Che presentare il proprio libro nelle librerie di catena sia un'impresa (intesa proprio come dizionario vuole, ovvero "azione di ampia portata"), è cosa risaputa.
Scommetto che ne hanno parlato già tutti.
Non è così?
Impresa che, lo sappiamo, sale e scende in maniera del tutto proporzionale allo status dello scrittore. Più egli è disgraziato, più l'impresa cresce, cresce, cresce e così via.
Avranno già detto, senz'altro, delle rocambolesche quanto umilianti entrate in scena dello scrittore emergente, quando, glorioso e ingenuo, scavalca quella soglia e, con fare da vero condottiero pronto a morire, guarda negli occhi il primo tizio che trova nella grande libreria e...
"Salve, sono Topolino Woolf, e questo è il mio primo romanzo!"
Il resto della storia lo conoscete tutti.
Se così non fosse...
"Sì, guardi, signor Woolf. Il suo romanzo sarà senz'altro meritevole. Ma vede, io sono lo stagista in prova e non so davvero come aiutarla. Se vuole le dico quando può trovare il titolare?"
Nel momento in cui lo stagista sorride, il povero Topolino Woolf, esce dalla cosiddetta infanzia dello scrittore.
Cresce.
Capisce.
- E poi muore?
No.
Diciamo che poi diventa grande e, da quel momento in poi, quando entra in libreria sa già a chi deve rivolgersi. E se ne vale davvero la pena.
Insomma, la libreria, per uno scrittore emergente, assume via via delle sembianze piuttosto mistiche e suggestive. Talvolta inquietanti, altre salvifiche.
Ognuno di noi vanta una carrellata di esperienze che possono somigliarsi, più o meno, e ripetersi nel tempo.
Esiste tuttavia qualcosa che nemmeno il successo può scalfire. Qualcosa che non cambia né con la fama né con il tempo.
Le presentazioni.
Mica tutti ti danno la possibilità di presentare il tuo bello, coraggioso e sconosciuto romanzo. Se!
Alcuni ti dicono chiaramente che no, non lo fanno. Né ora né mai.
"Guarda ci dispiace. Ma vedi, se eri famoso o esordivi con un grande editore ti avremmo presentato senza problemi!"
E grazie a Nina!
Oppure ci sono quelli che si prestano volentieri e, altrettanto volentieri, ti propongono accordi quasi imbarazzanti, quelli che, come dire... vabbè meglio non dire.
E di quel momento lì ne hanno parlato?
Qualcuno lo ha detto, cosa si prova, cosa vuol dire... cercare una sedia per non dare nell'occhio e non sentirsi fuori luogo. La sedia più distante da dove bazzicano microfoni e curiosi, perché vedere fin lì fa quasi paura, lascia sgomenti, increduli.
Sulla locandina c'è il tuo nome e poco più in basso il tuo libro, che pare sentirsi a suo agio mentre tu ti muovi a fatica e prosegui in affanno. Verso gli altri, verso i primi colleghi che vedi arrivare, verso i primi clienti della libreria.
E dopo aver vinto contro la paura e l'imbarazzo, non trema nemmeno più la mano e riesci a trovare persino piacevole il suono della tua voce. Forse perché parla del tuo libro, parla di te.
I presenti ci sono davvero e ti ascoltano, e tu li guardi come se non avessi mai visto un essere umano.
Guardano te, vogliono sapere del tuo libro.
Tu non credi che questo sia possibile, reale. Ma vai avanti per la tua strada e sfrutti quell'attimo, che è tuo soltanto.
Ripensi a come ti sentivi qualche minuto prima, quando per ingannare l'attesa hai curiosato tra gli scaffali della libreria, come se lì ci fossi finito per caso.
Sorridi, ti senti orgoglioso per la prima volta e la tua vita da scrittore emergente non sembra più così scombinata.
Quando tutto è finito, in realtà il bello deve ancora arrivare, ti alzi e ringrazi i presenti. Nella confusione e nella gioia generale, ti fermi sui passi e sui gesti di una signora bassina, seduta in seconda fila. Sapevi che era lì, perché mentre parlavi riservavi lo sguardo a tutti, un po' alla volta. E lei era lì, lo sapevi. Quel che non sapevi, è che lei a un certo punto si sarebbe alzata da quella sediolina di legno chiaro, e si sarebbe fiondata sul tuo libro.
