Suburra era la Roma antica, sita tra i colli e diventata poi, per antonomasia, il quartiere più malfamato di una città. Era Roma, e col tempo rimane, la città eterna bagnata dalla pioggia e sporcata dalla criminalità.
Ma l'acqua non leva via tutto...
Dalle pagine di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo, prende vita per mano di Stefano Sollima, un conto alla rovescia grigio e bagnato, che anticipa l'Apocalisse.
Nei giorni della Suburra nessuno piú è innocente.
«Il Libanese era morto.
Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese.
Il Samurai era ancora là. L'antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno.
E il potere, quello, era concreto, vivo, reale.
Il Samurai era il numero uno».
Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo, Suburra
Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese.
Il Samurai era ancora là. L'antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno.
E il potere, quello, era concreto, vivo, reale.
Il Samurai era il numero uno».
Carlo Bonini, Giancarlo De Cataldo, Suburra
Per capire meglio questo Samurai, dovremmo leggere il romanzo. Dovrei. Devo.
Perché di questo meraviglioso e inquietante affresco di una Roma odierna, non ho capito alcune cose. Chiedo scusa ai più, che avranno letto e dato un senso ad alcune scelte narrative, al contrario di me.
Ribadire che Sollima sia un grande regista, credo sia noioso ma in ogni caso doveroso. Roma stavolta si vede dai bassifondi, con la bocca e gli occhi che sfiorano l'asfalto. Ed è un effetto ipnotico, seppur spossante. Perché Suburra è la storia di una Roma criminale che si ripete nel tempo. Che plasma gli errori e dimentica le opere di bene, le decisioni giuste, democratiche, fatte per accontentare il volere della plebe.
Ma qui la gente non si vede. Non vi è traccia delle autorità giudiziarie, delle Forze dell'Ordine. Niente che sia accostabile alla Giustizia, o almeno, al "tentativo di".
Roma è sola.
Vuoto. Sgomento. Paura.
E torniamo al Samurai, la figura del diplomatico con le fattezze di un Claudio Amendola, sì all'altezza, ma poco credibile. Il passato che torna e sopravvive, nel fango della criminalità di oggi. Il vecchio boss della Banda della Magliana, onnipresente. Quello che se ne va in giro col T-Max e l'impermeabile, e sembra più un professore che un mafioso. Ma... le apparenze si sa, ingannano. E poi i più pericolosi sono quelli che non ti aspetti.
Dicono...
Dopo averlo apprezzato nel godibilissimo Noi e la Giulia, torno a parlare di lui con minore entusiasmo. Non che abbia deluso una qualche aspettativa, solo ho fatto molta fatica a dare al suo ruolo una certa credibilità. A un certo punto ho pensato: "Il Samurai sta sempre in mezzo ai coglioni come Jor-El in Man of Steel, perché?"
Ovviamente si fa dell'ironia. Ma io l'ho pensato davvero!
Così come ho fatto fatica, ad accettare (intesa come reazione fisiologica, quindi inevitabile) un epilogo che sa di giustizia fai da te, molto, ma molto poco verosimile. Non aggiungo altro. No spoiler!
Ma Suburra ha il pregio d'essere gigante, e nasconde in ogni caso queste piccole disavventure narrative. Mentre ero in sala ho immaginato persino una serie. I giorni prima dell'Apocalisse, forse, avrebbero voluto distanziarsi maggiormente, l'uno dall'altro.
"Suburra - La serie". Sollima e le serie tv, sì. Ma anche ACAB non ci aveva fatto rimpiangere nulla, anzi. Forse con Suburra prendi ancor più coscienza della sua enorme potenza registica, ma anche della sua predominanza in fatto di serialità. L'impressione è che, questo film, risenta della sua stessa natura. Come se il mosaico da rimettere insieme fosse "troppo", e che la Roma di oggi non la racconti in una settimana. Che cinematograficamente fanno 130 minuti.
