giovedì 27 settembre 2012

Caro Gubitosa, il tuo appello a chi scrive gratis, non mi sta bene. Ti spiego perché.


Mi sono imbattuta ieri, "l'avessi mai fatto", in un articolo scritto da Carlo Gubitosa, ingegnere delle Telecomunicazioni, giornalista free lance e saggista, il quale esordisce con il seguente titolo: Appello a chi scrive gratis tanto per farsi leggere: è il momento di smetterla. A seguire: Se ti senti una ostetrica che partorisce un nuovo giornalismo, sappi che sei solo il becchino che sta scavando la fossa a quello vecchio.


Caro blogger che su Facebook dichiari con orgoglio "me ne frego se non mi pagano. finché posso esprimere ciò che penso senza vincoli, e finché qualcuno mi legge e magari apprezza quello che scrivo".
Voglio dirti una cosa col cuore in mano: anche a me e' capitato di scrivere gratis per questo maledetto prurito alle mani che mi perseguita da una ventina d'anni, e perche' il piacere di pubblicare un editoriale su un quotidiano nazionale puo' mettere in ombra il compenso che ne corrisponde. Ma poi ho cominciato a interrogarmi sulla responsabilita' sociale delle mie azioni.
 E sono arrivato alla conclusione che i ragionamenti come quello che fai tu, e che purtroppo ho fatto anche io in passato, hanno fatto crollare il valore della professione giornalistica negli ultimi 5 anni da 100 euro a pezzo (quanto prendevo io nel 2003 per scrivere articoli da freelance sul sito di un grande gruppo editoriale) a zero.
Questo dato non possiamo piu' permetterci di ignorarlo. Non mi illudo che si possa rispolverare la "lotta di classe" per farsi valere come categoria professionale, ma almeno si potrebbe concordare sul fatto che il lavoro gratuito che genera profitto per altri e' cosa negativa che non danneggia solamente chi lo pratica. Si puo' discutere sui due euro a pezzo che a volte scendono a pochi centesimi, e possiamo farlo misurando i rapporti di forza tra editori e giornalisti, che non sono mai stati cosi' sbilanciati come in questa stagione del giornalismo. Ma sul fatto che un compenso pari a zero non sia accettabile non ci dovrebbe nemmeno essere discussione. Quantomeno non tra giornalisti.
Vorrei poi capire perche' non ti interessa la paga per  cio' che scrivi su un portale dove poi faranno centinaia di migliaia di euro di profitti con i contatti che gli porterai anche tu. Sei di nobili discendenze? Sei ricco di famiglia? Vivi ancora con mamma e papa'? In ogni caso il tuo hobbismo che se ne frega del salario per le ragioni piu' varie e' una seria minaccia alla sopravvivenza di gente che fino a ieri viveva col valore dei propri scritti e oggi stenta a mettere insieme una paga decente perche' sono arrivati in massa sulla rete persone come te che lavorano gratis pur di mettersi in vetrina.
Ma in ogni caso non credo che la responsabilita' piu' grave sia quella di chi ragiona come fai tu e come facevo anch'io in passato con responsabilita' che all'epoca non percepivo: le omissioni piu' pesanti sono quelle di un sindacato che ha accettato un contratto di lavoro dove i freelance del web semplicemente non esistono, lo stesso sindacato che dovrebbe denunciare per esercizio abusivo della professione i portali registrati come testate giornalistiche che fanno profitti pubblicitari o di altra natura sfruttando il lavoro gratuito di anime belle.
Persone che amano considerarsi "scrittori puri" amanti dell'arte per l'arte e lontani dalla preoccupazione della vil pecunia, mentre in realta' sono solo pedine di un nuovo tecnocapitalismo che monetizza sugli aggregatori la tua voglia di farti leggere, monetizza su facebook la nostra voglia di farci i fatti degli altri e i nostri dati personali, monetizza la voglia dei lettori di sentirsi alla moda cliccando sul portale piu' in voga del momento  per sapere di cosa discutere poi al bar o su twitter. Se ti senti una ostetrica che partorisce un nuovo giornalismo, sappi che sei solo il becchino che sta scavando la fossa a quello vecchio. 
Ti chiedo soltanto una cortesia: cerca di lavorare sulla tua autostima per capire qual e' vero valore che vuoi dare a quello che scrivi. Per i tuoi lettori potrai valere anche quanto Hemingway, ma per un editore se ti fai pagare zero varrai sempre zero.  E tu quanto vali per te stesso, indipendentemente dal fatto di avere dieci o diecimila click sui tuoi articoli?
Vai a vedere gli articoli che i quotidiani di carta pubblicano sulle loro pagine, pagando (nella maggior parte dei casi) chi li scrive, e fatti un'idea del valore editoriale che hanno quei contenuti, passando dai pennivendoli strapagati ai cronisti piu' umili. Decidi se tu e la tua scrittura libera valete almeno quanto loro, oppure meno di loro.
Se ti convincerai che tu vali almeno quanto il cronista piu' umile pagato da un quotidiano pochi euro al pezzo, smettila di scrivere gratis sui portali degli altri, e scrivi solo per chi ti garantisce un compenso adeguato. Se invece ne concluderai che vali di meno, smettila di scrivere e basta. 
Il nostro mondo non sara' di certo peggiore se scritti di scarso valore rimarranno confinati sui blog personali dei loro autore, e se pensi veramente di essere bravo a scrivere il tuo mondo potra' solo essere migliore se darai il giusto valore (anche economico) al tuo lavoro di scrittura.
Spassionatamente.