No, questo non potevi saperlo.
La signora bassina è stata lì tutto il tempo, ha ascoltato tutti gli autori, te compreso.
Poi ha deciso che quello era il libro.
Il tuo, libro.
Ecco. La signora bassina e quel momento, quello che gli altri non dicono, ma esiste davvero.
Ti ho già scritto che ho provato una sana e benevola invidia. Già, perché io non sono mai riuscito a fare una presentazione, sono terrorizzato. Mi è stato proposto più volte da amici o gestori di librerie, addirittura un amico musicista si è offerto di regalarmi uno spazio di presentazione prima dei suoi concerti. Non riesco. Boh.
RispondiEliminaMi sono gustato il tuo post, me lo sono gustato davvero tanto, sei una ragazza speciale. Fortissima, divertente. Caustica al punto giusto.
E invece no! Ti devi buttare. Guarda che me la facevo sotto anch'io, è normalissimo avere paura. Guai se fosse il contrario! =)
RispondiEliminaAnche perché tu meriti di portare in libreria il tuo libro, meriti di farti conoscere per tante ragioni. Non solo perché mi dici che sono fortissima e divertente! =P
Come sai la stima è reciproca, ma voglio vederti in libreria. Lo devi a te stesso, al tuo libro, a chi ti vuole bene.
Un abbraccio.
Come fare arrossire un energumeno di un metro e novantacinque...
RispondiEliminaFinché arrossisci va bene. Il problema è quando qualcuno riesce a farti arrabbiare... ;-)
RispondiEliminaFinora, alle presentazioni ho sempre fatto solo lo spettatore.
RispondiEliminaE, lo confesso, studiavo un po' le emozioni passare sul viso dello scrittore/trice: alcuni sembravano come aspettare l'autobus, altri sull'orlo del singhiozzo isterico, altri ancora infervorati come se davanti avessero una platea di migliaia di persone adoranti, anziché la dozzina scarsa di astanti parte dei quali lì solo perché c'era una sedia libera e poi-magari-ci-scappa-il-rinfresco.
Non vi ho mai guardati con cattiveria o aspettando la papera, o con una domanda imbarazzante in tasca. No.
Vi guardavo e pensavo che qualcuno dovrebbe scrivere un libro proprio su di voi.
Ciao CyberLuke, e grazie per essere passato di qua. =)
RispondiEliminaNon nego che le tue impressioni siano davvero nitide e non meno poetiche. Non escludo che questo possa accadere... chi lo sa. Magari uno scrittore o una scrittrice coraggioso/a. Oppure, uno spettatore accorto, come te!
Un abbraccio e a presto, Vale.
Ciao Valentina! Anche io scrittrice emergente, e anche io autrice per Leucotea =D
RispondiEliminaMi sono ritrovata in ogni tua singola parola, niente di più vero.
Purtroppo la strada di chi esordisce nel mondo letterario è tutt'altro che semplice. Il rapporto con i librai è spesso "spinoso" (usiamo termini carini, va' xD) e, personalmente, mi ritrovo sempre con un gusto dolce-amaro in bocca. Dolce perché, come dici, ognuno merita di poter presentare il proprio libro, di poterne parlare, di confrontarsi e di credere fermamente in quello che fa. Amaro perché... be', credo che non ci sia neppure bisogno di spiegare quanta fatica si faccia e quante siano le porte chiuse sul naso che si ricevono.
Quanto è vero anche il discorso della timidezza legata alle presentazioni e alla gioia di essere riusciti, nel nostro piccolo, a colpire il cuore di qualche lettore! Insomma, non so aggiungere niente di più a quanto detto da te. Tanti auguri per la tua carriera e complimenti per questo bel post, l'ho già condiviso su Facebook ;)
Un abbraccio
Melania
Benvenuta Mirial e grazie per essere passata di qua. (Grazie anche per aver condiviso il post!)
RispondiEliminaChe piacere avere una collega, soprattutto sentirle dire che condivide ogni stato d'animo, nel bene e nel male, alla fine è questo che ci accomuna. Ti abbraccio e ti auguro un futuro ricco di pubblicazioni. A presto, Vale. =)