mercoledì 10 giugno 2015

Massimo Testa - Il pessimismo di un poeta non pentito


 
Torna la collaborazione tra CriticissimaMente e Pietro De Bonis. Amico e scrittore, il quale ci propone una nuova, scoppiettante intervista.

Massimo Testa nasce a Roma il 23/03/1956, laureato in giurisprudenza, negli anni ’80 esordisce come poeta. Per diversi anni scrive per il giornale D’Italia e il Paese Sera come critico – recensendo di cinema e teatro. Pubblica due romanzi, uno dei quali narrativa per ragazzi. Nel primo decennio degli anni ’90, parallelamente alle attività letterarie, si cimenta come attore di prosa debuttando allo storico teatro Rossini di Roma con la compagnia stabile di Checco Durante. Ha lavorato con Nino Manfredi, ma la prematura scomparsa dell’attore inibirà la realizzazione di un progetto. Da gennaio 2014 porta in scena una sua commedia in cui ha partecipa l’attrice David di Donatello, Athina Cenci, in  segno di una grande amicizia che li lega. Per diversi anni le sue commedie sono state rappresentate al teatro Petrolini di Roma. Ultimamente, a malincuore, progetta di continuo una nuova “fuga” da un teatro che non convince; scevro di provocazione e che non ha più idee.



Pietro De Bonis: Ciao Massimo! Sei convinto che il teatro sia finito, un’affermazione abbastanza forte, da dove scaturisce? Spiegaci.