La mia risposta a Carlo Gubitosa:

Certo fanno sempre un bell'effetto questi messaggi rivolti a tutti quei poveri disgraziati che, come me, hanno avuto la sfortuna di andarsi a capare la peggiore delle fosse scavate in questo paese. Tutto suona come deve, già. Lavorare sull'autostima, smettere di scrivere "a gratis", fare la rivoluzione di massa...Ma poi alla fine anche "tu", che in passato hai fatto esattamente il becchino come "me", sai quale sia la realtà che con abile maestria si cerca di camuffare in articoli come questo. Crediamo ancora che un blogger, un giornalista cui gli viene negato a priori il diritto del praticantato con una qualsivoglia testata o sito, abbia davvero la possibilità di "SCEGLIERE"? Finiamola con questa favoletta sulla dignità e sull'autostima che a quanto pare ormai è carente in noi che scriviamo si, per passione, ma anche perché crediamo che prima o poi, qualcuno, qualcosa, si smuova(*) e ci apra una porta. Se io avessi davvero la possibilità di fare una scelta, di certo non farei quella della povera blogger che scrive per passione e non scenderei a collaborazioni misere e vergognose con testate o siti bombardate da annunci pubblicitari. Gli stessi che sappiamo benissimo, "finanziano". L'appello che lei fa non ha ragione. Proverei a invertire le parti. Date a noi l'opportunità di lanciare un appello, dateci la possibilità di scegliere. Me lo trovi lei un sito o una testata che paghi i miei pezzi...io sono qui. Il mio nome e cognome ce l'ha. Nel frattempo, sà com'è, IO VOGLIO SCRIVERE. E non smetto certo perché qualcuno dall'alto trovi vergognoso e immorale questo mio bisogno e questa mia ambizione con cui vado avanti, nonostante tutto, nonostante "NIENTE".

(*) La cosa buffa è che ora credo mi abbiano tipo bannata, non lo so. Fatto sta che non riesco a inserire più commenti all'articolo di Gubitosa. Volevo sottolineare che, tra opinioni differenti riguardo l'appello lanciato dall'autore, una simpatica ragazza ha avuto il coraggio di aggrapparsi a un errore grammaticale che "purtroppo" mi è davvero sfuggito e non ho avuto il tempo di correggere dopo una seconda lettura, il mio commento era già stato inserito. Conosco il congiuntivo, (si scrive smuova, e non smuovi, SI.) cara Francesca. Ragazzi credetemi, quanto mi rattrista vedere che la gente si attacchi a queste cose, quando sappiamo benissimo che ci sono "Zappe" che scrivono e vengono strapagate. E tu vieni a fare il mentore della lingua italiana a me? A una povera blogger disgraziata? Ahahahah...

