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"In quel di Roma", per il Festival del Cinema. (Parte 1)


Pensare che fino a qualche anno fa, nei miei sogni di bambina, c'era quello di prender parte a un evento tanto importante che riguardasse il cinema, con una sfilza di grandi personaggi e magari con i miei beniamini del grande schermo che da sempre "passeggiano" nella mia testa sognante. Da quando ho iniziato a scrivere un pochino più "sul serio", questi miei sogni si stanno pian piano realizzando, ho avuto la fortuna di incontrare Ennio Morricone, Carlo Verdone, Oliver Stone, John Travolta (e molti altri...) e solo chi ama il cinema tanto quanto lo amo io può comprendere le emozioni che si nascondono dietro queste righe. Non vorrei dilungarmi troppo su questa linea così personale e sentita, anche se non sarebbe male, almeno per me. Vorrei però ora raccontarvi la mia esperienza al Festival Internazionale del Film di Roma (tornando al sogno, un altro, che si realizza...). Ho deciso di raccontarvi il "mio" Festival suddividendo il tutto in 3 o 4 parti, in ognuna delle quali cercherò di fare un breve ma significativo focus sui film visti, in Concorso e non. 

Parliamo dei film visti durante la prima giornata del Festival, venerdì 9 novembre.
Per me il Festival è iniziato venerdì mattina alle nove, anzi, a dire la verità molto prima, visto che ero lì a perlustrare l'Auditorium fin dalle otto o poco più. Arrivare e vedersi un vialone ancora mezzo "addormentato" che ti accoglie,  gli operai alle prese con le ultime messe a punto tecniche, e l'odore di caffè proveniente dai vari bar messi qua e là e dall'adorabile chioschetto nel verde del complesso Renzo Piano. Nonostante l'ora e la calma apparente che si respira all'Auditorium, dentro sta per esplodere quella voglia e quella smania di cinema che  pervade l'anima e il corpo ogni qualvolta ci prepariamo ad entrare in sala...  

Aspettando il mare | Fuori concorso
Belgio, Francia, Germania, Kazakistan, Russia. 109'
Di Bakhtyar Khudojnazarov


E se il mare di colpo sparisse, lasciando laddove prima splendeva il sole tra le onde e i pescherecci solo una triste e desolante distesa di sale e sabbia? Certo a noi appare come una sorta di surreale catastrofe, un evento improbabile forse impossibile. Ma nel villaggio disegnato da Khudojnazarov, autore di Luna e Papa e del Pari e patta che gli ha dato il Leone d'argento a Venezia, il mare è qualcosa che va ben oltre la concezione geografica. Marat ne è l'esempio vivente, un uomo, ma ancor prima un marinaio, che ha deciso di opporsi a un destino tutt'altro che benevolo. Il suo villaggio sta morendo lentamente, sulla vita di Marat grava un insostenibile peso, quello che tempo addietro lo vide responsabile del naufragio della sua nave e con essa la perdita della moglie e di tutto l'equipaggio. Marat è l'unico sopravvissuto alla sciagura, quando torna al villaggio nulla sarà come prima, solo un deserto bianco e salato, fatto di rimorsi e di dolore. Gli abitanti del villaggio ritengono Marat colpevole di un imperdonabile accaduto, il capitano che abbandona la nave è un fatto troppo grave, che non merita comprensioni di nessun genere nella Bibbia dei marinai. Deriso e ostacolato da tutti, Marat inizierà il suo nuovo viaggio verso la vita, quella che aveva abbandonato in fondo al mare insieme alla donna che amava.Gli unici ad appoggiarlo l'amico Balthasar e la giovane cognata Tamara. Le atmosfere poetiche e a tratti epiche di un racconto che sfocia in mare trasportando con sé anche lo spettatore, ricordano molto il cinema d'autore di un grande regista nostrano quale è Giuseppe Tornatore. Un gran bel film, sicuramente uno di quelli da non perdere in questo Festival capitolino.

Centro Historico | Cinemaxxi
Portogallo 90'
Di Aki Kaurismaki, Pedro Costa, Victor Erice, Manoel de Oliveira


