giovedì 7 gennaio 2016

Cara Galatea, io non ce l'ho con te perché hai il posto fisso.

 
 
 
 
Questa mattina mi imbatto in un articolo molto accattivante, a partire dal titolo. Prendete accattivante con tutte le possibili interpretazioni del caso, e provate a comprendere le mie ragioni.
Ok. Sono curiosa e vado a leggere.
L'autrice è una certa Mariangela Galatea Vaglio. Non la conosco. Il blog si intitola Il mondo di Galatea, e a giudicare dalla home si direbbe che l'autrice è anche una scrittrice.
Bene.
Cara Galatea, ho letto con molta passione il tuo pezzo, ma devo dirti con tutta umiltà che alcuni passaggi, mi hanno lasciata davvero interdetta. E non parlo da critico, parlo da donna italiana precaria. Potrei dire anche disoccupata, ma un po' me ne vergogno.
Anch'io scrivo. Non ti dico che sono una giornalista freelance perché da quel poco che ho intuito, a voi che avete il posto fisso, dà un tantinello fastidio. Vero?
Ecco, partiamo da questo dato di fatto. Tu nell'articolo esordisci così:
 
Ciao a tutti,
voglio confessare un orribile peccato: io sono una statale con il posto fisso. Lo so, me lo ripetete ormai tutti i giorni e da tutti i pulpiti: sono la rovina di questo paese.
 
"Confessare"? E perché mai parliamo di confessione?
Ti senti in colpa? Io non mi ci sentirei. Anzi...
"Me lo ripetete ormai tutti i giorni"?
Me lo ripetete... intendi NOI? Quindi anche me?
Guarda, ti posso garantire che le uniche ripetizioni verbali e quotidiane della mia vita sono ben altre. Tipo queste: "Lucaaa, non dare le botte a tuo fratello". Oppure "Francescooo, non dare i calci a tuo fratello".
Sì, sono sia freelance che mamma.
 
Non dire che sei la rovina di questo paese, a meno che tu non ci senta in maniera intima e sincera. Per quel che mi riguarda, la vera rovina risiede altrove. In un paese corrotto, ignorante, morto, malato, retrogrado, maschilista, violento e sudicio, ti pare che io veda la causa e la colpa nella figura di un impiegato statale?
Mi viene da sorridere...
Poi vai avanti lungo questa stessa linea:
 
Ad onta di quello che potete pensare di me, e cioè il peggio, sono una brava persona. Che molto spesso anni fa ha fatto una scelta, sulla base delle circostanze della vita e anche delle inclinazioni personali.
 
Ma guarda, io "ad onta" non penso, a meno che tu non lavori in Parlamento o in Vaticano. Detto ciò, anch'io sono una brava persona, sai?
Anch'io ho fatto delle scelte. Mica sono diventata una scrittrice precaria così, dal niente.
Per non parlare delle mie inclinazioni personali...
Eeeeh, tutta colpa di Virginia Woolf!!!
 
Quando sono al lavoro, vi stupirà scoprirlo, io lavoro.
 
Ci credo e non lo metto in dubbio. Ma anch'io lavoro.
Ti ho stupita, eh?
 
Io forse non sono una persona brillante, e sono molto comune. Ma il mondo, pensate un po’, è fatto per larga parte da persone come me. Che magari non sono incredibili geni, ma fanno decorosamente quello per cui sono pagate e in cambio vogliono poter essere tranquille, impostare la loro vita su qualcosa di certo, uno stipendio a fine mese, che ti permette di comprarti o affittarti casa, avere la macchina, comprare il cibo e ogni tanto concederti una vacanza o un viaggio. Non vogliamo diventare ricchi, e nemmeno rivoluzionare il mondo, perché siamo consci che non fa per noi e non ne saremmo capaci. Ma siamo quelli che poi, quando voi geni avete fondato le imprese, e avuto idee innovative, vi danno una mano a far andare avanti l’ordinario, proprio perché siamo ordinari come lui.
 