Questo è quanto amici miei, volevo condividere con voi qualcosa che a me sta terribilmente a cuore. L'imbarazzante situazione che il giornalismo vive nel nostro paese è questa. Voi cosa ne pensate? Credete davvero che colpevoli di tutto ciò siano i giornalisti free lance sfruttati e i blogger che agli occhi del mondo passano per quelli che "scrivono solo per passione"?






11 commenti:

  1. Purtroppo questa situazione è la stessa un po' ovunque. Noi due abbiamo avuto già la possibilità di parlarne faccia a faccia martedì scorso, ma anche nella fotografia è la stessa cosa. Ormai è diventato complicato anche fare delle foto ad una partita dei pulcini, e soldi per le foto non te ne danno perché, secondo loro, avere la foto con il proprio nome pubblicato sotto è già un adeguato pagamento, perché bisogna fare la gavetta. Poi però se non pubblichi le foto in questa maniera e vai a chiedere dei soldi, sei un signor nessuno che non ha mai pubblicato niente. E mi tocca sentire fotografi professionisti che rifiutano gli accrediti di concerti e spettacoli vari perché non ci vogliono andare, quando noi quasi pagheremmo di tasca nostra per poterle fare, quelle foto.

    Questi signori dovrebbero mettersi in testa che non siamo noi ad aver voluto questa situazione, ma sono loro, i "vecchi", ad averla creata. Perché in fondo a loro sta bene così...

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    1. E' vero Daniele, il fatto è che loro sanno meglio di noi qual'è la realtà, solo che gli fa talmente tanto comodo da arrivare perfino a lanciare appelli del genere. E poi quale schifo siamo costretti a subire ancora, io che sono mamma di due bambini, ma loro credono davvero che a me "non interessino i soldi"? Pensano davvero che per me sia un gioco o semplicemente la passione di una che a furia di scrivere distrugge la categoria? Ma che storia è questa... Non abbiamo noi in mano il diritto, come dovrebbe essere, di scegliere. Se ti sta bene è così, se no, CIAO!!! Non è questa la filosofia cui siamo andati spesso incontro? E mi meraviglio di come, un Gubitosa o chiunque altro rappresenti la categoria, possa arrivare a sostenere assurde tesi dopo aver fatto "da becchino"egli stesso, almeno questo è quel che racconta.

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    2. A Gubitosa conviene. Quello che dice è completamente fuori tempo. Magari desidera ripristinare una casta chiusa. Glielo dica qualcuno che la casta già c'è, fatta dalle stesse persone che ci stanno da sempre. Mi sembra quasi di dover entrare in club esclusivo, piuttosto che dovermi impegnare per fare carriera.

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  2. Vabbè, io non voglio neanche commentare le esternazioni di Gubitosa perché potrebbe venirmi un discreto nervoso scrivendo e allora è meglio che no.

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  3. Comprendo la tua decisione...e il tuo nervoso. ;-)

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  4. "Se io avessi davvero la possibilità di fare una scelta"

    C'e' sempre una scelta, si sono ribellati perfino gli schiavi delle piantagioni di cotone, figuriamoci se non si possono ribellare gli schiavi della moderna editoria.


    "Dateci la possibilità di scegliere. Me lo trovi lei un sito o una testata che paghi i miei pezzi...io sono qui".

    Quando ho visto che perfino un quotidiano nazionale con milioni di finanziamenti pubblici aveva smesso di pagare i collaboratori, ho riunito un gruppo di colleghi e ho fondato una rivista autoprodotta di graphic journalism. Ora su questo mi impegno a tempo pieno, investendo tempo e risparmi sul valore di quello che riusciamo a produrre. Se vorrai fondare una testata locale con altre persone in gamba, con le moderne tecnologie della microeditoria non c'e' piu' bisogno di un grand einvestimento iniziale per partire. Noi siamo partiti con 800 euro di donazioni raccolte sul sito con un pulsante paypal. In altre parole: gratis per gratis, almeno lavora per te stessa e per un progetto editoriale in cui credi.