Parliamo di un altro film che davvero non può sfuggire ai partecipanti al Festival. Le storie del Portogallo attraverso quattro episodi, quattro brevi ma significative esplosioni di vite e concezioni differenti che, in un modo o nell'altro, ridefiniscono il Centro Historico, quello di Guimarães, capitale europea della cultura 2012.
-O Tasquiero / Tavern man (Kaurismaki). La storia di un vecchio e solitario oste nel vecchio centro di Guimarães.
-Lamento da vida jovem / Sweet Exorcist (Costa). Ventura! Ventura! I giovani chiamano nella notte il nome di quest'uomo. Ma Ventura si è perso, senza sapere più "cos'ha" e "cos'è". E' alle prese con la sua coscienza, malata e piena di dolori e rimpianti. In un confronto reso claustrofobico all'interno di un ascensore, risulta questa la storia più destabilizzante delle quattro, con suoni e immagini surreali molto "similLynch", il che è un tutto dire.
-Vidros Partidos / Broken Windows (Erice). La testimonianza dei vecchi operai di quella che oggi è conosciuta come La fabbrica dei vetri rotti, arriva dritta al cuore e alla coscienza. Un documentario, un tuffo carico di ricordi e sentimenti nostalgici in quei tempi resi memorabili da quegli uomini e da quelle donne che oggi probabilmente non esistono più. Quelli che dividevano le ore nella fabbrica e nella loro casa senza saper più distinguere l'una dall'altra. Le donne che ricordano della loro mezzora concessa per allattare i figli, portati in fabbrica dalle primogenite o da una balia di fiducia. Quelli che hanno rinunciato alla vita in fabbrica per tentare altrove, emigrando in altri paesi. A qualcuno è andata bene, ad altri meno. Si parte da una foto rimasta lì, nella vecchia fabbrica, che ritrae i tanti volti e gli sguardi di quegli operai in mensa. Nei loro occhi si avverte stanchezza, la consapevolezza che di lì a poco sarebbero tornati a spaccarsi le ossa per guadagnarsi da vivere e che le loro giornate oggi e domani si sarebbero ripetute all'infinito, senza diversivi, senza sosta. I loro sguardi che sembrano scrutare il futuro, si incrociano ai nostri, mentre tentano di cogliere quel passato senza comprendere però fino in fondo il vero significato. Perché oggi è tutto virtuale, il lavoro, la vita stessa lo è, siamo tutti finiti nella "rete", intrappolati. Riusciamo davvero a capire quando una donna di quasi ottant'anni parla della sua vita e del fatto che non abbia mai conosciuto la felicità se non sotto forma di una sconsolata allegria? Io credo di no...
-O conquistador, conquistado / The Conquered (Oliveira). Forse il meno chiaro o semplicemente quello che a me ha convinto di meno.  Uno storico guida i suoi turisti nel Centro Storico fino alla collina dove è situata la statua del fondatore del Portogallo, il Conquistador. Conquistado dalla folla di turisti.

Animals | Alice nella città
Spagna 91'
Di Marçal Forés


Di fronte a questo Animals, sorge un dubbio gigantesco, grande tanto quanto l'effetto sconvolgente del film stesso, ovvero: ma con quale criterio hanno selezionato i film in gara nella sezione Alice? Stando alle loro linee quella di Alice è una sezione autonoma e indipendente del Festival che presenta film prevalentemente per "ragazzi" (ragazzini?). Si pensa a questo alla luce anche delle proiezioni che vanno da un Piccolo principe in 3D a un Ralph spaccatutto... Allora io mi chiedo, con quale coraggio si può parlare di Animals come di un film per ragazzi? Ce ne vuole per ammetterlo e lo dico poiché anche il più burbero di un adulto potreste vederlo uscire dalla sala sconvolto e frastornato da un film del genere. La storia è quella di Pol, un ragazzino di 17 anni che custodisce un segreto: la sua preziosa amicizia con Deerhof. Un vecchio orsetto, migliore amico, anima gemella quasi, potremmo dire. Senza starvi a dire nulla di più nello specifico, Animals affronta "senza precauzione alcuna" il dramma del disagio giovanile. Un ragazzino che soffre la vita e fa fatica a integrarsi col mondo che lo circonda. Pieno di dubbi e incertezze sulla sua sessualità e su questo suo speciale rapporto con l'amico giocattolo. La vita di questo ragazzo è resa in maniera devo dire impeccabile dal regista spagnolo, attraverso sequenze che fanno perdere la bussola, attraverso una componente musicale fastidiosa, frastornante e volutamente eccessiva. Così come la voce dell'orsetto, completamente fuori dai canoni delle più tipiche vocine graziose degli amici immaginari che tutti noi, chi più chi meno, abbiamo avuto. Questo film sarebbe andato tranquillamente in concorso, perché vale, ma con una giuria adulta. E' un film che sconvolge perfino i grandi. Una giuria di "bambini" non mi pare proprio il massimo...per tutta una serie di conseguenze che possiamo immaginare. 

Commenti

  1. Accidenti mi hai messo addosso un sacco di curiosità! E ti capisco benissimo quando parli delle emozioni fortissime di trovarsi faccia a faccia coi propri "miti" del cinema..
    Aspettiamo le altre parti!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh Vale...davvero una bella esperienza questa del Festival. Uscire dalla sala per andare in un'altra è fantastico!!! Certo è difficile stare dietro a tutti i film e poterli recensire nei giusti tempi o.O Vabbè, io piano piano ci sto provando. Allora ti invito a leggere la seconda parte ed è in arrivo una terza...promesso. A presto =)

      Elimina

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