Massimo Testa: Ciao Pietro! Innanzi tutto grazie per l’intervista, e grazie per la domanda che cercherò di eludere il meno possibile! Si! Almeno nel nostro Paese il teatro è morto!!! Erano circa una quindicina d’anni che era in uno stato comatoso e, devo dire che, in questi ultimi anni lo “sperimentalismo- stuporale”  più bieco esercitato da illustri “internettiani” ne ha celebrato il funerale!
Pietro De Bonis: Essere indotti a teatro per vie traverse, questo è tra le cose odierne a scocciarti maggiormente, ma perché chiedere agli altri una passione che non sentono? E’ come pubblicare un romanzo e pretendere che tutti lo leggano.
Massimo Testa: Purtroppo, essere “trasportati” a teatro, sempre nel nostro Paese è una ginnastica molto praticata soprattutto da chi non gliene frega un cazzo del teatro. Quindi non è proprio come pubblicare un romanzo e pretendere che tutti lo leggano. Oggi, paradossalmente, basta che l’amico dell’amico informi l’amico dell’amico dell’amico che lo spettacolo fa ridere; allora perché non andare a teatro anche se non l’hai scelto tu? Il problema, non è porsi la domanda: “Ma ‘sto cazzo di spettacolo cosa tratta..? Servirà vederlo…? Gli attori saranno all’altezza..? No! Niente di tutte queste domande. L’unico dubbio amletico, è: “Ma fa ridere???”. Ma andateneve affanculo, dico io!!! Sono stato chiaro, Pietro?
Pietro De Bonis: Denunci una mancanza di interesse verso il teatro e la sua sacralità, una educazione nel nutrirsi di esso che vacilla. Quale la soluzione, secondo te, Massimo?
Massimo Testa: In primis, il teatro oggi è il clone della televisione Invece di prenderne le distanze – però, purtroppo la gente in sala non ha il prosaico telecomando, capisci… e quindi se vuoi “spegnere” una cagata non puoi farlo. Per quanto riguarda la sacralità di cui parli, io ho capito che il teatro non lo può salvare e tanto meno rifondare l’attore, si è spenta ormai quella fiammella, quella luce; la grande eredità che i classici ci avevano lasciato e che l’avvento degli sperimentalisti “internettiani” prima, e l’endorsement delle avanguardie  dopo, come predoni, hanno saccheggiato, contrabbandando la loro ignoranza per antica saggezza. E adesso? Beccatevi il nulla. Tu Pietro, mi chiedi la soluzione qual è? Chi nutrisse ancora un sentimento serio per il teatro, lasci questo Paese che ha fatto morire tutti i valori e i sistemi concettuali che non producono reddito (proprio come con la poesia caro Pietro) , e ricominci daccapo, in un qualsiasi altro paese che non ha mai avuto la presunzione di cancellare  la propria eredità – quel teatro, caro sperimentalismo del caiser, ci fornì una “vita di scorta” e ormai abbiamo bucato da un pezzo, che aspettiamo a riordinarla?
Pietro De Bonis: Dimmi la verità, dove ha origine questo moderno tuo pessimismo? Eppure il tuo recente spettacolo con Athina Cenci ha fatto il pienone ogni sera, cosa desideri oltre l’applauso del pubblico pagante?
Massimo Testa: Dire la verità! Ad ogni costo. E soprattutto non “frodare” il mio pubblico pagante! Perché è un reato! Io, sono conscio che non invento nulla, non sono portatore di nessuna verità, mi assumo però la responsabilità dei miei pensieri – che possano interessare o non interessare, condivisibili o no, ma sono i miei. Il mio pessimismo, se così lo vogliamo chiamare, ha origini lontane. Non sopporto più il concetto di educare un pubblico, questo non mi spetta. Non nascondiamoci dietro un dito – oggi se porti un messaggio a teatro e non vieni capito la colpa non è mai del pubblico, ma ricade sempre su di te. E no! E che cazzo! Se non hai un minimo di bagaglio tu spettatore che ti faccia comprendere, cosa cazzo c’entro io?! E sempre a proposito di pessimismo, in questi ultimi anni, rileggendo i classici, soprattutto Shakespeare, mi sono anche reso conto che è stato già detto tutto da lui quattrocentocinquant’anni fa! (cari moderni internettiani del cazzo). Ma come si fa a non capire che è nelle sue tragedie la chiave per capire cosa ci sta capitando oggi. Da quattrocentocinquant’anni  che ci dice cos’è la congiura, la delazione, l’ambiguità…andatevi a rileggere  Riccardo III°  - “Il fine è la massimizzazione del potere sulle vite umane!” E quindi mi viene da dire, andate a cagare “moderni a pois  del cazzo!” non c’è più nulla di moderno di Lui! E a proposito di Athina, la pensa come me; ne abbiamo parlato molto… e proprio lei mi ha suggerito di ribellarmi al sistema che tutto inghiotte e lascia correre; anche se riempi il teatro è con i risultati morali che poi devi fare i conti. Non trovi?
Pietro De Bonis: Dici di te: “Non sono un poeta pentito…!”. Di cosa un poeta dovrebbe pentirsi? Vuoi regalarci una tua breve poesia?
Massimo Testa: “Non sono un poeta penito…!” significa che, negli anni ’80 nasco come poeta e in seguito vengo “prestato” per diversi anni alla narrativa, al giornalismo e per ultimo il teatro – quindi gli altri mezzi espressivi, paradossalmente non mi hanno mai fatto abbandonare la poesia. Anzi, ho farcito di poesia parallelamente anche le altre forme espressive, che credo abbiano dato ancor più evidenza alla  poesia stessa. Vuoi una mia breve poesia? Tre miei versi, che più brevi non si può:
“Accade!
Scade!
Cade!!!”
Pietro De Bonis: Stai quindi decidendo di abbandonare il teatro per il cinema, passare alle “meno parole”, più fotografie e campi lunghi. Nuove idee presto si concretizzeranno?
Massimo Testa: Sì! Spero di approdare presto al cinema. Sto studiando le varie tecniche; dalla sceneggiatura alla macchina da presa, etc etc.. Vorrei iniziare da un medio-metraggio per arrivare al lungo-metraggio. E’ difficile il cinema. Anche se, dall’altra parte l’ho vissuto come critico, sempre negli anni ’80,  recensendo per un paio di giornali tra i quali il Paese Sera. Ecco, credo che con il cinema tornerei ad essere poeta puro ovviando la parola con immagini e dissolvenze , cosa che a teatro sarebbe impossibile. Comunque, anche se tecnicamente sono ancora in alto mare, nella testa albergano già diversi soggetti…
Pietro De Bonis: Aver collaborato gomito a gomito con Nino Manfredi, un’esperienza indimenticabile, immagino.
Massimo Testa: Unica! Irripetibile! In quei quattro o cinque mesi ho imparato così tanto. Soprattutto dal lato umano. Nino per me fu un’autentica iniezione di fiducia. Apprezzava molto il mio stile di scrittura, lo trovava così avanti , niente affatto provinciale – definiva la mia prosa : “sobria ma solenne” – non sono mai riuscito a fargli dire in sostanza  cosa intendesse. Mi guardava scuotendo la testa e ridacchiava come un bambino. Stavamo scrivendo insieme  una storia per la TV . Poi la sua prematura scomparsa ne inibì la realizzazione, purtroppo! Comunque la sua stima mi ha così fortificato e reso orgoglioso… anche se ormai sono passati quattordici anni, quel “pieno” di ottimismo non si è ancora esaurito… credo non passerà mai. Adesso, scusa se sono un po’ evasivo di dettagli sull’argomento… ma è una situazione così intima che non ne vorrei parlare  più di tanto – scusa!
Pietro De Bonis: Grazie Massimo, per questa sincera intervista a tutto campo. Un motto che porti sempre con te?
Massimo Testa: “Vado avanti io… che a te viene da ridere!” Grazie infinite Pietro per questa sobria ma solenne intervista! Ah ah ah ah ah….
 
Intervista a cura di Pietro De Bonis
 

5 commenti:

  1. E' davvero un'intervista molto interessante!
    Non ho altro da aggiungere :)

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  2. Grazie Marco! =)
    Vero, il regista l'ho conosciuto come artista e come persona. Davvero in gamba e senza peli sulla lingua.
    Ringrazio Pietro per aver voluto condividere qui la sua intervista.

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  3. È un intervento duro e assolutamente realistico, purtroppo. E temo possa valere per l'ambito artistico-culturale in senso lato.
    Ciao a tutti e complimenti per l'intervista! ^_^
    Un abbraccio, Vale! ^^

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  4. Vero Giò, credo anch'io possa essere allargato come discorso e come immagine generale pregna di pessimismo. Purtroppo...
    Grazie mille a te, un bacio :-*

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