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  5. Averla qui, certo, è già per me una piccola, grande, "vittoria", se così possiamo chiamarla. E' ovvio che, alla base di questa mia risposta, ci sia una rabbia e uno sconforto che aveva, ha, bisogno di una e quante più possibili voci. Io condivido da sempre la filosofia del "volere è potere", per carità. Odio la rassegnazione e chi si autocommisera. Ma, capisce che per una giovane di 27 anni, mamma di due bambini, la situazione diventa davvero più complicata. Ti fiondi all'Università a vent'anni, piena di sogni e pronta a spaccare il mondo e ne esci come? Lo sappiamo come si esce dall'Università, lo sappiamo benissimo.Ti schiaffano la realtà così com'è, senza filtri. Io collaborai con una testata sportiva distribuita su territorio locale, parliamo di circa 4 anni fa. Loro ti garantivano dopo due anni il tesserino da pubblicista, ma a quali condizioni? Tutti i week end sui campi, interviste, e tutto a mie spese. Loro mi pagavano le trattenute e, a sentir loro, ero pure fortunata, e oggi comprendo il senso di quelle parole. Ora le ritenute te le paghi da TE, se vuoi il tesserino. Però quando firmavo, nelle ricevute si recitava la parte di quella che percepiva degli "introiti". Si, come no...Alla fine, dopo 8 mesi ho lasciato perdere tutto, per dedicarmi ad altro, a mio figlio. Quando mi sono rimessa in gioco ho trovato questo, tanti siti che mi contattano per collaborare e mi dicono, "Beh la collaborazione è gratuita però VAI AL CINEMA GRATIS". Mi sono messa in moto per fare di più, ho seguito un corso di giornalismo culturale, e ora collaboro come stagista per una web radio. Ad aprile 2012 ho aperto il mio blog, questa, la mia decisione migliore!!! Le posso garantire che io credo in quel che faccio, oggi però, oltre il blog e le collaborazioni di cui le ho parlato, non ho nulla in mano. Il tesserino non ce l'ho, dunque per il mondo editoriale sono solo una "nessuno". Ma non mi arrendo, sono giovane e arriverà per me anche il progetto più grande e più ambito come quello di una testata di critica cinematografica. Nel frattempo mi faccio le ossa, cerco di conoscere ancora di più l'ambiente in cui ho volontariamente deciso di "affondare", mi confronto con "un Gubitosa" e ascolto con piacere i consigli e le opinioni di tutti. Grazie per esser passato di qua, da "una povera blogger che scrive (non solo) per passione"...
    Cordialmente,
    Valentina Orsini

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  6. Intervengo solo adesso nel 'dibattito', su invito di Valentina e forse fuori tempo massimo, ma tant'è... Che dire? Le parole di Carlo Gubitosa mi mettono davvero tristezza. E lo dico da persona assolutamente neutrale, nel senso che mi ritengo un dilettante puro, nel vero senso della parola. Ho un blog di cinema che, tengo a precisarlo, sulla home page ha ben stampato la classica frasetta "questo blog non rappresenta una testata giornalistica, in quanto non viene aggiornato con costante periodicità [...]" Significa che NON sono un giornalista, nè mi sogno ormai di diventarlo. Sono un bancario che si permette di scrivere per assoluta passione, e rivendico il diritto di poterlo fare. GRATIS. Tanto è vero che ho sempre rifiutato tutte le proposte che mi hanno fatto di inserire banner pubblicitari per guadagnare soldi... Un divertimento è deve rimanere. Punto.

    Ora mi chiedo: perchè Gubitosa se la prende così tanto con i blogger? Perchè se la prende con chi scrive solo per passione? Lui sostiene che che 'gli scritti di scarso valore restano confinati nei blog', e allora qual è il problema? Che fastidio diamo noi dilettanti ai Giornalisti con la G maiuscola?

    Secondo me il 'segreto' è che i vari Gubitosa & C. , vale a dire coloro che possono ostentare il famigerato 'tesserino', HANNO UNA PAURA MATTA DI COLORO CHE SCRIVONO GRATIS E SOLO PER PASSIONE!
    Perchè? Semplice, perchè nel nostro paese ormai fare il giornalista è diventato come fare il notaio: loro sono davvero una casta, ed entrare a farne parte è più difficile che vincere alla lotteria. E chi vi entra, mi dispiace moltissimo dirlo, spesso ci riesce per motivi che esulano fortemente dalla bravura e dal talento dei loro scritti!