Anche io sono una persona comune, credo lo siano tutte le persone che conosco. Amici e colleghi. E non siamo mica incredibili geni... giuro!
Anche noi facciamo decorosamente il nostro lavoro. Io ad esempio, decorosamente scrivo. Decorosamente preparo i miei pezzi. Decorosamente mi documento quando scrivo una news. Decorosamente risalgo alla fonte. Decorosamente rispetto un libro, dalla prima all'ultima pagina. Decorosamente rispetto un autore, a prescindere dal nome.
Decorosamente batto le dita sulla tastiera.
Decorosamente vorrei vivere tranquilla, comprare una macchina nuova, pagare fin da ora una bella vacanza al mare.
Decorosamente se ho bisogno d'aiuto lo chiedo e, ancor più decorosamente, io, se posso ricambio.
Decorosamente... anch'io.
 
Cara Galatea, tu vai avanti nel post e ti lasci andare. E capita spesso anche a me, quindi non è un'accusa la mia. Però mi fa male leggerlo dall'inizio alla fine, perché non mi ritrovo nelle tue convinzioni. Invito i miei lettori a leggere l'articolo completo sul tuo blog, in alto troveranno il link che rimanda alla pagina. Ti lascio con un'ultima riflessione, e ribadisco: io non ce l'ho con te perché hai il posto fisso.
 
Articoli come questo mettono in luce e ribadiscono il vero problema del nostro paese. Siamo tutti piagnoni rimasti al primo anno della scuola dell'infanzia. Siamo invidiosi e abbiamo questa tendenza insopportabile al vittimismo che poi diventa cronico, incurabile. Io il posto fisso non ce l'ho, ma non mi sono mai permessa di accusare uno statale e di addossare a lui la causa di tutti i miei mali di scrittrice e critica che nemmeno è precaria. Dal 2012 ad oggi mi hanno pagato tre articoli, quindi secondo chi scrive io do la colpa a loro, agli impiegati dello stato? Non è giusto competere e fare a gara a chi sta peggio o meglio. Non è giusto giustificare le proprie sconfitte o vittorie e dare sempre a chi sta dall'altra parte tutta la colpa. Se sono felice è merito mio, se sono depressa è colpa degli altri. Se molti mi giudicano è colpa dei giornalisti che scrivono e non vengono pagati. Ma perché si deve dare per scontato questo? Sembra che chi scrive si senta in colpa e debba giustificarsi per quel posto di lavoro. Io mi vivrei semplicemente la mia vita, nell'assurda ipotesi in cui avessi un posto fisso.
 
Magari sono strana io, che vi devo dire, abituata a fare la giornalista FREELANCE...

8 commenti:

  1. Secondo me la signora ha la coda di paglia, altrimenti non sentirebbe il bisogno di giustificarsi così...e te lo dice una libera professionista che si è appena presa due secondi di pausa per venire a commentare da queste parti!:-)...e comunque basta...e le child free che ce l'hanno con le mamme, e le posto fisso che ce l'han con le precarie e le colleghe che stronzeggiano a destra e manca...e quelle altre che piagnono, noi donne sotto certi aspetti siamo peggio degli uomini..

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  2. Bella Sorellona! Grazie. So quanto sia difficile a volte trovare il tempo... Tornando a noi donne, ammazza che vipere rompicoglioni che siamo! XD Ovviamente c'è dell'ironia che estremizza un concetto a mio avviso verissimo, che ci vede sempre più invidiose le une delle altre, sempre più competitive. EBBASTA! Il mio sospetto è che ne abbia, di coda... e anche piuttosto lunga, a giudicare dal suo personalissimo sfogo.

