"Il treno mi dà sicurezza", così recita il primo capitolo di Schegge d'Italia - Un viaggio, un libro.
Non so perché, ma il primo capitolo fa da premessa, è con lui che affondi anima e corpo nelle pagine.
E a me ricorda tante cose, mi prende per mano e mi fa continuare.
Ripenso a tutti i viaggi di ritorno in macchina, con i miei davanti e mio fratello accanto a me. La strada che cambiava e ci riportava a casa. La macchina mi dava sicurezza, nonostante la nostalgia dei luoghi appena lasciati.
Ho aperto questo libro con un soffio di malinconia sul collo, un tocco leggero, che però ti resta addosso, fino all'ultima pagina. Anche se a muovere il tutto, pure questo sentimento molesto, è l'idea di un viaggio a metà tra la critica e il sogno. Tra il detto consapevole e il detto che ormai non puoi più tirare indietro. Quante volte l'ho testato sulla mia pelle, sulle mie pagine... tante.
Questa sintonia con il libro di Roberto Teofani, mi ha rapita sin dall'inizio.
Anche lui blogger, anche lui a metà tra la critica e la narrativa.
Non puoi non capirlo, se leggi questo libro.
Schegge d'Italia, edito da Edizioni Efesto, non è propriamente un romanzo. Piuttosto, lo vedo come un viaggio che procede senza rispettare il tempo, né lo spazio. Un viaggio che tocca la memoria e sfrutta il sogno, e dice alla fantasia di non avere paura alcuna, ché tanto per abuso di parola o immaginazione non è stato ancora condannato nessuno.
A guidare il treno è la passione per la musica, per il cinema e per un paese sfranto eppure ancora tanto affascinante e seducente come l'Italia. L'autore riprende i suoi articoli pubblicati sul sito lifestylemadeinitaly.it e li lega attraverso un fil rouge narrativo piuttosto semplice, ma efficace.
I vagoni si riempiono e si svuotano di storie e personaggi reali, alcuni con i loro stessi nomi, altri invece restano anonimi e rendono il loro omaggio ai grandi della storia.
Si parla del cinema di Ozpetek e di Ugo Tognazzi. Della Tigre di Cremona e del coraggio di essere ancora Vasco Rossi. Del Principe De Gregori e Nino Manfredi, tra scambi di battute in vivavoce e "Pasquinate", tutto nello stesso vagone.
Il risultato finale mi ricorda ancora quella nostalgia del viaggio di ritorno. E mi fa tornare sui miei passi, soprattutto i primi, quelli decisivi. Scrivere e basta non è sufficiente, bisogna farlo col cuore, con la pancia. Guidare il treno e indirizzare i sogni, che magari prima o poi s'avverano!
Adoro questo tipo di recensioni. Senza tecnicismi. Amici che si raccontano le emozioni provate nel leggere un libro. Bello, dovrebbe essere sempre così.
RispondiEliminaGrazie Massimiliano. Non vedo l'ora di leggerti, sperando di trovare le stesse parole semplici che tanto piacciono anche a te. Un abbraccio!
RispondiEliminameraviglioso....dalla pancia e che pancia!!! grazie vale!!
RispondiEliminasinceramente: avevo letto qualcosa riguardo a questo libro, e non mi era parso nulla di ché... ora tu mi fai pensare che lo voglio leggere al più presto... com'è sta storia!?
RispondiEliminaGrazie a te Roby. E in bocca al lupo ai nostri sogni. Sempre. =)
RispondiEliminaPatalice... sinceramente? BOH. Però mi piace assai come storia. XD
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