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Voce del verbo NO!



Un paio di sere fa, mi è capitato di riordinare il mio cassetto del comodino, accanto al letto. Ritrovo per caso un libro acquistato circa un anno fa, scritto da questa psicoterapeuta infantile Asha Philips, I no che aiutano a crescere. Le mamme e i papà che seguono questo blog, potrebbero prendere questo post come un piccolo consiglio pratico, ancor prima che letterario.

Quasi mai mi fermo davanti allo scaffale "psicologia" o educazione infantile, nonostante il mio essere madre di due bambini. Ho sempre visto questa avventura con i figli come qualcosa che non può essere insegnato a mo' di corso, così come ho sempre creduto che l'essere genitore sia un meccanismo naturale che si avvia e si migliora (almeno si spera) nel corso degli anni. Quella volta, caso strano, mi va l'occhio su questo libricino dalla copertina azzurra, sarà stato il volto di una bambina in bianco e nero e la sua linguaccia a richiamare la mia attenzione, credo. Certo anche il titolo ha avuto il suo bell'impatto su di me, I NO che aiutano a crescere. Quante volte, mi sono detta in quell'istante che anticipa di pochi secondi la decisione definitiva di acquistare il libro che si tiene in mano, mi sono trovata in difficoltà nel dire un No. Una banale parola, una sillaba, eppure un suono che rimbomba nelle orecchie e nella testa di un genitore e di un figlio, come una condanna a morte.

Dicendo NO è come se gettassimo in maniera definitiva tutte le speranze e le aspettative che un bambino, il nostro bambino, aveva riposto in noi. Ecco perché ci fa troppo male quel no, ci fa sentire dei mostri, delle figure quasi dittatoriali. Una sensazione straziante...
Però, il più delle volte ignoriamo l'importanza di quel no, anche se questo comporta poi tutti i turbamenti, nostri e dei bambini. Questo libro torna utile nel momento in cui noi dimentichiamo che siamo diventati gli adulti che siamo oggi, proprio grazie a quei no, che hanno turbato prima di noi, i nostri genitori. La Philips riesce a convincere e a rassicurare il lettore/lettrice, perché non non ha la presunzione di dettare delle leggi, come fanno tanti psicoterapeuti o psicologi. Al contrario lei, con assoluta delicatezza, racconta tutta una serie di casi vissuti al fianco dei genitori e dei figli nelle loro stesse case, intervenendo proprio nel momento fatidico che precede il No.

Aprendo qualche pagina a caso, in quella libreria, mi ritrovo in un capitolo dedicato all' adolescenza dei nostri figli. Capirai, mi son detta, troppo ce ne vuole per me, i miei hanno da poco imparato a camminare...però mi ha rapita questa espressione che racconta in poche righe la fase più delicata della nostra vita:

"Non penso di contare qualcosa, ma a volte anche per me
il cielo e la terra sono troppo piccoli".
Kujo Takeko

Ancor prima di affrontare situazioni difficili come il momento del distacco madre-figlio poco prima di dormire, cose che nemmeno credevamo possibili. Ci sono tutte le nostre ombre del passato che ci ruotano attorno, senza nemmeno rendercene conto, ciò che influenza di più le nostre decisioni, sono quelle che i nostri genitori hanno preso prima di noi. Una miriade di stati d'animo che si scontrano ed esplodono dentro di te e dentro i bambini, qualcosa difficile da spiegare. Ecco, in questo libro si capisce una cosa fondamentale secondo me. A volte a condizionare le nostre scelte sono i nostri stessi disagi vissuti quando eravamo bambini. Come la paura di lasciar dormire da solo un figlio, un no dentro al supermercato per una spesa che non si può affrontare in quel momento, per un altro giocattolo (forse l'ultimo dei settecentomila che vagano per casa e spuntano da ogni dove). Insomma, la cosa più importante è fare chiarezza con noi stessi, metterci nella condizione che un no, detto al momento giusto, non significa pugnalare nostro figlio. Capire che un no, a volte, rappresenta quel piccolo salto verso la maturità e la serenità di un figlio e dello stesso genitore. Anche perché siamo stati bambini anche noi non molto tempo fa, secondo me la cosa migliore in ogni rapporto ma con un figlio ancor di più, è scendere a piccoli compromessi...

La frase sull'adolescenza mi fa capire che si tratta di una fase destinata a rimanere dentro di noi, al di là del tempo. L'adolescenza non significa avere quattordici o sedici anni, non ha uno standard. Oggi più che mai, oggi che sono madre di due figli e ho ventotto anni, mi sembra che in quelle parole di Takeko, siano racchiuse tutte le mie sensazioni, il mio stato d'animo più frequente. Qualcosa vorrà pur dire, no?


Un pomeriggio, mentre ero ferma al distributore di benzina e aspettavo il resto del rifornimento appena fatto, mi vanno gli occhi su questo padre che discuteva con il figlio. Il papà era fuori a fare benzina, il piccolo era in macchina ad aspettarlo e nel mentre stava facendo qualche richiesta, del tipo: "dai papà, me lo compri, dai dai dai?". Fortuna ha voluto che io non abbia perso la risposta del padre, un po' seccato ma neanche troppo, il quale con la pompa in mano e gli occhi fissi sul figlio esclama con tono severo: "t'ho detto de No, VOCE DEL VERBO NO!!!".



Commenti

  1. anche per me certi no aiutano molto a crescere: non si può ottenere tutto dalla vita e un genitore dovrebbe "allenare" i figli in questo senso...io la vedo così anche se poi i no che riesco a dire ai miei figli sono molto pochi...è più forte di me nun je la faccio!

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  2. Ti capisco Bradipo...chi l'avrebbe mai detto che da genitori il NO sarebbe diventato il nostro più importante banco di prova...è tosta, sì. Ma ogni tanto dobbiamo essere un tantino stronzetti. Giusto un po'. Potremmo insegnarli qualcosa in questo modo, almeno, ci proviamo con tutti noi stessi. ;-)

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