Non lasciatevi ingannare dal titolo, se potete non fatelo mai!
Io cerco sempre di "andare a pescare" un significato diametralmente opposto a quanto potrebbe evocare il titolo di un libro. E se quello che ne viene fuori mi incuriosisce, allora vuol dire che potrebbe piacermi.
Così è stato con il libro di Marcela Serrano, L'albergo delle donne tristi. Comprato prima di partire per la Calabria questa estate, messo in valigia insieme a Il libro dell'inquietudine di Pessoa.
La mia famiglia e alcuni amici mi guardavano sbarrando gli occhi, alcuni facevano l'espressione preoccupata, di quelle che vorrebbero dire: "poveraccia, chissà com'è depressa". Ma la realtà è che chi si trova al di là del libro, e di quella copertina che ricorda molto le donne Tahitiane di Gauguin, non ha idea di cosa raccontino quelle pagine. Non è un libro per donne tristi, è un invito profondo e sincero, a riflettere sulle questioni più note e allo stesso tempo ignote, ahinoi, riguardanti l'uomo/essere umano.
L'amore e il disamore. - (Il disamore) - La mancanza di fiducia in sé stessi. La paura dell'altro. Le difficoltà nel gestire i rapporti. Il terrore di sbagliare ancora una volta. Rinunciare credendo così di salvaguardare la nostra felicità. Mettere i nostri sentimenti e i nostri sorrisi in castigo, perché seppur doloroso, a volte ci sembra l'unica cosa giusta da fare. La via che porta alla felicità probabilmente non esiste, così come non esistono uomini e donne ineccepibili, esenti dalla capacità di fare del male al prossimo...quella è propria dell'essere umano!
E questo libro scardina il genere rosa, esce dai binari del sentimentalismo e della lacrima facile, quella che spesso accompagna o sigilla letture sofferte. Lui che ama lei, che ama però un altro, che a sua volta è innamorato di un'altra (...che poi muore!), e così via. Non c'è lo stronzo che tradisce e non c'è la migliore amica che mette il carico e un po' si sforza di consolare la povera assistita appena cornificata. No.
L'albergo delle donne tristi è un piccolo trattato sull'amore, con la raffinatezza e il fascino folcloristico delle storie vissute e giunte da una piccola isola del sud del Cile. Passando per l'oceano, e attraversando le case e le piazze di donne che trovavano appena potevano, il tempo per i propri doveri e piaceri senza badare alle differenze. Di mogli che lentamente capiscono di avere gli stessi diritti dei loro mariti. Di mariti che iniziano a temere delle nuove consapevolezze delle donne che fino a ieri sembravano esser felici senza pretese strane, senza cercare di scoprire la vita oltre la soglia della porta di casa.
In un piccolo albergo donne tristi si riuniscono per condividere gli stessi dolori, le stesse, o le più dissimili, esperienze. Tradimenti, notti di sesso e di passioni indimenticabili, lacrime versate da occhi di donna-madre-amica-sorella-amante.
Promesse infrante e sentimenti disfatti, come le valigie quando si ritorna da un viaggio*.
Come la vita quando non ci piace, come l'amore quando fa male, come il caldo quando lo cerchi e continui a sentire freddo.
*Mai uguali a come eravamo.
…ci sono due cose importanti che non devi mai dimenticare. Primo, che non esistono donne onnipotenti, l’amore non fa distinzioni e travolge tutti allo stesso modo perché, grazie a Dio, è un flagello molto democratico; secondo, che gli uomini di oggi hanno una caratteristica abbastanza singolare: amano ciò che non hanno il coraggio di scegliere.
La citazione credo mi abbia convinta in via definitiva...me lo procuro! Sarà che mi ha ricordato le storie della Grandes (che adoro!)?
RispondiEliminaSembra davvero molto molto interessante e scritto bene.. grazie come al solito per la tua meravigliosa recensione :)
RispondiEliminaA presto, ti abbraccio