L'idea della morte da sempre ci spinge a superare tutte le nostre fantasie e le nostre paure. Ci porta ad esplorare quei luoghi indefiniti e mai realmente abbordabili. Quando muore un attore poi, Dio solo sa cosa ci succede...
E nonostante tante voci ipocrite diranno: "va bene ma se l'è cercata". "Alla fine era solo un personaggio famoso pieno di soldi che aveva tutto e non ha saputo goderselo". "Ma che gli mancava a quello lì?". Eh, che gli mancava...è una domanda difficile che si potrebbe girare a qualsiasi essere umano. Ricco, in salute, pieno di donne oppure della sola che sappia renderlo felice. Ma chi siamo noi per sentenziare la felicità assoluta? Quando poi non capiamo nemmeno cosa sia per noi, la felicità. Tutti i giorni combattiamo per placare tormenti di ogni genere, e appena tocca agli altri, tiriamo fuori la saggezza dell'ipocrita che all'occorrenza sta sempre bene. "Se l'è cercata". Ma come potrei permettermi io di dire una cosa del genere. Di commentare così miseramente la morte di un uomo.
Truman Capote |
Io non ho il diritto, anzi a volte scelgo di non sapere troppo della vita dei miei beniamini, perché voglio mantenere intatta quell'icona grandiosa, spettacolare. E poi sapete cosa mi spaventa di più? Pensare che anche loro, gli attori e le attrici che amo, i miei eroi, siano fragili. Così terribilmente "umani". Nonostante le spalle grandi, gli occhi impenetrabili, una voce importante e un corpo che da solo, basterebbe a dominare la scena. Ad evitare il male e gli sguardi che pungono e affondano come lame. Ma la verità è un'altra. E ci fa male ammetterla, perché noi a questi eroi di celluloide chiediamo la perfezione. Chiediamo tutto e il contrario di tutto. E' da loro che dobbiamo imparare a superare noi stessi, a ricrearci quel momento di gloria che rimanga fisso, in eterno. A loro chiediamo di essere forti come la pietra. Chiediamo di raccontarci ogni aspetto della vita. Di ridere, piangere e di fare tutte le parti che la fantasia, o la cruda realtà, mettano a disposizione.
Penso a Philip Seymour Hoffman e mi viene subito in mente un'immagine...
The Master |
Non è solo un uomo dalle spalle larghe e ingombranti. E' un mostro posseduto dall'arte della recitazione. Un servo dell'Arte, un uomo che non può scegliere di liberarsi o meno. Quando penso ai grandi attori provo un senso di frustrazione, che non è mia. Sembra venire da loro stessi. Perché ogni volta che me li immagino al di fuori di quel ruolo assegnatogli, vedo solamente uomini o donne tormentati. Perché? Forse perché è davvero questo il prezzo da pagare...non lo so.
Oggi se ne va un attore immenso, un uomo tanto grande quanto fragile. Vorrei solamente conservare il più a lungo possibile quest'immagine che parla di un gigante complicato e pieno di passione. Un artista che sembra essere nato già imparato, con quella impeccabile maniera di stare sulla scena e dar vita ad ogni impulso. E non voglio nemmeno pensare a tutte quelle sciatterie mediatiche, orribili e da denuncia. Fanno pena i titoli di molti quotidiani o testate on line, che chi non li ha mai letti potrebbe addirittura credergli.
Quelli di cinemafanpage hanno addirittura avuto la delicatezza di lanciare l'articolo con l'immagine esplicita dell'ago in un braccio. Io mi vergogno per loro. Così come mi vergogno di quanti cretini abbiano scritto idiozie simili a "Morto P.S.Hoffman, un'overdose di talento". Io chiederei rispetto, e a quanti di noi si stiano ancora domandando se sia vero o no, la possibilità di sentire una tristezza dentro che non sia solo un riflesso immaginario.
Il grande Lebowski |
Sono poche le volte in cui il dolore si fa reale, scavalcando quel confine dell'immaginario e del mito. Oltre quel grande schermo troviamo i nostri eroi e li facciamo tanto veri, da non riuscire ad accettare il fatto che se ne vadano via. Senza tornare più, se non nel ricordo o in quel mondo circoscritto e astratto, fatto di immagini che si rincorrono.
Goodbye Philip.
Un attore eccezionale, da tanti ammirato in moltissimi film straordinari, da "Il Grande Lebowski" a "La 25^ Ora" e fino a "The Master", e non soltanto. Il rispetto per l'uomo prima ancora che per l'attore va sempre tenuto in primo piano, ancora di più se la maledetta droga è la causa di tutto. Chi siamo noi per giudicare? Hai ragione Valentina: noi li vediamo sempre perfetti e li vorremmo soprattutto perfetti, ma gli attori sono uomini come noi coi loro problemi e debolezze, che i soldi e il benessere quasi mai possono risolvere. Quello che possiamo fare, di certo, è ricordare Philip Seymour Hoffman, come tutti gli artisti che se ne vanno, attraverso il contributo che ci ha lasciato come magistrale, grande attore di Cinema.
RispondiEliminaVero Peppe, e pensare che ancora oggi c'è gente convinta che "i soldi" escludano ogni tipo di sofferenza. Anzi, quasi come se averli ti vieti di soffrire o essere infelice...siamo nel 2014, ho paura ad andare avanti di questo passo...
RispondiEliminaUna perdita che scuote, era dai tempi della scomparsa di Heath che non mi sentivo così.
:(
RispondiEliminaancora non mi sembra vero, un grande che ci lascia, addio Philip :-(
RispondiEliminaE trovo assurdo che qualcuno possa dire "se l'eè cercata, era famoso, che cazzo aveva che non gli andava bene".... che uno sia attore o operaio, che sia ricco o no, la disperazione non fa sconti, chiunque può soffrire e sentirsi perso.
RIP Philip contiunerai a vivere nei film che hai interpretato col tuo immenso talento
Una gran brutta notizia. Ed un grande che se ne va.
RispondiEliminaForse il miglior tributo ad Hoffman che ho letto fino ad ora. Hai ragione, chi siamo noi per giudicare...però fa un pò rabbia cavolo,,,e no, parlo del fatto che "aveva i soldi" (chissene...) ma un talento così enorme porca miseria...
RispondiEliminaSplendido e commovente tributo a uno dei più grandi attori della sua generazione (e non solo).
RispondiEliminaEh ragazzi, è quello che ho detto subito anche io. Sono uscita dal lavoro e ho preso il telefono. Leggo questa cosa e rimango come una fessa impalata davanti alla macchina. Senza nemmeno trovare il modo di capire come aprirla e metterla in moto...
RispondiEliminaComunque, grazie per aver apprezzato e grazie per condividere questa tristezza che c'è e si fa sentire davvero. Odio scrivere in queste occasioni, non lo faccio sempre sempre. Qui è venuto da sè, questo pensiero e questo modo di salutarlo per l'ultima, maledettissima, volta.
Io credo che ci dimentichiamo anche un'altra cosa: che le persone come lui sono persone che sanno fare qualcosa di straordinario, che solo in pochi riescono a fare (altrimenti saremmo tutti artisti). Ci emozionano, ci appassionano, ci divertono, ci intrattengono, ci fanno star bene, anche solo per qualche momento... dobbiamo ricordarci di questo, anche perchè è l'unico aspetto che davvero conosciamo di loro. E meritano sono applausi.
RispondiEliminache peccato... mi dispiace veramente :(
RispondiEliminaA me piace ricordarlo in I Love Radio Rock. Non ci sono parole..
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