Sono pensieri inevitabili, ma poi succede che davanti allo schermo rimani indifferente a tutto ciò che non va. E non so nemmeno spiegarlo ma...
Un po' come quando sai che la tua città se la sta passando davvero male, lo sai. Perché ci vivi e la vedi tutti i giorni.
Poi però la guardi, e non ti chiedi più niente.
Favino è disgustoso. Nel senso che la sua natura d'attore lo porta ad annullarsi come uomo, e lo innalza a simbolo. E come lo interpreti lo schifo? Il politico immune e porco e sporco, che fai fatica pure a guardare o a pensarlo possibile. La sua voce, il suo stare sulla scena come se nulla fosse, un corpo lurido, che diventa l'immoralità, la perversione di tutti, nessuno escluso.
Alcune sequenze da brivido, merito del regista, della fotografia di Paolo Carnera, e di un attore che solo, avrebbe raccontato il degrado e l'Apocalisse.
Grandi prove poi, quelle di Elio Germano, Alessandro Borghi e Greta Scarano.
Io la settimana prossima andrò a vederlo. So che è un film potente, e anche se tu magari non hai apprezzato l'interpretazione di Amendola, ho sentito dire che ha vestito il suo personaggio in maniera magistrale, tanto che qualcuno ha definito inquietante lo sguardo di un Amendola che raramente abbiamo visto così gelido. Scriverò la recensione una volta averlo visto, perché sono troppo curioso.
RispondiEliminaIspy
E pensa che a me Amendola è quello che è piaciuto più di tutti! ;)
RispondiEliminaGli attori comunque sono tutti bravissimi, e soprattutto tutti romani. Cosa che non è affatto un dettaglio (e nemmeno era scontato). Gli sceneggiatori Rulli e Petraglia hanno fatto miracoli per scrivere uno script complicatissimo, che regge bene i 130 minuti di durata e tiene insieme tutta la storia. La regia di Sollima è da manuale, ottima la scelta di dare al film un tono orrorifico, apocalittico, ottima anche la musica, opprimente come doveva essere.
Eppure... la mia sensazione è che questo film metta troppa carne al fuoco, privilegiando appunto il contesto e la confezione a dispetto dei contenuti, che in certe situazioni scivolano, a mio giudizio, nella banalità...
Insomma, il politico corrotto e puttaniere, il Vaticano colluso con la malavita, Berlusconi-Mefistofel, la stereotipizzazione di certi personaggi che vengono ridotti a macchiette pure e semplici.
Premesso che non ho letto il libro, e quindi non so quanto in esso è forte la componente "politica", ma resto convinto che se Sollima avesse girato un "polar" puro e semplice, senza scomodare perfino il Papa ma lasciando tutto sullo sfondo, avrebbe potuto ottenere un capolavoro.
Ma sono solo impressioni a caldo, post-visione... domattina proverò a scrivere qualcosa di più sensato :)
Sono curiosa di sapere la tua, poi. Ribadisco il mio punto di vista sul ruolo di Amendola. Forse dipende dal mio non conoscere il personaggio che lui interpreta, non so. Ma mi sono spesso sentita interdetta, dinanzi alle sue apparizioni. Comunque resta un grandissimo esempio di cinema e, per nostra fortuna, italiano. =)
RispondiEliminaSono d'accordissimo con te Sauro. Anche a me ha dato l'impressione di un troppa carne al fuoco. Per questo ho pensato che l'idea di una serie renda meglio tutti gli aspetti che Sollima voglia centrare. E lui ci riesce senz'altro, non è che abbiamo qualche dubbio. Colonna sonora frenetica, spossante. Meravigliosa!!!
RispondiEliminaAspetto la tua recensione. Un abbraccio. =)
Sono uscito ieri dal cinema...
RispondiEliminaE' una bomba! Tremendamente vero, tremendamente sconvolgente... Magnifico!
