Questo periodo è davvero strano per me, difficile da decifrare. A ben vedere avrei poco da lamentare, visto il tanto atteso lavoro che finalmente è arrivato, e poi mi basta guardare i miei figli per capire che la felicità ce l'ho a portata di mano, tutti i giorni della mia vita.
E su questo nulla da replicare. Ma io credo che l'essere umano passi per forza lungo quei viottoli complicati e stretti, quelli che ti fanno rallentare e danno alla tua testa articolata (e psicolabile) tutto il tempo (maledettissimo) per pensare, e ripensare, pensare...
Mi odio quando penso troppo, e odio tutto ciò che mi passa per la testa. Ditemi che succede anche a voi, vi prego!!! Che poi è banale a volte, la maniera di complicarsi la vita e le giornate. A me ad esempio basta leggere due righe e mi si ribalta l'umore e la visione generale della mia esistenza. Non mi ricordo nemmeno dove, né quando, ricordo solamente di aver letto una cosa del tipo: "Basta veramente poco per essere felici, a volte basta ignorare ciò che non possiamo avere, e apprezzare di più quel che abbiamo".
M'hai detto poco...
Secondo me la moda del "basta poco" è un po' come la fede, o ce l'hai o non ce l'hai. (La fede dice quel che i sensi non dicono, ma non il contrario di quel che i sensi vedono. È al di sopra e non contro. Blaise Pascal). Ti annulli anche l'ultimo briciolo di ambizione o pretesa, nei riguardi del mondo e soprattutto verso te stesso/a, e vai avanti, convinto/a che tutto ciò che hai sia esattamente ciò che volevi. Sì, come no.
Secondo me chi ha davvero tutta la felicità a portata di mano, non ha nemmeno il tempo di porsi miliardi di domande o di incazzarsi con l'umanità. Non ci credo nemmeno se lo vedo con i miei occhi. Ed è probabile che io non lo vedrò mai. Esiste davvero "tutta la felicità"?
Parliamoci chiaro, la felicità assoluta non credo esista. Perché è per sua natura frammentaria. E quando Blaise Pascal scriveva: "basta poco per consolarci, perché basta poco per affliggerci", forse non aveva tutti i torti.
Cerco "basta poco" su Google, e le primissime voci che appaiono, in ordine, sono: il singolo della Vanoni, il Basta poco di Vasco Rossi, una pizzeria a Latina e poi questo libro scritto da Antonio Galdo, intitolato per l'appunto Basta poco. Il libro di Galdo mira ad una missione ecologica che possa salvare il mondo, dallo spreco e dal capitalismo senza anima. Interessante, ma ben diverso dal mio basta poco.
Anche Ikea punta alla filosofia del Basta poco per vivere meglio, che ve lo dico a fare...
Non so se abbia un senso ragionarci su, d'altronde ci sarà mai un senso dietro a tutti questi nostri trip mentali? Sarà che per mia natura tendo a diffidare di tutto ciò che passa per universalmente utile e vero. La cosa mi puzza e non mi convince, anche perché io so che, se davvero mi facessi bastare tutto ciò che ho, non avrei nemmeno la voglia di andare avanti e guardare quel punto mai a fuoco. Perché in quel puntino sfocato io sento il pizzico della voglia di vivere. La molla che mi scatta e mi fa guardare senza certezza, al domani. L'unico modo che ho di lasciarmi sempre a disposizione un'alternativa. Che sia migliore o peggiore, non importa. Ma arenarsi sul basta poco, per me, equivale a fermarsi e a smettere di vivere.
La mia felicità va e viene, come diapositive che si danno il cambio su una grande parete e parlano di me. La felicità è quando vedo me su quella parete, e i miei sorrisi che non mentono e non devono camuffare nulla. La felicità è quando penso sia arrivato il momento di fare qualcosa di nuovo, di buttarmi e provarci pur di non rimanere immobile. Il paradosso del tempo poi, che lamentiamo essere sempre troppo poco, si rivela ingannevole. Perché, se ci fate caso, quando il tempo è poco la nostra vita si riempie e ci rimane quasi impossibile fermarci a pensare. Avere tutto quel tempo a disposizione invece è deleterio, ci uccide lentamente e ci corrode corpo e anima.
Tutto questo brodo alla fine, per dire che la storiella del Basta poco è una grande bufala. Non è vero che basta poco per essere felici.
Basta il giusto. E questo quasi sempre, equivale a ciò che vogliamo.
*L'immagine è opera di Fernando Botero, Pic nic 1989
Ragionamento ineccepibile. Anche io spesso penso, mi arrovello, faccio domande e basta un niente per cambiarmi la giornata.Esiste la felicità?Si...boh, forse, preferisco pensare esista la serenità..non so perchè ma mi piace di più. Come vedi anche per me è un periodo un pò contorto.
RispondiEliminaSuccede, certo che succede; il cervello, a volte, bisognerebbe riuscire a spegnerlo
RispondiEliminaBeatrix mi consola e mi rattrista un po', pensare che tu mi capisca! Anche a me la serenità piace di più, mi ispira più sicurezza. ;-)
RispondiEliminaBaol, sono 28 anni che cerco il bottoncino magico...ancora niente! ;-)
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