Questo fine settimana siamo stati in montagna.
A Rocca di Mezzo, nella provincia dell'Aquila.
Siamo partiti con le immagini davanti agli occhi di un albergo travolto dalla neve, con i titoli dei tg e le voci dei parenti - preoccupate, isteriche - che si raccomandavano.
"Non potete partire. Non dovete".
Ma noi questo fine settimana siamo stati in montagna.
Perché lo aspettavamo da una vita, questo week end. Perché i bambini contavano i giorni, e già sentivano la neve. Io che pensavo a bassa voce: "Tre giorni senza fare nulla, servita e riverita. Una signora!"
Finalmente un po' di riposo, meritato. E un po' di buona compagnia, sorrisi, bicchieri di vino in tavola e una comitiva di bambini a riempire la hall dell'albergo.
"Mamma ma l'albergo dove andiamo noi finisce sotto la neve come quello che abbiamo visto in tv?"
Prima dei sorrisi tante domande, e la paura di privare i nostri figli di tutto.
Perché tu sei responsabile e hai una paura che non puoi nemmeno spiegare, quando si tratta di loro. Dei tuoi figli.
Paura di partire nonostante i tg, nonostante la tragedia e poi il terremoto, e tutta quella neve.
Troppa.
Mai fatta tutta questa neve. Mai vista tutta questa neve.
Partire e lasciarsi alle spalle l'accusa di essere un genitore incosciente, che se ne frega dei rischi, che dimentica di come la gente muore.
Trenta persone, tanti bambini.
Il sogno di un week end travolto dalla neve.
La morte.
"E voi che fate? Andate incontro all'inferno?"
La verità è che noi non dimentichiamo nulla. Parlo per me, che sono madre di tre figli, ma so che molti genitori oggi vivono così.
Mentre sorridevo a mio figlio, il grande, per dirgli che non sarebbe accaduto nulla al nostro albergo e che con tutta quella neve il divertimento era assicurato, ripensavo ai rimproveri di mia suocera, allo sguardo di mia madre che ci vedeva come bambocci che stavano per essere spediti in trincea.
E ho capito che non era giusto. Che non merito di vivere così.
Che i miei figli nella neve devono vederci la gioia, i loro stessi sorrisi.
Perché il mondo oggi è così, ma non è colpa loro, e nemmeno la mia.
Certe cose non devono cambiare, non devono imbruttirsi di paure e paranoie.
Ci ho pensato molto questo fine settimana, in montagna.
Guardavo i bambini in mezzo a tutto quel bianco, a volte sprofondavano e io mi mettevo in punta di piedi per cercare i loro visi.
Mi basta questo - mi sono detta. Perché un tempo li ho indossati anch'io, quei sorrisi.
Quando partivamo per andare in montagna, quando eravamo un po' più spensierati.
Quando cercavamo la neve, e ci speravamo con tutto il cuore.