Quando scrivi, vivi il tempo in compagnia della sensazione di non farcela. Di fare male, di non arrivare, di non essere in grado di dire ciò che realmente vorresti dire. Provando a mettere insieme pezzi di vite estranee, parole mai pronunciate, la tua vita vera, le tue cose di tutti i giorni. Quelle di cui ti ricordi, e quelle di cui ti dimentichi. E nonostante tu viva i tuoi giorni in costante conflitto con te stessa, continui a farlo. Un po' alla volta, credendoci sempre di più anche solo per dare il giusto merito a quel fenomeno incredibile che, senza metterci nella condizione di capire come, trasforma una pagina in una moltitudine di pagine. Poche righe diventano storie, e tu non puoi fare a meno di leggerle, un milione di volte.
Chi lo sa se questo rientra nella prassi del "buon scrittore", io non lo so. Ma voglio lasciare che tutto vada come deve, come viene. Nel modo più naturale che esista. Leggo per capire dove sto sbagliando, se e come posso migliorarmi. Leggo e spesso piango per quella storia che dipende solo ed esclusivamente da me, dalla mia volontà. E non capisco come sia possibile. Piango e rido insieme ai sorrisi e alle lacrime dei personaggi che invento.
La paura di sbagliare rimane, ma mai come in questi momenti mi concedo la libertà di credere che, tutto sommato, è proprio così che deve essere.
Credo che quando si scrive ciò che si ha dentro... non si sbaglia mai
RispondiEliminaLo credo anch'io, Manu. ;-)
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