Massimo Testa nasce a Roma il
23/03/1956, laureato in giurisprudenza, negli anni ’80 esordisce come poeta.
Per diversi anni scrive per il giornale D’Italia e il Paese Sera come critico –
recensendo di cinema e teatro. Pubblica due romanzi, uno dei quali narrativa
per ragazzi. Nel primo decennio degli anni ’90, parallelamente alle attività
letterarie, si cimenta come attore di prosa debuttando allo storico teatro
Rossini di Roma con la compagnia stabile di Checco Durante. Ha lavorato con
Nino Manfredi, ma la prematura scomparsa dell’attore inibirà la realizzazione
di un progetto. Da gennaio 2014 porta in scena una sua commedia in cui ha
partecipa l’attrice David di Donatello, Athina Cenci, in segno di una grande amicizia che li lega. Per
diversi anni le sue commedie sono state rappresentate al teatro Petrolini di
Roma. Ultimamente, a malincuore, progetta di continuo una nuova “fuga” da un
teatro che non convince; scevro di provocazione e che non ha più idee.
Pietro
De Bonis:
Ciao Massimo! Sei convinto che il teatro sia finito, un’affermazione abbastanza
forte, da dove scaturisce? Spiegaci.
Massimo
Testa:
Ciao Pietro! Innanzi tutto grazie per l’intervista, e grazie per la domanda che
cercherò di eludere il meno possibile! Si! Almeno nel nostro Paese il teatro è
morto!!! Erano circa una quindicina d’anni che era in uno stato comatoso e,
devo dire che, in questi ultimi anni lo “sperimentalismo- stuporale” più bieco esercitato da illustri
“internettiani” ne ha celebrato il funerale!
Pietro
De Bonis:
Essere indotti a teatro per vie traverse, questo è tra le cose odierne a
scocciarti maggiormente, ma perché chiedere agli altri una passione che non
sentono? E’ come pubblicare un romanzo e pretendere che tutti lo leggano.
Massimo
Testa:
Purtroppo, essere “trasportati” a teatro, sempre nel nostro Paese è una
ginnastica molto praticata soprattutto da chi non gliene frega un cazzo del
teatro. Quindi non è proprio come pubblicare un romanzo e pretendere che tutti
lo leggano. Oggi, paradossalmente, basta che l’amico dell’amico informi l’amico
dell’amico dell’amico che lo spettacolo fa ridere; allora perché non andare a
teatro anche se non l’hai scelto tu? Il problema, non è porsi la domanda: “Ma
‘sto cazzo di spettacolo cosa tratta..? Servirà vederlo…? Gli attori saranno
all’altezza..? No! Niente di tutte queste domande. L’unico dubbio amletico, è:
“Ma fa ridere???”. Ma andateneve affanculo, dico io!!! Sono stato chiaro,
Pietro?
Pietro
De Bonis:
Denunci una mancanza di interesse verso il teatro e la sua sacralità, una
educazione nel nutrirsi di esso che vacilla. Quale la soluzione, secondo te,
Massimo?
Massimo
Testa:
In primis, il teatro oggi è il clone della televisione Invece di prenderne le
distanze – però, purtroppo la gente in sala non ha il prosaico telecomando,
capisci… e quindi se vuoi “spegnere” una cagata non puoi farlo. Per quanto
riguarda la sacralità di cui parli, io ho capito che il teatro non lo può
salvare e tanto meno rifondare l’attore, si è spenta ormai quella fiammella,
quella luce; la grande eredità che i classici ci avevano lasciato e che
l’avvento degli sperimentalisti “internettiani” prima, e l’endorsement delle
avanguardie dopo, come predoni, hanno
saccheggiato, contrabbandando la loro ignoranza per antica saggezza. E adesso?
Beccatevi il nulla. Tu Pietro, mi chiedi la soluzione qual è? Chi nutrisse
ancora un sentimento serio per il teatro, lasci questo Paese che ha fatto
morire tutti i valori e i sistemi concettuali che non producono reddito
(proprio come con la poesia caro Pietro) , e ricominci daccapo, in un qualsiasi
altro paese che non ha mai avuto la presunzione di cancellare la propria eredità – quel teatro, caro
sperimentalismo del caiser, ci fornì una “vita di scorta” e ormai abbiamo
bucato da un pezzo, che aspettiamo a riordinarla?
Pietro
De Bonis:
Dimmi la verità, dove ha origine questo moderno tuo pessimismo? Eppure il tuo
recente spettacolo con Athina Cenci ha fatto il pienone ogni sera, cosa
desideri oltre l’applauso del pubblico pagante?
