venerdì 28 febbraio 2014

12 anni schiavo



Il cinema sta tentando, in questi ultimi anni, di riportare in superficie uno degli spaccati più tristi e terrificanti della storia dell'uomo. Lo sta facendo e direi anche bene, se non altro oggi, nell'era di "feisbuk" e della gloria di un mi piace, tornare a riflettere su un concetto così lontano, come quello della libertà, ci rende per un attimo uomini e donne più "grandi".

Lo ha fatto Steven Spielberg, con il suo Lincoln. Lo ha fatto Quentin Tarantino, alla sua maniera, con Django Unchained  e si torna a parlare di quella oscura fetta di storia americana anche in The Butler - un maggiordomo alla Casa Bianca, di Lee Daniels
Il regista inglese Steve McQueen, dopo aver affrontato i disturbi di Brandon Sullivan in Shame (2011), decide di portare sullo schermo l'autobiografia di Solomon Northup
12 Years a slave, questo il titolo originale del film, ci riporta nel 1841, a Saratoga, nello stato di New York. Qui vive un uomo di colore, libero e violinista di talento. Una moglie e due figli, una vita dignitosa, quella di un uomo "libero"...

L'incubo di Solomon Northup inizia con l'inganno di due presunti artisti, i quali gli propongono una tournée presso la loro compagnia circense. Da Washington e dalle prime catene, si ritrova in Louisiana. Solomon qui non è più un uomo libero, solo uno schiavo da vendere. Non è più Solomon, è Platt. Non è più un uomo istruito, perché per uno schiavo saper leggere e scrivere potrebbe significare la morte. E la disperazione, quella che contraddistingue i peggiori incubi, invade lo schermo sequenza dopo sequenza. Tra le luci dell'alba e del tramonto, tra le urla di una donna oggetto del desiderio malato, di uno schiavista violento. E cosa ci si può aspettare da un Michael Fassbender, se non l'ennesima dimostrazione di un talento dannato, maledettamente all'altezza, in tutto ciò che fa. Edwin Epps è un uomo in grado di suscitare odio e rabbia fin dal primo momento in cui lo si guarda negli occhi. Quegli occhi freddi e impenetrabili...


La visione del film si carica di emotività e sofferenza, non appena si ricordi che quella storia non è frutto dell'immaginazione di un regista. No. E' una storia vera, tutta quella violenza non è cinematografica, è reale. Steve McQueen fa qualcosa che probabilmente non rende il suo film un capolavoro, ma assolutamente in grado di smuovere chi guarda. Ricordando che la storia racchiude in sé parentesi atroci e difficili da dimenticare, dunque è fondamentale conoscere, capire cosa è stato lo schiavismo e cosa ha significato. E la sua padronanza registica, la sua intelligenza così come la sua delicatezza che si fa spietata in alcune sequenze, fa di 12 anni schiavo un film libero dalle cosiddette "paraculate registiche". 


Sì, perché un primo piano lungo due minuti sul volto di un uomo disperato, non può considerarsi eccessivo e mirato alla lacrima. Cosa vuoi che faccia un uomo divenuto oggetto e privato di tutto, ballare il tuca tuca nei campi di cotone? E poi come si fa ad esser così pigri e indifferenti a certe cose? E' come ammettere la nostra indifferenza, il nostro egoismo assoluto che ci fa sbuffare di fronte a storie che non vogliamo ascoltare. McQueen rende poetica la barbarie e l'indifferenza dell'uomo, ti toglie l'aria e nel frattempo ti seduce con la luce e l'arte delle immagini che scorrono. Penso a quella interminabile sequenza dell'impiccagione, una vita appesa a una corda maledetta. E da sfondo l'indifferenza degli altri. Le donne e gli uomini che continuano a fare, come se lì davanti ai loro occhi, non ci fosse un uomo morente, appeso a una corda. I bambini che giocano e tu che guardi su quella poltrona e non ti dai pace. Uno dei momenti più difficili, insostenibili quasi, di tutto il film.
(Per non parlare della disperazione di una madre che si vede portare via i propri figli. E la battuta terribile, della moglie di Epps: "una volta mangiato e riposato, avrai dimenticato i tuoi figli".)