    Ecco perchè i blog fanno così paura: perchè sarà anche vero che le qualità professionali dei loro autori sono di scarso valore, nel 99% dei casi magari è così. Ma ci sono blog, come questo di Valentina ad esempio, che SPESSO E VOLENTIERI sono scritti molto meglio di tanti giornali 'veri', e guarda un po'... la gente li legge! E li legge volentieri, perchè PIACCIONO, anche se sono scritti gratis e chi li scrive, magari, non è ancora un giornalista perchè il suo posto è stato preso dal raccomandato di turno!

    Quindi, caro Gubitosa, non se la prenda con i blogger. Perchè se Lei scrive meglio di me (sicuramente) non avrà niente da temere e i suoi lettori la seguiranno sempre. Ma se c'è un blogger che sa scrivere, e non riesce a prendere il 'tesserino' per mille motivi (voglio essere buono), è giusto e sacrosanto che assecondi la sua passione e che abbia i suoi lettori. Anche a sue spese, egregio Gubitosa. Perchè se un internet un merito ce l'ha, è quello di diffondere cultura senza limiti e senza ostacoli obsoleti e odosi come il Vostro Ordine, che ormai è veramente più che anacronistico.

    Sauro Scarpelli
    (un blogger di scarso valore)

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  7. Pieno appoggio ai blogger. Meno male che c'è internet in cui vige un minimo di meritocrazia. Credo che se un blogger scriva un articolo interessante verrà letto, altrimenti a lungo andare si stancherà di scrivere per se stesso e chiuderà il blog.
    Per diventare giornalista credo ci voglia molto di più che passione, impegno, etc..Poi non fare scrivere i blogger, sarebbe come dire agli appassionati di calcio di non giocare più a calcetto, ovvero privarli della loro passione.
    Pieno appoggio e condivisione, nei confronti di quei lettori poco educati che si appellano a piccoli errori dovuti a carenza di tempo e assenza di correttori di bozze (per molti non si tratta di un lavoro quello del blogger).

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  8. Io non ce l'ho affatto con chi scrive solo per passione... avercene di passioni come quelle di Valentina. Pero' credo che la passione non debba essere strumentalizzata da altri per avere lavoro gratuito. Se la testata x guadagna un centesimo da quello che scrivo per passione, credo che abbia il dovere morale di ripartire quel centesimo anche con chi ha prodotto quei contenuti.

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  9. Ma è tutto vero quel che dice lei, Gubitosa. Non prendiamoci in giro, è ovvio che a nessuno dispiacerebbe sentirsi dire: fammi questo pezzo e ti dò anche mezzo centesimo (per dire), basterebbe già solo l'idea di fare quello che pensi ti venga meglio e ti dia la più grande soddisfazione ed esser "pagato". IL dovere, ha detto bene. MA oggi come oggi chi si sente "in dovere di"? A me rode dentro solo il pensiero che la mia passione e quella di chissà quante altre persone venga strumentalizzata, e ha ragione lei, è terribilmente sbagliato soprattutto per noi stessi. MA le ribadisco, io non me ne vanto affatto di questo, anzi, mi si contorce dentro l'intestino e mi creda, sto provando con tutta me stessa a fare qualcosa. Lei capisce che oltre a mandare mail a quante più possibili redazioni, io, che posso fare? Mi serve il tesserino e a quanto sto capendo nessuno ti dà più la possibilità di una collaborazione che valga per questo. A me serve però e non so ancora come, quando,ma lo avrò. Perché convengo con lei, quando dice che si può partire con un buon progetto e un modesto budget per realizzare qualcosa. E' quello che farò, senz'altro, anch'io. Ma devono darmi prima quel che mi serve, "la possibilità" di arrivare ad una professione che mi sento addosso, il tesserino, l'Albo...una mia testata regolarmente registrata. Voglio questo. Se domani una x redazione mi chiamasse e mi offrisse una collaborazione "gratuita" ma valida al fine del raggiungimento di questo (stramaledetto) tesserino, secondo lei, cosa dovrei rispondere?

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