François Ozon non ha mai fatto nulla per nascondere la sua smodata ipercinefilia. Qualche esempio? In 8 donne e un mistero (2002) il numero di citazioni era tale da tenere testa anche al Quentin Tarantino più sfrenato; Angel – La vita e il romanzo (2007) era un omaggio e parallelamente un riadattamento contemporaneo dei grandi melodrammi hollywoodiani degli anni Quaranta e Cinquanta. Il gioco di rimandi metacinematografici si fa ancora più sottile, e più ricco, nel suo ultimo film, Nella casa, liberamente tratto dal testo teatrale “Il ragazzo dell’ultimo banco” di Juan Mayorga.
Protagonisti
della vicenda il professore di letteratura francese Germain (Fabrice Luchini) e
il suo allievo Claude (Ernst Umhauer), un sedicenne con uno spiccato talento
per la scrittura. Germain è un romanziere mancato, sposato con una gallerista
in disgrazia (Kristin Scott-Thomas), Claude un ragazzo di estrazione umile,
orfano di madre, che nei suoi compiti a casa racconta a puntate il suo
interesse per la famiglia unita e borghese del suo compagno di classe Rapha
(Bastien Ughetto). Il talento dello studente sembra ridestare il professore,
che ritrova il gusto dell’insegnamento e incoraggia l’allievo a proseguire il
racconto, a registrare gli eventi a cui assiste ogni volta che si reca in casa
del compagno per aiutarlo nei compiti di matematica. Maestro e alunno diventano
complici di un gioco che diventa troppo grande nel momento in cui l’interesse
di Claude per l’osservazione della vita familiare si trasforma in un’attrazione
morbosa nei confronti di Esther (Emmanuelle Seigner), la madre di Rapha. Ed è
l’inizio del caos.
Ozon gioca con lo spettatore,
presentando inizialmente una distinzione netta, limpida, tra realtà e finzione:
il primo racconto di Claude viene letto interamente da Germain, il secondo è
nuovamente letto da Germain ma stavolta la lettura si trasforma in commento
fuori campo mentre il racconto viene visualizzato. Con il procedere della
storia la separazione tra i livelli narrativi scompare, realtà e finzione vengono
poste sullo stesso piano fino a intrecciarsi e a confondersi. Quest’alternanza
offre al regista lo spunto per tutta una serie di riflessioni: innanzitutto sui
processi creativi e sui modi e sui fini del narrare; in secondo luogo sul rapporto tra artista e
committente e tra creatore e fruitore;
infine, e soprattutto, sulle fonti di ispirazione per i creatori di
storie. E qui entra in gioco la cinefilia del regista francese. Come il suo
personaggio Germain si nutre di Flaubert e Dostoevskij, Ozon si nutre di cinema.
Ed ecco che in Nella casa ritroviamo
la proverbiale scopofilia di stampo hitchcockiano nell’irrefrenabile impulso di
Claude di spiare la famiglia di Rapha dal buco della serratura, le apparizioni
di Germain nei momenti di creazione di Claude sono un omaggio a Bergman e Woody
Allen e ricordano anche le fantasie allucinatorie di certi capolavori di
Jacques Rivette, l’intrusione di Claude nella famiglia di Rapha e poi in quella
dello stesso Germain è un chiaro riferimento a Teorema di Pasolini. E c’è poi quel pizzico di satira antiborghese
alla Chabrol, il feticismo di Claude non può non ricordare Buñuel, e così via…
Se il film non si avvita su se
stesso quando il passaggio tra realtà è finzione diventa sempre meno
percepibile è grazie a una capacità di scrittura fine e coinvolgente, se non si
grida al plagio è perché la mescolanza di influenze cinematografiche è adattata
con sapiente originalità e con un gusto del racconto valorizzato da uno stile
innegabilmente personale e riconoscibile. Non si grida al capolavoro perché i
richiami provengono dal cinema “alto”, quindi facilmente individuabili. Perciò
non si corre il rischio di incappare in quegli errori di valutazione che a
volte fanno spellare le mani al cospetto di film che di originale hanno poco o
niente. In sostanza, Nella casa è un
film d’autore che gioca a carte scoperte: se si accetta di lasciarsi andare
alla finzione e non porsi troppe domande può essere un’esperienza affascinante.
Chi rifiuta può sempre rifugiarsi (non a torto) dietro il topos critico dell’esercizio di stile.
Scritto da Luca Iuorio
film molto molto notevole.
RispondiEliminaanche per me non è magari un capolavoro assoluto, però è tra le cose più intriganti viste quest'anno
Non nascondo che mi incuriosisce molto. Mi affascinano i film d'autore pieni zeppi di rimandi e scopiazzature intelligenti. :) E che rimandi...
Eliminami incuriosisce da matti e poi se citi quello che è il mio preferito tra i film di Pasolini, Teorema, l'aspettativa arriva a livelli stratosferici....
RispondiEliminaInfatti è quello che incuriosisce molto anche me, il mio amico e collega Luca ha tutta la mia fiducia. Infatti spero di vederlo presto. =)
EliminaMi sembra interessante...credo proprio che dovrò trovare il tempo per vederlo!
RispondiEliminaLo troveremo Vale...si si. ^_^
Eliminaun filmone, non me l'aspettavo proprio!
RispondiEliminaE' piaciuto molto anche a te Lorenzo? Ammazza devo vederlo a tutti i costi...ragazzi il pezzo non è mio eh? Ogni tanto pubblico le recensioni di alcuni validissimi amici e colleghi...^_^
EliminaDa quando ho visto il trailer vo' girando per la casa dicendo "questo film è una ficata pazzesca", poi, per chi come me vuole diventare uno scrittore, intriga assai assai.
RispondiElimina