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Quando ti fermi, e guardi indietro.




Non sono del tutto certa che esista la concreta possibilità di riflettere, sull'essere madre.
Nel senso che, non credo fino a che punto si possa analizzare questo istinto, questo dono, questa missione per la quale noi donne, siamo giunte qui sulla terra.
A volte mi convinco che non ci è dato concederci più di "troppe" domande al riguardo, altre invece credo che sia impossibile non autolesionarci il cervello. E penso a tutta quella raffica di domande così confuse, così ben precise. 
Forse la vera natura di una madre si trova qui, nel punto in cui certezza e dubbio - non ditemi come, né perché - si incontrano.

Quando diventi madre tutto si intensifica, le cose che vivi, o meglio che hai vissuto, sono destinate a rivivere (reincarnazione degli attimi?). A tornare, insieme a un déjà vu, a un ricordo che sei certa di avere, perché lo senti sulla pelle, oppure insieme a quelle cose che avresti voluto vivere davvero, e non ne hai avuto l'occasione. 

Mi viene in mente una ragazzina che cammina audace, che sembra avere la strada dritta e spianata, solo per lei. La ragazzina a un tratto però tentenna, e pare fermarsi. Si gira da una parte come a cercare qualcosa nell'aria, e perde l'equilibrio. Lo sguardo è rivolto a una sagoma ben ferma, attenta. Una colonna, un occhio vigile che a volte si camuffa e altre si manifesta, perché è così che si muove una madre. Alternando l'inevitabile senso del dovere e l'istinto, e le accortezze di chi non vuole mai essere invadente.

Quella ragazzina ero io, e per guardare mia madre presi in pieno un palo. 

Era talmente forte il mio bisogno di cercare quella figura, nel mondo che mi stava intorno, che non ho nemmeno considerato la possibilità di incontrare un ostacolo lungo il cammino. Camminavo spavalda, un attimo prima mi sentivo padrona del mondo, e un attimo dopo sapevo che non sarei andata più in là di un piccolo passo, se non avessi trovato lei.
Mia madre.

Sono sicura che quella volta, la parte più "mamma" di me che ancora riposava dietro le pagine scarabocchiate di un diario, sperava che un giorno, quella che avrebbe visto "il palo" da una prospettiva diversa, sarebbe stata lei stessa. E non per cattiveria, che potrebbe sembrare. Ma per capire cosa si prova, e cosa significhi davvero, sentirsi un punto fermo, una presenza imprescindibile.

Una madre.

E oggi quel giorno è arrivato.

Tu camminavi davanti a me. E io ti guardavo, studiavo i tuoi piccoli passi e un déjà vu mi ha colto di sorpresa. Mi sono assicurata che davanti a te la strada fosse libera (soprattutto niente pali!). Ho pensato: "chissà se si gira per cercare me". L'ho ripetuto una seconda volta, una terza.
E tu continuavi dritto, spedito, sicuro di te.
Finché un pensiero, un impulso vitale, un attimo che né io né te dimenticheremo mai, ci ha dato prova del nostro essere al mondo.
Ed esserlo insieme.

Ti sei fermato, hai guardato indietro.
E hai trovato me.


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