Massimo
Testa:
Dire la verità! Ad ogni costo. E soprattutto non “frodare” il mio pubblico
pagante! Perché è un reato! Io, sono conscio che non invento nulla, non sono
portatore di nessuna verità, mi assumo però la responsabilità dei miei pensieri
– che possano interessare o non interessare, condivisibili o no, ma sono i
miei. Il mio pessimismo, se così lo vogliamo chiamare, ha origini lontane. Non
sopporto più il concetto di educare un pubblico, questo non mi spetta. Non nascondiamoci
dietro un dito – oggi se porti un messaggio a teatro e non vieni capito la
colpa non è mai del pubblico, ma ricade sempre su di te. E no! E che cazzo! Se
non hai un minimo di bagaglio tu spettatore che ti faccia comprendere, cosa
cazzo c’entro io?! E sempre a proposito di pessimismo, in questi ultimi anni,
rileggendo i classici, soprattutto Shakespeare, mi sono anche reso conto che è
stato già detto tutto da lui quattrocentocinquant’anni fa! (cari moderni
internettiani del cazzo). Ma come si fa a non capire che è nelle sue tragedie
la chiave per capire cosa ci sta capitando oggi. Da
quattrocentocinquant’anni che ci dice
cos’è la congiura, la delazione, l’ambiguità…andatevi a rileggere Riccardo III°
- “Il fine è la massimizzazione del potere sulle vite umane!” E quindi
mi viene da dire, andate a cagare “moderni a pois del cazzo!” non c’è più nulla di moderno di
Lui! E a proposito di Athina, la pensa come me; ne abbiamo parlato molto… e
proprio lei mi ha suggerito di ribellarmi al sistema che tutto inghiotte e
lascia correre; anche se riempi il teatro è con i risultati morali che poi devi
fare i conti. Non trovi?
Pietro
De Bonis:
Dici di te: “Non sono un poeta pentito…!”. Di cosa un poeta dovrebbe pentirsi?
Vuoi regalarci una tua breve poesia?
Massimo
Testa:
“Non sono un poeta penito…!” significa che, negli anni ’80 nasco come poeta e
in seguito vengo “prestato” per diversi anni alla narrativa, al giornalismo e
per ultimo il teatro – quindi gli altri mezzi espressivi, paradossalmente non
mi hanno mai fatto abbandonare la poesia. Anzi, ho farcito di poesia
parallelamente anche le altre forme espressive, che credo abbiano dato ancor
più evidenza alla poesia stessa. Vuoi
una mia breve poesia? Tre miei versi, che più brevi non si può:
“Accade!
Scade!
Cade!!!”
Pietro
De Bonis:
Stai quindi decidendo di abbandonare il teatro per il cinema, passare alle
“meno parole”, più fotografie e campi lunghi. Nuove idee presto si
concretizzeranno?
Massimo
Testa:
Sì! Spero di approdare presto al cinema. Sto studiando le varie tecniche; dalla
sceneggiatura alla macchina da presa, etc etc.. Vorrei iniziare da un
medio-metraggio per arrivare al lungo-metraggio. E’ difficile il cinema. Anche
se, dall’altra parte l’ho vissuto come critico, sempre negli anni ’80, recensendo per un paio di giornali tra i
quali il Paese Sera. Ecco, credo che con il cinema tornerei ad essere poeta
puro ovviando la parola con immagini e dissolvenze , cosa che a teatro sarebbe
impossibile. Comunque, anche se tecnicamente sono ancora in alto mare, nella
testa albergano già diversi soggetti…
Pietro
De Bonis:
Aver collaborato gomito a gomito con Nino Manfredi, un’esperienza
indimenticabile, immagino.
Massimo
Testa:
Unica! Irripetibile! In quei quattro o cinque mesi ho imparato così tanto.
Soprattutto dal lato umano. Nino per me fu un’autentica iniezione di fiducia.
Apprezzava molto il mio stile di scrittura, lo trovava così avanti , niente
affatto provinciale – definiva la mia prosa : “sobria ma solenne” – non sono
mai riuscito a fargli dire in sostanza
cosa intendesse. Mi guardava scuotendo la testa e ridacchiava come un
bambino. Stavamo scrivendo insieme una
storia per la TV . Poi la sua prematura scomparsa ne inibì la realizzazione,
purtroppo! Comunque la sua stima mi ha così fortificato e reso orgoglioso… anche
se ormai sono passati quattordici anni, quel “pieno” di ottimismo non si è
ancora esaurito… credo non passerà mai. Adesso, scusa se sono un po’ evasivo di
dettagli sull’argomento… ma è una situazione così intima che non ne vorrei
parlare più di tanto – scusa!
Pietro
De Bonis:
Grazie Massimo, per questa sincera intervista a tutto campo. Un motto che porti
sempre con te?
Massimo
Testa:
“Vado avanti io… che a te viene da ridere!” Grazie infinite Pietro per questa
sobria ma solenne intervista! Ah ah ah ah ah….
Intervista a cura di Pietro De Bonis
E' davvero un'intervista molto interessante!
RispondiEliminaNon ho altro da aggiungere :)
Grazie Marco! =)
RispondiEliminaVero, il regista l'ho conosciuto come artista e come persona. Davvero in gamba e senza peli sulla lingua.
Ringrazio Pietro per aver voluto condividere qui la sua intervista.
È un intervento duro e assolutamente realistico, purtroppo. E temo possa valere per l'ambito artistico-culturale in senso lato.
RispondiEliminaCiao a tutti e complimenti per l'intervista! ^_^
Un abbraccio, Vale! ^^
Vero Giò, credo anch'io possa essere allargato come discorso e come immagine generale pregna di pessimismo. Purtroppo...
RispondiEliminaGrazie mille a te, un bacio :-*
mediocre
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