Continuo a leggere male di Amendola e anche io, all'inizio, ho sibilato un "poraccio" che mi sono rimangiata dopo poco. Perché il male, quello con la "m" minuscola squallido e tipico della malavita, DEVE avere le fattezze poco glamour di un borghese (anzi, magari: di un proletario) piccolo piccolo proprio per sottolineare la pochezza di questa gente. E in questo Amendola è magnifico.
RispondiEliminaOra tocca al libro ma non lo ritengo indispensabile per contestualizzare o apprezzare meglio quello che ho visto, anche perché ho adorato il film di Sollima :)
Assolutamente in lista, dopo la tua recensione scalpito ancora di più. Devo dire che ho il romanzo ma non mi sono cimentato (sto cercando di terminare tutti i romanzi di Lansdale), a questo punto forse non lo leggerò. Brava Valentina, ottimo articolo.
RispondiEliminaSì Marco, tremendamente vero e magnifico. Una regia impeccabile quella di Sollima. =)
RispondiEliminaSì Bolla anche io voglio leggere il libro. Però ci tengo a sottolineare che io non intendevo parlar male di Amendola. Ho fatto dell'ironia sulla sua presenza, forse perché non l'ho ben compresa io (come da premessa), e in un certo senso l'ho trovato poco credibile. Trovo però che nel complesso, vista la grandezza del film, alcune stranezze siano pure comprensibili e passano in secondo piano. Come pure il finale, di cui non parlo, ma a mio avviso un po' troppo alla "bona". Per il resto dico solo viva il cinema italiano, questo che ancora sopravvive e vive. =)
RispondiEliminaGrazie Massimiliano. Troppo buono. =)
RispondiEliminaSono curiosa di sapere cosa ne pensi. E buon Lansdale!
In teoria dovrebbe essere un "Romanzo criminale" ambientato ai giorni nostri (sto leggendo il libro proprio in questi giorni), in pratica non mi ha preso tanto come il primo.
RispondiElimina-non è male, ma dato che ho avuto un vero e proprio colpo di fulmine per "romanzo criminale" (prima il libro, poi il film e la serie tv) forse sono un po' di parte...comunque mi pare davvero che i personaggi non siano così forti e coinvolgenti.
Comunque quando avrò finito il libro vedrò come sarà il film...
Immagino Tiziana, che poi dopo aver metabolizzato la storia e i personaggi, si fa più fatica a rivivere quel colpo di fulmine. Sono curiosissima di leggerlo anch'io.
RispondiEliminaSono molto curioso, pare che, alla fine, i timori che avevo alla vigilia fossero infondati.
RispondiEliminaMeglio così.
Nel guardare il trailer ho visto Amendola "non è film per me", poi ho visto Favino "allora mi sa che lo guarderò" :D
RispondiEliminaNon è che non mi piace Amendola, ma posso farne tranquillamente a meno, invece Pierfrancesco Favino lo adoro.
Al cinema non ci vado da anni, aspetterò il dvd ^^
Fosse soltanto per Favino, ma direi che dalle tue parole c'è molto di più: occorre vedere *__*
RispondiEliminaSostanzialmente, come scrivo da me, concordo sul fatto che il soggetto è più da serie tv che non da film. Son rimasto perplesso; bella messa in scena ma sensazione di troppa carne al fuoco.
RispondiEliminaCiao!
Sì Ford, tolte alcune incertezze, direi che il film merita tutta la tua attenzione.
RispondiEliminaMichele io mi sono ricreduta su Amendola grazie a Leo e al suo adorabile Noi e la Giulia. Qui non è che sia deludente, ma meno in sintonia col ruolo. Almeno, questo è il mio pensiero. Be' è ora che tu torni al cinema, no? =P
RispondiEliminaFammi sapere poi... =)
Grazie Glò, sì io te lo consiglio vivamente. ^_^
RispondiEliminaUn abbraccio :-*
Ciao Giampaolo, in effetti è una sensazione che abbiamo avuto in molti. Tuttavia resta un film impeccabile dal punto di vista della perfezione registica e deve essere visto. A presto!
RispondiElimina