Conscio di un certo ascendente pirandelliano, Gianluca Mercadante si fa narratore delle giornate di Valerio Reale, protagonista inconsapevole di una storia che potrebbe dirsi circolare e fin troppo verosimile.
A dispetto del titolo, L'uomo che non esiste (Intermezzi Editore), quella di Valerio è un po' la giornata tipo di ognuno di noi. Noi che anticipiamo la sveglia di qualche minuto, e ci detestiamo per questo. Noi che ci guardiamo allo specchio e facciamo le smorfie.
E poi la gente che all'improvviso ci ignora.
Tipo che non contano più le cose che hai fatto, la tua vita sociale, quella sentimentale... le idee buone, l'ispirazione - quella stronza! No. Nada de nada!
Se poi per puro caso fai pure il giornalista e sei talmente cretino e pigro (tipo me) da non aver mai pensato di iscriverti all'Albo o come minimo di prenderti quel dannato tesserino da pubblicista, be'. Fatti il segno della croce! L'oblìo è lì dietro l'angolo che ti aspetta.
Il nome del protagonista gioca sull'equivoco, a partire da un cognome che per primo scardina i canoni dell'apparente normalità. Perché Valerio a un certo punto non esiste, e lo conferma l'ultima bolletta, lo conferma la nuova vita della sua ex, Ileana, con tanto di figlia e pure nipote acquisita del povero protagonista, ormai troppo deluso e confuso per tentare un qualche logico ragionamento.
Il racconto è breve e scorrevole, il linguaggio dell'autore tende a confondere il lettore, senza tuttavia metterlo a disagio. Giocare sui tempi e sfruttare gli specchi come trampolino di lancio verso l'ignoto e il dubbio, funziona sia dal punto di vista narrativo che interpretativo.
Anche perché, per dirla alla Mercadante, "alzi la mano chi" non si è mai fermato davanti allo specchio e c'ha visto dentro la solita faccia, la solita giornata...
Più che sì.
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