Al di là delle nove nomination agli Oscar, io ritengo che, 12 anni schiavo sia un film tra i più duri e affascinanti che abbiano raccontato la schiavitù. Considero le interpretazioni degli attori tutte incredibili, su tutte quella del protagonista Chiwetel Ejiofor/Solomon. Il già citato Fassbender, ma non dimentichiamo Lupita Nyong'o/Patsey. E non dimentichiamo Benedict Cumberbatch e Brad Pitt, quest'ultimo anche produttore del film. Ci tengo a dire, a proposito di Pitt, che del suo piccolo contributo sono rimasta sorpresa. Il suo personaggio seppur in poco tempo, riesce a dare una scossa leggera ma fondamentale alla vicenda e alla storia di Solomon. Senza stare a rivelare troppo, ma è incredibile come il solo momento di apparente calma per il signor Epps, sia racchiuso proprio qui. Il discorso di Samuel Bass/Pitt è come un'illuminazione, per lo spettatore, per Solomon, e riesce a destabilizzare per un attimo anche lo stesso Epps. Da qui si inizia ad intravedere la luce della speranza, la possibilità di salvezza, di ritorno alla vita.


Non vorrei, e non devo, dimenticare un altro aspetto significativo del film. Ovvero le musiche di Hans Zimmer. Credetemi se vi dico che per un attimo, ho creduto di trovarmi in uno stadio mai raggiunto prima. In un limbo senza via d'uscita. Una musica forte, che non lascia scampo e mette l'accento sulla disperazione. 

E per riprendere la mia piacevole sorpresa riguardo al personaggio di Pitt, io concluderei così:
"Le leggi cambiano, le verità universali restano". Resta soprattutto la disperazione di quegli uomini e di quelle donne resi schiavi, privati di tutto, da altri uomini. Simili nell'aspetto, ma bestie inaccettabili. Rimane il rumore delle corde di un violino che grida, con la speranza che qualcuno lo ascolti. Nell'aria, nei fiori di cotone e nell'inchiostro su un pezzo di carta. Un film che si guarda a fatica, e non perché non sia ben fatto, tutt'altro. Ti fa odiare l'uomo, poi te lo fa compatire, per poi amarlo nel tentativo di dimenticare una storia che non avresti voluto ascoltare. Ci si chiede se mai una volta, nella nostra vita, abbiamo provato la felicità indicibile, di un uomo che si sente libero. 

21 commenti:

  1. Gran bel film, autoriale e mainstream ad un tempo.
    Non un Capolavoro, ma un film terribilmente importante.
    Il miglior McQueen, per me.

    RispondiElimina
  2. Avevo rimosso la scena dell'impiccagione prolungata... Forse ho voluto rimuoverla... Ciò che vorrei rimuovere dalla memoria, ma non ci riesco, sono le frustate e i segni sul corpo (e sull'anima) che esse hanno lasciato ai protagonisti di questa triste vicenda. Un film che è pari ad una sequenza infinita di pugni nello stomaco. Intervallata da momenti di arte pura. Secondo me è il film migliore di quest'inizio 2014. (Scorsese a parte).

    RispondiElimina
  3. Vero Ford, autoriale e terribilmente poetico. Per me, uno dei migliori che abbia affrontato il tema della schiavitù.

    RispondiElimina
  4. @Luca le frustate e quei segni indelebili ti rimangono davanti agli occhi...è terribile pensare che siano il frutto di una violenza inaudita, che ha reso l'uomo una bestia.
    La sequenza dell'impiccagione a me ha sconvolto. Sembrava non finire mai.

    RispondiElimina
  5. cavolo vero la scena dell'impiccagione prolungata e quella dove vengono portati via i due bambini alla madre sono altre due scene che distruggono lo spettatore.
    Per me un grande film, il migliore di McQueen e Fassbender è a dir poco immenso

    RispondiElimina
  6. Myers siamo d'accordo!!! E poi sì, Fassbender sembra incarnare l'essenza del cinema solamente con la presenza e con ciò che madre natura gli ha dato. Incredibile!!! ;-)

    RispondiElimina
  7. sono d'accordo su tutto.
    tranne su pitt. interessante il personaggio, ma lui m'è parso davvero spaesato e fuori luogo... ormai si è angelinajoliezzato :)

    RispondiElimina
  8. Ahahah, sì può darsi che sia effettivamente angelinajoliezzato. XD
    Però qui, con tutta sorpresa per me, mi è piaciuto. Mi è sembrato quel tizio maturo e saggio, che inizia a manifestare i primi segni dell'età che avanza. All'inizio anche io mi son detta: ma questo che c'azzecca? Ho pensato vabbè, ora perché ha prodotto il film deve beccarsi una parte a tutti i costi. Ma non mi ha affatto infastidito, anzi. =)

    RispondiElimina
  9. Un film davvero grande e toccante, anche se personalmente continuo a preferire gli altri di McQueen che qui mi è parso un po' troppo dilatato nella narrazione.
    Questo, però, non toglie proprio nulla a una pellicola necessaria e che lascia il segno.

