoglia forma triste e incurabile di maschilismo. Ma di quelli pesanti.
E Gone Girl a una prima Visione sembra sconvolgermi proprio per questo suo assordante e impeccabile grido al mondo e all'uomo nello specifico, il quale deve a tutti i costi guardarsi bene dalla moglie laureata, bella e intelligente poiché un giorno, questa, oltre a succhiarlo come si deve, potrebbe esibire la sua vera verissima natura. Quella della sociopatica omicida e troia fino al midollo.
Ma va bene. Non devo andare oltre. Potrei aver accusato il colpo, cosa che capita spesso. Con Fincher però non era mai successo.
Ora vado. Sto organizzando una caccia al tesoro per mio marito...shhhh.
Reazione tiepida, quella di oggi.
Oggi qui si fa la critica, mi verrebbe da dire. Ma quando mai, mi verrebbe da aggiungere...
D'altronde lo si deve fare, almeno tentare, no?
Se c'è un regista che non mi ha mai deluso, del quale posso dire di aver apprezzato tutti, e dico TUTTI i suoi film, questo è David Fincher.
Con questa premessa vorrei che voi capiste soprattutto una cosa, che io amo questo regista e al di là del turbamento, considero Gone Girl un altro grande, grandissimo film.
Non ho letto il romanzo di Gillian Flynn, la quale ha curato anche la sceneggiatura del film, ma devo dire che nel complesso è perfettamente in linea con la visione del regista a proposito dell'uomo moderno e dei rapporti anestetizzati e malati di cui siamo ormai portatori sani e assuefatti.
Voi magari vi starete chiedendo come mai io, abbia parlato di film maschilista. Provo a spiegarmi meglio, visto che ieri non ero molto abile con le parole (sì lo so, non che oggi vada meglio).
La storia parte con la mano del marito che sfiora la testa di lei, la moglie. E questi, il marito, in voce narrante, si domanda cosa troverebbe in quella testolina se solo potesse "aprirla" per vedere cosa c'è, e poi si pone le domande che un po' tutte le coppie si pongono dopo almeno cinque anni di matrimonio.
"Come abbiamo fatto a ridurci così. Come siamo diventati quello che siamo oggi e via dicendo".
Il primo sintomo di turbamento arriva qui. La visione inizia nel segno del turbamento. Perché io ho pensato subito: "Ben Affleck nei panni del marito sociopatico? Mmm, mi piace!". Non so voi, ma io ho pensato subito che, come dire, "il cattivo" fosse proprio lui.
E non è che il film sia esattamente il gioco che finisce con "era lui - era lei", no.
Il film è uno specchio dei rapporti di oggi, soprattutto quelli che vedono marito e moglie intenti a salvaguardare un matrimonio logorato dall'abitudine, dai problemi e quant'altro. La macchina diventa l'occhio indiscreto che fruga nell'intimità di quei rapporti, fino a scoperchiare verità sconcertanti, inaccettabili.
In questo caso si parla di tutto ciò che vi è dietro la sparizione di Amy/Rosamund Pike, la moglie di Nick/Ben Affleck. La mitica Amy, una donna perfetta, la moglie che tutti vorrebbero, la paladina delle casalinghe e degli uomini. Senza cadere nello spoiler, nel rispetto di quanti non abbiano visto il film, provo giusto a spiegare cosa mi ha davvero infastidito del film.
Ribadisco ancora, non dico sia un film maschilista, non è un'accusa rivolta al regista (anche perché il libro è opera di una donna), piuttosto è un pensiero nato nell'immediato post visione.
Fino a un certo punto lo spettatore non sa se lo stronzo assassino è lui, il marito, oppure è lei la matta che ha inventato di sana pianta la storia del rapimento. Perché lui poi si scopre essere un marito infedele, un po' stupido in effetti, "bugiardo" e allora viene naturale far ricadere le colpe tutte su di lui.
Però finché la verità non viene a galla in tutto il suo splendore, lo spettatore cosa sa di questa donna?
- che è bella.
- che è intelligente.
- che è istruita, ha DUE lauree.
- che non ha amiche = è una stronza!
- che passa il suo tempo a leggere libri = oddio tua moglie legge tutti quei libri? - pauuura.
- che ha un certo talento nell'accontentare gli uomini, senza scendere nel dettaglio, dai.
Sono molti i personaggi femminili negativi in questo film. Fatta eccezione per la detective e la sorella di Nick. Lo so che non si può accusare un film di maschilismo, però ho paura della reazione che può scaturire nello spettatore medio. In realtà io ho sofferto anche per lo svolgersi della vicenda così com'è. Al di là del maschilismo. Il fatto è che spesso ci capita di assistere a storie assurde, quelle per le quali arriviamo a dire "no vabbè, ma allora tu sei più matto di lei e te la meriti tutta". Spesso a fare male davvero non è la cattiveria di una persona, che sia lui o lei. Ma come a un certo punto finisce che l'altro, la vittima, diventi complice egli stesso fino a perdere completamente il lume della ragione e con esso la dignità che dovrebbe sempre accompagnarci onde evitare di sprofondare nel buio più sordo e cieco.
Attenzione pericolo Spoiler!!!
Alla fine non è tanto lei, stronza e "fantasticamente troia". Piuttosto lui, bugiardo e debole, tanto da scegliere la parte stabilita da lei e che, forse, fa comodo a tutti e due. E a quel punto tu che guardi ti senti tradito dall'uomo tuo simile e senti di non avere più scampo. L'unica normale in quel manicomio aperto a tutti è la sorella di Nick. (E la detective).
Per il resto era come vivere in un grosso reality, con la Barbara D'Urso de noantri, giornalisti affamati e telecamere ovunque. Sembrava un sequel dal sapore thriller di The Truman Show...
Finché morte non li separi.
Dio li fa e poi li accoppia, si dice dalle mie parti.