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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio

È il 1935 quando Dino Buzzati pubblica il suo secondo romanzo, dopo un esordio poco apprezzato dalla critica del tempo con Bàrnabo delle montagne , 1933. Un momento difficile per l'Italia, in guerra con l'Etiopia e isolata dal contesto mondiale, Hitler inaugura le Leggi Razziali, Mussolini accresce il suo consenso, la censura è ovunque. Il Bosco Vecchio appare dunque un luogo necessario, rifugio dalle barbarie, uno slancio salvifico nel mondo immaginifico disegnato dall'infanzia. Dino Buzzati muove la penna fino a rinvenire le viscere più profonde della letteratura fantastica, di una poesia ancora fanciulla, di una prosa semplice ma appassionante, perché viva. Una trama per niente articolata, quella di un uomo ormai rimasto solo, tale Sebastiano Procolo, stretto nella morsa della vecchiaia, la cui unica fortuna sembra essere un'immensa tenuta boschiva, lasciata in eredità dallo zio. Il Procolo, a sua volta, avrebbe lasciato il Bosco Vecchio al giovan...

Sulla mia pelle

Ho iniziato a vedere il film con una bomba ad orologeria nello stomaco, pronta ad esplodere. Nonostante già sapessi l'epilogo, mi sono resa conto dopo pochi minuti che quella storia, vera, brutta, così dannatamente reale, mi avrebbe fatto stare male, malissimo. Mi avrebbe messo in difficoltà, perché prima di un occhio critico, c'è quello di madre, di sorella, di essere umano. E certe storie ti lasciano addosso solamente un silenzio profondo. La storia di Stefano Cucchi ha scosso duramente l'opinione pubblica, l'immagine di Ilaria con le foto del fratello ormai privo di vita sono entrate nelle case di tutti gli italiani. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto almeno un'occasione per riflettere su quanto accaduto. Ecco, partirei da questa premessa che è un dato di fatto, il punto nevralgico da cui si snodano milioni di pareri e interpretazioni. Quella di Stefano è una storia vera. Realmente accaduta. La responsabilità, nella scelta di portarla sul...

Rosella Postorino, Le assaggiatrici

Ho deciso di leggere questo libro non appena mi è giunta la voce di una storia ambientata nella campagna tedesca, più precisamente nel quartier generale di Hitler, durante la Seconda Guerra Mondiale. Una storia molto al femminile, a partire dal titolo e dalla copertina. Un libro che parla di un gruppo di donne recluse in mezzo alla foresta, in una mensa forzata a mangiare cibo che potrebbe essere avvelenato, e che potrebbe uccidere il Führer. La sua ossessione, la paura di morire avvelenato, fa da trama narrativa a un romanzo storico del tutto atipico, poiché scardina in un certo senso gli archetipi del genere. Ispirandosi alla vera storia di Margot Wölk , assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, l'autrice indaga soprattutto le pulsioni più intime della protagonista e delle altre donne coinvolte in questa parentesi storica che, sempre di più dalla prima all'ultima pagina, diventa emblema della coscienza umana.  A differenza del classico romanzo sto...