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Visualizzazione dei post da 2018

Gli autunnali, Luca Ricci

C'è qualcosa di rozzo e così terribilmente umano, una poesia che non filtra la vita ma al contrario la dice, nel romanzo di Luca Ricci , Gli autunnali . A un certo punto non riuscivo nemmeno più a stabilire se quello che stavo leggendo mi piacesse o meno, domanda sbagliata, forse. Stavo chiedendo a me stessa cosa realmente mi stava lasciando addosso quella storia, cosa volesse dire tutto quel tran tran metropolitano e intimo, fatto di stagioni che come in un limbo circolare poi ritornano, identiche. Come le abitudini, come l'intimità con l'altro che si cerca ostinatamente e poi si teme. Perché in fondo è proprio così e, riflettendoci su, ho iniziato a scoperchiare la superficie più ruvida e sporca di questo libro. Quello che ci allontana è proprio l'intimità, l'affetto.  Quando l'amore finisce, iniziamo a sopprimere tutte le domande, i dubbi ragionevoli, i sentimenti leciti e quelli non concessi, non moralmente. Il disamore parte da qui, ...

I film al cinema (con Cannibal Kid & Mr. James Ford)

Erano secoli che non parlavo dei film in sala, poi una mattina un vecchio amico, tale Cannibal Kid , mi fa la "proposta indecente". Un post a tre, in cui ognuno di noi commenta i film in uscita al cinema. Ah, il terzo è il compagno di bevute del saloon più frequentato nella blogosfera, Mr. James Ford . Come potevo dire di no? Ringrazio di cuore questi ragazzacci, per avermi invitata. Scrivere di cinema è sempre piacevole, farlo in buona compagnia, ancor di più! 1938 - Diversi Valentina: 1938-2018, un anniversario di cui avremmo fatto volentieri a meno, ma la storia ci obbliga a ricordare, o meglio, ci dà questa grande opportunità, e il cinema corre sullo stesso binario sfruttando appieno il suo potenziale. Se fossi un’insegnante porterei senz’altro i ragazzi a vedere questo documentario di Giorgio Treves. Fosse solo per ammirare la grandezza di Roberto Herlitzka. Se penso alla mia prima volta al cinema con la scuola… be’. “Come te nessuno mai”, avete p...

Miriam Toews, Donne che parlano

Una nota al romanzo Tra il 2005 e il 2009, in Bolivia, in una remota mennonita chiamata colonia di Manitoba - dal nome della provincia canadese - a molte ragazze e donne capitava di svegliarsi tutte doloranti e con un senso di sonnolenza, il corpo sanguinante e coperto di lividi per via delle violenze subite durante la notte. Le violenze erano imputate a fantasmi e demoni. Secondo alcuni membri della comunità, erano Dio o Satana a infliggere alle donne tali sofferenze come castigo per i loro peccati; molti accusavano le donne di mentire per attirare l'attenzione o per coprire l'adulterio; altri ancora credevano che fossero frutto della sfrenata immaginazione femminile. Alla fine si scoprì che otto uomini della colonia ricorrevano a un anestetico veterinario per rendere incoscienti le proprie vittime e stuprarle. Nel 2011, questi uomini furono condannati a lunghe pene da un tribunale boliviano. Nel 2013, mentre i colpevoli erano ancora in carcere, fu reso noto che...

Dino Buzzati, Il segreto del Bosco Vecchio

È il 1935 quando Dino Buzzati pubblica il suo secondo romanzo, dopo un esordio poco apprezzato dalla critica del tempo con Bàrnabo delle montagne , 1933. Un momento difficile per l'Italia, in guerra con l'Etiopia e isolata dal contesto mondiale, Hitler inaugura le Leggi Razziali, Mussolini accresce il suo consenso, la censura è ovunque. Il Bosco Vecchio appare dunque un luogo necessario, rifugio dalle barbarie, uno slancio salvifico nel mondo immaginifico disegnato dall'infanzia. Dino Buzzati muove la penna fino a rinvenire le viscere più profonde della letteratura fantastica, di una poesia ancora fanciulla, di una prosa semplice ma appassionante, perché viva. Una trama per niente articolata, quella di un uomo ormai rimasto solo, tale Sebastiano Procolo, stretto nella morsa della vecchiaia, la cui unica fortuna sembra essere un'immensa tenuta boschiva, lasciata in eredità dallo zio. Il Procolo, a sua volta, avrebbe lasciato il Bosco Vecchio al giovan...

Sulla mia pelle

Ho iniziato a vedere il film con una bomba ad orologeria nello stomaco, pronta ad esplodere. Nonostante già sapessi l'epilogo, mi sono resa conto dopo pochi minuti che quella storia, vera, brutta, così dannatamente reale, mi avrebbe fatto stare male, malissimo. Mi avrebbe messo in difficoltà, perché prima di un occhio critico, c'è quello di madre, di sorella, di essere umano. E certe storie ti lasciano addosso solamente un silenzio profondo. La storia di Stefano Cucchi ha scosso duramente l'opinione pubblica, l'immagine di Ilaria con le foto del fratello ormai privo di vita sono entrate nelle case di tutti gli italiani. Tutti, chi più chi meno, hanno avuto almeno un'occasione per riflettere su quanto accaduto. Ecco, partirei da questa premessa che è un dato di fatto, il punto nevralgico da cui si snodano milioni di pareri e interpretazioni. Quella di Stefano è una storia vera. Realmente accaduta. La responsabilità, nella scelta di portarla sul...

Rosella Postorino, Le assaggiatrici

Ho deciso di leggere questo libro non appena mi è giunta la voce di una storia ambientata nella campagna tedesca, più precisamente nel quartier generale di Hitler, durante la Seconda Guerra Mondiale. Una storia molto al femminile, a partire dal titolo e dalla copertina. Un libro che parla di un gruppo di donne recluse in mezzo alla foresta, in una mensa forzata a mangiare cibo che potrebbe essere avvelenato, e che potrebbe uccidere il Führer. La sua ossessione, la paura di morire avvelenato, fa da trama narrativa a un romanzo storico del tutto atipico, poiché scardina in un certo senso gli archetipi del genere. Ispirandosi alla vera storia di Margot Wölk , assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf, l'autrice indaga soprattutto le pulsioni più intime della protagonista e delle altre donne coinvolte in questa parentesi storica che, sempre di più dalla prima all'ultima pagina, diventa emblema della coscienza umana.  A differenza del classico romanzo sto...

Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio

"Il massacro e l'orgoglio", le aveva suggerito Ferruccio de Bortoli. Ma lei non era convinta. Tuttavia rimase in silenzio, per un po'. Poi si accese una delle tante sigarette di quella mattina e, all'improvviso, scattò dalla sedia. "La rabbia..." Tutta quella che aveva dentro. La rabbia e l'orgoglio. La mattina dell'11 settembre Oriana Fallaci era lì. Nel suo appartamento nel centro di Manhattan, sulla 61esima . La ragazzina che faceva la staffetta da una sponda all'altra dell'Arno, durante la Resistenza.  La giovane corrispondente di guerra in Vietnam, la giornalista quasi morta ammazzata a Città del Messico. La "guerrafondaia" di cui molti parlano, a suon di accuse immeritate, spesso meschine. Era presente nonostante il silenzio di quel periodo, di esilio, lontano dall'Italia, dalle "cicale di lusso", come amava definirle lei. Gli italiani, sì. Gli uomini che contano e quelli da niente,...