    RispondiElimina
  10. Vero Lisa. Credo che poi alla fine, al di là del gusto, rimane il fatto che sia una pellicola necessaria. ;-)

    RispondiElimina
  11. Purtroppo non è ancora in programma dalle mie parti, ma appena avverrà lo vedrò

    RispondiElimina
  12. Hai letto la mia recensione e sai come la penso e siamo come quasi sempre d'accordo. Il film è bellissimo, alcuni si sono lamentati del fatto che il film non tenta di fare una accurata analisi del disumano fenomeno della schiavitù, ma McQueen si è limitato nel bene e nel male a raccontare con il suo stile poetico e tenace una storia vera, non inventata, vera. Se la storia non fosse stata tale forse questo film l'avremmo criticato pesantemente.
    Vincerà l'Oscar e mi dispiace: solo perché io tifo "Her" :)

    RispondiElimina
  13. secondo me un passo avanti per il successo di McQueen ma forse abbiamo perso un autore, film solido, convincente in molti tratti ma che mi sembra avere tutti gli ingredienti aggiustati per benino per la notte degli Oscar...certo in confronto a quella schifezzuola di The Butler è una sciccheria...

    RispondiElimina
  14. Io invece vado controcorrente. L'ho trovato didascalico e stereotipato, per nulla coinvolgente, oltre che concettualmente ingannevole: sarò anche fissato con la politica (come in molti mi accusano) ma vedendo questo film si ha la sensazione che lo schiavismo fosse dovuto solo alla cattiveria e la barbarie dei bianchi, mentre invece sappiamo bene (come chi ha studiato un po' la storia americana) che le ragioni erano essenzialmente economiche. I grandi latifondisti del sud erano contrari all'abolizione dello schiavismo non per disumanità, ma perchè avrebbe voluto dire per loro la fine della manodopera a costo zero che gli assicurava lauti guadagni. Nell'America del tardo '800 i neri (liberi) che facevano i lavapiatti a New York e Washington stavano spesso molto peggio degli schiavi della Louisiana. Con questo, spero di non essere frainteso, NON GIUSTIFICO ASSOLUTAMENTE LA SCHIAVITU' ma, semplicemente, vorrei cercare di far capire che la ricostruzione di McQueen è del tutto parziale e fuorviante. Due parole anche sull'interpretazione di Fassbender, per me tutt'altro che memorabile: il suo personaggio assomiglia molto al Ralph Fiennes di 'Schindler's List', solo molto più invasato e anche fisicamente non adatto al ruolo... ma ognuno ha i suoi gusti :)

    RispondiElimina
  15. Bello, ma fino a un certo punto. Io ci ho visto più difetti che pregi, in realtà.

    RispondiElimina
  16. Sì Marco, assolutamente da vedere. Al di là del fatto che possa o meno piacere. ;-)

    RispondiElimina
  17. Denny, non dirlo a me. Anche io tifo per Her!!! ^_^

    RispondiElimina
  18. Bradipo non ho visto The Butler ma non mi convince a pelle nemmeno a me. Secondo me non è un film paraculo questo. Voglio dire, alla fine parliamo della schiavitù. Non è che ci poteva andare con la maniera dell'autore e basta. Credo poi che nonostante questo, il suo sia un tentativo riuscito, di portare sullo schermo una storia autobiografica, e una questione terribile facendone cinema spettacolare. Affascinante e seducente. Non meno angosciante. Vabbè, a me è piaciuto molto si capisce. ;-)

    RispondiElimina
  19. Beh Sauro un po' fissato sei! ;-) Scherzo. Ma non saprei dirti di più di quanto non abbia detto tu, ma credo McQueen non abbia impostato il suo film secondo influenze politiche. Io ho visto solo l'angoscia di un uomo che da libero si è visto portar via tutto. Bianchi o meno poi, si parla di uomini-bestie che trattavano i propri simili come merce da baratto, come schiavi. Chiaro che ci fossero ragioni economiche dietro, ma non vedo quali colpe possa avere il regista per aver adattato una storia vera e raccontata alla sua maniera. Ma capisco pure che ognuno vede in maniera differente lo stesso film, come diciamo sempre. A volte si è d'accordo altre meno. Però non ti perdono la tua messa in discussione di Fassy eh? ^_^

    RispondiElimina
  20. Giacomo io e te non si è quasi mai d'accordo invece...XD
    Che intendi per difetti? Anche tu vedi una paraculata per agguantare quante più statuette possibili? ;-)

    RispondiElimina
  21. Il film è indubbiamente di buon livello; interpreti ottimi, storia ben orchestrata, pause ed inquadrature studiate. Però un pizzico di ruffianeria c'è, tra poco sapremo se è servita a fruttare qualche Oscar in più o no. Non credo sia da biasimare eccessivamente la pellicola per questo, ma temo che se anche altri film continueranno tale percorso prima o poi i film sulla schiavitù diventeranno inguardabili.

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...
Protected by Copyscape Web Plagiarism Detector