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  3. io invece Galatea la capisco perfettamente.
    Da 11 anni ormai sono precaria nella PA: sono la supplente, la tappabuchi che lo Stato invia quando una maestra si ammala o non può venire, a tenere i figli altrui.
    Nonostante ciò. ho dovuto spesso subire le critiche e le offese che va tanto di moda dare ai dipendenti pubblici TUTTI: avete millemila privilegi, avete stipendi altissimi, non fate nulla tutto il giorno, fate poche ore.....questo anche quando spiegavo all'interlocutore che io non solo sono precaria, essendo una GIORNALIERA sono proprio precarissima! Non so mai qundo lavorerò, dove, con chi, per quanto tempo; sono la prima che viene lasciata a casa in caso di tagli e riforme; non ho malattia (se sto male semplicemente non vado), non ho maternità (idem come sopra), le mie ferie si chiamano "disoccupazione".
    sono uan sepcie di trottola che sta disperatamente attaccata al telefono e al pc nella speranza di ricevere una mail di convocazione per poter lavorare (quest'anno poi va malissimo), e che negli anni migliori - quando riusciv a lavorare tutti i giorni- spesso cambiavo cinque scuole in una settimana.
    Ho avuto anche anni in cui ho avuto gli incarichi (come l'anno scorso), lì ho al limite la malattia, ma stop.
    Il mio orario di lavoro può anche essere poco, ma non lo decido certo io così come chi lavora dieci ore non decide il proprio orario; e comunque fino al 2010 lavoravo sette ore al giorno(un'ora meno dell'impeigato medio).
    Lo stipendio altissimo?! a dicembre, avendo lavorato due soli giorni (e non per colpa mia!), è stato 150 euro.
    Quindi sì, capisco che a volte uno si possa stufare di tutti questi attacchi gratuiti e da ignoranti ad una sola categoria di lavoratori che vengono continuamente dipinti come causa di tutti i mali dell'Italia, come gli unici pieni di difetti e come dei privilegiati: a questo punto io potrei dire qualcosina sulle partite IVA che rubano ed evadono (cosa che l'impiegato pubblico non può fare, ad esempio), no? Ce ne sono tanti anche lì, ma nessuno dice nulla. Ci si scaglia solo contro i dipendenti pubblici, in particolare se sono insegnanti.
    m non siamo certo noi a togliere diritti alle altre categorie.

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  4. che poi scusa...non vedo perchè ritenere che Galatea abbia la coda di paglia. Senza offesa, ma sei appena arrivata da Plutone?
    No, perchè sono ANNI che i dipendenti pubblici vengono attaccati, derisi, umiliati e accusati di essere solo dei fannulloni pieni di privilegi, di essere la categoria che impedisce all'Italia di progredire e chi più ne ha più ne metta...e non solo dai comuni cittadini, ma pure dai politici (non solo il famigerato Brunetta).
    Se tu non hai mai attaccato nessuno per il posto fisso, sei una mosca bianca, sappilo.
    Un post simile lo scrissi anche io sul mio vecchio blog di Splinder: non si tratta di avere la coda di paglia, si tratta du essere stufi!

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  5. Concordo del tutto con quello che hai scritto Valentina, pare di stare in piena epoca delle crociate o.O Forse conviene che ci si perda in questo modo, così da non vedere dove stanno veramente i problemi. E, sia mai, li si possa pure risolvere!

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  6. Ma la competizione per cosa ? Per contendersi quella poca ricchezza che resta ai consumatori? Così si ottengono profitti (pochi ormai), Ma non si produce e non si distribuisce quel tantissimo che le tecnologie rendono possibile. Perchè non c'e inteesse del capitale a produrre se non nei limiti del profitto possibile.( poco)
    Cambiamo registro : e se tutti producessiomo per scambiarci reciprocamente i prodotti? Sarebbe la liberazione dal bisogno e staremmo tutti molto meglio,
    Ma è ovvio che così le molto primitive capacità di uno squalo-marchionne o di un barracuda soros non servirebbeo più a niente. Pertanto sipuò affermare che il capitalismo blocca l'uomo ad una antropologia primitiva, inoltre è un poco produttivo residuo storico rispetto alle potenzialità della teecnologia.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. difficile stabilire da che parte stare, perché la ragione, come spesso accade, sta nel mezzo, in quell'antro grigio nel quale io sto scomoda punto e basta.
    personalmente anelo al posto fisso pubblico, ho un posto, è fisso, ma non ha un quarto dei benefici dei quali godrei qualora fossi impiegata in comune, o alla provincia o in qualche assessorato...
    ...e non nascondo nulla dietro ad un dito, sono figure da tutti viste come "scomode" perché dall'esistenza comoda...e forse, chissà, sarei io la prima, dopo 12 anni di lavoro a prendermela comoda davvero!
    ma la realtà è che per queste persone c'è invidia e biasimo, parimenti!
    [scusa la cancellatura del commento, ho fatto una stupidaggine tra click]

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