Quando conobbi Max Gazzè, il tutto avvenne all'insegna dell'euforia e di una rara gioia, data dal poter canticchiare una canzone che portasse il mio stesso nome. Era l'estate delle prime cotte, quelle in cui parlavo con Vasco Rossi nei miei sogni e lo imploravo di scrivere un pezzo che parlasse anche di me. Dopo Sally, Jenny, Gabri, Toffee e se me ne dimentico qualcuna perdonatemi, era giusto per rafforzare il periodo, non capivo perché Vasco ancora non avesse pensato di ispirarsi al mio nome. Perché?
Fu così allora, che nel '98, quando ascoltai per la prima volta Cara Valentina, tutti i miei mali sembravano essersi dissolti, soavemente, tra le note di questa canzone che, finalmente, parlava un po' di me. Credo che la mia ammirazione e il mio debole per il cantautore romano, siano in grandissima parte legati a questa faccenda, non posso certo nasconderlo. Poi però l'idea che ti fai, su un cantante e sulla sua musica, può cambiare, diventare più forte oppure svanire insieme all'entusiasmo del momento, che ti ha reso sua fan solamente per pochi minuti. E non è questo il (mio) caso.
Cara Valentina era parte del secondo album di Gazzè, La Favola di Adamo ed Eva, uno dei miei preferiti (ovviamente), quello che ci ha dato pezzi indimenticabili come Vento d'estate o Una musica può fare, aggiunta successivamente per la Sanremo Edition, era il 1999. Ma il pezzo che in assoluto io consiglierei di ascoltare a quanti magari ancora non lo conoscessero è L'amore pensato, bellissima!!!
L'esordio di Max però, avviene un paio di anni prima, nel '96, con l'album Contro un'onda del mare, presentato al tour di Franco Battiato in versione acustica. Qui, quella che ricordo meglio è Sul filo. Si capisce che a contraddistinguere questo cantautore ci sia una forte contaminazione di generi e l'originalità che a quel tempo sicuramente poteva far discutere parecchi critici e non, ma di certo non lasciava indifferenti. Il successo ottenuto con il secondo album prosegue fino al 2000, quando presenta a Sanremo Il timido ubriaco, un altro pezzo di enorme successo. Il video è straordinario, ricordo il primo piano, il buio e la sua sagoma illuminata da un fiammifero e il tutto a rimarcare il tempo che passa, ogni cosa si fa metafora e il suo servirsi del linguaggio ha un potere enorme sull'ascoltatore, non può non stuzzicarti l'anima. Nel terzo album, intitolato Max Gazzè, ci sono anche altri brani degni di venir citati, come Su un ciliegio esterno, L'uomo più furbo e Elemosina, traduzione questa di una poesia di Mallarmé.
In questi tredici anni Gazzè ha realizzato altri cinque album, Ognuno fa quello che gli pare?, Un giorno, Tra l'aratro e la radio, Quindi e l'ultimo Sotto casa. Onde evitare di stare qui a parlare di Max per altre due ore, vorrei chiudere l'articolo lanciando una sorta di sfida interpretativa, anzi sfida no, confronto di idee, suona meglio. Sotto casa, il brano che ha portato a Sanremo 2013, insieme a I tuoi maledettissimi impegni, ha riscontrato un successo enorme. Tutti la canticchiano in macchina, in casa oppure in giro per le strade della città. Sembra piaccia a tutti e tutti l'hanno accolta e adottata come canzoncina simpatica che rompe una volta per tutte le barriere ostinate dell'indifferenza e, della paura del confronto con l'altro. Io però ho il sospetto che Sotto casa piaccia a tutti e nessuno l'ha realmente compresa e se conosco un po' Max, questa è per lui, la sua più grande vittoria...
Le parole a volte esprimono un concetto, un'idea, ma a far da contrasto ci pensano le immagini. Ogni volta che guardo il video dò alla canzone una nuova interpretazione, ne rimango sempre più sorpresa e attratta. Lui qui è divino, inquietante e di una velata, seppur così evidente, ironia affilata che ti mette a disagio e ti farebbe aprire qualsiasi porta (o chiuderla?)...
P.S. Max, quando ti rivedrò sul grande schermo? Non mi rispondere "Mentre dormi" perché potrei rimanere offesa...
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